giovedì 22 settembre 2022

Il cacciatore di donne (Frozen ground): la nostra recensione di un thriller fresco fresco con Nicolas Cage, John Cusack e Vanessa Hudgens

Nel 2013 esce Frozen, uno dei cartoni animati Disney di maggiore successo della storia del cinema e nello stesso anno non poteva che uscire anche “un Frozen”, con protagonista Nicolas Cage: nello specifico un Frozen Ground. Entrambi sono film ambientati in luoghi molto freddi, anche se il cartone è ambientato ad Arendelle in Scandinavia, mente il film con Cage è ambientato ad Anchorage, in Alaska. Entrambi vendono come protagonista una principessa Disney dal presente tormentato: da un lato la giovane e biondissima principessa Elsa, che è costretta a vivere troppo distaccata dagli altri, e dall’altro la giovane mora Cindy, interpretata dalla principessa del Disney Channel Vanessa Hudges (famosa per la serie High school musical), costretta a vivere “troppo ravvicinata agli altri” come animatrice di locali notturni. Entrambi i film vedono nel ruolo di cattivo “uomini che odiano le donne”(cit.), che sia un principe arraffone e poco azzurro o un mite uomo qualunque con il volto di John Cusack e il complesso del giustiziere. Entrambi hanno un eroe positivo che salverà la situazione per lo più aggirandosi in posti pieni di neve in cerca di caldi abbracci: da un lato il pupazzo di neve Olaf, dall’altro un detective empatico con il volto Nicolas Cage. Viste le molte e indiscutibili similitudini tra le due pellicole del 2013, per evitare la possibilità che le piccole spettatrici del cartoon Disney entrassero per sbaglio a vedere un thriller su un cacciatore di prostitute, in Italia Frozen Ground è stato tradotto come Il cacciatore di donne, ma questo non ha impedito a molti padri scapestrati di ordinare online in dvd un altro “Frozen sbagliato”: ossia l’horror Frozen, del 2010. Film che in Italia avrebbero benissimo potuto tradurre come “La seggiovia della morte”, essendo di fatto “l’Open water delle seggiovie” (un ottimo Open water delle seggiovie, se me lo chiedete, con gustosissime scene da commedia nerissima), ma che nessuno si è azzardato a rinominare così per non finire inimicato con la potente lobby degli impianti di risalita del nord Italia. C’è quindi un po’ di Frozen per tutti nel mondo del cinema e fa piacere evocare una “pellicola Frozen”, specie nelle calde giornate di un’estate resa rovente della più recente apocalisse climatica in corso. 


