(Premessa) Al cinema non esce niente perché i cinema sono chiusi per
pandemia ecc. ecc. vi ho già raccontato cosa sono le retro-recensioni e
possiamo serenamente tirare avanti. Oggi la “riscoperta”, perché la mia prima
visione è stata in lingua originale nel 2011, avviene grazie a una maxi
offerta del mio rivenditore di fiducia e lo scotto pagato sono di 2 euro e
cinquanta centesimi per un dvd ex noleggio. A corredo del film ci sono anche
alcuni extra interessatissimi, che non conoscevo e sono forse il vero motivo
per cui vi sto scrivendo, ma partiamo con ordine. Sulla copertina troneggia
ovviamente lui, il più grande attore vivente, leggenda indiscussa di noi del
blog: il mitologico Nicolas Cage. Forse i più non lo sanno, ma uno dei motivi
fondativi del nostro blog è divulgare al mondo la grandezza di Nicolas Cage
attraverso una disamina integrale di tutte le sue pellicole e attraverso una
serie di mini-film artistici realizzati con i Lego della sua opera omnia. Un
obiettivo ambizioso, forse folle, ma che porterà prima o poi Nicolas Cage a
realizzare un film su di noi che realizziamo questo obiettivo ambizioso, in 4k.
Poi il mondo è andato avanti, siamo tornati sui nostri passi e il progetto è un
po’ finito in soffitta, pur con qualche eccezione. È tempo che quindi i lavori
accelerino un po’, perché il nostro eroe lavora sempre più freneticamente ed è
un casino stargli dietro, anche se fa cose appaganti. Quindi preparatevi per
una montagna di nuove recensioni sulle sue avventure recitative più riuscite e meno
riuscite: un po’ come la vita. Consultate la parola chiave “Nicolas Cage” alla
fine dei nostri post e valutate anche voi come questa voce diventerà poderosa
sul nostro blog. Ma stiamo perdendo tempo, procediamo!
(Sinossi fatta male). Siamo nel 1348, con tanto di date storiche precise e
luoghi legati a battaglie realmente accadute, ma di fatto ci troviamo in un
vaghissimo “”Medioevo“”, ai tempi “delle crociate e quella roba lì di guerre
sante e streghe“, con suggestioni che pescano a caso da almeno 300 anni di
storia. I fan di Dark Souls, The Nun o di The last Witch Hunter comunque
gradiranno e qui non stiamo a fare gli odiosi precisetti: il film parla di
crociati vs streghe come si parla di King Kong contro Godzilla, Alien contro
Predator, Cowboy contro Alieni, Pupe contro secchioni. I crociati
sono abbastanza suscettibili quando “le cose non funzionano“ e in genere danno
la colpa ad infedeli e streghe. Gli infedeli coerentemente vanno combattuti per
portare la pace del mondo “perché sono tutti diavoli” e ogni donna può essere
una “strega“ se troppo frivola, troppo intelligente, troppo ecc. In particolare
se è finito il caffè preparate le torce, è colpa di una strega. Con tutto
questo “femminismo represso” capita che qualche volta una donna messa al rogo
si incazzi, invochi Satana prima di ardere viva, si trasformi e inizi a
squartare i crociati/inquisitori/“quella roba lì”. Questo ci porterebbe sui
territori di Le streghe di Salem di Rob Zombie, ma questo è un film con un
Nicolas Cage buonissimo e biondissimo e le cose vanno diversamente. Il nostro
eroe è nel giusto perché “dubita”. Dubita che il mondo sia pieno di infedeli
perché glielo comandano dei preti che sembrano un po’ fanatici quando additano a
Belzebu il primo tizio con un turbante. Dubita che dietro ogni donna ci sia una
strega, anche perché le donne gli piacciono tanto e se la spassa con due di
loro a botta alla sera, con in corpo quanta più birra possibile, quando incassa
