Il
reboot – parliamo delle prime impressioni, del cast e di Padilha
I bei vecchi
tempi. Detroit. Futuro prossimo. La potente Omni Consumer
Products è un'importante società specializzata in armamenti hi-tech
e ha mire dirette sulla ristrutturazione di Detroit, decaduta
capitale americana che all'ombra di palazzi vertiginosi è per lo più
frequentata da baraccopoli. Di fatto l'Ocp comanda la polizia e
riesce a insabbiare loschi traffici e giochi di potere, trovare un
bel posto lì dentro è assicurarsi il futuro. Così il giovane Bob
Morton (Miguel Ferrer), approfittando di un passo falso del veterano
Dick Jones (Ronny Cox), che fa fiasco proponendo un robot da difesa
piuttosto instabile, cerca di fare la sua personale scalata
proponendo un progetto ambizioso, il primo cyborg. Un essere parte
uomo parte macchina che potrebbe essere più affidabile in territorio
di scontro rispetto ad un semplice ammasso di bulloni. Un soggetto
ibrido capace di non tradire la sua natura umana. E c'è un ottimo
candidato per il trattamento, Alex Murphy. Dichiarato ufficialmente
morto, grazie alla Ocp Murphy rinasce on un corpo di metallo pronto
ad essere il robo-sbirro (robocop) perfetto. Ma dove si ferma l'uomo
e inizia la macchina? Possibile che Murphy ricordi di quando era
umano? Sparatorie, tanto splatter, aggressivi robot armati di fucili
giganteschi. Ma non solo. Ricordi, rimpianti, struggenti voli
pindarici sulla propria umanità perduta. Sangue e lacrime.
Capolavoro.
Quanto è passato
da allora? Una vita intera... era il 1987. E pensare che questo
trailer (come erano le premesse di base dell'intera operazione) è
così sgangherato che “ruba” persino il tema di Terminator 2! Chi
si aspettava che da un fratello “povero” sulla carta e da un
investimento economico piuttosto contenuto che nascesse un così
nutrito seguito di fan e una gloria imperitura? Ma la piccola
pellicola ce l'ha fatta, merito di un grande regista, un grande
interprete, grande colonna sonora, grandi effetti e un'ambientazione
unica.
Robocop è
diventato un autentico brand, un fenomeno di culto che ha attirando
l'attenzione anche di giganti come Frank Miller (favoloso il suo
adattamento a fumetti per i disegni di Ryp... sì, lo stesso di Crossed
– psicopatico...). Videogichi, pupazzi, cartoni animati serie tv,
due seguiti un po' scarsi. Il primo, inimitabile Robocop di Verhoeven
è sempre lì, con la sua scura visiera, tra le migliori pellicole
action di ogni nerd che si rispetti. Robocop è stato anche il
videogioco a convincermi a compare un commodore Amiga in luogo del pc
286, cambiando di fatto la mia vita... ma questa è un'altra storia.
Poteva rimanere
sepolto ancora per molto questo prodotto vincente? Non poteva, e per
tanto alcuni mesi fa hanno fatto la comparsa in rete video virali di
possibili nuovi prodotti Ocp...
C'è un nuovo
frullatore in città.
Febbrili si sono
succedute foto dal set più o meno rubate, disegni di prova,
dichiarazioni più o meno fuffa mentre continuano i lavori in corso
per l'uscita, fissata per la primavera 2014, del reboot di Robocop.
Ogni nuovo scatto
lascia ogni vero fan con gli occhi umidi e l'espressione cupa a
pronunciare tra sé e sé le inequivocabili parole: “Nooo. Ma
perchè??” Da quello che abbiamo visto ora l'armatura di Robocop
appare invero brutterrima, una copia sfigata della brutterrima tuta
da combattimento di Tron Legacy, ma chissà mai, vista in
movimento... Anche le foto che sembrano avvalorare l'idea di fargli
guidare invece che una auto di pattuglia una moto modello kamen
raider alla street hawk pare brutterrima, il parto idiota di un
grafico che deve aver pensato “ha il casco, devo farne un
motociclista”... ma chissà mai, magari su schermo spacca. Magari,
magari, per ora l'intero corredo hi-tech presentato fa cagare a
spruzzo e devono aver evitato di mostrarlo al comicon temendo che
qualche fan li sbranasse vivi. Ma in fondo sono disegni, insomma.
Accantoniamo i disegni, compreso l'orribile re-styling dell' Ed209
modello Transformers con tremila armi che gli escono dal
deretano... che chissà mai... Se il buon giorno si vede dal mattino
però..
Faccio anche le pieghe come Valentino...
Il tizio dentro
l'armatura e gli altri tizi. Indovina chi è lo sceneggiatore che deve
essere frustato a sangue
A vestire il panni del crociato
metallico è Joel Kinnaman (il cui mento assomiglia un po' a Weller,
il che non può che farci piacere). L'ho visto per ora in The Killing,
versione usa di un telefilm nordico. Non mi ha poi impressionato come
attore. L'aspetto vincente del Robocop originale interpretato da
Peter Weller era l'umanità profonda che questo straordinario attore
riusciva a esprimere sebbene praticamente scafandrato da testa a
piedi. Un impegno arduo per di più sostenuto in condizioni
massacranti (si dice che l'armatura di Robocop del primo film pesasse
una follia), un atto di pura fede verso la recitazione che non ha
molti altri eguali nella cinematografia recente, se non il bravissimo
Hugo Weaving di V per Vendetta, che comunque non indossava un'armatura da 40 chili.). Saprà Kinnaman essere all'altezza? Speriamo
bene. A ricoprire ruoli ancora top secret (segreto di Pulcinella) ci
saranno anche Gary Oldman, Samuel L. Jackson e Michael Keaton. Un
ottimo manipolo di attori quindi.
Si notano poi delle stranezze di
trama, la principale riguarda l'agente Lewis. Se nell'originale era
Anna Lewis ed era interpretata dalla dolcissima Nancy Allen, nel
seguito la spalla-amica di Robocop è diventata Jack Lewis, agente di
colore, interpretato da Michael Kenneth Williams (noto
per... per... poco noto). Ora, Anna Lewis era il cuore emotivo
dell'originale Robocop, la persona che era riuscita (l'ex moglie non
ci era riuscita...) a vedere l'uomo sotto il metallo. Era di fatto
l'unica persona che amava Murphy, il personaggio cui si poteva
identificare lo spettatore, il plusvalore della pellicola. Perché stravolgere così il personaggio? C'è da essere idioti! È come
adattare "La Bella e la Bestia" e cambiare la parte di Belle in quella
del cacciatore! Ma chi è lo sceneggiatore di questa porcheria? Allora
della sceneggiatura i numi tutelari sono gli autori originali Miner,
che aveva collaborato a tutti i Robocop e Neumeier, anche lui su
Robocop e Starship Troopers (sempre di Verhoeven). All'adattamento
troviamo Shenek, che ha scritto "Gran Torino" (e poco altro ma ha
comunque scritto Gran Torino); Self, che ha scritto "Era mio Padre", il
baracconesco "The haunting" (che a me comunque è piaciuto, merito di
Liam Neason) e lo sfortunato "Wolfman"; Vanderbilt, che ha scritto
quell'abominio che è il reboot di Spiderman e un sacco di
film-cagata, tra cui “Al calare delle tenebre” (film sulla fata
dentina, con una sceneggiatura terrificante per bruttezza) e Zetumer,
esordiente assoluto con questa prima opera. Allora? Chi ha smerdato
il personaggio di Anna Lewis? Continuerò a indagare per voi...
Ma la vera
chicca arriva dal regista.
Come si può
sostituire Paul Verhoeven, uno dei più grandi mostri sacri del
cinema moderno? Ma naturalmente con un regista le cui palle fumino
altrettanto, il grandissimo Jose “Tropa de elite” Padilha, l'uomo
dietro ai due Tropa de Elite. Sono dei film
semplicemente bellissimi quanto diversissimi, segno di un autore
davvero valido sotto tutti gli aspetti. Ve ne parlo in poche righe,
riproponendomi per il futuro una recensione accurata di ogni
pellicola.
Partiamo con il
dittico sul roccioso Nascimento, non a caso definite le pellicole più
toste di tutti i tempi.
A Rio la malavita
dilaga, la polizia è corrotta, la gente ricca se ne frega e si
riempie di coca. A Rio però c'è il BOPE. Un corpo scelto che non
risponde a nessuno e fa letteralmente guerriglia urbana contro le
peggiori minacce criminali. Fare parte del Bope significa agire con
rapidità, essere pressoccchè insensibili, vivere con la prospettiva
di non vedere un domani, essere spietati quanto il nemico.
