
Nel 2013 esce Frozen, uno dei cartoni
animati Disney di maggiore successo della storia del cinema e nello stesso anno
non poteva che uscire anche “un Frozen”, con protagonista Nicolas Cage: nello
specifico un Frozen Ground. Entrambi sono film ambientati in luoghi molto
freddi, anche se il cartone è ambientato ad Arendelle in Scandinavia, mente il
film con Cage è ambientato ad Anchorage, in Alaska. Entrambi vendono come
protagonista una principessa Disney dal presente tormentato: da un lato la
giovane e biondissima principessa Elsa, che è costretta a vivere troppo
distaccata dagli altri, e dall’altro la giovane mora Cindy, interpretata dalla
principessa del Disney Channel Vanessa Hudges (famosa per la serie High school
musical), costretta a vivere “troppo ravvicinata agli altri” come animatrice di
locali notturni. Entrambi i film vedono nel ruolo di cattivo “uomini che odiano
le donne”(cit.), che sia un principe arraffone e poco azzurro o un mite uomo
qualunque con il volto di John Cusack e il complesso del giustiziere. Entrambi
hanno un eroe positivo che salverà la situazione per lo più aggirandosi in
posti pieni di neve in cerca di caldi abbracci: da un lato il pupazzo di neve
Olaf, dall’altro un detective empatico con il volto Nicolas Cage. Viste le
molte e indiscutibili similitudini tra le due pellicole del 2013, per evitare
la possibilità che le piccole spettatrici del cartoon Disney entrassero per
sbaglio a vedere un thriller su un cacciatore di prostitute, in Italia Frozen
Ground è stato tradotto come Il cacciatore di donne, ma questo non ha
impedito a molti padri scapestrati di ordinare online in dvd un altro “Frozen
sbagliato”: ossia l’horror Frozen, del 2010. Film che in Italia
avrebbero benissimo potuto tradurre come “La seggiovia della morte”, essendo di
fatto “l’Open water delle seggiovie” (un ottimo Open water delle seggiovie, se
me lo chiedete, con gustosissime scene da commedia nerissima), ma che nessuno
si è azzardato a rinominare così per non finire inimicato con la potente lobby
degli impianti di risalita del nord Italia. C’è quindi un po’ di Frozen per
tutti nel mondo del cinema e fa piacere evocare una “pellicola Frozen”, specie
nelle calde giornate di un’estate resa rovente della più recente apocalisse
climatica in corso.

Frozen Ground è scritto e diretto con “freschezza
artica” dal Neozelandese Scott Walker, che ci immaginiamo correre gioioso tra le
montagne neozelandesi con uno slittino, inseguito dagli orchi locali, nelle
zone dove hanno girato Lo Hobbit. Il film ha nell’ambientazione e fotografia
tutto il fascino e freschezza dei gialli svedesi, da Stieg Larsson a Camilla
Lackberg, quelli che fin dalla copertina ti fanno venir voglia di indossare il
maglione pesante prima di iniziare la lettura, anche se fanno 40 gradi
all’ombra. Ho un amico che compra i gialli svedesi e li usa come ghiaccio
sintetico nelle borse frigo. Potrà anche questo film di Cage, Cusack e Hudgens
essere usato come ghiaccio di emergenza, nel caso ci venisse un bernoccolo in
biblioteca? L’ultima volta che abbiamo visto insieme Cage e Cusack è
stato nell’assolatissima Las Vegas di Con Air. Era il 1997, Cage era
palestrato, sudato e in canotta stile action hero “post-bruce-willisiano”,
Cusack era un poliziotto tranquillo, magrolino ed ecologicamente schierato, che
indossava i sandali con i calzini. Mi piace ricordare come nel giro di pochi
anni sia Cusack (nel 1999 con Essere John Malkovich) che Cage (nel 2002 con
Adaptation) abbiano recitato in film scritti dal grande, originalissimo ma poco
prolifico Charlie Kaufman, entrambi per la regia di Spike Jonze. Jonze
che nel 1999 sposò Sofia Coppola e quindi in qualche modo entrò nella grande
famiglia di Cage, per chi ama i “trivia” sul nostro attore preferito. Un
anno prima di Frozen Ground, nel 2012, Cage non era più palestrato e sudato
