mercoledì 31 luglio 2013

Dragon's Crown

Uscita europea confermata in autunno


Ne abbiamo già parlato su questi lidi ed è per me un vero piacere fare questo aggiornamento su uno dei titoli più interessanti che sto aspettando. La NIS, che a quanto pare deve aver aperto una divisione europea dopo le mille bestemmie che le saranno sicuramente arrivate, ha ufficializzato, il gioco esce in autunno mentre in America sarà disponibile da inizio agosto. Intanto Famitsu si è già espressa con un 35/40 (dove quaranta è il voto massimo) e noi non possiamo che esserne contenti. Vanillaware ha dedicato tantissimo tempo a questo picchiaduro a scorrimento in 2d “old fashon”con meccaniche gdr. Anni che sono serviti a curare nel dettaglio scenari da favola e animazioni così vivide che sembra di assistere a un libro illustrato che prende vita, con pennellate perfette e precise a dipingere fotogramma per fotogramma. 

Un lavoro quasi solitario, nelle mani di uno studio talentuoso ma piccolo, guidato dal grande George Kamitani (di cui da giugno su psn e xbla possiamo apprezzare Tower of Doom nella compilation a 14.99 Chronicles of Mystaria di Capcom), che ha avuto pure la sfiga di problemi economici. La qualità della grafica emerge dai filmati, ma ora che c'è pure la valutazione di Famitsu possiamo fugare ogni dubbio anche sulla solidità e durata del gameplay. Dubbi che non avevano comunque i fan duri e puri di Vanillaware, quelli che la seguono da sempre nei suoi pur centellinati titoli: da Princess Crown su Saturno a Odin Sphere su ps2, fino a Muramasa su wii. Un buon biglietto da visita per chi vuole provare a cimentarsi con un tipo di gioco che oggi, semplicemente, non esiste più. Speriamo che venda un botto. Io farò la mia parte.Speriamo che anche da noi sia disponibile l'art book. In ogni capo la ps3 europea è compatibile con l'americana.. 
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lunedì 29 luglio 2013

Le Storie vol. 10: Nobody


Storia: Alessandro Bilotta; Disegni: Pietro Vitrano


Si chiama Nobody, perché non ha nome né genitori. È stato trovato su una spiaggia e pertanto è solo figlio del mare. Ha fatto parte della gloriosa flotta di sir Harry Burrard-Neale. Sua moglie, Molly, è stata rapita dal pirata Ahriman, e Nobody è intenzionato a riportarla a casa, ovunque ora si trovi. Perché è difficile seguire un pirata senza una nave e imbarcandosi come marinaio si hanno notizie sempre di seconda mano, vecchie di mesi. Ma il mare è dalla parte di Nobody. Quando esce con la sua piccola barca gli compare una dama in nero che gioca a dadi con lui oppure i morti riemergono dalle acque per dargli indizi su dove sia la prossima meta di Ahriman. Nessuno crede a Nobody. Nobody che vive su una barca perché odia la terraferma. Nobody il pazzo, buono solo per essere malmenato dagli avventori più collerici di una bettola nelle prossimità del porto. Ma giunge uno straniero al porto, proprio quando Nobody ha appena conosciuto la prossima meta di Ahriman da un morto: Patusan, in Malesia, nel mare cinese. Lo straniero cerca marinai e si dà il caso che vada più o meno verso la Malesia. Nobody diventa quindi parte dell'equipaggio. Ma sarà un lungo viaggio. Nobody avrà a che fare con infauste profezie, mostri marini dalla carnagione albina, sirene. Sarà ospitato in pesci metallici, troverà riposo su una spiaggia dove vivrà con una donna selvaggia, sarà prigioniero delle Tigri di Mompracem e infine riprenderà il largo in una continua, infinita, ricerca dell'amore perduto.

Nuovo vulume della collana antologica della Bonelli. Si può dire che lo stesso volume 10 faccia antologia “a sè”, cogliendo a piene mani dai topoi più noti del romanzo d'avventura ad ambientazione marittima. C'è l'Odissea, l'Ulisse di Joyce, Moby Dick, 20.000 leghe sotto i mari, un capitano di 15 anni, Sandokan e molti altri riferimenti devo averli persi. Opere che vengono fuse e mixate in un'unica surreale storia sull'ineluttabilità del destino, sull'impossibilità dell'uomo di tracciare una propria rotta nel mare della sua vita senza essere sospinto a destra e manca. Nobody è l'emblema del Titanismo, della forza di volontà che si frappone all'ineluttabilità del fato (avete presente il comandante Mifune in Matrix Revolution che combatte contro milioni di sentinelle con i caricatori semi vuoti? Avete presente il pellerossa Billy che in Predator affronta l'alieno armato solo di coltello? L'ultima puntata di Rocky Joe, quando il nostro combatte in ghost-mode?Fantozzi che vince a biliardo per poi rapire la madre del duca conte all'inno di “prendo la vecchia!”? Sì, ci sono anche esempi più noti, ma per ora ho in mente solo questi....). Non sorprende che dietro a questa storia, dimostrazione anche di grande dimestichezza nel saper citare con classe, ci sia lo scrittore che per ora ha su questa collana proposto la storia più bella, “Il lato oscuro della Luna”, Alessandro Bilotta. Anche qui la narrazione è perfetta e calibrata sulla giusta metratura delle pagine. Non si avverte, come ormai endemico nella collana “Le storie”, la sensazione che qualcosa sia stato tagliato o poco sviluppato. Qui tutto è perfetto e gira a dovere. Questa è l'ennesima prova di un talento raro nel nostro panorama fumettistico. Ai disegni, ricchissimi di dettagli e splendidamente evocativi di un periodo di nuvole parlanti volutamente vintage abbiamo Pietro Vitrano, un nome legato a piccole case editrici (dove ha fatto una bella gavetta, tra Draco e Gothica) e che vorremmo sentire più spesso in Bonelli, dove potrebbe disegnare praticamente tutto quello che vuole (io gli auguro un Texone, con tutta la stima). Molto bravo nella caratterizzazione dei personaggi, eccelso nella scansione in tavole del racconto, fenomenale sugli sfondi: un autentico spettacolo visivo. Nobody, a meno che non detestiate l'ambientazione marittima, rappresenta una delle più sfolgoranti gemme della collana. Farselo sfuggire sarebbe un peccato. 
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venerdì 26 luglio 2013

Strenght of the sword 3

Indie game per ps3


Il male vuole impossessarsi dell'ennesimo regno videoludico, occorre che venga evocato un campione per spazzare via dalle strade goblin, scheletri, spettri e quant'altro. Il signore del regno decide così di evocare e schierare in campo un dinoccolato golem che, armato di spada e scudo, cercherà di fare piazza pulita degli osticissimi nemici che incroceranno la sua lama. Riuscirà il nostro eroe a far tornare la pace?
Quante volte abbiamo sentito questa storia? In cosa questo gioco rappresenta qualcosa di diverso dal solito, perchè dovrebbe catturare la nostra attenzione? Non possiede di fatto un'ultra pompata grafica di terza o quarta generazione, ma c'è dietro tanto amore e passione. Perché è un gioco realizzato da due soli programmatori, gli “Ivent”, perché ha richiesto molto tempo di sviluppo, cinque anni, a fronte di scarse se non nulle finanze. Ma soprattutto perché è un gioco che sa divertire e garantisce una discreta sfida per soli 9.99 euro su psn.
Ecco quindi l'ennesima dimostrazione che anche in casa propria, avendo tempo, capacità e tenacia, si può partorire qualcosa di carino (con grafica cartoon ma di classe), senza utilizzare un mod derivativo da un altro prodotto e non avendo accesso a tutto il know how e le tecnologie di cui dispone una software house blasonata. Certo la software house blasonata un prodotto così in 3 mesi lo fa, ma volete mettere la soddisfazione! Il proliferare del mercato Indie è la cosa più bella di questa generazione di console. Non importa se non ci sono i capitali, con buone idee e tanto impegno due programmatori (e in qualche caso persino un singolo programmatore, mi vengono in mente Slender, Retro City Rampage, Lone survivor, ma non sono i soli esempi) riescono a vendere il loro prodotto, magari a farsi notare dai big guys con i big money (capobastone cit.). Dedicheremo più spazio in futuro su queste pagine ai giochi “scaricabili”, agli indie come ai giochi esclusivi del PSN (perché non sempre sono indie, ma anche giochi di grossi studi la cui distribuzione è solo digitale, vedasi in proposito il bellissimo Sine Mora recensito una vita fa su queste pagine).
Pertanto i due programmatori di Ivent, immaginiamo madidi di sudore (ma piuttosto fieri del loro lavoro aggiungerei), proponevano prima dell'uscita quello che mi piace pensare come un “trailer motivazionale”, un invito a tutti quelli che hanno un sogno nel cassetto a non rinunciare, anche quando la situazione si fa brutta, anche quando nessuno è disposto a darti una lira.


se vi stanno simpatici, vi linko pure il loro sito


Ma com'è questo gioco? È un picchiapicchia modello “arena”. All'interno di uno spazio di gioco definito il nostro eroe dovrà combattere diverse ondate di nemici fino al raggiungimento di un boss il cui abbattimento comporta l'accesso a una nuova arena. Potrà menare fendenti con la spada, uno degli svariati modelli che si sbloccheranno via via nel gioco (una pure a “trivella” che fa tanto getter 2...) potrà riparasi dai colpi con lo scudo, dei tanti che si sbloccheranno via via, potrà usare lo strife per sfuggire a situazioni troppo pressanti e fare uso di alcune armi-incantesimi a distanza. Punto. Semplice, senza fronzoli, immediato. Nemici che attaccano, da soli o in gruppo, meno stupidi del solito in svariati e pittoreschi scenari che mischiano 2d a 3d. 