Nasciminento è da troppo nel Bope, cerca un suo sostituto-martire. Ci
sono due buoni candidati tra le forze di polizia, ma non sono ancora
pronti. Se amate gli action ma contestualizzati in un mondo
assolutamente reale "Tropa de Elite: gli squadroni della morte" è il
film da non farsi scappare (disponibile anche da noi in dvd e blu
Ray). Tra Gomorra e Full Metal Jacket passando per Traffic, fino a
che punto può arrivare la disumanizzazione di un uomo per renderlo
una efficiente arma anti-crimine? Un film duro come un pugno allo
stomaco, girato in un modo sensazionale, sul modello della Bigelow,
imperdibile
E quindi ora
sapete anche che la canzone che andava di moda un po' di estati fa era
di fatto la colonna sonora di questo film. Ecco invece la seconda
pellicola (anche lei rintracciabile in dvd e blu ray). Nascimiento è
promosso a una scrivania, non ha più a che fare con i gang-lord ma
con i peggiori, i politici collusi e i media, in una lotta che appare
da subito impari. Teso e amaro. Titanico. Credo che in Italia (come
in molti altri paesi) nessuno avrà mai le palle (ma anche il
supporto) di potrare sullo schermo una vicenda del genere. Un altro
enorme successo...
Badando al
curriculum di questo regista possiamo ammirare la sua tenacia nel
raccontare storie scomode, il suo amore nel dirigere gli attori come
la sua assoluta diligenza nel descrivere la meglio spettacolari scene
di combattimento che coinvolgono numerose comparse. Tecnica e cuore.
Non si può quindi che immaginare idealmente che sotto il nuovo
Robocop batta la stessa conflittualità di un Nascimiento, in bilico
tra l'essere un'arma sanguinaria, pur necessaria, e un uomo.
Allora pischelli,
tutti felici della nuova pellicola in uscita?
Devo essere
franco, punto tutto su regista e attori tappandomi occhi e orecchie
per sceneggiatura ed effetti. Ma giocoforza questo non è
Shakespeare, è un giocattolone che si basa su sceneggiatura ed
effetti e tutte le idee di restyling del personaggio appaiono idiote
e scontate, foriere di produrre pupazzetti invero bruttini e
insignificanti. Nubi grigie sul futuro Robocop quindi. Aspetteremo
però il primo trailer e faremo il nostro sporco lavoro da cronisti
per voi fino alla fine. Ok, sono depresso...
Da sempre l'estate
è sinonimo di horror. Quest'anno non ce ne sono molti in sala, ma
offerte interessanti non mancano. Oggi voglio catturare la vostra
attenzione sui cosiddetti cacciatori di fantasmi. Sono i nuovi eroi
dell'intrattenimento horror, prima o poi vi imbatterete in loro tanto
in tv che al cinema. Eccovi un po' di esempi.
Se seguite in
canale Dmax avrete magari avuto occasione di imbattervi in
“Cacciatori di Fantasmi”, serie trasmessa intorno a mezzanotte
comprendente due format di successo. Ghost Adventures e T.A.P.S.
Ghost Adventures
Zack e amici sono
una piccola troupe di investigatori dell'occulto che si fanno chiudere per una notte intera in un luogo stregato. Filmano tutto con
telecamera a infrarossi mobili o piazzate in punti strategici, prima
delle indagini raccolgono testimonianze di apparizioni di fantasmi
dalla gente del posto. Ghost Adventures è un programma divertente
che fa della simpatia e sfacciataggine dei suoi protagonisti il
motore principale. Zack e soci sfottono i fantasmi, li insultano e
stimolano a comparire e magari “picchiarli”. Di solito non appena
si sente in lontananza il rumore di un barattolo che cade per un
colpo d'aria ecco che i nostri ghost busters fanno salti di tre metri
e si scusano con le entità provocate. Le conversazioni con le entità
a volte toccano punte di demenzialità da applauso. Che senso ha se
si vuole interloquire con spiriti dei tempi di Geronimo dire: “Ehi,
se qualcuno è presente e può parlare può venire verso la lucina
rossa di questo microfono”? Tuttavia il giochino funziona e alcune
puntate divertono. A volte tendono a forzare le situazioni, ma
chissene... a volte esagerano troppo e l'interesse per le loro
scorribande cala drasticamente.
T.A.P.S.
Se Zack e amici
sono divertenti nella loro assurdità, i Taps sono di una noia
mortale. Fanno le stesse cose con microfoni, videocamere, interviste
e cameratismo spiccio, ma sono completamente avulsi da qualsiasi
estro e fantasia e trattano il loro lavoro con lo stesso interesse
che dedichiamo alle istruzioni di un frullatore. Si potrebbe
discutere sul fatto che nella realtà, se non movimenti le cose,
nella maggior parte dei casi troverai come segno di fantasmi delle
piccole palline volanti (orbs) e che ci vuole molta fantasia a
ricavare dal rumore di un carrello della spesa con elaborazioni
digitali il suono delle parole “ti ucciderò”. Ma qui stiamo
davvero al minimo sindacale, è una tortura rimanere svegli a seguire
il programma. Inoltre a “fine indagine” i due “capo branco”, per
siglare la buona riuscita dei lavori (e non trovano mai il nulla del
nulla), hanno il vezzo di complimentarsi tra loro scambiandosi pugnetti,
una specie di saluto speciale da superamici. Sfigati.
Se andate sul
canale Class potreste ivece imbattervi in Haunted Collector
Ecco una
trasmissione bella invece. Il team è formato da esperti che fanno
sempre tutte le stesse cose che fanno nelle altre trasmissioni, ma
bene. Il principio investigativo si basa sulla teoria che le entità
sono legate a determinati oggetti di cui erano soliti fare uso in
vita. Spesso per disinfestare un ambiente basta togliere dallo stesso
l'oggetto “posseduto”. Ed è geniale come tutto in questo modo
funzioni. Alla base ci sono sempre ricerche coadiuvate da storici
locali, esperti d'arte come gestori di archivi, gli
“investigatori” non rompono le palle ai fantasmi, ma non sono al
contempo passivi come i Taps, sembra che dopo il loro passaggio le
situazioni si risolvano. Certo, probabilmente è tutta una grande
fiction, come fiction può essere pure l'attività di Ghost
Adventures e Taps. Ma questa almeno è divertente!
Mistero. Italia 1.
Quanto mi mancano Bossari e soci a caccia di fantasmi, fortuna che
c'è il tubo...
Ma i cacciatori di
fantasmi imperversano anche al cinema. Ecco le proposte migliori.
1) L'evocazione –
James Wan (dal 21 agosto)
Se c'è un nuovo
talento nel cinema horror moderno quello è James Wan, regista del
primo Saw – l'enigmista, di Dead Silence e del mitico Insidious.
L'arte di saper spaventare non è da tutti e Wan la possiede. Il film
racconta (o si ispira, l'aspetto non è volutamente chiaro) di uno
dei più terribili casi affrontata dagli esperti dell'occulto più
noti degli anni '70, l'allegra famiglia di occultologi-demonologi
conosciuta come “i Warren”. I nostri proprio come i cacciatori di
fantasmi di dmax entrano in case infestate, raccolgono audio
spettrali e video e cercano di risolvere le cose. Si troveranno in
una casa ultra-infestata da presenze ultracolleriche. Preparatevi a
non dormire mai più. Anche perché produce new line e pare sia
interessata a raccontarci ancora millemila casi dei Warren.
2) Insidious e
Insidious 2 (il primo si trova in home video, il secondo è di
prossima uscita)
Visto che l'ho
citato, non potevo esimermi dal parlarvi anche di Insidious. Esistono
dei soggetti fortunati-sfortunati che si chiamano camminatori
astrali. Persone che inconsciamente possono distaccarsi dal loro
corpo terreno e viaggiare per altre dimensioni. Il problema è che i
corpi terreni “incustoditi” fanno gola ad entità in transito quali
spiriti e, a volte, demoni. Un bambino è un viaggiatore astrale, se
starà troppo lontano dal suo corpo materiale questo sarà
impossessato da un'entità. Entità che annusando la situazione, si
stanno assiepando numerose nella casa del viaggiatore. Qualcuno deve
riuscire a salvarlo e pertanto ecco arrivare i classici esperti
dell'occulto con microfonini, macchinette e porcherie varie. Tuttavia
con loro c'è una medium, una medium potente che forse potrà
risolvere la situazione. ma non sarà facile. Pellicola bellissima,
originale e splendidamente recitata. Come per l'evocazione anche qui
i ghost busters assurgono a novelli esorcisti ed anche qui la
pellicola è dotata della giusta ed indispensabile dose di realismo
tipica dei prodotti che fanno davvero paura. Consigliata senza
riserve.
Ed eccovi il
trailer della prossima pellicola, perché so che ora più che mai
vorrete vederla.
3) E.S.P. ed
E.S.P. 2 – in originale grave encounters (il primo in dvd, il
secondo al cinema)
La nuova puntata
dei cacciatori di fantasmi della “grave encounters” fa tappa in
un ospedale psichiatrico ultra-infestato. La troupe comprende dei
cialtroni pazzeschi, ma si dà il caso che il posto sia veramente
infestato e succedano cosa pazzesche. Con lo stile di “Ghost
Adventures” ecco che arriva sul grande schermo un film abbastanza
modesto, poco pauroso ma divertente quel basta a farvi saltare sulla
sedia e far partire due risate.
