mercoledì 30 aprile 2014

Le Storie vol.19: Scacco alla regina

Testi: Di Gregorio; Disegni: Fattore – Di Vincenzo

Londra, primo maggio 1851. Nella sontuosa cornice di Hyde Park, all'interno della celeberrima Esposizione Internazionale, viene presentato il primo esempio di intelligenza artificiale, Adam. Mosso da ingranaggi alimentati a carbone e con fulcro una inquietante faccia totemica, Adam è pronto a dimostrarsi superiore all'uomo della più tipica sfida di intelligenza, gli scacchi. Per rendere ancora più schiacciante la superiortà della macchina il suo sfidante è il campione del mondo, un arcigno prussiano di nome Fiehedrssen, passato alla cronaca anche per la spregiudicatezza ed efficacia delle sue tattiche di gioco. La sfida comincia ma subito la situazione si fa strana. Per ogni pezzo che Fiehedrssen sacrifica, mani misteriose compiono efferati omicidi. Un pedone significa un passante. Un alfiere o “Bishop”, un porporato. Una Torre un funzionario. L'aria di attentato si fa pensante, nonostante le richieste la partita non può essere sospesa perché questo comporterà solo più gravi conseguenze. La polizia brancola nel buio. La stampa addita lo scacchista prussiamo quale un assassino senza scrupoli e la gente fa in fretta a scagliarsi contro un uomo che in virtù delle sue drastiche scelte di gioco non fa nulla per evitare la perdita di importanti pezzi dello scacchiere, pur di conquistare la vittoria finale.
Le partite a scacchi sono sempre un argomento interessante, anche se i giovani moderni preferiscono le carte di Yugi-oh. Tattica, sangue freddo, puro agonismo che sfocia in ossessione e nichilismo per tutto quello che non è la propria passione.

Di Gregorio mette in scena una partita Kasparov – Big Blue, ante litteram, argomentando con tematiche steampunk e arricchendo con una struttura a thriller l'intreccio. Ne risulta un fumetto molto interessante, in grado in poche vignette di catalizzare l'attenzione del lettore. La potenza degli eventi supera anche il carisma dei singoli personaggi, e tutto fila a meraviglia fino a un finale che purtroppo perde di mordente, in cerca di una chiosa a effetto poco interessante in quanto sembra mancare di consequenzialità con gli eventi prima narrati. Rimane una interessante apologia sull'ossessione di essere i migliori al mondo in un contesto storico dal quale l'intelligenza e bravura umana saranno sempre più abilità messe in secondo piano da macchine in grado di sostituirsi all'uomo sempre più in ogni campo. Il lavoro di Fattore e Di Vincenzo è notevole, si basa su importanti ricerche della iconografia dell'epoca, ricostruzioni ambientali, utilizzo di ritratti e costumi accurati. Le tavole che riproducono meccanismi reali quanto inventati sono di forte impatto e donano all'opera un fascino tutto suo. Tuttavia questo lavoro non riesce troppo nell'intento di caratterizzare i personaggi, che risultano figure tanto anonime quanto intercambiabili, non fosse per qualche guizzo nella definizione del persoanggio dello scacchista, l'unico che in qualche modo riesce a bucare la tavola in un paio di occasioni. Un buon numero quindi, dall'ottimo ritmo. Non un capolavoro ma una ulteriore piccola gemma da aggiungere alla propria collana. 
Talk0

martedì 29 aprile 2014

In partenza per il Far East Film Festival di Udine

Dopo un paio di giorni dall'apertura dell'evento (ed essermi perso il film del secolo, The Raid 2) è giunto anche per me il tempo di unirmi alla festa del cinema asiatico che ogni anno si celebra presso il Teatro Nuovo Giovanni Da Udine. Un occasione imperdibile per vedere e apprezzare il cosiddetto cinema invisibile, ossia paraticamente tutto ciò che non sia americano o non riguardi Boldi o Chezzo Zalone. Film a volte bellissimi che sembra siano i distributori che, conoscendone l'esistenza non facciano nulla, anche perchè i film che passano al FEFF sono film campioni di incassi, commedie, horror, arti marziali e drammi esistenziali. Così dopo che ci si imbatte in un bellissimo film agrodolce film giapponese sulla vita nei carceri come Sukijaki, in una dolorosa commedia sulla condizione della donna nella Cina anni 60 come Feng Shui, in un mega thriller action come Viral Factor o una bellissima love story come I Have to buy new shoes, ci si chiede davvero perchè queste pellicole non arrivino da noi, perchè non abbiano lo spazio che meritano in un cartellone che spesso è asfittico.
La Tucker Film in collaborazione con la Cecchi Gori negli ultimi anni ha portato in home video molte delle gemme passate nelle sale di Udine dutrante il FEFF, non limitandosi a portarci il film in italiano ma spesso arricchendo le pellicole di extra come interviste a critici italiani esperti del settore, nell'ottica non solo dell'intrattenimento ma anche della divulgazione di peculiarità culturali uniche.  Sono iniziative da sostenere, che quando possiamo mettiamo in scaletta anche sul nostro piccolo blog con estremo piacere.
Bene, vi rinnovo l'invito a partecipare all'evento se siete in zona Udine. Troverete anche me in fila per le proiezioni con il mio accredito "white tiger"e se volete scambiare due chiacchiere sarò ben contento. Ci sentiamo!

