Può un cattivo
dei videogiochi smettere di essere tale? Può un glich vivere sereno
in un videogame senza che si consideri il cabinato rotto? Ralph
Spaccatutto risponde a queste domande, proponendo la più
psichedelica e commovente elegia ai videogiochi di sempre. Certo,
sulla questione dei glich potrebbe dirvi qualcosa anche il mitico
Ermac di Mortal Kombat, ma questa è un'altra storia....
Rich Moore è il
regista di Futurama e ha diretto alcuni degli episodi più belli dei
Simpson, come quello della monorotaia di Springfield. Rich Moore è
un fan dei videogame, uno che ci ha giocato davvero e sa quello che
dice: in una puntata di Futurama, Fry entra in una sala giochi e oltre
ai classicissimi Qbert, Pacman e compagnia si imbatte in quello che,
senza che venga dichiarato esplicitamente, pare essere Contra, del
quale viene riprodotto, step by step, uno dei primi livelli di gioco:
una strizzata d'occhio rivolta solo a quelli che “sanno”, un
segno di intesa speciale con milioni e milioni di avventori da sala
giochi, già ai tempi di Futurama una “specie” in via di
estinzione. È a questo popolo di ormai ultra ventenni che è
dedicato questo film. Con buona pace dei piccini che oggi vedono solo
le sale giochi nei multisala, che comunque apprezzeranno e si
divertiranno un sacco: i giochi non sono fatti per escludere ma per
attirare a sé quante più persone possibili, è quello il loro
fascino.
Anche il solo
fatto di parlare di sale giochi è comunque ai giorni nostri
“vintage”, con le console che già nei primi anni 90 ne
limitavano gli introiti (ma che fino ai primi del duemila ressero
comunque alla grandissima, a Padova a militare mi imbattei in un Sega
Center davvero figherrimo, così come era figherrima una salagiochi
nel centro di Milano, nel territorio tra Duomo e San Babila un tempo
zona di millemila cinema). Luoghi di ritrovo di intere comunità
dedite della nuova arte, attratti da qualcosa che all'inizio era pura
arte astratta, dove la grafica era pura funzionalità ludica, dove
l'immaginazione colmava limiti intrinsechi del media e permetteva
straordinari voli pindarici. Con i primi computer, dal c64 all'Amiga
fino alle prime console, è stato sempre un rincorrersi tra grafica da
“sala” e grafica casalinga, con la prima sempre dotata di quella
spinta in più, tecnica più rifinita, possibilità di giocare in più
persone allo stesso gioco senza avere in casa un amico, altro che
internet! Ricordo la prima volta che vidi Darkstalker in sala: credo
di essere quasi svenuto in una sorta di sindrome di Stendhal. A
rivederlo oggi mi sembra quasi impossibile. Santuari di culto del
pixel che in Italia diventavano anche luoghi pericolosi a causa del
fancazzismo di certi gestori. Laddove era possibile vivere sereni
l'esperienza, merito di un gestore probabilmente armato che
sorvegliava tutto e tutti (c'era un posto di questo tipo proprio nel
centro di Saronno) e incontravi veri giocatori di tutte le età, dai
bambini accompagnati dalle nonne a insospettabili professionisti in
cravatta e ventiquattrore, in certi luoghi contava solo il
dio-denaro. Sale giochi che erano spesso stipate nel retro dei
bar, prive di ogni vigilanza, divenendo territorio dei bulletti, che
in quanto epurati manu militari dai biliardi, vi si recavano part
time a gestire il loro piccolo regno del terrore (tenedo di contro
“pulite” le aree per adulti). Soprattutto se eri piccolo, era una
vera tortura autoinflitta andare in certe sale giochi. Sapevi che
qualcuno avrebbe insidiato il tuo gettone di gioco con il solito,
stupido ritornello: “Fatti da parte, se mi fai giocare al tuo posto
ti faccio vedere come si arriva alla fine del gioco”. A questo, che
capitava anche 8 o 9 volte all'ora, venivano alternati sguardi
iniettati di sangue e narici contratte con tanto di fumo,
volte a coronare parole d'odio degne dei peggiori tossici: “Hai
finito? Non hai ancora finito? Ma fai schifo, guardati, lascia giocare
me”. Se non peggio. Certi luoghi purtroppo non li dimentichi,
orridi monumenti alla stupidità umana, nella specie italiana.