Il
film Grave Encouters è stato un enorme successo (ah ah ah ah ah ah
ah ah ah ah...ok, ora la smetto), il suo mito si è sedimentato e ora
una nuova improvvisata troupe va sugli stessi luoghi a sincerarsi
dell'accaduto. I registi del primo sono solo produttori, un
esordiente totale è alla regia. Sarà altrettanto brutt... cioè
bello? Fossi in voi aspetterei l'home video, ma se avete un ingresso
a 2 euro in un maxi sala... potete sempre andare a vedere Pacific
Rim...
Jay (Jay Baruchel)
torna ad Hollywood dall'amico Seth (Seth Rogen). È da tempo che i
due non si vedono e la loro amicizia, anche per via dei molto
distanti luoghi in cui lavorano ne ha risentito. È giunta l'ora di
una rimpatriata a base di qualche filmaccio, videogioco e cannette
correlate. Peccato che la sera siano entrambi invitati al mega party
di James Franco e quindi il tempo per stare insieme a fare e
ricordare cazzate sia da spartire con una valanga di gente con cui
Jay a poco o non vuole avere proprio nulla a che fare. Soprattutto
Jay non tollera che il suo vecchio amico passi tanto tempo con una
creatura surreale e appiccicosa come Jonah Hill e spera di non
incappare nel volgare e rissoso Danny McBride. Ma per il quieto
vivere Jay accetta di partecipare e i due vanno alla maxi-festa.
James Franco è un eccentrico padrone di casa, nonché costruttore
della faraonica casa stessa, il vino scorre a fiumi, ci sono un mare
di persone, ma Jay non riesce a socializzare e si rompe, pertanto
decide con un pretesto di andare a pescare Seth e uscire dalla
festa in cerca di sigarette al più vicino mini market. Tutto procede
nel peggiore dei modi, l'amicizia sembra incrinarsi, quando ecco che
accade qualcosa di mai visto. Dal cielo appaiono delle luci blu che
catturano alcune persone portandole verso l'alto. Subito dopo enormi
terremoti iniziano a colpire Los Angeles, al punto che diventa una
specie di vulcano attivo. Seth e Jay corrono alla festa cercando di
avvisare gli altri, ma tutto è ormai stabilito. Quello è il giorno
del giudizio, il mondo sta per finire, la terra sta per essere invasa
dai diavoli. È tempo di riflettere sul fatto di aver considerato
tutte quelle cose sulla religione delle fesserie. È tempo di
chiedersi perché si è ancora sulla Terra invece di essere stati
portati via da un raggio blu. È tempo di impegnarsi per sopravvivere
il più a lungo possibile all'inferno che bussa alla porta. Chi
sopravviverà tirerà fuori il peggio di sé nella lotta per la
sopravvivenza.
Non sono in molti
i film che mischiano horror-splatter alla commedia. Quelli riusciti
sono ancora meno e se vogliamo escludere la serie Ghost Busters non
possiamo che parlare di Benvenuti a Zombieland, Shaun of the Dead e
questo, riuscitissimo, This is the end, titolo che cita l'immortale
Jim Morrison in luogo del banalotto “facciamola finita” del
traduttore italiano. Evan Goldberg e Seth Rogen, vecchi compagni di
merende, mettono in scena una commedia sull'amicizia “virile” dotata
di un ritmo travolgente e di continue soluzioni narrative, frutto di
una intelligente reinterpretazione e adattamento al registro comico di
molti dei più noti topoi del cinema horror. C'è splatter, e tanto.
Ci sono momenti di puro terrore. Ma su tutto domina e governa una
comicità travolgente e non banale, che fa sfoggio di alcuni dei
migliori attori comici americani di questo periodo. Parlo di attori
in quanto i personaggi di questo film sono tutti attori che
interpretano se stessi, mettendo in luce con molta autoironia i loro
difetti e paranoie, le loro fobie e tic nervosi. Troverete un
buonista Jonah Hill, uno schizzato Franco, perfino una agguerrita e
cinica Emma Watson. La situazione evolve proprio grazie alla
incredibile capacità di “fare gruppo” di un rodato cast di attori comici e gode della loro forte capacità di improvvisazione.
La cosa
è così sottile e riesce così bene che, salvo alcune forzature
goliardiche divertite-divertenti, si ha quasi l'impressione che la
situazione da fine del mondo sia reale e che stiamo assistendo a un
film comico, e non a un film drammatico, unicamente per il fatto che
le persone con cui passiamo il tempo della proiezione sono persone
comiche-divertenti per loro natura. Un survival – movie con
componente disaster movie ricoperta di caramellata commedia spisciosa
e nemmeno troppo volgare. Un cocktail strano ma riuscito. In effetti
c'è un altro film che mi ha ricordato molto questa pellicola come
struttura, ed è l'interessante ma sbilanciato Skyline: i personaggi
stanno a “guardare cosa succede” al di là del vetro che delimita
il loro territorio, mentre fuori il mondo evolve in una masnada di
mostri digitali enormi e terrificanti. Peccato che Skyline non abbia
gli attori e la sceneggiatura scoppiettante di This is the end e
pertanto non vada oltre la fascia del b-movie con effetti a uso e
consumo dei soli appassionati, ma lo stile visivo è quello, così
come l'utilizzo di una telecamera ad alta definizione a rendere
“reale” l'impossibile. Se amate il monster design anche This is
the End saprà stupirvi con i suoi diavoloni giganti e cagnacci
infernali ultradettagliati e soprattutto credibili-terribili (ma con
lati, diciamo “umoristici”, a stemperarne la brutalità), roba
degna di fuoriuscire da Diablo. Se siete fan del pantheon
hollywoodiano troverete poi alla festa di Franco una marea di gente
nota e come con le figurine perderete tempo a riconoscere questo o
quell'attore o cantante.
Per godere a pieno dell'opera dovrete però
conoscere un po' gli straordinari attori che la interpretano e magari
recuperare Suxbad (che sta per Super bad, ma andatelo a spiegare al
traduttore italiano), Strafumati on the road, Green Hornet, Molto incinta e soprattutto 50/50 (scritto su soggetto di Seth Rogen e utile
per vedere quanto poco superficiale sia questo ragazzotto americano
nuovo astro della sceneggiatura brillante). Il film diverte e molto, ma riesce anche a commuovere. Se riuscite a vederlo in sala siete
fortunati perché la distribuzione è stata parca e pessima e solo
per puro caso sono riuscito a trovare una sala (piccola) che a fine
luglio lo proiettava. Quindi è più probabile che lo troviate prima
o poi in home video, magari nella versione base senza extra. Ma in
fondo pure Zombieland e Shaun of the dead hanno goduto di tale orrida
distribuzione nel nostro paese. Sarà il destino dei film che osano
mettere insieme commedia e tragedia, il destino dei film che si
ricordano ancora dopo anni nonostante ci sia gente che faccia di
tutto per non farceli vedere.
Devo
essere sincero, sto amando sempre di più questo “brand”. Il
merito è ovviamente della qualità dei prodotti che in genere lo
riguardano, dal fumetto, ora in edicola sempre dalla Saldapress, alle
avventure grafiche, alle tazze ufficiali serigrafate. E poi c'è il
telefilm. Un prodotto che saltuariamente sorprende, più spesso fa
incazzare ma nella maggioranza dei casi “si fa vedere” e spinge il
fan alla compulsiva fruizione con successiva defecata di improperi a
macchia sparsa sulla rete. I difetti sono sempre gli stessi, stagione
dopo stagione. Lungaggini, personaggi soporiferi, poco splatter,
lungaggini (sì, lo so, l'ho già scritto ma chi ha visto la serie sa
che non è fuori luogo). Uscivamo malconci dalla stagione 2 o
stagione “della stalla”. Perfino i più forti tra i fan erano
debilitati dalla “bolla di nulla” che fagocitava ogni situazione e
dialogo, anche in virtù di personaggi che se di base erano odiosi
tendevano a essere sempre più molesti e indigeribili. Non aiutava la
location, unica, e una trama che sfrecciava al rallentatore. La
stagione 3 porta in dote fin da subito 2 location, una barca di nuovi
personaggi tra cui alcuni indubbiamente fighi, una trama con un senso
e uno sviluppo, interessanti idee sullo sfruttamento degli
zombie, bellico ma anche ludico e scientifico.
Un'autentica gioia dei
i poveri fan, che finalmente vedono delle progressioni e assaporano
l'attesa per la puntata successiva. Io come sempre ho visto la serie
con il contagocce, ma in compagnia di un amico. Se avete amici a
disposizione vi consiglio di vedere Walking Dead insieme,
l'esperienza migliora sensibilmente (e se non fosse stato per un
amico avrei già abbandonato tutto a metà della stagione 2) e potete
giustamente sfogarvi con loro circa l'idiozia di questo o quel
personaggio. Due location dicevamo. Il nostro manipolo di eroi si è
ormai stabilito in una prigione, un ottimo fortino splendidamente
difendibile, hanno avuto perdite e trovato nuovi alleati, qualcuno ha
perso la brocca per strada. Insomma solito canovaccio. Ma ci sono
persone che vivono lì vicino e si sono organizzate in città, si
sono create una piccola guardia locale e sbavano tutte per il loro
capo carismatico: Il governatore. Chi è il governatore, come
ragioni, le mille e mila volte in cui sopravvive a un destino di
morte pressoché certo è spesso fortemente voluto dagli spettatori.