la diaria del crociato. Di giorno lui e Ron Perlman sono come Legolas e Gimli,
cavalieri medioevali storicamente accurati, “classe paladino” per gli amanti dei
Giochi di Ruolo. I due si sfidano a quanti nemici affronteranno in
mattinata, con chi ne abbatte meno di 300 che deve pagare da bere, perché la
birra è socialmente molto importate. Di pinta in pinta, di gnocca in gnocca,
questo si ripete almeno fino a quando, tipo alla decima battaglia narrateci in
cinque minuti scarsi attraverso un montaggio sincopato stile Il Gladiatore,
arriva la prima “vittima collaterale”. I due eroi non ci stanno più e salpano
per casa da disertori, trovando però che il mondo è invaso dalla peste da
almeno tre anni. Riconosciuti per via di una spada, il duo, con la sola
alternativa possibile di finire in carcere a vita, viene incaricato a svolgere
una missione scientificamente accurata per dare fine alla pandemia,
direttamente commissionata da Christopher Lee: scortare la “strega nera” che ha
causato la peste in una abbazia che possa “giudicarla” attraverso i rituali
scritti su un prezioso libro sacro, mondando il mondo dal morbo. Perché anche
la peste, come quando finisce il caffè, è colpa d una donna. Che in questo
specifico è una bella morettina adolescente, da cui il titolo di “strega
nera”, incarcerata dopo che qualcuno l’ha sentita canticchiare una canzoncina
in una lingua strana mentre vagava in stato confusionale per il borgo. Dannate
streghe hippy! Poco convinti della missione, Nick e Ron partono lo stesso,
nella speranza che l’abbazia che sarà la metà del viaggio abbia come tutte le
abbazie anche un fornito reparto birre e liquori. Il viaggio, nello spirito più
puro dell’Oktober Fest, riguarderà l’attraversamento di ridenti boschi e
collinette del tipico paesaggio etilico verso il nord est. Insieme ai nostri
eroi si legheranno al gruppo un soldato, un chierico, un ladro e un giovane
apprendista “che non ha ancora scelto una classe”, come nelle classiche
avventure di Dungeons & Dragons. Ma le streghe esisteranno poi davvero? Non
sarà che il clima pestilenziale, il paesaggio crepuscolare dei boschi notturni,
i lupi e un po’ di fanatismo, finiranno per annebbiare la mente a tutti? Oppure
sarà davvero crociati contro streghe?
(Inquadramento storico) L’ultimo dei templari è un film del 2011 che nella
“Nicolascagegrafia” è girato dopo Il cattivo tenente ed esce in sala dopo
Kick-Ass e L’apprendista stregone, cui seguirà Drive Angry e... un periodo di
alti e bassi. Ma ai tempi di questo L’ultimo dei templari il nostro eroe era
quindi decisamente “on-fire”, e questa pellicola si presenta come un prodotto
quasi di serie A, molto “sborone”, dalla messa in scena piuttosto “ricca” nel
comparto audio e video, con alcune intuizioni di casting inedite, come la
coppia bad-ass costituita da Cage + Ron “Hellboy” Perlman (che ogni tanto ci
ricorda, a livello di dinamica nelle scazzottate, quasi Terrence Hill e
Bud Spencer) e un clima dark fantasy convincente. Ricordo inoltre che quando
uscì nel 2015 Outlast: l’ultimo templare, sempre con Cage, lì in coppia con
Hayden “moscio” Christensen, ero stra-convinto che fosse una sorta di “sequel“
e ci rimasi malissimo quando non c’entrava nulla. Anche se nella mia testa un
sequel “ideale” a questo L’ultimo templare già esisteva, si chiamava Drive
Angry e parlava del paradiso perduto di un uomo chiamato Milton, costretto a
lavorare per il diavolo per una specie di contrappasso. Ma sto perdendo tempo
in fesserie e personali fan fiction, quindi taglio corto e passo al film.
