The Walking Dead, una delle serie tv di
maggiore successo degli ultimi anni, che ha saputo traghettare al genere horror
moltissimi fan della tv più generalista. In The Walking Dead ci sono i morti
viventi, ma non sono loro a fare paura per davvero. Certo, se non hai mai visto
gli zombie ti fanno impressione: la carnagione marcia e contorta, il passo
strano sbilenco e a scatti, il numero soverchiante in grado di mettere
all’angolo anche il più coriaceo dei sopravvissuti. Poi però inizi a guardare
le prime puntate e ti accorgi che la cosa più spaventosa è un’altra: solo le
relazioni umane che si deteriorano il vero incubo. Persone che sembrano il tuo
vicino di casa più gentile, con cui hai avuto delle discussioni sensate e
amorevoli fino alla sera prima, in tre puntate sbroccano e iniziano a essere
petulanti, poi odiose, poi leggermente incoerenti, infine pazze squinternate.
Gli zombie sono poca cosa a confronto, poco più di una siepe da tagliare
periodicamente. Quando uno dei protagonisti inizia invece a sparare agli altri sopravvissuti perché ha le palle girate, in genere la trama “crea degli
anticorpi” e fa in modo che il personaggio entro altre due o tre puntate faccia
una brutta fine, per mano degli zombie o dei sopravvissuti a seconda dei casi.
Ma ci sono le eccezioni, come la moglie del protagonista Rick. La moglie di
Rick sbrocca ma non viene eliminata in tre puntate, diventando ogni minuto che
passa una creatura sempre più insostenibile nelle richieste e lamentele. Una
donna del genere che vuole ogni sabato andare fisso da Ikea, per capirci. Una
che ti ricorda ogni sei minuti che devi portare fuori la spazzatura. Una che
deve chiedere ogni istante al povero marito/Rick che fine ha fatto il figlio
“Carl”, un amabile pargolo che con una madre così, nonostante la giovane età,
non può che diventare in brevissimo un pazzo psicopatico. Cosa che poi più o
meno in effetti accade. E quindi la moglie è tutta un: “Dov’è Carl?”,
“Perché Carl non c’è?”, “Tesoro, hai visto Carl??!!”, “Ma la pistola la sta
usando Carl?”. Ogni volta è peggio, ogni volta Carl fa sempre cose più
da pazzo e la moglie di Rick mette una paura maledetta al marito, come fosse
tutta colpa sua, dalla spazzatura non messa fuori all'apocalisse zombie. Ma
perché non se lo cerca lei, questo benedetto Carl? Ma cosa ha da fare per non
cercarselo lei, quel piccolo mostro? La moglie di Rick è interpretata da
Sarah Wayne Callies, una attrice che ha saputo infondere in lei secoli e secoli
di odio per i mariti inadeguati e tutta la paranoia più nefasta delle mamme
protettive. Quel personaggio faceva davvero paura. Nel 2015 il nostro Nicolas
Cage non poteva farsi scappare l’occasione di cimentasi di nuovo con l’horror,
un genere che da sempre gli ha offerto dei ruoli molto stuzzicanti. Sceglie
così di puntare in alto, al più terribile dei mostri moderni: la moglie di
Rick. Certo, in questo film c’è una New York piena di fantasmi alla
Ghostbusters, ci sono i “bambini morti” alla Sinister, c’è una strega celtica
DOP che ci ricorda più volte da dove nasce il vero Halloween con tutti i suoi
riti, balli e specialità enogastronomiche ufficiali, lamentandosi che halloween
oggi è solo una festa commerciale borghese ecc. ecc. Ma il vero mostro è lei,
Sarah Wayne Callies, che qui interpreta Kristen, la moglie passivo aggressiva e
petulante di un povero insegnante di letteratura di nome Mike, con il volto,
l’aria dimessa e lo sguardo perso del nostro Cage. Cage che tra le altre cose è
in qualche modo “esperto” in personaggi miti a cui per esigenze di trama
“portano via un figlio”: con già la faccia disperata giusta nel curriculum, dal
capello spettinato alle occhiaie infinite. Cage è adeguatissimo all’ingrato
ruolo, che peraltro ha già sperimentatosi pure nelle “varianti” in cui la
polizia non vuole aiutarlo nella ricerca (Stolen) o in circostanze in
cui il rapimento ha a che fare con strani fenomeni paranormali (Segnali
dal futuro). Ma Cage, non era proprio preparato alla Wayne Callies, a tutto
l’amore distorto che la sua mamma paranoica riversa h24 sul figlio Charlie (Jack Fulton), come a tutta la rabbia repressa che lei h24 esprime per