Questo diventa il nodo centrale della terza stagione, il tormentone,
il bersaglio della cloaca d'odio dei fan. Di fatto tutto ruota
intorno a lui e vi ritroverete presto ad apostrofarlo con il nome che
più gli si confà, il “merdone”. Il personaggio del merdone,
interpretato da David Morrissey, è il villain definitivo. Il merdone
può tutto, la sceneggiatura bara su di lui permettendogli le cose più
assurde. Assolutamente invincibile, può trovarsi con un tagliaunghie
contro mille zombie e uscirà illeso, nelle sparatorie non usa le
coperture e se ne sta in piedi al centro della zona di combattimento a
falcidiare tutti senza un solo graffio (magari si spettina se lo
colpiscono con 10 granate, secondo alcuni nerd esperti di ingegneria
e giochi di ruolo). Bellicamente fuori scala, risulta essere anche un
politico potentissimo, un agitatore di folle così affascinante al
punto da suscitare SEMPRE la pietà di chi lo sta per uccidere,
capace di trovare un nuovo alleato un secondo dopo aver aperto il
cranio alla madre dello stesso con un'ascia, non perché fosse mutata
ma unicamente perché gli stava sul cazzo. Una presenza ingombrante
quella del merdone e vi consiglio di prenderla sul ridere perché conosco gente che solo a nominarlo gli parte l'esaurimento nervoso:
se volete vedere tutta la stagione 3 dovete per forza glissare sul
governatore e farvi una sonora risata ogni volta che scende in campo.
A parte questo la stagione 3 si caratterizza anche per una bella e
ben gestita narrazione corale. Sembrerebbe quasi una bestemmia dirlo
in questo contesto, ma effettivamente qualche personaggio “cresce”
e si riesce pure ad empatizzare per lui. I colpi di scena come sempre
non mancano ma non aspettatevi troppo dalle ultime puntate. Ed ora
eccoci pronti a sbavare per l'imminente stagione 4. La visione del
trailer qui sotto riportato potrebbe essere spoilerosa, quindi uomo
avvisato.
Dalla
rete pare che in questa quarta stagione sapremo anche qualcosa di più
sull'origine del virus. Dove andrà a parare questa serie? Avrà mai
un epilogo o è tutto un “finché tira..”? Di sicuro io starò a
guardarmela, imprecando come sempre per le mille cose che non
tornano, non sono logiche e irritano. Perché come a tutti gli amanti
degli zombie anche a me la serie tv di Walking Dead piace, anche se
lo diciamo a bassissima voce.
Conferme, smentite, di nuovo conferme, abbandoni... non c'è pace per chi, come noi, segue maniacalmente il percorso di formazione del terzo capitolo della saga voluta da Sylvester Stallone. Ci eravamo lasciati con una lista di nomi altisonanti, ci ritroviamo con una nuova lista di nomi altrettanto altisonanti, ma con qualche piccola delusione per chi si era già pregustato alcuni duelli inediti sul grande schermo. Notizia di qualche settimana fa è l'abbandono da parte di Bruce Willis per motivi economici (voleva 4 milioni di dollari per i 4 giorni di riprese, i 3 offerti non bastavano) e ormai le voci di corridoio che volevano Nick Cage nel cast sono rimaste tali...peccato. Altri desaparesidos sembrerebbero essere Jackie Chan, Mickey Rourke, Milla Jovovich e Steven Seagal: mentre dei primi tre si era praticamente certi, ma forse è solo questione di tempo prima di vederli sul set, di Seagal si conoscono le difficoltà di rapporti che ha con tutti (è solito scaraventare nelle vetrinette i casa chi gli proponga contratti non graditi).
Con queste defezioni si può ancora esultare? Ma certo! Prima di tutto il gruppo dei mercenari (Stallone-Statham-Li-Crews-Couture-Lundgren) è totalmente confermato così come Victor Ortiz, Kellan Lutz e la bella Ronda Rousey in ruoli minori. Poi ci sono i pezzi da novanta: Schwarzy, poi Mel gibson nel ruolo del villain (dicono si stia pompando come un animale), Harrison Ford, Wesley Snipes e Antonio Banderas. Noi attendiamo fiduciosi la comparsa delle altre star...
Primo teaser e breve consiglio al recupero del numero 1
Manca ancora molto
all'estate 2014 (direi che dovremmo sforzarci di godere prima
dell'estate 2013), ma ecco arrivare già bello che sfornato il primo
assaggio di uno dei titoli (da me) più attesi.
Il primo Dragon
Trainer l'ho approcciato per caso e poco convinto, in ritardo sulla
distribuzione ufficiale, a prezzo ridotto nel cestone del centro
commerciale. Mi piacciono i film d'animazione, ma non tutti riescono a
fare breccia da subito su di me e devo dire che soprattutto i titoli
Dreamworks e Sony (ma non "Piovono polpette") di frequente li lascio in
disparte (riuscirò mai a vedere il gatto con gli stivali? Dopo due
scene mi viene in mente la pubblicità del Mulino Bianco e mi
deprimo). L'attrattiva per la prima pellicola nasceva invero in
merito ai registi, Dean de Blois e Chris Sanders, co-regista e
sceneggiatore il primo, ideatore e sceneggiatore il secondo
dell'amabile Lilo e Stich, uno dei cartoon Disney che mi sono
piaciuti di più. Una caratterizzazione dei personaggi fresca,
variegata e vincente che spazia, parola non certo scelta a caso, tra
un chara morbido e inaspettatamente sexy per le figure umane a una
autentica esplosione creativa nella caratterizzazione di millemila
specie aliene. Una trama tenera, ma molto più adulta del solito,
supportata da un'ottima “recitazione” dei personaggi, che mischia
genere sentimentale (di insolita matrice drammatica!) con la commedia
più sparata e moltissime geniali scene action. Disegni bellissimi in
stile acquarello, poco 3d ma ben miscelato, colori caldi e
scenografie da sogno. Balletti musicali completamente eliminati in
ragione di una bellissima colonna sonora di Alan Silvestri, ottimo
cast vocale che annovera addirittura la strato-gnocca Tia Carrere in
originale. E non dura neanche troppo! Se non avete ancora visto Lilo
e Stich vi state perdendo qualcosa di bello, recuperate!
Per Dean de
Blois e Chris Sanders quindi un ottimo biglietto da visita in
Dreamworks. Anche la trama di Dragon Trainer, che in originale è
“How to train your dragon” che suona tipo “Come addestrare il
tuo drago” aveva da subito le carte giuste per piacermi:
ambientazione vichinga, grossi dragoni e la prospettiva di una serie
di libri di grande successo da cui attingere e che quindi assicurava
una trama solida. Le perplessità nascevano dalla grafica 3d tipica
Dreamworks (che non è Pixar), dal fatto che non fosse un prodotto
Disney (e quindi non fosse Pixar), dall'aver mancato a McDonalds la
maggior parte dei pupazzetti degli Happy Meal (condizione base per
apprezzare un qualsiasi cartone animato moderno... vedi i pupazzetti
dei nuovi film Pixar). Se poi paragoniamo i vichinghi Dreamworks di
Dragon Trainer con gli omologhi (e tecnicamente oltre che più
recenti pure realizzati con una tecnica da fuori di testa) di Brave
della Pixar... Come è stata la visione? Folgorante. Una trama
bellissima, azione incessante, ottimo ritmo narrativo, perfino una
punta di tragedia che non stona affatto. Dragon Trainer non è solo
la storia di un'amicizia, ma anche una bella favola che aiuta a
vedere oltre le diversità, a non avere pregiudizi verso il prossimo.
Per di più, nello sguardo del drago “sdentato”, il
co-protagonista della vicenda, c'è qualcosa di Stich tanto per
carattere che per peculiarità grafiche; chi ha amato il piccolo
alieno saprà cogliere questi aspetti. Dicevamo dei limiti
grafici-contenutistici (sempre più smussati nel recente) dei prodotti
“Dreamworks” (forse ne avevamo già parlato verso Natale
trattando de “Le cinque leggende”...): legnosità, nessun
interesse nel definire i personaggi secondari, il fatto di “non
essere Pixar”. Il primo Dragon Trainer supera con slancio tutti
questi preconcetti. Si potrebbe a essere pignoli lamentarsi per
alcuni personaggi umani secondari, ma tutto il resto è al top e i
draghi sono davvero qualcosa di bellissimo da vedere, pieni di
carattere e ricchi a livello di design. I paesaggi non sono da meno e
l'esperienza visiva risulta gradevolissima.