Ma torniamo alle
sale giochi belle, quelle “sicure”, quelle dove si poteva giocare
felici con una manciata di monetine, come quella protagonista di
Ralph Spaccatutto, torniamo ai giochi puri e semplici. Lo Stesso
Ralph Spaccatutto è un incrocio tra un Donkey Kong (laddove uno
pseudo-Mario chiamato Fixer saltella cercando di inerpicarsi verso la cima
di un edificio per raggiungere il nemico) e un Rampage (laddove il
“cattivo” Ralph è dedito alla distruzione di un palazzo). Anche
il gioco zuccheroso di Vanellope e socie richiama la grande N,
richiama Mario Kart. Per Heroes Duty, oltre alla suggestiva scelta
del titolo, il riferimento è agli sparatutto con fucile a rotaia
(sì, probabilmente si voleva citare proprio quell' “altro” Duty e
per ambientazione e cattivoni anche il noto CapoCuoco oggi alla
ribalta per il capitolo 4 e per la seconda edizione dello show di
sky con Barbieri, Gracco e Bastianich... ma un fps da console
semplicemente è assurdo che si veda in sala giochi, è più materia
da internetpoint, lo sparatutto a rotaie è il rimpiazzo quindi più
logico-sensato). Poi si viene travolti da una valanga di comparse,
cammeo, citazioni di giochi più o meno noti, non solo da sala
giochi. Non ho creduto ai miei occhi quando compare il celebre
rinocernote rosa di Alterate Beast, o il “!”, noto ai fan di un
famoso stealth game, mi sono commosso alle citazioni di Doom e
all'uso volutamente ambiguo dello zombie (che da un lato richiama i
Resident Evil, dall'altro per colorazione e armamento riporta a House
of the Death, che per “gioco” viene pure inserito in un contesto
da Ghost'n'goblins...geniale!). Tutto il contesto è appropriato,
tutto è un tuffo al cuore del fan.
Al di là del dato
estetico poi si scopre che Ralph Spaccatutto ha anche una bella
trama, ha dei personaggi cui facilmente ci si affeziona, si esce
dalla visione estremamente appagati e divertiti dalla messa in scena,
con l'unica nota stonata di un 3d forse un po' latitante. Potremmo
seriamente essere davanti a un nuovo Shrek in variante videoludica e
il buon riscontro di botteghino finora avuto dalla pellicola ne è la
testimonianza: il numero 2 è di fatto già qualcosa di più che una
ipotesi.
Il doppiaggio è
realizzato a regola d'arte (c'è però un gioco di parole tra Ralph e
Vanellope che era difficile tradurre e risulta un po' strano),
assolutamente, grazie al futuro dvd-blu-ray, vorrei sentirmi il
doppiaggio originale. John C. Reilly impersona Ralph ed è da sempre,
dai tempi di Magnolia, uno dei miei attori preferiti. Jack McBrayer,
la voce di Fixer, è invece il mio personaggio preferito nella
sit-com 30th Rock, lo stagista Kenneth, un autentico mito.
Vanellope è la star del Saturnday Night Sarah Silverman; la tosta
insegnante di ginnastica di Glee, Jane Lynch, interpreta la space-marine Calhoun nel gioco Heroes Duty (sì, c'è un voluto gioco
di parole tra protagonista e titolo del gioco che richiama quel
particolare fps...). A impersonare il re candito è invece il
bravissimo Alan Tudyk, uno degli attori più interessanti degli
ultimi anni (Steve il pirata in Dodgeball, l'androide in Io Robot,
Dutch in Transformers 3, Wash in Firefly, Alpha in Dollhouse...) e a
dare la voce all'ammiraglio olografico è l'attore Dennis Haysbert,
il mai troppo compianto Presidente degli Stati Uniti nel serial tv
24. Carina pure l'idea che a dare voce allo zombie sia un altro
storico regista dei Simpson, Raymond S. Persi.
Insomma, mi è
piaciuto e anche tanto e ve lo consiglio assolutamente, anche se non
siete ultrapatiti di videogiochi: azione frenetica, gag divertenti,
un comparto grafico davvero di elevato spessore.
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