Una discreta quantità di combo da apprendere, lame e scudi di peso differente in grado di cambiare radicalmente l'approccio al combattimento, armi secondarie da gestire in modo oculato e tattico. Ma non mancano finisher alla God of War! Saper governare a dovere l'eroe è tutt'altro che scontato, ma l'appagamento è alto e il tasso di sfida stimolante perché per aggiungere un po' di pepe si è deciso di spingere la difficoltà media verso l'alto, rendendo i nemici particolarmente ostici, veloci e abbastanza imprevedibili. Affrontarli con troppa leggerezza significa esporsi alle loro contromosse e finire gettato in un angolo dell'arena come un cartoccio di latta. Mazzate e schivate toste che si dipanano sulle tre-quattro ore di campagna e con un ampio margine di rigiocabilità. La grafica è deliziosamente stilosa. Personaggi e ambienti richiamano atmosfere alla Nightmare before Xmas e qualcuno ha tirato in ballo il classico Medievil per ps1 come paragone. Il protagonista principale, una scatoletta di latta traballante ma spavalda, sprizza simpatia da tutti i pori e i suoi antagonisti hanno quell'aria “esagerata e goffa” tipica di cartoon come Il laboratorio di Dexter.


Non è God of War. Non pretende di esserlo. È un gioco simpatico che può divertire un po' senza troppe pretese, che magari si perderà nel nulla in un periodo così carico di titoli tripla a. Una piccola sorpresa nel sempre inaspettato mercato Indie che saprà comunque intrattenere chi ha su psn 9.99 di credito e non ha già preso Hotline Miami o Sine Mora o ha approfittato dell'ultimo sconto su Oddworld Stranger. Se entrate in queste condizioni, fateci un pensiero... 
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mercoledì 24 luglio 2013

Now you see me


Premessa sul Trailer: se volete vedere questo film e godervelo evitate come la peste di vedere il trailer. È uno dei più scandalosi spoiler-trailer di tutti i tempi e rivela tutto, finale compreso. Una vera vergogna. Il trailer di Now you see me. Se lo conosci lo eviti. Se lo conosci non ti uccide.


Fino a un anno fa il prestigiatore “alla Dynamo” Atlas (Jesse Eisenberg), l'escapologa Henley Reeves (Isla Fisher), l'esperto di micromagia Jack Wilder (Dave Franco, fratello di James Franco) e il mentalista Merritt McKinney (Woody Harrelson) facevano fatica a sbarcare il lunario. Poi qualcuno, qualcuno di misterioso, li ha radunati, li ha istruiti e addestrati per un anno. Ora, patrocinati dal potente Arthur Tressler (Michael Caine) si fanno chiamare “i quattro cavalieri” e sono i maghi più famosi del mondo. Non perché conoscano incredibili giochi di prestigio, non perché possano ipnotizzare chiunque o far credere nell'impossibile. I quattro cavalieri sono famosi perché al termine dei loro spettacoli regalano al pubblico soldi, milioni. Solo che questi soldi appartengono a qualcun altro, motivo per cui sono tallonati dalle forze dell'ordine, diventando la personale ossessione dell'agente dell'F.B.I. Dylan Rhodes (Marc Ruffalo) e dell'agente Interpol Alma Vargas (Mélanie Laurent, la bellissima Shosanna di Inglorious Basterds). I cavalieri sembrano imprendibili, ma Rhodes ha ancora una carta da giocare, chiedere aiuto a Thaddeus Bradley (Morgan Freeman), uno di quei maghi “venduti” che svelano in televisioni i trucchi dei prestigiatori. La partita si farà subito accesa.

Louis Leterrier è ormai una garanzia quando cercate un action movie di grande intrattenimento. Muove i primi passi alla corte di Luc Besson, per il quale arriva a dirigere Danny the Dog e Transporter Extreme (basta solo questo titolo per noi de “le conseguenze” per inserirlo nella nostra personale hall of fame), viene sedotto da Hollywood, dove gira il robusto Incredible Hulk con Edward Norton e il simpatico trashone Scontro tra Titani (e c'erano dei pazzi che si aspettavano una cosa seria!!! Ad ogni modo se potete evitate di vederlo in 3d, non fatelo mai...) e approda quindi a questo You See Me. Un connubio abbastanza originale quello tra i film sulle rapine (alla Ocean 11 o Italian Job per intenderci) e i film sui prestigiatori (The Illusionist, The Prestige), ma che a conti fatti mi ricorda parecchio un ipotetico film su Lupin III che non è stato ancora realizzato.
Apro parentesi. In passato avevamo pure favoleggiato, quando si pensava che Spielberg (invece che ossessionarsi poi per quella caga... quella “diversamente interessante” operazione di recupero di Indiana Jones) avesse in mano i diritti del Castello di Cagliostro di Miyazaki per un adattamento live, che i nomi coinvolti fossero Jim Carrey per Lupin, Jean Reno per Jegen, Donnie Yen per Goemon e Audrey Tautou per Fujiko (bisognava un po'gonfiarla in effetti... ma la Bellucci non avrebbe fatto altrettanto bene e altre attrici adatte non ce n'erano...) con un Ben Affleck adattissimo Zenigata... Chissà se prima o poi un Lupin Hollywoodiano prenderà forma... Chiudo parentesi.

L'inizio del film è folgorante e il ritmo narrativo appare buono per quasi tutta la pellicola, salvo un momento un po' di “stanca” prima della parte finale. Gli attori sono bravi. Eisenberg e Harrelson, già visti insieme in Benvenuti a Zombieland lavorano benissimo e amano scambiarsi battutacce, Ruffalo è come sempre convincente, Caine e Freeman sono i mostri sacri di sempre. Dave Franco batte la seconda fila, viene usato più per doti atletiche che altro, ma le sequenze che lo riguardano sono anche le più belle del film. Le attrici sono semplicemente bellissime e ovviamente brave, letteralmente illuminano la pellicola (la Fisher) e le donano cuore (la Laurent). L'azione è di classe, con un tripudio di effetti speciali fantastici che si estendono anche oltre il classico palco dei prestigiatori e fa bella mostra di sé una straordinaria sequenza di inseguimento, prima a piedi poi in auto precedente alla parte finale, qualcosa che in home video è da vedere e rivedere.

Un ottimo spettacolo, non c'è che dire. In effetti però non tutto gira, e faccio riferimento alla sceneggiatura. La domanda principale, che nasce dopo tre minuti scarsi di pellicola, è come facciano i quattro prestigiatori in un anno a diventare i quattro cavalieri. Sono stati a Tana delle Tigri? Un seminario accelerato con Danny Ocean ? Mistero. La seconda riguarda la somministrazione continua di informazioni apparentemente di scarso interesse. Sì, tutto è funzionale poi a qualcosa, ma questi momenti “informativi” sono pure noiosetti. Da ultima la coerenza logica della sceneggiatura in virtù di un utilizzo spinto di colpi di scena. Se c'è un colpo di scena che ci fa improvvisamente apparire qualcosa come differente da quanto abbiamo in origine pensato serve che gli eventi pregressi si adattino anche alla “seconda interpretazione”, aspetto che qui non funziona del tutto. Su questo ultimo aspetto voglio comunque serbarmi il beneficio del dubbio, magari una seconda visione mi permetterà di leggere meglio situazioni che in prima battuta mi sono sembrate un po' forzate.