Frozen Ground è scritto e diretto con “freschezza artica” dal Neozelandese Scott Walker, che ci immaginiamo correre gioioso tra le montagne neozelandesi con uno slittino, inseguito dagli orchi locali, nelle zone dove hanno girato Lo Hobbit. Il film ha nell’ambientazione e fotografia tutto il fascino e freschezza dei gialli svedesi, da Stieg Larsson a Camilla Lackberg, quelli che fin dalla copertina ti fanno venir voglia di indossare il maglione pesante prima di iniziare la lettura, anche se fanno 40 gradi all’ombra. Ho un amico che compra i gialli svedesi e li usa come ghiaccio sintetico nelle borse frigo. Potrà anche questo film di Cage, Cusack e Hudgens essere usato come ghiaccio di emergenza, nel caso ci venisse un bernoccolo in biblioteca?  L’ultima volta che abbiamo visto insieme Cage e Cusack è stato nell’assolatissima Las Vegas di Con Air. Era il 1997, Cage era palestrato, sudato e in canotta stile action hero “post-bruce-willisiano”, Cusack era un poliziotto tranquillo, magrolino ed ecologicamente schierato, che indossava i sandali con i calzini. Mi piace ricordare come nel giro di pochi anni sia Cusack (nel 1999 con Essere John Malkovich) che Cage (nel 2002 con Adaptation) abbiano recitato in film scritti dal grande, originalissimo ma poco prolifico Charlie Kaufman, entrambi per la regia di Spike Jonze. Jonze che nel 1999 sposò Sofia Coppola e quindi in qualche modo entrò nella grande famiglia di Cage, per chi ama i “trivia” sul nostro attore preferito. Un  anno prima di Frozen Ground, nel 2012, Cage non era più palestrato e sudato come nel '97, si era quasi completamente riposato, aveva girato Stolen guarda caso con il regista di Con Air Simon West e in qualche modo si preparava, più cicciottello del solito, a fare questa rimpatriata pure con Cusack, cui è seguita a breve giro anche una delle sue pellicole migliori sempre, Joe, per la regia di David Gordon Green, “super amico” di James Franco. Decisamente un bel momento della sua carriera, in cui Frozen Ground è al centro. Nel 2012 tra le altre cose John Cusack aveva impersonato da protagonista Edgar Alan Poe in The raven: non aveva più i sandali con i calzini e aveva tanta voglia di uno di quei ruoli dark in cui è bravissimo ma che gli offrono super-centellinati, stile Identità di Paxton. Nel 2014 sarebbe stato diretto da Cronenberg in Maps to the stars. Vanessa Hudges come tutte le principesse che prima o poi lasciano il Disney Channel perché “cresciute” aveva invece avuto una recente svolta sexy. Prima interpretando nel 2011 l’incompreso ma affascinante Sucker Punch di Snyder, dove il suo personaggio si chiama Blondie, è la super sexy cosplayer di una aviatrice e guida un robot contro un esercito di zombie. Poi nel  2012 girando Spring Breakers, dove il suo personaggio si chiamava Candy, era sempre in bikini e insieme a James Franco. Sempre nel 2013, dopo Frozen Ground, in cui è appunto la prostituta Cindy, la Hudges sarebbe stata in Machete Kills, dove il suo personaggio, la Bad girl Desdemona, sarebbe stata ovviamente una femme fatale super sexy e armata di reggiseno-mitragliatrice come una moderna Aphrodite Ace, per gasare tutti i nerd e fan di Robert Rodriguez. In Machete Kills a impersonare Machete c’era ovviamente Danny Trejo, coprotagonista di Cage sempre in Con Air. In un ruolo piccolo ma gustoso di “cattivo sfigato alla Coen”, ossia  tipo Buscemi in Fargo o Dillon in Non è un paese per vecchi, compare in Frozen Ground pure 50 Cents. Nello stesso anno il rapper avrebbe partecipato ad Escape Plan con Stallone e Schwarzenegger, rimanendo poi comprimario fisso in in tutta la “trilogia”. Nel 2014 farà pure lui un film con Danny Trejo, Vengeance. Insomma, questo Frozen Ground ha un po’ portato bene a tutti, tranne che a Scott Walker, che dopo Frozen Ground ha scritto e diretto poco, anche se il database lo segnala sempre attivo nella produzione di più film. Quasi scomparso, come accade spesso nei gialli scandinavi che possiamo usare come borse del ghiaccio. 


Ma torniamo a “questo” giallo scandinavo ma girato in Alaska da un neozelandese, tra boschi ghiacciati e uomini che odiano le donne. Il film si apre con la Hudges che è una prostituta scampata miracolosamente a un cliente matto che deve essere ancora identificato, uno che ha iniziato un gioco con le manette e poi aveva voglia di squartarla. La polizia di Anchorage chiude il caso dopo tre minuti con un pleonastico:  “Se l'è cercata, se fosse rimasta a fare le parti di brava ragazza al Disney Channel senza finire negli incubi nerd di Snyder e Rodriguez, forse ora sarebbe in roba come How I meet Your Mother e non in un film in cui fa la prostituta e finisce nelle mani dei pazzi”. Ma c’è qualcuno che la pensa diversamente: un detective di provincia con la barbetta (l’attore è Ryan O’Nan, visto nel telefilm tratto da Fargo dei Coen), personaggio chiave che vedremo in altre due scene da tre minuti in tutto, che fa i collegamenti con altri casi e inizia a pensare che sia opera di un serial killer. Questa interpretazione dei fatti solletica l’attenzione di un altro poliziotto, interpretato da Cage, che da un’altra parte dell’Alaska troverà allo stesso modo colleghi che la pensano in modo diverso e dicono: “Ma non hai visto come è finita Britney Spears? E Linsley Lohan? E Miley Cyrus? E Bella Thorne? Queste star della tv dei ragazzini fanno tutte la svolta sexy e poi non sai mai che razza di fan si portano dietro!! Una aggressione può capitare!!!”. Insomma, questo è un film sulla necessità di superare l’ipocrisia che una ragazza carina “se l'è cercata”. Ipocrisia che si eleva al quadrato quando emerge che il principale imputato (che però la pellicola ci mostra subito come colpevole, come nel telefilm Colombo) è ritenuto un “bravo e morigerato padre di famiglia per bene”, interpretato da John Cusack. Un uomo che è per antonomasia il bravo e morigerato padre di famiglia per bene, anche se ogni tanto ha questa “bizzarria” che ama sparire con il suo aereoplanino personale in un luogo loschissimo tra i boschi, per interi week end, armato di fucile, tornando a casa quasi sempre a mani vuote, con una sacca nera grande come un cadavere che ogni volta si dimentica tra i boschi senza riportarla indietro. Certo come si può pensare che John Cusack, al posto di essere un cacciatore-pippa e uno smemorato che si perde le cose che sembrano cadaveri nei boschi, sia in realtà un pericoloso assassino? Può davvero un uomo così per bene aver fatto dei sogni perversi su una star del Disney Chanel?  Per “crederci” serve un detective / antieroe come quello di Cage. Un uomo così rassicurante, compassato, buono, paffuto e puro che quando si porta a casa la Hudges per difenderla dall’assassino “ci crede davvero”. Anche se la moglie gli tuona contro: “Ma bravo!! Sei passato dai concerti di Hanna Montana a portarti direttamente a casa una star del Disney Chanel!!!?? Non potevi metterla in una casa sorvegliata, la volevi sul divano, mezza nuda a cantare con te in duetto le canzoni di High School Musical!!!??? Ma quando sei bravo!!”. Ma Cage tira avanti, in questo mondo ingiusto e pieno di brutti preconcetti sulla carriera adulta delle baby star. Con Macaulay Culkin e Daniel Redcliffe che dall’alto di pellicole super cult come Tusk di Kevin Smith e Swiss Army Man di Kwan e Scheinert, realizzate quando non erano più dei ragazzetti batuffolosi, testimoniano a lui benevolmente che le baby star possono ancora fare cose fichissime da adulte. Come appunto farà da lì a pochissimo anche la Hudges, indossando quel fantastico reggiseno a mitragliatrice in stile “nagaiano” in Machete Kills