Avrete notato che
non ho accennato a nulla della trama. Voglio che per voi sia una
scoperta come lo è stato per me. È semplice, lineare ma non banale,
una vera sorpresa. Ed è anche il motivo per cui un po' già penso al
2014... oltre che per il nuovo Fast'n'Furious...
... e dire che erano
per lo più sparate concepite a cacchio. Siamo i migliori, siamo i
più fighi, andate a vedere quando abbiamo fatto il primo post su
questa pellicola per acclararvi della nostra competenza eccelsa. Dopo
esserci così esposti in questa parca constatazione di umiltà, vi
invitiamo a dare un occhio al video qui sotto. È solo l'inizio di
sorpresine, cazzatine, ester eggs che ci accompagneranno da qui fino
all'uscita del già parecchio atteso nuovo capitolo degli X-Men.
Eccoci al primo
viral video di X-Men, giorni di un futuro passato! Ed eccoci con il
nostro secondo incontro con le Sentinelle (il primo è stato
all'inizio di X-men conflitto finale, all'interno della stanza del
pericolo), robottoni costruiti dal geniale Bolivar Trask,
interpretato per l'occasione dal bravissimo attore Peter Dinklake.
Questi cosi hanno tante funzioni, tra cui fungere da cellulare e fare
carne trita di mutante, e sono evidentemente frutto della paura umana
che legittimamente si manifesta quando tizi come Magneto fanno il
loro trionfale ingresso in società. Vi rimando pertanto al
sito-virale che illustra tutti i progressi delle industrie Trask,
pare il sito della Robiola Osella...
Per chi deve
andare a vedere Wolverine l'immortale, ricordiamo di stare seduto
composto oltre i titoli di coda per assistere a qualcosa che sta
diventando sempre più usuale-gradito.
Le sentinelle sono
arrivate. E siccome i robottoni spaccano non vediamo l'ora di vederle
all'opera.
Ecco più o meno
come dovrebbe essere un match con Wolverine, altro che le menate in Giappone che si sta tirando nelle sale questa estate. Ecco come
avrebbe dovuto essere da sempre l'impatto sullo schermo degli X-men.
Nota finale! Pare
che nel cast ci sarà anche Quicksiver! È una notizia molto
importante perchè ha ricadute che i Marvel fan hanno già
intuito... Per i non addetti ai lavori Quicksilver è figlio di
Magneto e fratello di Scarlet, coppia di eroi che da sempre milita
(più o meno) tra le fila degli Avengers. Coppia di eroi accreditati
per essere presenti anche nel nuovo film degli Avengers.
L'unico-coeso mondo supereroistico Marvel si sta facendo sempre più
presente al cinema. Chissà se presto vedremo Hugh – Wolverine –
Jackman tra le fila degli Avengers...
Marvel
Zombies. Supremi (contenuto nell'omonimo volume 100% Marvel). Era
inevitabile e pertanto è successo. Era troppa la voglia di “Vedere
l'effetto che fa”. Lo squadrone supremo, il supergruppo
“ispirato” alla Justice League presente nell'universo Marvel, ha
subito la cura zombificante. È già successo di diventare zombies,
da poco (2009-2010), anche per i titolari campioni “effettivi” della
D.C. in Blackest Night... che di fatto si sono ispirati a Marvel
Zombies che macina consensi dal 2005, è quindi anche una questione
di “ridare” a Cesare; quando le idee sono buone... In questo caso
l'artefice delle malefatte è uno scienziato pazzo che, approfittando
di una visita dello squadrone al centro di ricerche di P.E.G.A.S.U.S.
(in Marvel, ormai lo sapete, si amano gli acronimi, questo sta per
Potential Energy Group Alternate Sources) nello Stato di New York,
luogo di ricerca per le energie alternative, si è fatto dare al
Dr.Spectrum (l'equivalente di Lanterna Verde) il codice genetico del
gruppo, dicendogli che sarebbe stato vitale per la ricerca medica. Lo
scienziato ottiene facilmente i dati e in seguito elabora il
super-dna, fondendolo con i misteriosi raggi zeta (indovinate da che
mondo provenienti?) ricavati da dei pulviscoli raccolti da
P.E.G.A.S.U.S.
Attraverso i suoi collettori satellitari. Dna e raggi
sono stati così impiantati, poiché lo scienziato è folle, in dei
cadaveri, che sono mutati fino a ricreare uno squadrone supremo
nuovo fiammante. Solo che zombificato. Panico alla base, il
personaggio secondario-sorpresa-kinder, guarda caso addetto alla
sicurezza dell'impianto è Battlestar, conosciuto anche come il
“quinto Bucky” (i suoi 3 fan sulla terra esultano... sì, lo so che
siete di più in realtà, fondiamo un serio fans club!!). Chi riuscirà
a sistemare le cose? Anche in questo caso sarà un eroe amatissimo,
il cui ritorno era da lungo tempo atteso, a rimettere le cose a
posto. Non lo vedevamo da Vendicatori Divisi, in cui appariva risorto
nientemeno che in forma zombie dai poteri della strega Wanda
“Scarlet” Maximov. Il vendicatore in questione era defunto
disperdendosi nello spazio in pura energia e lo scienziato pazzo di
cui sopra nella raccolta di raggi Z è incappato anche i questa
energia cosmica, che ha deciso di conservare per i suoi straordinari
poteri. Con la base P.E.G.A.S.U.S. invasa, i pochi soccorritori, con
un grosso colpo di fortuna riescono così a richiamare dal limbo un
potentissimo alleato: Jack di Cuori. E il pubblico è in delirio
(Jack conta di fatto anche più di 15 fan accaniti, presumo). Da
allora l'idea di contenere lo squadrone sarà tutta discesa. La formula
non cambia: grandi dosi splatter, molto divertimento, eroi delle
seconde file che diventano protagonisti. Di fatto l'intero squadrone
supremo è molto amato e la sua versione ultimizzata, Supreme Powers
(che ha pure goduto di un crossover con gli ulitmates) è una delle
pagine più belle del fumetto moderno. Marvel “rilegge la DC”,
reinterpreta il lavoro di altri, ma non per questo svilisce i
personaggi o ne fa scialba parodia... in Supreme Powers intendo... qui
sui Marvel Zombies ci si sbellica invece! Del resto come si può
resistere alla tentazione di replicare l'arrivo sulla Terra a casa
Kant di una versione zombificata di Superman? Non si può. Anche se
quelli qui proposti sono eroi nuovi di pacca (virtualmente) nelle
poche pagine a loro dedicate (5 episodi) i supremi riescono a essere
convincenti e ben caratterizzati. Su tutti un plauso allo struggente
e inarrestabile Hyperion (da antologia il capitolo 2 in proposito,
con la presenza del super-gruppo del Kansas conosciuto come “I
Mietitori” - Harvesters e con la radicale scelta culinaria di
Hyperion per redimersi), ma merita menzione anche lo schivo Nuke, lo
schifoso Shape (da solista sul finale). Avrei voluto vedere più
presente Night Hawk, che in fondo è l'equivalente di Batman, ma non
si può avere tutto. Appena entra in scena Jack però, tutta la
nostra attenzione è focalizzata su di lui. La sua caratterizzazione
dai risvolti drammatici colpisce anche grazie i classicheggianti
flashback stile disegno retrò sulla sua vita. Ammazza
quanta sfiga in un solo personaggio. A sorpresa in questo volume
molto spazio viene lasciato ai personaggi umani, a differenza delle
altre storie della collana, ma di sicuro non è un male. Buona la
sceneggiatura di Marraffino, ottimi i disegni di Blanco. Sul livello
del vol.3 questa saga, senza dubbio.
Canto
di natale zombie. (contenuto nell'omonimo volume cartonato Marvel). Versione zombesca del classico di Dickens. Peccato manchino
i superzombie. Molto carino ma qui fuori tema.
Marvel
Zombies Destroy! (contenuto nell'omonimo volume 100% Marvel).
Luglio 2012. Marraffino dopo l'ottimo lavoro svolto con lo Squadrone
Supremo Zombie viene riconfermato per questo nuovo arco narrativo, ma
viene coaudiuvato dall'immenso Peter David (non ditemi che non sapete
chi è il più grande scrittore di Hulk e il main da “n” anni sul
dissacrante fumetto mutante con protagonista il mitico Uomo
Multiplo). Ai disegni Pierfederici (passato alla Marvel dopo un
passato sul “nostro” Jonathan Steele) e Barrionuevo (talento
argentino noto per lo più alla Distinta Concorrenza). Copertine con
ricercati effetti tridimensionali by Michael Del Mundo.