Film ad ogni modo promosso. Se cercate un po' d'azione e non volete vedere film con mostri, supereroi o robot giganti, in questo periodo Now You See Me è quasi una scelta obbligata (ci sarebbe anche il nuovo film di Bay, Pain & Gain, con Wahlberg e The Rock, ma per ora non l'abbiamo ancora visionato... vi faremo sapere presto). 
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domenica 21 luglio 2013

Marvel Zombies

Parte terza...


Pantera Nera 27-30 (31 per epilogo). (contenuto nei fumetti da edicola dei Fantastici 4, dal numero 282 al 286, ma entrano in azione di fatto nel 283 e ne escono nel 285; diciamo che sono collocati in una unica trama “di ampio respiro”). Dal giugno 2007 al dicembre 2007 i Marvel zombies sono ospiti della testata con protagonista il signore del Wakanda. L'autore è il regular di Pantera Nera, Reginald Hudlin, ai disegni altro regular Portela. Ci sono i Marvel Zombies così come si vedono alla fine del vol.1. Pantera per scappare da un mostro insetto-schifo usa lo strumento teletrasportatore di nome Le rane di re Salomone (che nome del ca@@o). 

Pantera e i suoi simpatici amici si trovano così su un mondo Skrull, intento (come tutti i mondi skrull che si rispettino) a perfezionare il proprio super-skrull. Quando ecco che arrivano senza un perché i superzombie e parte un furioso rissone tra Skrull, zombies e superskrull, con Pantera intento ad usare le rane di re Salomone (che nome del ca@@o) per teletrasportarsi tatticamente di qua e di là. Al punto che uno zombesco Luke Cage cerca di impossessarsi delle Rane di re Salomone (che nome del ca@@o) per andare ad invadere un'altra realtà. Una porcheria indegna di trovarsi tra i fumetti della serie Marvel Zombies. Sciatto, senza senso, scritto con il deretano e fortunatamente pure abbastanza introvabile. Consiglio ai collezionisti: fregatevene. Non esiste.
Marvel Zombies 2. Il Sapore della Morte. (contenuto nell'omonimo volume 100% Marvel). La storia prosegue da dove si interrompeva in Marvel Zombies 1, proponendo un nuovo arco narrativo, per lo più incentrato sul nuovo decaduto mondo in mano ai pochi superstiti. La natura umana, pur nelle difficoltà, non muta in meglio. Gli uomini si delineano in schieramenti opposti, ripartono i soliti giochi di potere. Se la prima serie mostrava il lato più ludico e grottesco dell'invasione zombie, giocando con uno humour nerissimo e mettendo in atto una escalation da applausi nel massimo divertissment nerd del nuovo secolo, con la seconda stagione esce fuori la vena malinconica per cui è noto Kirkman. Come in Walking Dead, i non-morti sono una calamità naturale, un tifone che abbatte le case e rimescola le carte di una umanità perennemente allo sbando. Sono proprio gli umani, sempre e solo, le creature “peggiori”. 

Spinti dalla logica della sopravvivenza, involvono in predatori di se stessi, vittime delle paranoie, assassini dei loro stessi fratelli. Esseri cinici, ignobili che nella maggior parte dei casi rimangono impuniti. A fare loro da contraltare gli eroi-mutati, che dopo un periodo di incubazione del virus rientrano in possesso delle loro facoltà intellettive, domando la fame. Questi sono nuovamente pronti a sistemare le cose, a rimettersi in gioco, a ritornare ad essere il simbolo perfettibile cui rivolgersi. Ma gli umani non vogliono più avere nulla a che vedere con loro. Pantera Nera assurge a personaggio quasi Shakespeariano, un novello Cesare si direbbe, doloroso simulacro della progressiva perdita di valori dell'uomo del futuro. Il sapore della morte è quindi un arco narrativo complesso, pronto a scontentare in parte chi si aspettava solo divertimento e una seconda maxi royale rumble tra supers. I disegni di Phillips rimangono di altissimo livello, i suoi super-zombie sono sempre rivoltantemente magnifici. Chi sa leggere tra le righe non ha troppo da scontentarsi. Si ragiona un po' ma, di fatto, gli ettolitri di sangue e le scene eccessive-grottesce tipiche della serie non mancano.

Marvel Zombies 3. Carne e Metallo. (contenuto nell'omonimo volume 100% Marvel). Da gennaio 2009, primo numero del nuovo arco narrativo, arriva lo scrittore Van Lente. Si è fatto notare in Marvel per The Incredible Hercules, un divertente periodo nel quale l'eroe olimpico si è messo ad occupare la testata di Hulk (occupato in piani di conquista planetari). Uno scrittore che bene mastica i ritmi della commedia più forsennata, senza dimenticare una dose extra-large di action puro. Alle matite lo affiancherà, per il terzo arco di Marvel Zombies come per il quarto, l'ottimo Walker, una strepitosa matita inglese a cui dobbiamo nientemeno che molte illustrazioni del card-game Magic: The Gathering. Per Marvel si è fatto valere su Annihilation, curando la resurrezione di un personaggio strafigo come Nova, oltre a dedicarsi alle dissennate avventure degli Exiles, una autentica palestra per disegnare eroi di tutti i tipi in contesti di tutti i tipi. Cambi pure per le copertine, al maestoso Suydan (che ha già realizzato migliaia di cover e che comunque continua a sfornare variant... quindi se odiate Land potete recuperare sempre copertine di Suydan) si alterna Greg Land, autore di quel Crossover che ha dato inizio a tutto. Se Suydan reiterpretava copertine classiche Marvel, Land preferisce prendere ispirazione dal cinema. La cover del primo numero di Marvel Zombies 3 è un omaggio proprio al poter cinematografico de L'armata delle Tenebre. Solo che al posto di Ash c'è il nuovo personaggio mattatore del vol.3, il mitico (e amatissimo) Aaron “Machine Man” Stack, con ai piedi una mai così lasciva Jocasta. Strana vita editoriale quella di Machine Man. Nasce nel 1977, nel luglio, e quindi sono fiero di considerarlo mio coetaneo. La penna che gli dà forma appartiene a uno dei più grandi disegnatori di tutti i tempi, Jack Kirby per una serie di fumetti ispirati a "2001 Odissea nello spazio". Machine Man è un androide creato da Abel Stack, nome in codice X-51. Insieme ai suoi cinquanta fratelli era il frutto di una ambiziosa ricerca sull'intelligenza artificiale. Ma Abel con lui volle provare un approccio diverso, decise di trattarlo come un figlio. Quando il governo scoprì i molti difetti dei robot, sfuggiti completamente da ogni controllo, decise di attivare le bombe che erano state innestate su ogni modello e chiudere i conti. Anche machine Man aveva una bomba ma era diverso, sembrava davvero il figlio di Stack. Così il padre si sacrificò nel tentativo di disinnescare l'ordigno impiantato nell'X-51. Per riconoscenza, Machine Man assunse il nome di Aaron Stack e scelse una vita umana, come perito assicurativo. Da sempre innamorato della androide Jocasta, Aaron passò una vita quantomai avventurosa, cambiando continuamente schieramento e arrivando pure a far parte dei Vendicatori della costa ovest. Di recente ha fatto parte del supergruppo “non ufficiale” di Nextwave (un fumetto fantastico nato dalla mente di Ellis e dalle matite di Immonen pubblicato in due volumi 100% che se amate i fumetti demenziali dovete avere) e la sua caratterizzazione è stata sempre più sbilanciata verso il lato comico. 