Per gli amanti dei look di Cage, qui il suo taglio di capelli è biondo
boccolato corto, con barbetta leggera. Le location sono per lo più luoghi senza
tempo tra la Croazia e l’Austria, tra castelli diroccati, ponti sospesi e
rigogliose foreste. Le scenografie, armature e make-Up sono validissime anche
se non originalissime, gli effetti speciali by Tippett Studio (che all’epoca
gestiva i non dignitosissimi lupetti di Twilight ma anche i goduriosi e
splatterosi Pirahna 3d di Aja) sono forse invecchiati malino, ma ancora
gradevoli. Il regista è quel Dominic Sena che ha affiancato Cage nel divertente
e “sborone” Fuori in 60 secondi e ha reso Halle Berry la donna più desiderata
del pianeta nel film “sborone” Codice Swordfish. Nel cast “la strega” è il
primo ruolo cinematografico della brava Claire Foy, che nel 2018 vestirà i
panni di Lisbet Salander. Il ruolo dell’apprendista da gioco di ruolo è invece
svolto con compostezza dal divetto del divertente serial inglese Misfit, Robert
Sheehan, che poi non è esploso all’attenzione internazionale come un po’ tutti
ci aspettavamo. In una piccola particina gustosa, che voglio assimilare alla
piccola particina gustosa che una decina di anni prima aveva ricoperto in I
misteri di Sleepy Hollow di Tim Burton, c’è il grande Christopher Lee. Stephen
Campbell Moore è grigio e monodimensionale il giusto per interpretare un personaggio
grigio e monodimensionale come il chierico, Perlman e Cage si divertono come
dei matti e sembrano nati per farsi da spalla a vicenda. Quindi, in sintesi,
pur considerando che a me il film è piaciuto all’epoca come mi ha spinto oggi a
investirci di nuovo due euro e cinquanta, cosa è andato storto? Perché se
fosse andato bene se ne sarebbe parlato di più rispetto che di un Il settimo
figlio qualsiasi.
(Una formula contraddittoria) L’ultimo dei templari è un film “che urla
fortissimo”, quando invece dovrebbe sussurrare le cose, raccontarsi quasi
sottovoce, tra le sfumature. Questa contraddizione caratterizza, quanto
comprime, il potenziale della pellicola. La “strada maestra” di Le
streghe di Salem di Rob Zombie è di fatto più volte percorribile, in modi anche
naturali, a volte pure sofisticati, sfruttando attori che saprebbero bene
raccontare personaggi sostanzialmente validi. Ma è una strada che il film non
vuole prendere mai, preferendo buttarsi a pesce in soluzioni magari visivamente
fighe anche se poco originali e telefonatissime. Da vero film sborone insomma,
pari a quel maledetto The Last Witch Hunter che se avesse “asciugato il brodo”
e si fosse concentrato (sulla parte iniziale nel medioevo, con il Vin Diesel a
caccia di una strega di Blair per boschi) sarebbe stato una mezza bomba e non
una occasione persa. Eppure c’è sotto un sacco di stile, bravi attori e la
tanta voglia di non essere banali qui e là che guizza. Ogni tanto il film vuole
pure confonderci le carte, buttarci in “zona Nome della Rosa” offrendo
uno sguardo “disincantato“ sulla religione nel periodo storico in cui la fede
era il potere più forte, magari superando da destra Le crociate (in originale
Kingdom of Heaven) di Ridley Scott insieme al suo paternalismo stucchevole.
Potevano anticipare The VVitch di Eggers al punto da renderlo meno dirompente.
E invece no, piombiamo senza se e senza ma nei territori più canonici del
fantasy, consolandoci comunque per l’ottima cornice, un ritmo divertente,
qualche bella trovata in computer grafica, delle scene di combattimento
all’arma bianca abbastanza riuscite e Cage al centro di tutto, pronto a
esibirsi nelle sue facce da pazzo mentre affronta “la qualunque”, siano robe
reali che metafisiche. Come spesso quando il progetto è nelle sue corde, il
nostro eroe si mangia la scena e fa il compito così bene da prendersi la lode.