come nel '97, si era quasi completamente riposato, aveva girato Stolen
guarda caso con il regista di Con Air Simon West e in qualche modo si
preparava, più cicciottello del solito, a fare questa rimpatriata pure con
Cusack, cui è seguita a breve giro anche una delle sue pellicole migliori
sempre, Joe, per la regia di David Gordon Green, “super amico” di James Franco. Decisamente un bel momento della sua carriera, in cui Frozen Ground è al
centro. Nel 2012 tra le altre cose John Cusack aveva impersonato da
protagonista Edgar Alan Poe in The raven: non aveva più i sandali con i calzini
e aveva tanta voglia di uno di quei ruoli dark in cui è bravissimo ma che gli
offrono super-centellinati, stile Identità di Paxton. Nel 2014 sarebbe stato diretto
da Cronenberg in Maps to the stars. Vanessa Hudges come tutte le principesse
che prima o poi lasciano il Disney Channel perché “cresciute” aveva invece avuto
una recente svolta sexy. Prima interpretando nel 2011 l’incompreso ma
affascinante Sucker Punch di Snyder, dove il suo personaggio si chiama Blondie,
è la super sexy cosplayer di una aviatrice e guida un robot contro un esercito
di zombie. Poi nel 2012 girando Spring Breakers, dove il suo personaggio
si chiamava Candy, era sempre in bikini e insieme a James Franco. Sempre nel
2013, dopo Frozen Ground, in cui è appunto la prostituta Cindy, la Hudges
sarebbe stata in Machete Kills, dove il suo personaggio, la Bad girl Desdemona,
sarebbe stata ovviamente una femme fatale super sexy e armata di reggiseno-mitragliatrice
come una moderna Aphrodite Ace, per gasare tutti i nerd e fan di Robert
Rodriguez. In Machete Kills a impersonare Machete c’era ovviamente Danny Trejo,
coprotagonista di Cage sempre in Con Air. In un ruolo piccolo ma gustoso di
“cattivo sfigato alla Coen”, ossia tipo Buscemi in Fargo o Dillon in Non
è un paese per vecchi, compare in Frozen Ground pure 50 Cents. Nello stesso
anno il rapper avrebbe partecipato ad Escape Plan con Stallone e
Schwarzenegger, rimanendo poi comprimario fisso in in tutta la “trilogia”. Nel
2014 farà pure lui un film con Danny Trejo, Vengeance. Insomma, questo Frozen
Ground ha un po’ portato bene a tutti, tranne che a Scott Walker, che dopo
Frozen Ground ha scritto e diretto poco, anche se il database lo segnala sempre
attivo nella produzione di più film. Quasi scomparso, come accade spesso nei
gialli scandinavi che possiamo usare come borse del ghiaccio.

Ma torniamo a
“questo” giallo scandinavo ma girato in Alaska da un neozelandese, tra boschi
ghiacciati e uomini che odiano le donne. Il film si apre con la Hudges che è
una prostituta scampata miracolosamente a un cliente matto che deve essere
ancora identificato, uno che ha iniziato un gioco con le manette e poi aveva
voglia di squartarla. La polizia di Anchorage chiude il caso dopo tre minuti
con un pleonastico: “Se l'è cercata, se fosse rimasta a fare le parti di
brava ragazza al Disney Channel senza finire negli incubi nerd di Snyder e
Rodriguez, forse ora sarebbe in roba come How I meet Your Mother e non in un
film in cui fa la prostituta e finisce nelle mani dei pazzi”. Ma c’è qualcuno
che la pensa diversamente: un detective di provincia con la barbetta (l’attore
è Ryan O’Nan, visto nel telefilm tratto da Fargo dei Coen), personaggio
chiave che vedremo in altre due scene da tre minuti in tutto, che fa i
collegamenti con altri casi e inizia a pensare che sia opera di un serial
killer. Questa interpretazione dei fatti solletica l’attenzione di un altro
poliziotto, interpretato da Cage, che da un’altra parte dell’Alaska troverà
allo stesso modo colleghi che la pensano in modo diverso e dicono: “Ma non hai
visto come è finita Britney Spears? E Linsley Lohan? E Miley Cyrus? E Bella
Thorne? Queste star della tv dei ragazzini fanno tutte la svolta sexy e poi non
sai mai che razza di fan si portano dietro!! Una aggressione può capitare!!!”.