Di fatto Machine Man sembra la versione idiota dell'Ispettore Gadget (ma dotato di armamento pesante) e vederlo in azione è un vero spiscio, al punto da moltiplicare le sue ospitate in altre testate per aumentare le vendite (vedi Ms. Marvel). È bello quindi che con Marvel Zombies 3 abbia riconquistato il ruolo da solista. Ma a che punto è la guerra contro i super-zombies, giunti al vol.3? Universo 616, l'universo “ufficiale” della Marvel. Esistono realtà parallele che si intersecano tra loro, esistono universi perpendicolari e universi onda; le interferenze tra queste realtà vicine possono durare una manciata di secondi, ma sono in grado di teletrasportare gli abitanti di una realtà in un'altra. Di fatto l'universo Marvel è da sempre dotato di teleporti come Magik, Pixie, Cloak, il cagnolone degli Inumani e l'Uomo Cosa. Proprio le paludi di Citrusville in Florida, casa dell'Uomo Cosa sono state di recente soggette dell'attività di infiltrazione di una realtà parallela. Il Deadpool dello “zombie-verso”, un universo onda, ha attraversato la soglia e sta diffondendo l'epidemia. A contrastare le minacce degli universi “sensibili” è stata istituita A.R.M.O.R. (ovvio, dopo che sono già presenti Shield e Sword) e a capo delle operazioni c'è nientemeno che Portal, al secolo Charles Little Sky (sento i sei che lo conoscono esultare... sì, è un altro personaggio minore...) e non manca nel team il vampiro vivete Dr.Morbius. Il suo scopo, oltre che contenere il virus è cercare una cura, prelevando un soggetto portatore sano dallo zombieverso. Quel soggetto è Vanessa Fisk, moglie del signore del crimine Kingpin. È stato Morbius a volere nell'operazione un eroe che non potesse essere infettato in quanto “non fatto di carne”, pertanto Machine Man viene reclutato per la missione. Il nostro è riottoso, ma appena scopre che anche Jocasta è della partita decide di accettare. Nello zombieverso accadono strane alleanze intanto. Freccia Nera diventa così socio di Kingpin. Battutacce, tanta azione ed ettolitri di sangue. Il vol.3 di Marvel Zombies funziona come un rodato b-movie anni ottanta. Devono essere per forza menzionati anche i colori, opera di Beaulieu (presente anche in Marvel Zombies 4), che donano una spettacolare luminescenza alle immagini, laddove i colori letteralmente esplodono da ambienti prevalentemente bui. Lo stile di disegno di Walker è molto dinamico e si sposa alla perfezione con l'azione. Machine Man ad armamento spiegato a falcidiare con motoseghe e cannoni vulcan i non-morti è un vero spettacolo. Tra tanta azione non mancano i flash-back sul passato di Machine Man, un autentico impreziosimento alla caratterizzazione del personaggio che non potrà che far piacere ai fan. Dispiace davvero tanto che il tutto si riduca a 4 episodi, se ne vorrebbe ancora e ancora. Anche il pubblico ha decisamente gradito. Nasce qui, ma sarà vero mattatore nel vol.4, Head-Pool, la testa zombificata (e presto “volante”) del Deadpool dello zombieverso. Questo chara avrà un posto tutto suo nella scanzonata serie Deadpool Corps, un gruppo formato da versioni provenienti da universi diversi di Deadpool.

Fine terza parte

venerdì 19 luglio 2013

Marvel Zombies

Parte seconda...

Marvel Zombies 1. Fame insaziabile. (pubblicato nel relativo 100% Marvel e da poco disponibile anche in versione da edicola) È il febbraio 2006 quando le fumetterie americane vengono invase per l'uscita di uno dei fumetti più venduti di sempre. Per l'occasione del numero, e dei futuri, vengono realizzate diverse versioni con cover diverse, reinterpretazione in chiave zombificata di alcune celebri copertine dei fumetti Marvel originali, realizzate dal bravissimo Arthur Suydan (per lo più, alcune saranno realizzate da Land e via via da altri). Si è deciso di fare le cose in grande. Alla storia Robert Kirkman, ai disegni Sean Phillips. Kirkman è un nome che dovreste conoscere bene, è autore di un certo fumetto che viene pubblicando dalla Image comics dal 2003 e che tutt'oggi vende milioni di copie, gode di vari spin-off, vi sono stati tratti più videogame e una seguitissima serie televisiva, della quale stanno da poco girando una quarta stagione: The Walking Dead. Quale migliore curriculum per designarlo autore di una storia horror supereroistica? Phillips è uno dei più grandi disegnatori di opere horror-realistiche di sempre, ha lavorato per Ennis, Ellis e Brubaker e ha in curriculum l'ottimo Hellblazer e Criminal. 

La storia segue direttamente i fatti narrati in Crossover, roba che i volumetti originali di Ultimate Fantastic Four vengono ristampati a nastro e le prime pubblicazioni arrivano a toccare prezzi esorbitanti. Magneto è rimasto da solo nel mondo dei super zombies e in una scena da orgasmo multiplo per i fan prende in suo possesso lo scudo di Capitan America, che diventerà la sua arma principale, anche se per poco. Il signore del Magentismo è impegnato in un combattimento mortale, rincuorato solo dal fatto che qualcuno è sopravvissuto, sull'asteroide M, c'è ancora speranza per il futuro. E qualcuno è sopravvissuto anche sulla Terra, Pantera Nera è mutilato ma ancora in circolazione, una resistenza può nascere. Quello che succede ai supereroi in preda alla “fame” ha dell'inimmaginabile. Una folle e senza misura escalation di squartamenti e brutalità sempre più esponenziale, condita da un dissacrante humor nero. Vengono riscritte le regole del classico “chi è il più forte tra x e y” in chiave zombie e le conseguenze dell'arrivo in scena di certi noti esseri cosmici ha del clamoroso e finora quasi dell'irripetibile (merito di una recente run degli FF per lo più se cotanti fast si sono ripetuti). Raccolto in un volume 100% Marvel da Panini in Italia, già pluri-ristampato e di recente pure con una riduzione in edicola, Marvel Zombies 1, Fame insaziabile è il fumetto da non mancare se amate horror e Marvel, carico di una surreale follia e di scene assolutamente al limite. Innoverà l'immagine del fumetto moderno? No. É in assoluto il fumetto meglio scritto e disegnato di sempre? No. È una divertente e dissacrante storia da leggere senza troppe seghe mentali, magari ridendo come imbecilli alla ennesima esagerazione visiva? Sì.
Ultimate Civil War: Spider-Ham. Marzo 2007. 

(pubblicato su L'Uomo Ragno n. ...che numero era...mmh....). L'autore è quel mattacchione di J.M. Straczynski (uno dei più grandi autori di fumetti di sempre), il personaggio è una versione parodistica di Spiderman, un bel maialino il cui nome risuona come Prosciutto-Ragno. Non è la prima volta che si ci si imbatte in lui, le sue storie sono spesso divertenti e pubblicate in appendice ai fumetti dell'Uomo ragno pubblicati dalla Panini in Italia. Il prosciuttino capita in una dimensione zombie, si fa mordere e inizia a scorribandare insieme al colonnello america e compagni (tra cui anche Hulk e Wolverine). Una storiella buffa ma abbastanza tetra, soprattutto nel finale. Assolutamente non essenziale ma simpatico.
Marvel Zombies Dead Days. (pubblicato in Marvel Zombies 2. Il sapore della morte). Richiesti a gran voce dai fans, ritorneranno Kirkman e e Phillips per la seconda stagione del serial. Altri cinque capitoli, dall'ottobre 2007 a febbraio 2008. Ma a maggio 2007 abbiamo già un assaggio del loro rientro, la storia prequel Dead Days, che ci porta ad eventi di poco precedenti alla saga Crossover. Siamo sull'asteroide M, Magneto osserva inorridito la diffusione del contagio. Il signore del Magnetismo è in qualche modo complice dell'eccidio, aveva contattato qualcuno o qualcosa che gli aveva promesso lo “sfoltimento” dei sapiens in favore dei superiors. 

Ma le cose non stanno andando così e il più pericoloso terrorista mutante al mondo si vergogna di tali conseguenze, al punto da tornare sulla Terra e cercare un, pur difficile, rimedio. Vediamo qui come vengono contagiati i più grandi eroi. L'uomo ragno si fa involontariamente carnefice dei suoi cari, Capitan America cerca disperatamente di rimanere lucido nonostante la mutazione, Stark combatte una lotta contro il tempo per trovare una via di fuga per l'umanità. Distrutto dal dolore dopo una perdita inconcepibile, la pazzia si impossessi di un Reed sempre più rassegnato all'idea di trovarsi davanti ad un nuovo e inarrestabile processo evolutivo. Non ci sono vincitori, le vittime cadono a decine e anche i più forti cedono alla “fame”. Kirkman e Philips firmano il capitolo più disperato e cupo della saga.

Marvel Zombies vs Army of the Darkness. (pubblicato nell'omonimo volume 100% Marvel). Sempre a maggio 2007 esce un'altra interessante serie legata a Marvel Zombies. Chi è il più figo ammazzazombie del creato, l'uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro il male? Stiamo parlando del mitico Ash del reparto ferramenta, mattatore della trilogia di Evil Dead (aka “La casa”) di Sam Raimi. Già in passato parlavamo del fatto che fossero nati decine di prodotti collegati alla saga, tra cui appunto un sostanzioso numero di fumetti atti ad esplorare quanto su pellicola non si è (ancora) impresso. Attualmente i diritti del personaggio cartaceo sono nelle mani dell'editore Dynamite Entertainment, ma l'evento Marvel Zombies ha permesso un felice crossover sotto l'etichetta Marvel. John Layman, scrittore, e Fabiano Neves, disegnatore, fanno parte del pool di artisti che si occupa abitualmente della saga Evil Dead per la Dynamite. Un team rodato e amato dai fans. Cosa c'entrano l'armata delle tenebre e i personaggi dei fumetti Marvel? Mettete in mezzo il nome Sam Raimi e fate due più due (o tre più tre... oppure quattro più tre considerando l'ultimo remake... o quattro più quattro considerando la partecipazione, non accreditata, alla produzione dell'altro remake-reboot...). E noi ringraziamo. 