Impara a combattere con la spada in modo figo, veste con eleganza armature
pesantissime, dona al suo crociato un’aria regale decaduta, ne fa l’underdog
dei templari e il gioco funziona. La Foy è perfetta tra le mille sfaccettature
con cui riesce a raccontarci l’anima tormentata della sua strega. Una volta è
una ragazzina indifesa, poi diventa una seduttrice, poi una specie di
proto-femminista, poi una figlia da proteggere, poi un nemico da combattere.
Perlman crea un personaggio silenzioso ed eroico, lontanissimo dai
“cattivoni” sopra le righe che predilige, e funziona ugualmente bene. La
sceneggiatura intoppa qua e là in modo apparentemente strano, ma ora so perché.
Gli extra dell’ex noleggio che ho visto oggi hanno fatto luce sui principali
dubbi che negli anni avevo maturato, a cui ora posso dare una risposta,
offrendo una visione della pellicola per me più appagante. Una visione che, se
fosse stata seguita fino al final Cut, poteva cambiare forse la sorte del film
per la critica e botteghino.
(L’altro film, quello meno “sborone”). Scene tagliate e making of,
presenti sul disco ex noleggio che ho appena visionato, riportano a galla un
film dai toni diversi, che è stato messo un po’ da parte per il volere dei
produttori di creare scene di “maggiore impatto visivo”. Quanto segue è sotto
SPOILER
Ci sono tra gli extra varie scene tagliate interessanti e che avrei
personalmente “non tagliato” del tutto, ma quello che ci interessa di più sono almeno i tre “snodi principali” (le cui dinamiche sono ben trattate tra
scene tagliate e making of “esplicativi” ) che fanno differire maggiormente il
primo trattamento dal risultato finale. Snodi che sono divisi equamente tra
l’inizio, la metà e la parte finale della pellicola. Incredibile a dirsi, tutta
la scena iniziale con Cage e Perlman che affrontano le crociate, battaglia dopo
battaglia in montaggio sincopato stile Gladiatore, erano originariamente
assenti. Il film, dopo essere stato introdotto dal riuscitissimo “mini-film”
sulla tripla decapitazione (molto riuscito, che potrebbe benissimo essere un
segmento dell’antologia ABC of the death), partiva (come da scena
tagliata estesa che si può visionare) quando il duo arrivava sulla costa con
una barca ormai distrutta, dopo aver disertato dalle crociate. Il loro primo
incontro era con la “realtà misteriosa“ della peste e di fatto si legava
meglio a livello temporale con il mini-film iniziale, dove la pestilenza poteva
legarsi al fatto di aver buttato in un corso d’acqua delle “streghe” che lo
hanno reso con i loro cadaveri “venefico”. Invece partono i flashback e la
linea temporale/emotiva si spezza, per essere difficoltosamente ripristinata
solo in seguito. Sono stati assunti per “le crociate” 30 stunt-men, un maestro
d’armi, 30 giorni di riprese. Viene impiegata la moltiplicazione digitale
dell’esercito, sono usati giochi di fumo, neve artificiale, mascherini vari. È
stato studiato ad hoc un modo di combattere peculiare per entrambi i nostri
eroi, che espande quanto si vede già durante la pellicola. Cage diventa esperto
nel combattimento a corta distanza, con la spada che viene usata come un
pungolo o, capovolta, come un machete. Lo stile di Perlman è da “storditore” a
impatto ravvicinatissimo, usa molto lo scudo per dare spallate e manipola il
nemico con prese articolari. Sono insieme uno spettacolo, sanno completarsi, le
scene di combattimento “alle crociate” sono bellissime. Ma saranno poche le
scene di combattimento da lì fino all’epilogo del film, perché “il centro
narrativo” non è quello di un film d’azione puro. Un altro difetto delle scene
iniziali aggiunte è che rendono inutilmente esagerati i due protagonisti,
quanto inutilmente crudeli i preti che sovrintendono alle crociate, facendo sembrare molto forzata e parecchio didascalica (in altri tempi avremmo detto
“fumettistica”) la “conversione pacifista” del personaggio di Cage.