Di nuovo in
scena A.R.M.O.R., questa volta comandata da Howard il papero in
persona, accompagnato per l'occasione da un altro grandissimo “eroe
di seconda fila”, il mitico Dum Dum Dugan. Questa volta bisogna
vedersela con i nazisti, nello specifico con una loro versione
zombificata. Ed ecco che la brigata papera (composta tutta da
“seconde file” ovviamente) si imbarca in un'impresa epica in una
dimensione che storicamente vede i nazisti aver vinto la guerra. Come
hanno fatto? Le ricerche mistiche del Reich hanno portato alla
mitologia nordica e alla zombificazione dei soldati dell'asse. Gli
zombie-nazisti sono tanti e cattivi e stanno ora progettando di
invadere altre dimensioni per placare la fame. Ovviamente non ci sono
solo zombie nazisti, ma anche superzombie nazisti. Così il manipolo
di eroi sotto la guida di Dum Dum irrompe nel zombieverso nazi,
lanciata a rotta di collo e armata fino ai denti. Ma non saranno i
soli ad anteporsi al Reich. Troveranno ad aiutarli le
“suffragette” capitanate da Miss America (e qui andiamo oltre il
nerdismo concepibile, trovatemi 1 singolo fan delle suffragette).
Sarà un massacro. Pochi sopravvivranno. Divertentissimo
action-splatter, splendidamente disegnato e dal ritmo forsennato,
l'ennesima conferma dell'indubbio talento di Marvel nel saper gestire
al meglio il suo brand. Alle “seconde file” si alternano qui
comprimari di extra-lusso e la trama non sgarra mai di un secondo
nello scandire con il giusto ritmo proiettili e sangue. Diventa
sempre più difficile stillare una classifica del volume migliore,
per me è l'ennesimo parimerito con Marvel Zombies 3.
Marvel
Zombies Halloween (contenuto in appendice al volume 100% Marvel
Marvel Zombies Destroy!). Torna Van Lente, ai disegni invece c'è
Vitti. È un one shot molto tenero su una mamma e un bambino che
cercano di passare Halloween in un mondo popolato dai super zombie,
per l'occasione super adolescenti e bambini. Viene in qualche modo
racchiuso tutto il senso dell'opera iniziata nel 2005, si indaga su
cosa veramente ci colpisce nei racconti di zombie. C'è sempre un
forte elemento ludico, la gioia un po' perversa di vedere
rappresentata una sorta di variante del nascondino dove chi viene
morso prima o poi finisce in pezzi come un palloncino di sangue. Ma
quello che caratterizza da sempre le storie sugli zombie, tutte le
storie migliori sugli zombie, sono le meccaniche di interazione tra i
“vivi”, persone qualunque che assurgono in una società di colpo
ritrovatasi più piccola al ruolo di eroi.
Eroi che si caratterizzano
anche per un singolo gesto, eroi che non arriveranno alla fine del
racconto o del film, ma rimarranno impressi negli spettatori-lettori
come chi, anche per poco, ha saputo ritagliarsi un posto tra la massa
(di non morti), perché ha fatto la differenza. Eroi “minori” nel
palcoscenico della vita, ma che sanno fare la differenza, come i tanti
“eroi di seconda fila” dello sterminato pantheon Marvel, che
vengono dai fan ricordati per quel qualcosa di speciale che li fa
emergere dalla massa anche quando il primo piano è per il pezzo
grosso, l'eroe della testata che vende. Il gioco degli Zombies
potrebbe continuare all'infinito ma questo episodio di Halloween,
ultima pubblicazione ad ora della collana Marvel Zombies, è perfetto
per sintesi e messaggio, che l'autore affida alle parole di una madre
(che i fan ben conoscono) per rabbonire il suo bambino, per
spiegargli che avere paura non serve. Gli zombies sono belli e
divertenti, ma sono i vivi quelli che spaccano, benché abbiano i
minuti contati. E così se la notte di Halloween è apparentemente un
gioco in cui appaiono mostri e streghe, il suo significato più
profondo è ricordare le persone care, quelle che non ci sono più.
Tenersele vicino a sé nella mente per le piccole, grandi cose che
hanno fatto nella loro vita, per l'ispirazione che ci hanno dato nel
vivere al meglio. Vivi 1 - Morti 0.
E
per il futuro? Non ci sono grossi aggiornamenti in merito. C'è
sì in ballo in casa Marvel un grosso progetto riguardante gli
Zombies cui starebbe partecipando Romero ma non pare riguardi, almeno
direttamente, i supereroi zombi. I fan hanno chiesto a gran voce un
film cinematografico sui Marvel Zombies ma gli studios, che
ricordiamo essere proprietà Disney, vorrebbero per ora (e presumo
per sempre) evitare di associare pupazzetti colorati con macabri
ammassi di carne macellata, decisamente inadatti al Disney Store di
Milano. Nella speranza che ci siano nell'immediato buone nuove, non
ci resta che incrociare le dita e attendere che Jack, Howard e Aaron
tornino tutti insieme a dare la caccia ai super-non-morti.
Brad Pitt torna al
caschetto biondo e alla caratterizzazione che lo ha reso famoso in "Vento di passioni", si chiama con un altro nome ma è comunque Tristan
Ludlow, un uomo romantico splendente come un dio greco che alla
bisogna può prendere con un coltellino svizzero lo scalpo a un'intera guarnigione pur di liberare il fratello fesso o fare a
botte con un orso. Una specie di Steven Seagal con fascino... Le fan
sbavano, i fan comunque apprezzano. Tristan, cioè Gerry Lane (che
più avanti nel film Favino chiamerà “Aggery!”) vive felice in
una bella casetta insieme alla moglie e due figli. Tutti giocano felici in un lettone per farci capire che sono una famiglia felice.
Un giorno vanno a fare la spesa al Mirabello e si trovano come
consuetudine in un ingorgo in piena Cantù (Philadelphia che cos'è,
se non una grande Cantù piazzata in America?).
Strada intasata. Il
solito pistola deve aver fatto scintille con il guard rail dopo una
notte etilica e tutti si fermano ad ammirare l'impasto metallico.
Pitt è già sceso dall'auto con canotta e cellulare per fotografare
il ciocco quando gli viene detto di tornare in auto e restarci da un
simpatico vigile. Pochi secondi dopo il vigile è falciato da un
autocarro che da dietro, nella corsia a fianco, sta procedendo a
tutta velocità letteralmente facendo saltare per aria tutte le auto
incolonnate. Brad Pitt ragiona una frazione ed è subito dietro
all'autocarro a tavoletta, usufruendo del noto effetto ambulanza.
Non si dovrebbe fare ma Brad Pitt lo fa. Lo fa in parte perché l'offerta dei plasma al Mediaworld è limitata, in parte perché oltre a macchine incolonnate c'è in giro gente parecchio strana.
Uomini che saltano come cavallette e mordono altri uomini senza però
stare a sventrarli come i comuni zombie-infetti. Saltano. Mordono.
Vanno via. Non squartano. Mai. Chi sono? Di cosa si alimentano? Dove è
iniziato tutto? Sarà mica un mezzuccio da due soldi per abbassare il
livello di splatter e permettere a scolaresche di seconda elementare
di poter scegliere per la gita a Gardaland tra Ralph Spaccatutto e
World War Z? Con questi timori, nonché la consapevolezza latente di
trovarsi in un filmaccio, Brad Pitt sta a tavoletta dietro
l'autocarro diretto al Mirabello. Ma sarà mica chiuso il Mirabello,
con tutto sto macello in giro? Grazie al cielo no! È pieno della
solita calca di persone che corre a destra e manca. Nessuno paga e
scappa via. Sembra sabato mattina sul bancone delle promoter che
elargiscono porzioni di lasagne di Giovanni Rana. Tutto regolare. Lo
fa anche Brad Pitt, acchiappa i viveri e ritorna nel mondo
civilizzato. Solo che nel parcheggio scopre che gli hanno fregato il
mezzo. Deve tornare nella città, invasa dagli “zombie”, trovare
una via di fuga. Nessun problema. Gerry tira fuori il cellulare,
chiama un amico, gli dice che si farà trovare sul tetto di un
palazzone elevato vicino al supermercatone, gli chiede di mandare un elicottero a
recuperarlo, possibilmente nero, tra due ore, e non
dimenticare i salatini. È qui che il film assume contorni surreali.
Tutte le cose richieste, l'amico le fa! Perché Brad Pitt, nel bel
mezzo dell'apocalisse, è ritenuto l'uomo più importante degli Stati
Uniti e basta che chiede qualcosa al telefono e questa si
materializza (non è eden of the east ma manca poco... ecco qualcosa
che se mi pubblicassero in Italiano non sarei affatto dispiaciuto,
Eden of the East... speriamo che Dynit ci segua come sempre).
Perché Brad è il meglio del meglio del meglio (Men in Black,
cit.), un esperto di esfiltrazione-infiltrazione, un uomo Cia tutto
d'un pezzo che ha risolto matasse internazionali come nulla fosse. I
pezzi grossi quindi lo vogliono a bordo di una portaerei. Offriranno
vitto e alloggio a tutta la sua famiglia mentre Brad girerà per
tutto il mondo in cerca di una soluzione contro l'epidemia o almeno
in cerca del luogo dove tutto è iniziato. Se il nostro eroe si
rifiuta? Butteranno a mare la sua famiglia. Nel più classico stile
americano. Inizia la guerra al virus.
