Premessa:
C'è una strega verde che terrorizza e ridacchia sulle sorti degli abitanti di
una cittadina pacifica e colorata, mentre i suoi mostri / minions seminano il
terrore nelle strade distruggendo ogni cosa.
Ma i
giovani di Oz... cioè ... di Angel Grove (che sembra un po' la Southport
di So cosa hai fatto) non sono da soli, un essere potente e misterioso,
Zordon, è disposto a guidare i più volenterosi conferendogli dei sorprendenti
poteri..
Grazie a
Zordon, i giovani sono così sostituiti sullo schermo da comparse nipponiche dal
corpo e dal volto coperto da tutine colorate, che grazie alla loro esperienza
nelle arti marziali possono fare dei combattimenti assurdi contro i mostri
della strega.
Fino a
che un mostro diventa più grosso degli altri e i nostri eroi devono chiamare in
loro aiuto dei veicoli giocattolosi destinati a unirsi in un robot componibile
altrettanto giocattoloso...
Ora:
avete avuto una eccitazione quasi sessuale nel vedere il robottone qui sopra?
Avete provato una ingiustificata e curiosa attrazione per questo coso assurdo,
che è palesemente finto tanto quanto palesemente "figo"? Vi siete
esaltati senza pensare ai poveri mimi giapponesi che sotto chili di plastica
stanno cercando di rendere plausibile un combattimento che sarebbe stato più
fluido se combattuto tra due frigoriferi? Se la risposta a queste domande è
sempre "Sì", allora la Fiamma di Megalopoli è con voi e siete fan,
o lo sarete, di una delle serie TV per ragazzi più longeva di sempre. Ma se i
mostri di cartone, i trucchi di gomma piuma, gli esperti di arti marziali, le
streghe verdi e il paesino felice da salvare non vi piacessero, come si potrebbe
farvi cambiare idea?
Negli
anni novanta bastava aggiungere alla formula la relazione tra la pink e il
green ranger e le ragazzine, per un Twilight effetti ante litteram, andavano in
fissa per lo show
Ma i
giovani d'oggi come possono essere attirati dai Power Rangers? La "roba
colorata" che si mena come in un film di Bud Spencer tira ancora?
Sinossi
veloce veloce: Ad Angel Grove fa ancora riderissimo la gag di rapire e mungere
una mucca senza sapere che in realtà è un Toro, e così il nostro eroe Jason
(Dacre Montgomery) finisce nella classica storiaccia alla Maial
college. Furto, inseguimento, arresto e pure un gps al piede per non violare
i domiciliari. Corsi di recupero obbligatori e carriera da divetto del football
finita, Jason va a conoscere gli amici della detention room e subito il primo
giorno diventa l'idolo delle folle detronizzando il bulletto locale e salvando
lo scombinato Billy (Rj Cyler). Billy gli è riconoscente ed è abbastanza
geniale da poter manomettere il gps giudiziale di Jason, ma vuole che in cambio
il ragazzo vada con lui alla miniera, a scavare in una zona che secondo le
indicazioni del suo defunto padre potrebbe essere molto ricca. Per un motivo o
per l'altro la zona della miniera è bazzicata da altri ragazzi di Angel Grove.
La bad-girl Kimberly (Naomi Scott) va lì a tuffarsi nel piccolo laghetto con
cascata, la outsider Trini (Becky G) pratica lo Yoga sulla montagnola più alta
e il bulletto Zack (Ludi Lin) se ne sta rannicchiato tra il verde per non
pensare ai casini che ha a casa. Cinque ragazzi sfigati di una cittadina di
provincia sfigata, cinque loosers, cinque Goonies. Poi Billy tira fuori gli
esplosivi e il boato richiama tutti i ragazzi verso lo scavo. Si scoprono dei
medaglioni colorati luccicanti e ognuno ne prende uno, acquisendo così una
sorta di superpotere. Forse i ragazzi erano destinati a qualcosa di più
grande del paesino di provincia. Qualcosa si è risvegliato insieme a quella
esplosione. È una strega "ringhiana", Rita Repulsa (Elizabeth
Banks), che vaga in giro per Angel Grove semi - nuda. Si nutre di oro, e ogni
grammo che ingurgita la fa tornare più giovane e forte. Ha il potere di far
fuoriuscire dal terreno delle creature di roccia. Ha già ucciso e non si
fermerà. Nel cuore della montagna si è risvegliata però anche una forza
positiva, Zordon (Bryan Cranston), che ora attrae i cinque ragazzi presso di
sè, per farne i difensori dell'umanità. I Rangers.