L’eroe scopre di punto in bianco che nella guerra che combatte da anni ci
possono essere anche vittime civili e la cosa davvero non ha senso, come non
stava scritta nella sceneggiatura iniziale, anche se esiste una scena di
rimando, che però alla luce della “scena delle crociate” risulta ora un po’
forzata. Un brutto impoverimento del personaggio cui segue, con il secondo
snodo, l’impoverimento di un altro, nello specifico il cardinale di
Christopher Lee. Abbiamo già detto di come i prelati di questo film appaiano
“inutilmente fanatici“, pur in vista di un finale che ribalterà il concetto.
Christopher Lee ha un bellissimo monologo sui dubbi della fede che possono
legittimamente insorgere in un periodo violento come le crociate, se chi
combatte si trova ad affrontare situazioni moralmente inaccettabili. È un
discorso pieno di autocritica e umanità, che non per questo avrebbe minato il
“colpo di scena” e anzi sarebbe stato utile a infondere un po’ di pragmatismo
alla vicenda. Ovviamente nel dubbio di “svilire il colpo di scena” questa
scena, presente integralmente negli extra, è stata tagliata. Come è stato
pesantemente rimaneggiato il terzo snodo, il finale originale, pur accessibile
integralmente negli extra, reiterando la formula “più spettacolare anche se più
stupido”. Siamo qui al top della sboronaggine. Originariamente la strega palesa
narrativamente il suo gioco: non poteva accedere direttamente nel luogo sacro
se non fosse stata “invitata in loco” dai sacerdoti. Si vuole vendicare dei
preti per tutte le donne innocenti uccise perché accusate di stregoneria,
privandoli “dell’arma di intolleranza”: un libro sacro che immaginiamo vicino
idealmente al Malleus Maleficarum, che i monaci amanuensi stanno creando in
sempre maggiori copie per diffonderlo. La nostra strega non è ancora detto che
sia “il male”, quanto una persona con poteri soprannaturali non specificati, stile
gli X-Men di Singer o la Carrie di De Palma/King. Poteri che vengono confusi
come diabolici, spesso nel cinema usati come metafora delle persecuzioni
religiose verso chi “è diverso”. Poteri in mano a un personaggio che
viene evidentemente durante il film perseguitato, flagellato, rinchiuso in una
gabbia, ma che nonostante tutta la rabbia mantiene compostezza e in sprazzi di
umanità “frena il colpo”. Il combattimento contro di lei non sottrae mai la
protagonista dalla scena, è secco, intenso, crudele e disincantato. Finisce
male perché le cose devono finire male, la peste si ferma perché era stata
colpa sua e non perché la pandemia si è ormai consumata “naturalmente” dopo
aver sterminato 3/4 della popolazione dopo i tre anni da cui si è diffusa.