Mentre qualcuno, come il matto interpretato magistralmente da un Cusack che ogni tanto ama non farsi passare da eterno bravo ragazzo (altra lotta contro gli stereotipi vinta brillantemente!), non vede l’ora di “impallinare (almeno) sui social ogni tentativo di queste baby star di poter fare qualcosa nella vita, dopo la loro ormai terminata epoca dell’ora dell’infanzia. Questo è un po’ il senso del film, secondo me. C’è poi la questione, al di là delle battute, che il film sia tratto da una storia verissima e sanguinosissima, su uno dei serial killer più spietati di sempre. Vediamo poco in azione insieme alle sue vittime, il killer di Cusack. Per lo più le vittime imprigionate le guardiamo in modo ravvicinato, in scene rese veloci e oscure da una macchina da presa che in questi frangenti appare frenetica, quasi umorale, quasi documentaristica. Quando invece le vittime sono esposte al sadico gioco del killer, liberate in un bosco ghiacciato per essere cacciate come dei cervi, la fotografia si fa calda, si allarga quasi al formato panoramico, gli alberi e il riflesso del sole sulla neve riportano quasi ad una dimensione favolistica, diventa quasi una sadica variazione di Cappuccetto Rosso. Questo contrasto tecnico e cromatico rende il personaggio di Cusack ancora più minaccioso, imprevedibile, letale e alieno. È un gioco a due tra vittima e carnefice, intervallato da scene di indagine che incespicano, inciampano, non riescono mai a trovare una sintesi. La polizia gli sta dietro e non lo raggiunge mai, la trama si perde in labirinti burocratici, incomprensioni, bustarelle. Non c’è Clarice Starting che irrompe a casa di Buffalo Bill, dando inizio a un chiaro confronto tra i buoni e i cattivi. La sfida è sempre a distanza, la caccia è frequentemente screditata. Frozen Ground in questo è un thriller duro e realistico, posto in una cornice davvero cupa, glaciale, notturna e disperata. Non ci sono eroi, se non la ragazzina interpretata dalla Hudges, l’unica che è riuscita a scappare ma a cui nessuno crede, perché è ritenuta per la sua professione poco più che un oggetto. Un oggetto destinato a rompersi per sue precise scelte di vita. Questo cinismo diffuso, quasi come un morbo, in troppi  personaggi sulla scena, fa paura quasi quando il killer di Cusack ed è forse l’aspetto più interessante della pellicola. È questo che rende Frozen Ground un thriller glaciale che si potrebbe appoggiare alla testa come una busta del ghiaccio, quando abbiamo un bernoccolo. Con il dvd funziona, ma può essere che si riesca ad avere la stessa sensazione di freddo appoggiando la testa al televisore, guardando la pellicola in streaming. Quindi se fa caldo e volete un po’ di brividi, ecco il film pieno di neve e omicidi che può fare al caso vostro. 

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