- Un
teen action leggero leggero: Daniel Israelite confeziona un prodotto
decisamente godibile. Un film che risulta molto buono nella prima parte, un po'
lento nella seconda, ma decisamente gustoso nella mezz'ora finale. Forse un film
troppo lungo nel complesso, ma decisamente simpatico. Gli effetti speciali
stanno un più dalle parti di Twilight che in zona Godzilla o Pacific Rim, ma
funzionano per i fan, riportano al meglio l'animo sopra le righe, pupazzoso e
giocattoloso della serie classica. In genere tutto ha un'aria colorata e
simpatica. Merito soprattutto della Banks, che reinventa alla perfezione la
cattiva caricaturale e sopra le righe Rita Repulsa, resa nota da Barbara Goodson,
conferendole un'interessante venatura dark in più, che la potrebbe far
associare alla Incantatrice vista di recente in Suicide Squad. La Banks ama
giocare con questa supercattiva. Prima la vediamo aggirarsi come un mostro
coperto di stracci sbavante oro liquefatto poi, in perfetta silhouette latte
sadomado trangugiare felice dei donuts in una caffetteria mentre i suoi mostri
distruggono palazzi. Sarebbe la perfetta Miss Dronio di un Yattaman americano.
Quello che le manca, purtroppo per questo primo capitolo, è tutta la variegata
corte dei miracoli di sudditi idioti e pupazzosi di cui si circondava nella
serie tv. Avrei amato rivedere i pupazzoni, magari declinati con la stop motion stile Labyrint. Ed è un vero peccato che manchino, speriamo sia una
lacuna che sarà colmata nei prossimi capitoli, se la saga avrà successo (la
Saban punta a farne non 3, non 4 ma sei!!). Il team dei Power Rangers funziona
molto bene come cast, soprattutto nei primi quaranta minuti, dove la pellicola
cita un po' Chronicles. Sono attori giovani, ma di stanno facendo le ossa.
Nella sceneggiatura si avverte lo sforzo di farne qualcosa di più che
semplici macchiette colorate e la sfida riesce. Davvero riusciamo ad
affezionarci un po' a loro. Soprattutto al Billy di RJ Cyler, un attore
molto versatile da tenere sott'occhio. Gli attori ci sono, la storia è semplice
ma ha ritmo, peccato per una parte centrale un po' stanca è un po' inutile, che
mette in scena il classico e logoro topos tira e molla del passaggio all'età
adulta, qui declinato in ottica "se diventare eroi o restare ragazzi qualunque".
Questa fase, intervallata, pesa un po' ma migliora in crescendo, con un bel
cliffhanger dall'animo gustosamente orrorifico che, inaspettato, ho apprezzato.
E poi arrivano i combattimenti con stunt-man giapponesi e i pupazzi giganti
della terza parte della pellicola. Sui primi davvero nulla da dire, lo
spirito è quello giusto, anche se i simpatici mostri di roccia non sono
affascinanti quanto gli sgherri umani in pigiama della serie classica e le
coreografie ne risultano un po' confusionarie. E veniamo agli attesissimi zord, gli esseri robo-animaleschi amati dai grandi e piccini che devono mettersi a
combattere combinati in un robottone contro un mostrone dorato liquidiforme e
gigantesco.