Il bullo Ash è quindi di nuovo alle prese con orde di non morti e alla ricerca del libro maledetto noto come Necronomicon. Che sia l'artefatto maledetto il responsabile di questa pandemia zombesca? Di fatto il nostro eroe è fresco fresco da una dimensione da poco distrutta dal potente Sentry. Cerca invano di contattare gli eroi più potenti della terra prima che tutto incominci, ma nessuno gli crede. Riuscirà a rimettere a posto le cose? E ancora, dove potrà trovarsi il Necronomicon in un universo popolato da supereroi Marvel? Ma soprattutto, che uso vorrà mai fare del Neronomicon la versione zombificata di Hulk? Questo divertente volume, brillantemente scritto e divinamente disegnato segna un modo nuovo di approcciare i Marvel Zombies, che sarò archetipo di molte delle saghe future. Storie divertenti e splatterose che coinvolgono per lo più personaggi del sottobosco Marvel (tra i più amati), eroi di seconda linea promossi a mattatori in contesti action-splatter spinti all'eccesso. Accanto alla guest star di lusso Ash, hanno così spazio eroine come Dazzler e Scarlet (nella versione classica-adorabile, non nella versione psycho che si è imposta con Vendicatori Divisi). A loro si affiancano “spalle di lusso” e un nuovo excursus sull'epidemia. Di fatto la saga si colloca prima di Dead Days, costituendo di fatto il prequel del prequel.

Fine seconda parte

mercoledì 17 luglio 2013

Marvel Zombies

Nella speranza che un nuovo volume prenda presto forma, diamo un'occhiata ad uno dei fenomeni editoriali più strani e di successo degli ultimi anni.

Per secoli con il termine “Marvel Zombies” si definivano, in modo dispregiativo, i fan marvel che comprano qualsiasi cosa il marchio impone, dal dentifricio alle statue in gesso fino ai numeri dei fumetti che non gli piacciono ma perché “servono per la collezione” (a loro è dedicato di fatto un episodio della collana di cui stiamo per parlare: Marvel Zombies, vol. 5, cap. 5, pubblicato a settembre 2010 “A plague of one” trad. “Uno soltanto”). Se la Marvel ha i suoi Marvel Zombies, la D.C. Ha i suoi D.C. Geek. Stessa cosa.
Crossover: 20 agosto 2005. Qualcosa cambia. Per la collana Ultimate Fantastic Four esce il numero 20, la seconda e ultima parte dell'episodio Think Tank . Da noi Ultimate Fantastic Four, pubblicazione bimestrale, uscirà, insieme al primo capitolo, nell'aprile 2006, in concomitanza al magnifico periodo di pubblicazione nostrana di House of M. 

Le collane Ultimate, ambientate in un universo narrativo differente da quello dei supereroi classici, sono il top della pubblicazione Marvel, tanto per gli autori che per i disegnatori coinvolti. Bendis, Millar, Ellis tra gli scrittori, Hitch, Bagely, Adam Kubert, Madureira, Finch, Larocca, Jae Lee, Leinin Yu tra i disegnatori. Un mondo supereroistico vergine e inesplorato, popolato da versioni più giovani degli eroi classici (Spiderman, Fantastic Four, X-men) o più estreme (Ultimates) affidato ai top guy del fumetto. Ben presto le pubblicazioni Ultimate si dimostrano un'autentica fucina di idee, talmente valide da influenzare negli anni anche le collane “classiche”. Fino al punto che tutti gli autori e disegnatori principali sono stati dirottati sulle collane classiche e abbiamo assistito alla resurrezione di testate come i Vendicatori e X-Men, a eventi come Civil War, tutt'oggi punte di diamante della Marvel. Forse qualcuno ve l'ha già detto, ma i film di supereroi che vedete al cinema nel recente sono pesantemente influenzati dall'universo narrativo Ultimate, e non solo perché Nick Fury è interpretato da Samuel Jackson invece che da un ipotetico epigono di Lee Marvin. Non tutte le collane Ultimate però hanno lo stesso successo e fanalino di coda, nonostante la magnificenza di autori e disegnatori coinvolti, è proprio Ultimate Fantastic Four, che narra delle avventure del celebre quartetto in una versione più adolescenziale. La nuova caratterizzazione porta ad un Ben Grimm malinconico, ma anche più spietato (leggendario quello che farà a Doom nella collana Ultimatum), a una Susan Storm ribelle e scollacciata, a un Johnny cazzone come sempre (in fondo il personaggio è sempre stato bidimensionale e solo negli ultimissimi tempi della serie regolare ha avuto una bella evoluzione), a un Mister Fantastic nerd incompreso e tenebroso, destinato ad un futuro molto diverso da quello classico. Numero 20, dicevamo. La serie è momentaneamente in mano a Mike Carey per le matite dell'immenso Jae Lee. La storia è praticamente finita, le ultime due pagine servono a fare da ponte per il ritorno ai testi di Millar, il più geniale ed estremo autore degli ultimi anni (lo straordinario Ultimates, Civil War, Kick Ass, Nemesis, Wanied, Superior, 1984, Vecchio Logan, Fantastic Four...vi basta?), che già aveva dato battesimo alla saga per le penne di uno straordinario Adam Kubert.

Uno strano messaggio arriva al giovane Mr. Fantastic; è un messaggio confuso. “Salve, non ho modo di sapere se questo messaggio è giunto a destinazione e nemmeno se questa destinazione esiste. Ma se tu sei Reed Richards, o se c'è un Reed Richards dove ti trovi, e lo conosci, ti chiedo di aiutarci, per favore. In qualunque modo possibile”. Ma lo sgomento del giovane Reed Richards arriva solo quando vede in video il soggetto che ha inviato il messaggio (e noi vediamo chi sia attraverso gli occhiali di Reed giovane, che è un po' miope). Il suo interlocutore è un se stesso più adulto. Il Mr Fantastic classico con capelli brizzolati ai lati che conosciamo. Epocale. È il primo crossover tra universo Marvel classico e universo Marvel Ultimate. Ma le cose non andranno così, e per avere il primo cross-over dovremo aspettare Spider-man nel 2012 (e ne riparleremo). Jae Lee (che da lì a poco inizierà a disegnare l'adattamento a fumetti della Torre Nera) rimane ai pennelli anche per la prima saga di Millar (UFF annual del novembre 2005), dedicata agli Inumani (personaggi che Lee già ben conosce... ma questa è un'altra storia..), poi viene sostituito dall'amato-odiato Greg Land nella successiva, dal titolo emblematico “Crossover” (UFF 21-23 da sett a nov. 2005). E' da quel messaggio misterioso che Reed ha dedicato sempre più tempo al suo nuovo amico, la cui influenza ha accelerato di molto lo studio di un varco inter-dimensionale. Ora il giovane Reed è pronto per venire in soccorso del se stesso di un'altra dimensione, ma non vuole l'aiuto del gruppo, l'impresa è sua e lo porterà dall'unica persona che sia davvero in grado di capirlo. Ultimati i lavori, un Reed troppo sicuro di sé e troppo ingenuo da avvertire possibili pericoli arriva in una nuova dimensione. Non si ritrova nella versione del Baxter Building che immaginava. Tutto è diroccato, le strade sono piene di carcasse di automobili e pile di cadaveri. Ad accoglierlo sono i Fantastici quattro. Ma i loro visi sono putrefatti e le loro bocche grondano sangue. Un'infezione aveva colpito quella dimensione, come prima migliaia di altre. L'essere superumano più potente di tutti, Sentry, mutato in super-zombie, era giunto da un'altra dimensione e in pochi minuti aveva contagiato tutti i superumani. In pochi minuti, dopo essersi divorati l'un l'altro, i supereroi mutati avevano conquistato il mondo e distrutto ogni cosa. Il giovane Reed capisce, in sensibile ritardo, che è caduto in trappola. I super-zombie vogliono accedere alla sua dimensione per continuare il pranzo. In una fuga disperata riesce a distaccare il quartetto. 