World War Z, così
come impostato, dalle premesse apparirebbe come il perfetto Disaster
Movie in salsa zomboide. I disaster movie sono film che giocano sulle
nostre più ataviche paure. Arriva un uragano? Un vulcano sta
esplodendo? I Maya avevano ragione? Le storie raccontate a Mistero
sono vere? Gli aspetti che più caratterizzano un disaster movie sono
una situazione di massima credibile, una coralità di personaggi che
attraverso le loro singole conoscenze creano una sinergia per
risolvere il problema, una discreta dose di umorismo a mascherare i
limiti della messa in scena e rendere il tutto se non digeribile per
lo meno sopportabile. Importante: per rendere credibile un disaster
movie servono barcate di soldi in effetti speciali. Gli attori sono
importanti fino a un certo punto, ma se il “disaster” è il vero
protagonista, il cast deve renderlo credibile. C'è un regista che
negli anni ha fatto in pratica solo film di questo genere, film che
si vanno a vedere in massa per poi bollare quasi sempre per
bruttissimi, ma non così brutti da evitare di andare a vedere il
successivo disaster movie dello stesso regista con gioia e curiosità.
Il regista in questione è ovviamente l'immenso Ronald Emmerich. Mark
Forster non è Ronald Emmerich. Ha fatto pellicole che mi sono
piaciute per vari motivi come il drammatico Monster's Ball, la
divertente commedia Vero come la Finzione, il sottovalutato Quantum
of Solace, lo splendido Neverland. Purtroppo di disaster movie, come
di horror, Forster o non ci capisce una sega o è stato male
consigliato o ha subito pesanti pressioni da un certo produttore di
nome Brad Pitt.
La deriva del
disaster movie è l'action movie o il b-movie, il film cessa di
spaventare e inizia a intrattenere.
Vi offro ora un
trailer
Bene. Dopo aver
visto World War Z riterrete la pellicola di cui al trailer sopra
riportato un film decisamente credibile, realistico e molto più
divertente.
Esiste
un'espressione felice per definire i film tripla “a” o
“blockbuster” del genere azione. L'espressione è “bigger than
life” e va oltre al nostrano concetto di “sospensione della
credibilità/incredulità”, riferito al meccanismo mentale di
spegnere il cervello per accettare realtà fittizie create per
intrattenere, si spinge nel superomismo nietzschiano. Si può
accettare il fatto che si schivino proiettili assumendo pose da mimo
(Il mio nome è Remo Williams), si può credere che la tecnologia
permetta di costruire armature volanti (Iron Man), si può credere
che Julia Roberts sia attraente (Pretty Woman, dove l'intero corpo
viso escluso è di una modella che presta le forme... ma prendere di
base un'attrice figa e lasciare nel dimenticatoio la “rana” no,
vero? Potere dei raccomandati): sono tutti esempoi di sospensione
della realtà, dovuti per lo più a effetti ottici, visivi o di
trucco che di fatto ci fanno vedere quanto è in natura impossibile.
Poi ci sono gli “effetti speciali di sceneggiatura bigger than
life”, scritture che permettono al protagonista delle vicende di
essere letteralmente il baricentro del mondo, di compiere azioni che
umanamente una sola vita non permette di compiere tutte assieme.
L'esempio più chiaro che mi viene è Forrest Gump, ma diciamo pure
che anche il 95% dei personaggi di Tom Cruise sono così. Quando si
compiono operazioni di questo tipo, l'indicazione “maneggiare con
cura” deve essere scolpita a caratteri cubitali nelle menti dei
realizzatori. Un personaggio-baricentro deve essere
“addomesticato” con ampie dosi di ironia, avere un tallone di
Achille bene esposto, deve insomma presentare delle doti innate di
umanità-empatia per risultare credibile.
Esiste anche un
personaggio Bonelli che si può usare agilmente da esempio, ed è
Nathan Never (che ovviamente odio). Nathan è il miglior
investigatore, il miglior cecchino, il miglior esperto di arti
marziali, il miglior conoscitore di libri antichi, il miglior
negoziatore, il miglior astronauta. Il miglior pilota di qualsiasi
cosa dalla bici ai mech, passando per motoscafi, elicotteri,
sommergibili, aerei, deltaplani, skate, passeggini. É il miglior
gelataio, il miglior cuoco, il miglior padre, il miglior amico. Non
vi sta ancora abbastanza sul cazzo? È anche l'uomo che salverà il
futuro della razza umana guidando i rivoltosi contro gli alieni, sua
figlia sarà una specie di dea della guerra e signora del futuro.
Nessun punto debole esteriore, ma ecco la trovata della
caratterizzazione più interessante. Un passato tragico che lo rende
malinconico e sofferente. Una moglie defunta, una figlia che nel
presente è praticamente autistica. Ecco la chiave di volta, possiamo
empatizzare con lui nei suoi limiti, di colpo non ci è più alieno.
Dopo un po' però mi sono rotto le palle di Nathan Never comunque,
così come ho abbandonato Detective Conan peraltro... Il cosiddetto
“uomo più intelligente nella stanza” non è il chara che amo di
più, a meno che non sia condito da dosi extra large di di ironia e
trash. Ricapitolando. Vuoi un disater movie? Ti serve una coralità
di personaggi per risolvere la trama. Vuoi un action movie? Ti serve
un personaggio super-uomo ma con dei punti deboli o una forte ironia
a sottolineare quanto sia assurda la sua esistenza.
Bene, World War Z
è un film con una profonda crisi di identità. Gli effetti speciali
sono grandiosi, le scene d'azione spesso interesanti e ispirate
(soprattutto nella seconda parte della pellicola), ma cade proprio
sui personaggi, sul realismo di insieme. Cade su Brad Pitt. Perchè
ci può stare che il personaggio di Pitt sia sveglio. Ci può stare
che per il tipo di missione che deve compiere lui sia l'uomo adatto.
Ma non è possibile che lui abbia conoscenze che vanno al di là del
suo ruolo, che riesca a intuire tutto di tutto mentre il resto del
genere umano lo guarda come un bambino spaventato incapace di
qualsiasi iniziativa. Ok. Il personaggio di Pitt agisce in scenari
bellici e ha il giusto sangue freddo per cogliere dettagli che gli
altri, in quanto terrorizzati dagli eventi, non riescono a cogliere.
Un ottimo soldato, ma non esiste che possa essere dell'altro, come
indugia abbondantemente il film. Brad Pitt raggruppa su di sé tutte
le competenze dei soliti dieci o dodici “esperti” che si avvicendano
in un disaster movie. E non ha un filo di ironia per permetterci di
parteggiare per lui. Il mondo va a rotoli e la sua vita è comunque
perfetta. Per colpa di una stupidissima telefonata della moglie
muoiono una barca di persone, ma lui se ne frega, ironizza da stronzo
dicendo che “non potevo rispondere perché ero impegnato”.
Odioso. Non vi parlo della scena dell'aereo e di tutti gli eventi che
da lì si avvicendano fino al finale, ma preparatevi a qualcosa di
surreale. Schwarzenegger e Stallone si sarebbero vergognati di
interpretare il ruolo di Brad Pitt, Seagal magari lo avrebbe fatto,
se gli avessero concesso di cantare e suonare la colonna sonora.
Obbrobrioso. E dire che io faccio di tutto per staccare il cervello e
godermi delle belle scene action! Ma qui letteralmente non è
possibile, è troppo!! Ciliegina sulla torta la durata complessiva
della pellicola. Eterna.
Soprattutto perchè
flagellata da una terza parte confusa e assurda. Dicevamo che Forster
non ci capisce neanche di horror. Rivediamo la scansione della
pellicola. La prima parte è un classico disaster movie, che descrive
la fuga di Pitt e famiglia dalla città. La seconda descrive le
missioni pseudo-belliche di Pitt, pertanto è un disaster-war movie,
la parte più riuscita di tutta la pellicola, fracassone, frenetico e
con effetti di lusso. La terza parte di World War z sarebbe “nelle
intenzioni” un tributo all'horror zombesco ed è la più debole.
Come si arrivi allo scenario finale è così ridicolo che non voglio
privarvi del piacere di scoprirlo da soli, ma quello che accade dopo.
Apriti cielo. Non riesco nemmeno a descriverlo a parole. È insulso,
arrogante, superficiale e pure un po' razzista. Ma soprattutto non
spaventa, mai, nonostante le potenzialità per farlo siano più che
evidenti. Nella sala cinematografica ci si sente quasi in ostaggio,
si vorrebbe scappare via dalla stupidità degli sceneggiatori,
meritevoli della pena di morte.
Perchè la
materia era interessante, perchè l'effettistica moderna appropriata,
l'interesse per la materia mai così alle stelle. Inizio a capire
perchè per anni la sceneggiatura non se l'è pigliata nessuno, ma
bastava riscriverla con buon senso, un bambino di 10 anni amanti
degli zombie di call of duty avrebbe fatto di meglio. Non riesco a
commisurare lo schifo che mi pervade nel vedere questo assoluto
spreco di risorse ad appannaggio di una storiella tanto strampalata.