Non è che si vedessero molto gli Zord nella serie. Erano,
storicamente, realizzati con una computer grafica infima e dovevano
apparire il giusto (il meno indispensabile, per vendere il giocattolo) per poi
assemblarsi rapidamente (per vendere il robot-giocattolo), diventando le
braccia e gambe di cartone del povero diavolo che indossava il costume del
robottone, spesso con zero mobilità. Non si capiva da dove arrivassero, che
comandi avessero, come i piloti ci entrassero dentro, quali tracce del loro
passaggio rimanessero sulla perennemente rasa al suolo Angel Grove. Qui un po'
di più si vedono e qualcosa fanno, con il risultato che permanendo di più
su schermo risulta evidente quanto siano sbilanciati. È curioso quanto sia
letale lo pterodattilo, quasi ai livelli di una Getter -Machine cazzuta, e
quanto sia sfigato il T-Rex rosso robotico, da sempre il giocattolo più bello.
E giocattoloni rimangono visivamente anche sul grande schermo, ma va benissimo
così. Il Megazord è molto bello ed elegante, ma pecca un po' di personalità,
stesso difetto che imputo al mostrone dorato Goldar. Goldar è grosso, ma non ha
un centesimo del carisma del Goldar della serie TV, che era una specie di uomo
- leone blu con un'armatura dorata. Nella serie è il classico generale
d'armata circondato da sottoposti incapaci, irascibile con chi gli sta sotto,
perennemente genuflesso nei confronti dei superiori. Una specie di Conte
Blocken di Mazinga Z con tanto di spadone da brandire inutilmente in aria per
sfogarsi di una sconfitta, per poi essere redarguito e umiliato dall'Ashura di
turno. E questi teatrini, al pari di quelli del trio Dronio di Yattaman, erano
spesso più divertenti dei combattimenti stessi. Goldar nel film è solo un
gigante dorato, pur realizzato in una forma simil-liquida molto affascinante da
vedere.
E veniamo al Megazord, il primo Megazord della storia con una mobilità
effettiva e non mimata. Il primo che abbia una logica nella trasformazione (come il fatto di dove vengano allocate le cabine di guida). È interessante che
appena entri in scena si ponga una questione di mobilità coordinata del corpo,
che strizza un po' l'occhio alla seconda storica puntata di Neon Genesis
Evangelion. Una scena che era semplicemente irrealizzabile con i Megazord di
cartone e compensato "classici". Però, ugualmente al pupazzone di
Goldar, il Megazord non colpisce quanto l'originale. Gli manca carisma, gli
manca una "faccia", al di là di una scodella da atleta di scherma.
Non ci sono teste di Mammuth a fare da scudo o code di dinosauro a fungere da
frusta. Mancano le incoerenti alette da pterodattilo per conferirgli una
impossibile aerodinamicità, manca la spada "dove cacchio la avrà tirata
fuori?". C'è troppa coerenza visiva, qui. Sembra uno Jeager di Pacific
Rim, e questo, per un Megazord, non è un complimento.
-
Insomma, ma alla fine, io, cosa volevo? Credo di aver passato anni a
chiedermi cose tipo: "Ma perché non fanno un bel cartone animato di questo
materiale, una roba almeno a livello di Voltron? Perché devo guardare dei tizi
che si muovono male in costumi di cartapesta mentre buttano giù palazzi in
cartapesta? Perché non fanno un telefilm dove i robot sono come quelli di
Aliens -Scontro finale invece di queste poverate per bambini? Ma questi
sono degli alieni malvagi o le comparse di un musical come Cats? Ma perché la
cabina di comando del Megazord pare lo studio televisivo di un quiz tipo La
ruota della fortuna? Come fanno i Power Rangers ad avere identità segrete e
basi segrete se si muovono su veicoli di centinaia di metri di altezza? Nessuno
li ha mai seguiti dopo uno scontro? No, perché basterebbe guardare il tramonto
per scorgere la base dove vanno...". E via dicendo, fesserie di questo
tipo, più o meno motivate. E non capivo. Il magnetismo dei Power Rangers era
proprio in queste assurdità, un autentico "cumulo di assurdità".