Ma subito è di nuovo circondato, incatenato dalla tela di un mutato uomo ragno. Mentre una torma di superumani infetti fanno a sorte per aggiudicarsi il primo boccone, Hulk entra in scena rivendicando l'intera portata. Ma un gigantesco camion cade dal cielo sopra il golia verde. I super scappano spaventati perché il campione di non-mutati ha fatto il suo ingresso in scena ed è pronto a sotterrarli con una tempesta di lamiere. Fa il suo ingresso Magneto. Bisognerà tornare al Baxter Building, salvare dei sopravvissuti e distruggere la macchina dimensionale, per evitare che un altro universo cada. Capolavoro. Azione incalzante, battutacce, personaggi badass, disegni bellissimi (forse il meglio fatto da Land fino ad oggi). In soli tre episodi, Crossover getta le basi per un intero universo narrativo. I fan rispondono con entusiasmo e si pongono così le premesse per sviluppare una delle più divertenti e remunerative saghe della Marvel: nasce la collana Marvel Zombies.

Fine prima parte

lunedì 15 luglio 2013

Ciao Tonino


Ieri si è spento all'età di 64 anni il mitico Tonino Accolla, dopo una lunga malattia. Una malattia che negli ultimi anni non gli ha permesso di esprimere al meglio la sua dote migliore, tanto che ha dovuto abbandonare il doppiaggio di personaggi storici. Ma noi vogliamo ricordarlo così:


Tonino è stato uno dei più grandi e sarà impossibile dimenticare la risata di Eddie Murphy, i monologhi insensati di Ace Ventura, i pensieri tra Homer e il suo cervello. Faceva parte di quello sparuto gruppo di persone che ha reso grande il doppiaggio italiano, che ha reso attori veri Stallone o Schwarzenegger, che ha permesso alla grande massa di poter fruire di prodotti d'oltre oceano senza dover diventare miopi per leggere i sottotitoli. E lo ringrazio per la caratterizzazione dei suoi personaggi, che inevitabilmente diventavano simpatici. 
Da oggi Homer sarà un po' più triste...

Gianluca

domenica 14 luglio 2013

La Grande Bellezza



Gep Gambarella (Tony Servillo) è autore di un grande libro d'esordio, “L'apparato umano”. Da allora non ha più prodotto nulla dello stesso livello e si è per lo più limitato a vivacchiare sulle terrazze romane insieme alla creme della creme degli intellettuali. Festaiolo per passione, nutre una profonda inedia per ogni cosa. Vive solo, con la domestica a fargli da balia, non ha veri amici o, almeno, lui non riesce a vederli. Non prova più nulla per nulla, si limita a esistere trasportato da terrazzo a terrazzo, di festa in festa dal chiassoso corteo di artisti falliti (tra cui Serena Grandi), critici incattiviti, anime perse in cerca di qualcuno che le ascolti, che gli spieghi perché stanno al mondo (Carlo Verdone) con cui è solito ritrovarsi. Poi qualcosa cambia. Per scappare dalle grinfie di una bella nobildonna che insiste per fargli vedere le sue foto di nudo postate su facebook, Gep torna a turbinare tra la povere della capitale, tra i vicolacci che frequentava quando ancora non era nessuno, tra i postriboli. È qui che incontra di nuovo un vecchio amico, che gli affida la figlia, dal cuore buono ma dall'animo da zoccola (Sabrina Ferilli), perché almeno provi a trovarle marito, a metterla sulla buona strada se non su quella dorata. E così Gep accompagnato da questa nuova presenza nella sua vita, pur eccessiva e barocca, ricomincia novello Cicero per l'estranea un poco a vivere, a riprovare il piacere, prima vero poi solo estetico che lo ha spinto a venire a Roma in cerca della Grande Bellezza. Durante una festa incontra anche il custode di chiavi (Giorgio Pasotti), l'uomo cui, per fiducia, le nobildonne romane assegnano le chiavi delle proprie abitazioni, mostre private di quadri e sculture, con lui parte per un viaggio notturno insieme alla sua compagna fuori-posto, che per l'occasione indossa un vestito completamente trasparente. Nell'arco di una notte è di nuovo vivo o quasi, è in attesa di andare a vedere un mostro marino, il relitto della Concordia, a qualcosa di triste subito blocca l'entusiasmo. Il mostro marino andrà a vederlo il giorno dopo.


Surreale, estremo, stupendo. Sorrentino insieme al suo attore prediletto, lo straordinario Tony Servillo, già diretto ne Le conseguenze dell'amore e Il Divo, omaggia Roma e la romanità, così come fece Fellini ne La Dolce Vita. Omaggio e sberleffo. Laddove alla bellezza plastica di statue millenarie, all'agognato silenzio delle prime ore del giorno in cui solo si ode lo scrosciare delle acque delle fontane, alterna la più cafona ed esposta normalità-mostruosità umana. Così il barbone della prima scena “sporca” con la sua presenza la algida-perfetta fotografia della fontana. Così il coro di monache perfettamente accordato-accorato cede i passo ai trenini serali della gang di Gambarella, con il vocalist che redarguisce “a stronzi, stanotte nun ve faccio annà accasa, a senzatetto!!” in un tripudio di poppe esposte nani e ballerine. Poi il film evolve, dall'estetica all'etica si direbbe. Gep tenta di reinterpretare My Fair Lady ma la vita è brutta, non rimane immortalmente perfetta come le statue di Roma, così il personaggio turbina su se stesso, va alla ricerca delle sue radici, alla riscoperta di quell'apparato umano che tanto gli era facile narrare quando era giovane e ora appare sempre più lontano e incomprensibile. 

Uscito in poche sale, La Grande Bellezza è il film italiano più bello dell'anno, un atto d'amore verso il cinema e i suoi spettatori guidati nella riscoperta delle cose belle della vita, un monito a una società che ha perso per strada i valori e che viene messa all'indice, un puzzle su cosa sia veramente la bellezza. Rimane sotto la pelle la scena della bambina che dipinge con le mani pucciate direttamente nella vernice, una scena che appare da principio brutale, una ingiusta imposizione da parte di genitori senza scrupoli che lucrano sulle capoacità dei pargoli, diventa con il tempo una scena onirica, quasi magica. Esattamente come la Dolce Vita, non vi è una trama quanto un canovaccio di massima, la giustificazione per passare da un quadro all'altro, presentare i tanti volti della vera protagonista della pellicola, Roma, con alcune delle sue molte facce. L'Italia tutta, in senso lato. Tuttavia gli attori sono straordinari e trova facile terreno il coinvolgimento emotivo nei loro confronti. Se da Servillo è normale aspettarsi tanto e l'attore non delude mai, davvero una scoperta Sabrina Ferilli, qui nel suo ruolo e nella recitazione migliore di sempre. Molto bravo anche Verdone, in una dolorante e umanissima interpretazione, così come tutti i molti attori coinvolti nel progetto. Vi consiglio vivamente di vederlo, se vi capita. Talk0