Sembra una puntata di Men vs Food dove, per fare una prova di forza, a un succulento hamburger mettono sopra una montagna di peperoncino
infernale. Ma perché farlo? Perché mettere in mano film così
grossi a registi e sceneggiatori tanto fuori posto? È come chiedere a
Woody Allen di dirigere il giorno degli zombie. Perché farlo? Perché Brad? Temo che sia colpa tua Brad, perché i soldi alla fine sono
tuoi. E mi fai incazzare perché ti stimo di brutto come attore (e
sicuramente con il traduttore internazionale starai leggendo questo
articolo), hai fatto L'esercito delle dodici scimmie, Seven, Fight
Club, Inglorious Basterds, Moneyball, Ocean 11 (gli altri due sono
brutti purtroppo), Troy, Intervista col vampiro, Fuga dal mondo dei
sogni, hai partecipato perfino a Thelma e Louise e a una puntata di
Freddy's Nightmare! Sei un grande! Perché fare un film – porcata
come World War Z?? è forse colpa della Jolie? Se lo è chiamaci, io
e i ragazzi sistemiamo la cosa, in modo pulito, niente
testimoni... Però basta fare film come questo! Per pietà!
E invece no!
Almeno il finale, la terza orrenda parte dell'opera è colpa del
prezzolato e sopravvalutatissimo sceneggiatore abrahamsiano Damon
Lindelof!
Storia
di un finale del caçço voluto dai producer di Hollywood dopo un
idiota pre-test sulla reazione in sala. Quanto segue è blindato
sotto SPOILER, per leggerlo caambiate il colore delle lettere
evidenziandoci sopra.
Ecco come doveva andare nel finale secondo il trattamento
di Carnahan. Ricordiamo che Lindelof, tanto per sottolinearlo è il
tizio cui si deve quel pasticcio sconclusionato che è la trama di
Prometheus (al punto che piangendo Scott ha chiesto qualcuno per
poter scrivere il seguito dopo le voragini narrative e in non-sense
ficcati a forza da Lindelof per “farci una trilogia”,
dichiarazione cui è seguito lo scempio e la successiva fuga di
Lindelof, che dichiara di non avere più tempo da qui al 2050 per
dedicarsi a Prometheus). Ricordatevi comunque che non è solo colpa
dello sceneggiatore, una buona dose di pazzia sta anche in chi lo
paga. Carnahan (che ha scritto il bel The Kingdom con Jemie Foxx)
qui aveva le idee mooolto più chiare e probabilmente il film si
sarebbe parzialmente salvato dall'effetto “boiata cosmica” che
monta il carico da mille proprio nella seconda parte. Sicuro di stare
parlando qui solo con chi il finale l'ha visto (o con chi,
giustamente, un simile film non lo vuole vedere in futuro, e fa
bene) eccomi a rimembrare ciò che accade nella terza parte vista al
cinema. Siamo alla scena dell'aereo, mezzo raggiunto con difficoltà
dopo l'assurda ma interessante sequenza delle “biciclette
silenziose” (questo per dirvi che di cavolate comunque la trama ne
ha pure nella versione Carnahan). La seconda parte finiva così, in
volo. Inizia la terza parte by Damon “il genio” Lindelof.
Gerry-Pitt parla con il pilota, dice di dirigersi verso un centro di
ricerca perché lui (boiata cosmica 1), il genio (Pitt quanto
Lindelof), ha forse una soluzione al problema. D'improvviso, non si
sa come, l'aereo è invaso dagli zombie (boiata cosmica 2), forse
arrivati al momento del decollo sotto i carrelli e da lì alla stiva
in una sequenza che manco Schwarzenegger in Commando). Panico a
bordo, tutti mordono tutti. Per evitare che l'aereo cada prima della
meta Pitt (boiata cosmica n.3) getta una bomba a mano verso la coda
dell'aereo, non prima di essersi legato con la cintura. Grazie alla
cintura (boiata cosmica n.4), mentre il resto dei passeggeri, infetti
o meno volano fuori alla voragine che si è creata nell'aereo in
seguito all'esplosione, Pitt si salva e atterra anche abbastanza
incolume. Roba che neanche ne “L'eliminatore” con Schwarzenegger.
Chissà che film avrà visto di recente Damon "il genio" Lindelof... Per dare un tocco di realismo (boiata cosmica n. 5), Pitt
all'atterraggio non è del tutto incolume, in quanto nell'impatto si
è perforato la pancia con un groviglio metallico, non estraibile,
della dimensione della testa di un pesce spada che lo trapassa da
lato a lato. Naturalmente (boiata cosmica n. 6) l'aereo è caduto a
due passi dal centro di ricerca biologica meta del volo. Siete
indignati? Non siete ancora nemmeno lontani alla vetta delle
puttanate atroci inscenate da Lindelof!!! Pitt entra nel centro di
ricerca e viene accolto dai ricercatori, tra cui Favino, più ebeti
del mondo. Non hanno idee, nessuna. Quando (boiata stra-fotonica n.7)
a Pitt viene in mente di far tesoro di qualcosa che ha visto in
Egitto. Gli zomboidi non attaccano tutti, schivano-schifano qualcuno
che (boiata 8) conclude Pitt sia malato di qualcosa. Pitt non è un
biologo, non è un virologo, pare abbia ripetuto anche il compito di
matematica in terza media, ma per Damon “il genio” Lindelof è il
più grande scienziato vivente e da solo, con tutto il mondo che
pende dalle sue labbra, trova la cura anti-zombie (stra-boiata-inter
-galattica: n.9): basta pomparsi in vena il vaiolo e lo zombie di
colpo non vede più gli umani!!! Conseguentemente si può uccidere lo
zombie indisturbati e prendere il vaccino anti-vaiolo. E questa cosa
la pensa un tizio con i capelli biondi a caschetto e l'occhio
azzurro!!! Abominevole!!! solo che per confutare la tesi bisogna
entrare in un'ala del centro ricerche invasa da zomboidi, pescare a
caso una malattia in vitro senza sapere che cazzo è, perché sulle
provette ci sono solo lettere e numeri e non una scritta chiara e a
prova di deficiente tipo “ebola”(boiatona n.10) , spararsi in
corpo la cosa a a caso (boiatona 11) e tornare dal gruppo per poi
liberare il mondo (maxi-definitiva boiata n. 11). E in tutto questo
coaudiuvati da gente come Favino che per proteggersi dai mostri va in
giro con scopettone munito di panno swiffer e con delle protezioni
fatte di cartone, manco avesse 7 anni e stesse giocando ai Ghost
Busters nel cortile di casa sua... tristezza. L'intero centro è una
serie di corridoi spogli che manco il parcheggio dell'Esselunga di
Castellanza. E questo tizio, ricordiamolo agli annali, Damon
Lindelof, viene pagato! Pagato un botto! Per scrivere
queste...”cose”. Ora veniamo a come doveva essere il finale, by
Carnahan. L'aereo parte. L'aereo atterra senza problemi a Mosca. Pitt
si unisce alle truppe russe per una maxi battaglia urbana per le
strade di Mosca contro orde e orde di zomboidi. Qui Pitt, che in
effetti è un analista militare e non un nobel per la biomedicina,
riesce ad analizzare le tattiche offensive degli zomboidi e pertanto
trova una strategia per utilizzare a vantaggio degli umani la più
grande risorsa di Mosca in quel momento. Il ghiaccio. Se a
Gerusalemme gli zombie hanno avuto vita facile e sono riusciti a
scavalcare le barricate agilmente qui non è così. Pitt si prodiga
nello spingere quindi gli zombie sul ghiaccio, nel seppellirli con
corsi d'acqua, nel congelarli per poi sbriciolarli. La Russia si
conferma la potente fortezza naturale di sempre, nonché il
territorio adatto alla resistenza. E si potrebbe girare anche un
capitolo 2, nel quale qualche scienziato (avvertito magari da Brat
Pitt della singolarità vista a Gerusalemme per cui non tutti gli
umani vengono attaccati) trova uno stratagemma tipo l'anti-vaiolo ma
più elaborato per cercare di debellare il virus. Ovviamente i
produttori hanno cassato tutto. Sì, di sicuro il finale proposto da
Carnahan è più costoso, ma il tutto è molto più logico e coerente
con lo spirito della pellicola che traspare a dalla prima e seconda
parte del film. Soprattutto vengono evitate le più atroci boiate. Il
mondo non è più Brad Pitt-centrico ma il suo personaggio ha un
senso, un ruolo, può essere quasi realistico. Ma tutto questo noi
non possiamo vederlo, come non possiamo vedere in questa pellicola
una buona dose di splatter, come non possiamo vedere delle pur fugaci
scene distensive o ironiche che tanto avrebbero giovato alla
pellicola. Ed è un peccato FINE SPOILER