Questo film, che come detto è divertente e ha molti meriti, non ha ancora
deciso cosa essere, se serio o rubicondo. E per questo aspetto è per me come il
primo Tartarughe Ninja di Michael Bay. C'è sempre paura ad abbracciare
l'assurdo. Il secondo Tartarughe Ninja ha abbracciato in pieno lo spirito
assurdo anni '80 del cartone animato. A me è piaciuto di brutto per questo
coraggio e per lo stesso motivo ha floppato nel resto del mondo. Perché i tempi
sono cambiati, forse. Questo Power Rangers sta ancora in bilico tra i pupazzoni
e Rim, si sta reinventando ma ha problemi identitari che si riversano sul tono
generale dell'opera. Pur contando su un grosso fandom e forse su più puntate di
Star Trek non si sa come accontentare le nuove generazioni. Certo l'idea di
contaminare con l'horror mi piace. L'idea dei super-problemi declinata alla
Chronicle (e quindi un approccio "Dark" al cine-fumetto) mi piace. E
l'atmosfera generale (soprattutto per la scelta dei ragazzi e il tono del
racconto), l'adolescenza mixata alla fantascienza, ha quel qualcosa che
mi richiama il cinema per ragazzi anni '80, dalle parti di Explorers, Navigator
o The last Starfighter. Quei sogni di mezza estate in cui la provincia più
depressa d'America diventava il trampolino, per le nuove generazioni, verso le stelle.
Cinema che non si fa più, forse perché ai più giovani non piace più (e qui si
aprirebbe parentesi enorme, come ho appena fatto). Poi però non si può
togliere tutto e i giocattoloni colorati zord diventano tanto più fasulli più
la trama va in cerca di realismo. E' una bilancia sbilanciata. Qualcosa in
questo mega frullatone di Israelite (prodotto da Bonaventura) si è Lost in
translation, per dirla come la Coppola, ma gli stimoli ci sono, la trama è
limpida e coerente come oggi è sempre più difficile trovarne, gli attori
simpatici e il tutto diverte. Uscendo di sala però ho visto alti e bassi tra
gli spettatori. Quel non essere più simile a un party con pupazzi colorati ha
in parte deluso i fan. Quel voler cercare di essere più serio e complesso, mantenendo
però i tratti più naïf, non ha fatto cambiare idea a chi non apprezzava di base
i Power Rangers. A me, pur con quanto sopra evidenziato, non è dispiaciuto
affatto e mi sa che in home video mi faccio un altro giro di giostra. In fondo
la pellicola non ambisce ad altro che a farvi divertire e lo fa discretamente
bene e se avete amato anche voi la fiamma di Megalopoli sarete attratti come
falene da questo film.
Talk0
Ciao Gianluca, è la prima volta che visito il tuo blog :-)
RispondiEliminaI Power Rangers hanno fatto parte della mia infanzia e sinceramente non approvo i live action. Perchè? Perchè mi sembra che questi ultimi gettino un'ombra non necessaria su qualcosa che è stato fantastico in passato così com'era. Non so se mi sono riuscita a spiegare...
Ti sei spiegata perfettamente! Per noi i Power Rangers sul grande schermo sono un'occasione per trovare in sala vecchi fan della serie che oggi porta i pargoli al cinema e poi li guarderà con loro spaparanzato sul divano, magari di domenica con un bel bidone di pop-corn fatti in padella.Anzi, direi che chiediamo più pupazzi per i prossimi capitoli! ;)
EliminaAh comunque grazie mille per essere passata di qua!
EliminaSei il benvenuto nel mio blog! Ciao!
Elimina