venerdì 12 luglio 2013

Le Storie Vol. 9: Mexican Standoff

Storia: Diego Cajelli; Disegni: Matteo Cremona



Confine con il Messico. Reyes giace disteso tra i cactus quando una macchina si ferma e qualcuno accorre a soccorrerlo. Il corpo è crivellato di colpi, ma sembra medicato, cosparso di una strana colla. Mentre mani estranee lo stanno osservando incuriosite, Reyes ricomincia a destarsi dal torpore in cui si trovava. C'è stata una sparatoria. Gli uomini del Mochomo hanno avuto la meglio su di lui. Ma chi lo ha soccorso? Ha un gran vuoto in testa, crede che sia ottobre ma il suo soccorritore lo avverte che è marzo e che molto probabilmente a occuparsi di lui per tutto questo tempo sono state le “luci nel cielo”. Poco importa, bisogna armarsi e farla pagare a chi lo ha conciato così. Anche il suo amico chitarrista Cipriano ha pagato, non con la vita ma con una mano. È tempo di contattarlo e farla vedere al Mochomo. Magari alleggerendolo di un po' di soldi. 
Dopo tanti bravi ragazzi ecco che Le storie ci presenta un vero bad guy, accompagnato da una spalla che non sfigurerebbe in un film di Rodriguez. Vendetta, sparatorie, alieni. Questo numero de “Le storie” condisce con un ritmo forsennato un classico piatto texmex ripieno di gansta, scince-fiction, dramma. Si trova un po' di tutto, e non sempre nel posto dove ce lo si aspetterebbe di più, ma la salsa riesce a legare bene tutti gli elementi, il ritmo rende tutto gustoso e digeribile. Mexican Standoff funziona come il classico B-movie di lusso, quello alla Carpenter per intenderci. Narrazione forsennata, situazioni nate per essere epiche, una storia di amicizia virile. Cosa molto curiosa, più che un autoconclusivo ci sembra davvero di essere di fronte ad un numero uno di una nuova collana. E l'effetto è più che positivo. I personaggi sono stati appena messi in campo, ben descritti e caratterizzati graficamente, la storia è in piena evoluzione, gli spunti per continuare sono infiniti. Bisogna farlo volare ora. Dire a Bonelli che ci hanno preso, che possono mettere in cantiere nuovi episodi. Spero ardentemente di poter leggere un numero due quanto prima. Cajelli è autore esperto, noto per alcuni numeri di Demon Hunter (chi se lo ricorda? Che nostalgia...) e per i bonelliani di Zagor, Dampyr, Legs ed è stato pure sceneggiatore dello sfortunato (ma notevole) Napoleone. Un curriculum di tutto prestigio come narratore a fumetti, un autore che oggi raccoglie una nuova sfida con Long Wei, fumetto che parla degli ambienti orientali in quel della nostra Milano e di cui presto parleremo, essendo uscito il primo numero in giugno. 
Per Mexican Standoff cuce insieme trovate veramente geniali, tanto sul fronte narrativo, dove riscrive un ruolo inedito e scanzonato per i classici alieni grigi, tanto sul piano ludico, e vedasi in proposito gli effetti di un particolare raggio alieno. Matteo Cremona dopo una bella gavetta esordisce con questo albo in Bonelli e noi gli facciamo i migliori auguri, perché è un disegnatore straordinario. Il suo stile è molto personale e “carico”. Mi ricorda molto i disegnatori argentini ,ma ha anche qualcosa dei comics americani. Una straordinaria dovizia di dettagli, un maestoso utilizzo del chiaroscuro, un sincero amore per la riproduzione di veicoli e armi da fuoco. I volti, come le corporature, sono peculiari, caricaturali ,ma dalle espressioni molto credibili, umane. Segno di uno stile molto personale e riconoscibile, perfetto mix di sperimentazione e rielaborazione di canoni classici. C'è pure un tocco di Magnus. Bravo, davvero. Gli auguro di fare belle cose in Bonelli, ma ce lo vedrei benissimo su una run di Wolverine, magari scritta da Garth Ennis. In attesa di un numero due se non di una collana dedicata a questo portentoso Mexican Standoff.
Talk0

mercoledì 10 luglio 2013

Myth Cloth

Decimo anniversario – ed ecco Athena!!!!

Eccoci all'apice. So che in molti appassionati dopo la vista di questo trailer sono svenuti. Anni di attese e passione, ripagati da una qualità sempre in crescendo nonostante una piccola crisi (la nota “crisi delle teste”, quando un importante modellista ha mollato e per alcuni tempi i lavori “facciali” non sono stati clamorosi), velocemente superata, non c'è mai stato limite al miglioramento. Difficile descrivere una passione che si basa su pupazzi montabili colorati, per lo più placcati oro (quelli più venduti almeno). Non solo modellini ma anche un anime che dagli anni ottanta non accenna a perdere colpi, dotato di un ritmo ancora moderno, indiavolato, di personaggi carismatici, di dialoghi fighi (se non amate il “doppiaggio storico”, pieno di altisonanti dialoghi drammatici, con i dvd di yamato video potete scegliere l'adattamento originale subbato e vi troverete su tutto un altro pianeta: tutti possono essere felici quindi). Certo se si viene folgorati da queste cose da piccoli...

Ieri, quando vestivamo alla marinara. I cavalieri attentarono dritti al cuore di quasi ogni ragazzo/a dell'epoca. Non colpì tutti per via della storia di Cristal e Andromeda nel famigerato episodio nella casa di Acquario (era la casa di Acquario o di Scorpio... anch'io ho rimosso e non voglio tornarci sopra... caçço, ho appena detto un'ambiguità, fan@@@lo quella puntata!!). Andavo ancora alle elementari, ero una vittima perfetta. Il mio dio era Devil Man, ma tendevo una mano anche a Naoto Date e Ken di Hokuto. Guardavo i Transformers (ecco che torna l'ambiguità... basta citare l'episodio di Cristal e Andromeda e poi è tutta una ambiguità...), ma la trama mi faceva fieramente cagare, Dinobot a parte, Devastator a parte. Il cartone animato dei cavalieri era disponibile sulla arrembante Junior tv, brutta copia delle tv locali di inizio ottanta, che proponevano tonnellate di anime senza propinare cagate pensate per spettatori prenatali a infastidire il palinsesto. Un tempo le bambine di fascia prescolare crescevano col la filosofia dell'Uomo Tigre, scoprivano la sessualità con Lady Georgie, imparavano ad avere le palle con La stella della Senna e Lady Oscar. Oggi vedono Peppa Pig (che io amo, ma è un altro discorso)... Ma prima del cartone arrivarono gli spot. La Giochi Preziosi all'epoca ci stupiva con effetti speciali durante le pubblicità della fascia pomeridiana (quando canale 5 trasmetteva i Robinson di pomeriggio, invece di dare spazio a cose senza senso come Maria de Filippi e Barbara D'urso, di cui si faceva serenamente a meno). Ecco cosa appariva a un pubblico ancora impreparato (ma che già storceva il naso a Voltron ritenendolo la “cagata, letterale, di Golion riproposta da americani ritardati”):


Perdonatemi, dovevo farlo... me lo hanno chiesto loro con un contatto mentale...torniamo ai cavalieri..


Vedete questi bimbi felici? I genitori hanno rinunciato a comprare la “Ritmo” della Fiat per permettergli quella vetrinetta con tutti i cavalieri. È da allora che ogni fan che si rispetti ha elaborato con assoluta certezza questo pensiero: “Quando sarò grande io questa ca@@o di vetrinetta me la faccio, perché avrò un lavoro”. Poi le donne hanno fatto capolino nella scala delle priorità, ma quel pensiero latente è rimasto, sopito, in attesa che di fatto i fan maturassero, trovassero un lavoro e mettessero su famiglia. È lì che Tamashii Nation colpì con decisione.
Pochi anni fa, quando guardavamo le combattenti che vestivano alla marinara. Saint Seiya aka “I cavalieri dello zodiaco” è stato e continua oggi a essere un fenomeno di massa che smuove una grossa quantità di denaro dai portafogli dei fans verso le tasche di Kuromada, Bandai e Tamashii. É proprio la “tenuta” della serie a prestarsi per un approfondimento sociologico (ma che ca@òo sto scrivendo... ho ancora in mente quella brutta scena... chissà quanti soldi ci hanno fatto gli psicologi su quella brutta scena..). Ma Kurumada per lo più passa all'incasso per la serie conclusasi con lo scontro con Ade e si limita per la cosiddetta “nuova serie” ad aggiungere una tavola ogni tanto, svogliato, per la prosecuzione della saga, autorizza manga collegati (e interessanti) come il Los Canvas e (meno interessanti, ma il mio è un giudizio soggettivo) come L'episode g. Bandai in passato ha creato ad hoc saghe inedite (come quella di Asgard che amo alla follia ma solo in giapponese, mentre mi causa sbocco in Italiano dove tutto è untraenfatizzato senza un perché), film con trama autonoma alcuni dei quali pure bellissimi da vedere, mentre oggi si prodiga a mettere in animazione le parti inedite (come la saga di Ade, arrivata in Italia malissimo e di cui mancano incredibilmente dei dvd), ripropone l'ottimo Canvas (giustamente ignorando l'episode g, ma parlo sempre secondo un mio opinabilissimo giudizio soggettivo), crea derivati di dubbio gusto per battere cassa (come Saint Seiya Omega... e che Dio abbia pietà di loro), produce videogiochi invero bruttini. Chi fa davvero sfaceli con il brand dei santi è negli ultimi 10 anni la Tamashii Nation e i suoi straordinari modellini di plastica e metallo conosciuti come Myth Cloth (vesti mitiche). 