l’inadeguatezza maschile a tutte le funzioni di accudimento dei figli. E
quindi assistiamo sgomenti a come la Callies da “madre perfetta” sia amorevolissima
con Charlie, si occupi quasi interamente da sola della sua istruzione e
accudimento, scelga per lui dei bellissimi vestiti da pirata per Halloween
coordinati con i suoi e gli tenga sempre la mano, lo affoghi di coccole. Poi
arriva “quel bastardo di Mike”: sfigato professorino dall’aria dimessa che
legge Goethe, fa tardi al lavoro cercando di racimolare una promozione che non
avrà mai e soprattutto “le perde il figlio”. La Callies glielo affida per la
sfilata di Halloween per... quanto? Sei minuti? Cinque? E Mike, l’inadeguato Mike
con quel suo vestito da cowboy da rodeo che neanche si abbina al costume del
figlio, porta Charlie/Carl dal gelataio che sta a quindici, massimo venti
metri da casa, gli molla la mano per pagare il cono gelato con la granella
color arcobaleno e… non lo trova più!! Perso!!! Per sempre! Certo c’è di mezzo
il paranormale, la strega, i bambini morti e i cieli alla Ghostbusters, i
riti celtici originali DOP, uno strano circolo di homeless ciechi che
sorvegliano dei confini paranormali con l’aldilà tra cui figura un fighissimo
Stephen McHattie (un caratterista da sogno). Ma chi glielo dice alla Catties??
Credetemi, la strega celtica volante non avrebbe avuto le palle per rubare
Charlie dalle mani della madre. Sarebbe finita malissimo. Ma il povero Mike?
Mike è la vittima sacrificale di questa donna terribile e ora deve avere a che
fare con un’altra strega e patisce. Diventa sempre più curvo su se stesso,
sempre più solo e pazzo. Ci viene detto che dopo un anno dal rapimento non dorme più con la moglie da mesi. Si sono lasciati ma lei evidentemente lo
comanda a distanza con i suoi poteri persuasivi e ha deciso che l’ex marito può
vivere solo in funzione di trovare il figlio, di fatto trasferendosi nella
stazione di polizia locale dove ogni giorno assilla i detective, che un po’
comprendono e un po’ non ne possono più, di tutte le più pazze teorie
cospirative e fantasy su dove sia finito il figlio. A Mike passa davanti pure
una assistente universitaria disponibilissima, giovane e super gnocca
interpretata da Veronica Ferres, ma lui non può permettersi manco di guardarla
perché c’ha sempre gli occhi della moglie che lo scrutano a distanza e gli
urlano: “Dove è finito Charlie/Carl??”, “Non sai neanche andare a prendere un
gelato a venti metri da casa che ti perdi il figlio che io ho partorito nel
dolore??”, “Ma quanto era brutto e non in abbinato il tuo vestito da cowboy da
rodeo? Dovevi perdere tuo figlio vestito tanto da pirla, quella notte??”. Mike
deve andare avanti nella ricerca, con la lucidità appannata il giusto per
seguire la pista paranormale che il film gli offre: stare dietro agli
spostamenti di alcuni condor in brutta computer grafica che solcano
misteriosamente i cieli di New York e indagare su una frase che spunta fuori in
tutte le indagini di scomparse misteriose di bambini newyorkesi degli ultimi
anni: “Paga il fantasma”. Troverà Cage il povero Charlie o la moglie lo
ucciderà prima per la sua inadeguatezza paterna? Potrà “pagare il fantasma”
perché almeno gli porti via la moglie?
Pay the ghost dove “non arriva” con la sceneggiatura compensa ampiamente sul piano visivo e la pellicola alla fine scorre e diverte, seppure qualche volta prosegua a singhiozzo, tra scene alla Mama e altre alla The Ring che forse non trovano una sintesi autonoma. Quasi esilarante, per quanto surreale, la parte della pellicola dedicata alla festa della proloco filo-celtica, con tutta la storia della rivendicazione del vero Halloween, i costumi tradizionali, i dolci tipici. Cage cavalca con classe la follia del film, rimanendo fedele al suo insegnante sognatore che cita Goethe e Shakespeare, crede ai mostri e di notte si addormenta nella grande biblioteca del college, con la testa sui libri di folklore popolare. Si spera davvero che riesce a ritrovare il figlio rapito dalla strega. Anche perché se no chi lo salverà dall’altra strega che ha a casa?
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