L’esatto opposto di quanto accade nel combattimento finale definitivo del cut
cinematografico, sia visivamente che moralmente. La strega qui non si rivela
essere una vera strega, ma invece una donna posseduta da un demone, che si
rivela trasformandola in un mostro grigio in computer grafica con corna e
ali di pipistrello. Un nemico “definitivo” che ora affronta Cage e Perlman in
uno scenario che sembra uscito da un livello del videogame Diablo. Anche questa
scena è stata aggiunta in seguito, come i combattimenti alle crociate di cui
pure riprende alcune delle coreografie all’arma bianca più evocative. Il demone
è interessante sul piano estetico: vecchio e dal corpo femminile, in grado di
richiamare l’iconografia presente nel libro sacro. Anche se con gli effetti grafici
di oggi forse non appare incredibile, ha personalità, ma il combattimento
finale è figo solo fino a un certo punto, almeno rispetto al combattimento con
la strega originario. Il ruolo della Foy ne esce “” un po’ “”devastato. Se la
nostra streghetta si era sobbarcata secoli di maltrattamenti verso le donne
ingiustificati, aveva combattuto ed era quasi riuscita a cancellare una
religione che ancora aveva tra le mani il sangue delle crociate, al suo posto
abbiamo ora poco più di una damigella in pericolo a tutti gli effetti. E a
dispetto di un precedente dialogo con Cage in cui la Fay gli dice con
chiarezza: “Guarda che ti sbagli di grosso, a considerami una damigella in
pericolo!!”. Invece qui la ragazza viene sostituita da un effetto speciale che
le ruba la scena e quando il mostro è sconfitto la ragazza dice palesemente di
“non ricordare nulla di tutto ciò che è avvenuto”. Al punto che chiede
all’apprendista superstite di raccontagli chi cavolo erano gli eroi che la
hanno salvata, pur avendo condiviso con gli stessi tutta la storia. Così viene
azzerato ogni dubbio sulla legittimità morale della religione nel cacciare le
streghe con le torture, facendo quasi passare per legittima la terribile scena
di tripla impiccagione di inizio pellicola. Così, quando “il male viene
debellato”, la fanciulla “non contestante” si risveglia, nuda e immacolata,
sorridente. Stiamo parlando a ogni modo di scene spettacolari, piene di fiamme
e lapilli, con il diavolo alato che si muove su un affresco sacro in un modo
che sovrascrive l’immagine sacra sottostante, con i buoni che si sacrificano e
la musica pomposa in sottofondo. Anche su questo ultimo aspetto legato “alla
battaglia” ci viene dal making of svelata una ulteriore impresa. Ora che c’era
il demone in post produzione hanno pensato di fargli cavare digitalmente, a
graffi almeno un occhio di Nicholas Cage, giusto per fare più scena.
Senza neanche richiamare sul set Cage, come fosse un videogame alla Mortal
Kombat. Insomma, attraverso gli extra del dvd si palesa che tutti i
cambiamenti alla pellicola originale sono frutto di scelte che i
produttori si intestano, consapevoli, attraverso le interviste. Scelte spesso
un po’ maldestre e che sono giustificate perché “beh, era un film non
così spettacolare, andava aiutato un po’”. Trovo però davvero ammirevole che
la produzione ci abbia permesso, tramite l’home video, di apprezzare
anche la forma originale del film, che in lingua originale era Season of the
Witch e non Season of the Devil, con tutta la Symphaty che possiamo provare per
quest’ultimo.
FINE SPOILER
(il penultimo dei templarI) Come la storia insegna, Cage, dopo due film
sul Mistero dei templari (in originale National Teasure) e dopo questo L’ultimo dei templari, rimarrà in fissa con i templari anche con il
successivo Outcast - l’ultimo templare, come è ancora prontissimo a
girare Il mistero dei templari 3, se sarà possibile già domani (e qualcosa in
tal senso si sta muovendo). Season of the Witch, pur nei piccoli mal di pancia
che suscita la visione finale, è un film divertente, spettacolare, crepuscolare
quanto basta e ben recitato. Non un capolavoro ma un film che scorre via
gradevolmente, perfetto per una double-feature con Drive Angry, magari
per una triple-feature con Drive Angry seguito da Mandy. Rivederlo oggi nel
2021, a dieci anni dall’uscita in sala, è stato stimolante e mi ha regalato le
sorprese che sopra vi ho raccontato. Se riuscire a recuperarlo anche voi con
gli extra, cosa oggi non difficile né cara, ve lo consiglio caldamente.
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