Al di là dell'attrattiva ancora attuale dell'ambientazione, che mischia miti greci con l'inferno dantesco, pesca dal buddismo e dalla religione cristiana e miscela nei miti nordici (sì, sui miti nordici qualcuno non è d'accordo in virtù della querelle “filler”, ma Asgard è per me la parte più fica di tutta la saga, soprattutto se goduta come si deve, cioè con i sottotitoli e le voci in giapponese, che nulla hanno a che spartire con l'adattamento italiano... ma c'è chi pensa pure l'esatto contrario, ama l'adattamento italiano o odia Asgard o una combo delle due cose... nessuno ha torto o ragione e amare un prodotto da prospettive diverse è sempre amarlo). Al di là di un inedito e spiazzante concetto di combattimento a “velocità luce” che si può amare od odiare. Sono i personaggi e le loro scintillanti armature il cuore dell'opera. Armature che come dei giocattoli transformers, mutano dalla loro disposizione a totem, in cui rappresentano il simbolo del loro avatar (l'armatura del Dragone è in versione totem una specie di scultura che rappresenta un drago) per scomporsi e ricomporsi come corazza sul santo (o cavaliere se preferite) che la indossa. Qualcuno è fan dei cinque protagonisti principali della serie, ma in proporzione sono solo una manciata di persone. Il vero fan dei Saint Seiya aka Cavalieri dello Zodiaco odia e disprezza gli insulsi e stereotipati protagonisti della serie, mentre ama alla follia i comprimari. Personaggi che magari appaiono per una o due pagine del manga ma in grado di destare interesse per il loro carisma e/o per la strana foggia della loro armatura. 

Così i personaggi di Asgard sono amati per la loro vincente caratterizzazione grafica anche se le loro armature non hanno troppi fronzoli, mentre i generali degli inferi come Eaco e Minosse si vedranno davvero pochissimo nel manga-anime ma sono amati in virtù di armature gigantesce e ultradettagliate. Con tutti questi imput il collezionismo è esploso fin da subito e a guadagnare proseliti sono stati da subito i personaggi più amati della saga, pur non essendone i protagonisti: i cavalieri d'oro. La tecnologia dell'epoca della prima messa in onda non permetteva, anche per i costi, di creare dei modellini uguali a quelli disegnati, fedeli tanto nella versione totem quanto nella versione armatura, ma si vendette un mare di pezzi, anche solo per avere, nel caso dei cavalieri d'oro, la riproduzione del cavaliere che faceva riferimento al proprio segno zodiacale. Su ebay furoreggiano ancora e si possono trovare anche pregiate produzioni amatoriali fatte in casa.
10 anni fa.Da quando è nata la mia passione per la pizza alla marinara Nasceva 10 anni fa la serie Myth Cloth della Tamashii, in un momento in cui non si parla poi molto dei Cavalieri. Era uscito un film che avrebbe dovuto portare i santi (o cavalieri) a confrontarsi con “il capitolo del cielo”, ma Kurumada dopo il primo film non ha avuto la costanza di creare una storia (cosa che sta faticosamente facendo anche ai giorni nostri). I produttori comunque giocarono la carta del collezionismo. I tempi e la tecnologia sono cambiati dal 1987, così come sono probabilmente cresciuti i fan originali della serie. Per questo si mette in cantiere un progetto ambizioso ma misurato, con mirate singole uscite bimestrali. Se il fan è cresciuto probabilmente può permettersi di spendere qualcosa di più, qui non è questione di guardare ai magri portafogli dei genitori, ma soddisfare orgiasticamente le più latenti fantasie dei fan, pescando dalle loro tasche i soldi necessari per l'acquisto di un prodotto di categoria lusso. Modellini con accessori multipli, collocati all'interno di scrigni che ricordano i contenitori delle armature della serie. Il personaggio differiva da anime a manga? Il modellino presenta componenti multiple per assomigliare all'una o altra fonte.


Il modellino deve essere percepito come oggetto esclusivo e ricercato da una cerchia di attenti acquirenti? Sul bordo della confezione sono ben visibili lettere in greco che vanno tradotte in parole in inglese recanti indovinelli dal tono epico su quale sarà il successivo modellino in vendita, una pubblicità un po' naif ma di sicuro impatto. Qualità che comunque si paga, con gioia, ma si paga. Un tripudio di limited, exclusive, ester eggs. Nella confezione della V3 di Pegasus è presente un modellino dell'armatura di Athena; il modellino di Libra ha tutte le armi in versione estratta e estraibile e presenta anche la testa di Shiryu; Fenrir ha il lupo come extra, Thor è grande quanto 3 cavalieri, Aphodite ha volti intercambiabili a seconda se ha un diverso fiore colorato in bocca, Saga ha nella confezione un altro modellino, oscurato di nero per avere l'aspetto dell'amatura vuota, l'armatura con borchie e mantello di Arles, capelli blu o bianchi, viso demoniaco o meno e pure il trono. Chicche, a centinaia. 

Se un modellino della bandai del 1987 poteva arrivare a costare anche 40-50 mila lire, un Myth Cloth di fascia bassa (tipo i bronzi versione base) può costare 40 euro, di fascia media (oro, argard, marine, spectre minori) sui 60-80, di fascia alta (spectre maggiori, divinità ) 100-120, exclusive distribuite alle sole fiere giapponesi di Tamashii, dal prezzo in genere folle, limited di personaggi stra-minori come i cavalieri d'acciaio, dal prezzo assurdamente folle e giant edition crown come Nettuno di recente dai 250 ai 300 euro. Con modellini che una volta fuori produzione assumono dei prezzi semplicemente fuori scala-logica su ebay. Perché i myth vendono. Vendono un casino. Con il tempo le tecniche si sono pure raffinate e a fronte di modellini sempre più belli e dettagliati sono uscite prima delle appendix, dei pezzi aggiuntivi per migliorare i primissimi modelli usciti e giocoforza meno dettagliati, poi delle vere e proprie riedizioni lusso delle prime uscite, i Myth Cloth EX, ricreate con le tecniche più moderne apprese negli anni tanto per le armature (che ora permettono alle articolazioni di riprodurre oltre che a totem e corazza anche l'esatta postura dei colpi) che per le sculture dei volti (spesso intercambiabili a seconda delle espressioni dei personaggi e della mimica dei colpi). Se nella prima edizione dei Myth i cavalieri d'oro avevano mantelli di stoffa rigidi come carta igienica, ora ci sono mantelli di plastica snodabili. Se i primi volti dei cavalieri erano interessanti ma plasticosi, ora sono un tripudio scultoreo di dettagli tra espressioni facciali e capelli mossi al vento o incastonati armonicamente nell'elmo.
E così oggi, mentre siamo intorno alla nona uscita delle versioni ex degli amati cavalieri d'oro, mentre aspettiamo modellini di personaggi misconosciuti come Papillon (e io attendo pure Caronte, chissà mai..) e sogniamo uno o due modellini visti nel canvas (che ha avuto nella linea myth un paio di uscite, peraltro con i volti dei personaggi modellati come l'impostazione grafica del canvas, ma con faettures che li fanno assomigliare a membri effettivi della vecchia linea grafica), mentre festeggiamo i 10 anni dei myth, possiamo finalmente vedere il modellino più atteso, quello a lungo rimandato perché difficile da rendere al meglio, perché non si poteva assolutamente cannare. Benvenuta Athena. Speriamo che per febbraio o marzo 2014 tu arrivi anche dalle nostre parti.
N.B. Per tutti quei pazzi scriteriati che un modellino così se lo vogliono portare a casa, magari da piazzare sul frigo: i myth sono stati per breve periodo distribuiti da Giochi Preziosi. Oggi sono distribuiti da Cosmic Group, che li fa uscire da noi con due-tre mesi rispetto all'uscita giapponese ma con un prezzo sensibilmente inferiore. Se non potete aspettare guardate a e-bay o a grossi distributori jappo considerate i prezzi doganali, che possono essere una discreta fucilata unita al patema di spedizioni smezzate, ritardi, yen. I Myth, sia Cosmic che import sono comunque rintracciabili presso le fumetterie specializzate, previa prenotazione, alle varie fiere del fumetto oppure On-line, dove si trovano dei rivenditori italiani che praticano ottimi prezzi. C'è sempre chi ci lucra un botto però, guardate i prezzi che pratica HLJ (Hobby Link Japan... dove c'è il prezzo in yen ma anche in euro) e fatevi due calcoli se conviene o meno (anche in relazione alle spese di spedizione). Io mi trovo bene qui ad ogni modo, http://www.animetoys.it/web/ ma non è male neanche qui http://www.toyshunter.it/store/saint-seiya-c-2.html Sempre ricordandovi che dallo stipendio dovete comunque lasciare intatti i soldini per le tasse, la benzina, la spesa, i figli, la moglie, le vacanze, i dvd-blu ray, i libri, il cinema, i videogame, le creme solari, la spiaggia, le birre la sera con gli amici, la pizza, la salamella fuori dallo stadio prima di Springsteen, il biglietto per vedere appunto allo stadio Springsteen, il noleggio dei pedalò.e naturalmente dovrete prima o poi recuperare su e-bay questi:


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