Insomma, questo è un film sulla necessità di superare l’ipocrisia che una
ragazza carina “se l'è cercata”. Ipocrisia che si eleva al quadrato quando
emerge che il principale imputato (che però la pellicola ci mostra subito come
colpevole, come nel telefilm Colombo) è ritenuto un “bravo e morigerato padre di
famiglia per bene”, interpretato da John Cusack. Un uomo che è per antonomasia
il bravo e morigerato padre di famiglia per bene, anche se ogni tanto ha questa
“bizzarria” che ama sparire con il suo aereoplanino personale in un luogo
loschissimo tra i boschi, per interi week end, armato di fucile, tornando a
casa quasi sempre a mani vuote, con una sacca nera grande come un cadavere che
ogni volta si dimentica tra i boschi senza riportarla indietro. Certo come si
può pensare che John Cusack, al posto di essere un cacciatore-pippa e uno
smemorato che si perde le cose che sembrano cadaveri nei boschi, sia in realtà
un pericoloso assassino? Può davvero un uomo così per bene aver fatto dei sogni
perversi su una star del Disney Chanel? Per “crederci” serve un detective
/ antieroe come quello di Cage. Un uomo così rassicurante, compassato, buono, paffuto e puro che quando si porta a casa la Hudges per difenderla
dall’assassino “ci crede davvero”. Anche se la moglie gli tuona contro: “Ma
bravo!! Sei passato dai concerti di Hanna Montana a portarti direttamente a
casa una star del Disney Chanel!!!?? Non potevi metterla in una casa sorvegliata,
la volevi sul divano, mezza nuda a cantare con te in duetto le canzoni di High
School Musical!!!??? Ma quando sei bravo!!”. Ma Cage tira avanti, in questo
mondo ingiusto e pieno di brutti preconcetti sulla carriera adulta delle baby
star. Con Macaulay Culkin e Daniel Redcliffe che dall’alto di pellicole super
cult come Tusk di Kevin Smith e Swiss Army Man di Kwan e Scheinert, realizzate
quando non erano più dei ragazzetti batuffolosi, testimoniano a lui
benevolmente che le baby star possono ancora fare cose fichissime da adulte.
Come appunto farà da lì a pochissimo anche la Hudges, indossando quel
fantastico reggiseno a mitragliatrice in stile “nagaiano” in Machete Kills.

Mentre qualcuno, come il matto interpretato magistralmente da un Cusack che ogni
tanto ama non farsi passare da eterno bravo ragazzo (altra lotta contro gli
stereotipi vinta brillantemente!), non vede l’ora di “impallinare (almeno) sui
social ogni tentativo di queste baby star di poter fare qualcosa nella vita,
dopo la loro ormai terminata epoca dell’ora dell’infanzia. Questo è un po’ il
senso del film, secondo me. C’è poi la questione, al di là delle battute, che il film sia tratto da una storia verissima e sanguinosissima, su uno dei
serial killer più spietati di sempre. Vediamo poco in azione insieme alle sue
vittime, il killer di Cusack. Per lo più le vittime imprigionate le guardiamo
in modo ravvicinato, in scene rese veloci e oscure da una macchina da presa che
in questi frangenti appare frenetica, quasi umorale, quasi documentaristica.
Quando invece le vittime sono esposte al sadico gioco del killer, liberate in
un bosco ghiacciato per essere cacciate come dei cervi, la fotografia si fa
calda, si allarga quasi al formato panoramico, gli alberi e il riflesso
del sole sulla neve riportano quasi ad una dimensione favolistica, diventa
quasi una sadica variazione di Cappuccetto Rosso. Questo contrasto tecnico e
cromatico rende il personaggio di Cusack ancora più minaccioso, imprevedibile,
letale e alieno. È un gioco a due tra vittima e carnefice, intervallato da
scene di indagine che incespicano, inciampano, non riescono mai a trovare una
sintesi. La polizia gli sta dietro e non lo raggiunge mai, la trama si perde in
labirinti burocratici, incomprensioni, bustarelle. Non c’è Clarice Starting che
irrompe a casa di Buffalo Bill, dando inizio a un chiaro confronto tra i buoni
e i cattivi. La sfida è sempre a distanza, la caccia è frequentemente
screditata. Frozen Ground in questo è un thriller duro e realistico, posto in
una cornice davvero cupa, glaciale, notturna e disperata. Non ci sono eroi, se
non la ragazzina interpretata dalla Hudges, l’unica che è riuscita a scappare
ma a cui nessuno crede, perché è ritenuta per la sua professione poco più che
un oggetto. Un oggetto destinato a rompersi per sue precise scelte di vita.
Questo cinismo diffuso, quasi come un morbo, in troppi personaggi sulla
scena, fa paura quasi quando il killer di Cusack ed è forse l’aspetto più
interessante della pellicola. È questo che rende Frozen Ground un thriller
glaciale che si potrebbe appoggiare alla testa come una busta del ghiaccio,
quando abbiamo un bernoccolo. Con il dvd funziona, ma può essere che si riesca
ad avere la stessa sensazione di freddo appoggiando la testa al televisore,
guardando la pellicola in streaming. Quindi se fa caldo e volete un po’ di
brividi, ecco il film pieno di neve e omicidi che può fare al caso vostro.
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