Ecco il vostro Talk0 in modalità pre-viaggio, con mal di testa e occhiaie paura..

lunedì 28 aprile 2014

Dylan Dog color fest 12: Eroi



Ormai è diventata una consuetudine trovare periodicamente in edicola storie a colori di Dylan Dog. Si può dire che i suoi albi a colori siano ormai un prodotto non più eccezionale ma standard, che il consumatore aspetta e richiede a gran voce come indispensabili, elitari, essenziali per la soddisfazione del proprio fabbisogno personale ed espletamento delle faccende domestiche.
Ecco, tipo questo...
Ecco quindi che viene sfornato il nuovissimo colorato albo di Dylan Dog, il numero 12, nella sua canonica formula "a tema". Invece di una storia unica di 100 e passa pagine, quattro micro insignificanti storielle-barzellette da 25 pagine l'una, realizzate senza il minimo impegno, ma disegnate e colorate in modo pazzesco. Abbiamo finora avuto albi tematici come "Dylan Dog alternativi", "Dylan Dog e le donne", "Dylan Dog e la dieta vegana". Materiale sempre "interessantissimo" che ci ha fatto sempre rimpiangere una storia lunga a colori, bella e degna di essere letta senza stare a scaccolarsi tra una pagina e l'altra. Poi un giorno alla redazione Bonelli è  venuta questa idea geniale di dedicare un albo della serie Dylan Color Smacchiante ad ipotetici incontri con altri eroi Bonelli. Un tema tosto, quello dei cross-over in casa Bonelli. Operazioni sempre mooolto limitate e studiate bene a tavolino per essere più di un semplice tema per il Color Smacchiante Dylaniato ma per veri e propri eventi, occasioni editoriali ghiotte e centellinate, roba da smuovere giganti come Scavi e Castelli.


Credo che i due albi-evento sugli incontro tra Dylan Dog e Matin Mystère siano tra le storie più belle partorite dalle fucine bonelliane. Raccontano l'incontro spesso burrascoso tra i due, come è canonico che sia tra due prime donne, ma pongono anche interessanti luci sul loro passato in contesti narrativi per nulla banali. I due interagiscono, si comprendono, si completano nella loro totale diversità. Se non li avete vi consiglio di fiondarvi a cercarli, ne vale dannatamente la pena. Poi ci sono incontri più strani, come quello tra Mystère e Nathan Never o tra Zagor e Tex, ma sempre occasioni sporadicissime, vere perle rare e non riunioni di condominio continue come sono soliti farne i personaggi dei comics americani.  Devo ammetterlo, vedere incontri tra personaggi Bonelli liquidati in venti scarse pagine mi fa male. Ma per voi mi sacrifico e passo alla lettura.
1) Le Radici del Male, di Massiero e Civitelli. Grazie ad una seduta spiritica Dylan viene in contatto a livello extradimensionale, modello Insidious, con Mr. No allo scopo di debellare una pericolosa divinità felina che minaccia nel futuro di distruggere il mondo. L'argomento è figo, i disegni pure, sono le 24 pagine ad essere un vero insulto. I due si incontrano, Mister No fa conoscere a Dylan la fauna locale, partono per la caccia e Mr No si accerta di come l'indagatore dell'Incubo sia vegetariano, ex alcoolista e in genere l'essere umano più palloso che abbia mai conosciuto. Mr No preferisce ubriacarsi pur di starlo a sentire e noi siamo tutti con lui. Due pagine dopo e la storia è già conclusa. Mr No racconta al suo amico crucco di una brutta sbronza che lo ha annoiato a morte. Il racconto poteva e doveva essere più lungo, c'erano una infinità di cose che potevano accadere ai due eroi e la questione che le vicende si svolgessero parte nel presente e parte nel passato rendeva interessante pure la linea narrativa. Niente, una cosetta buffa e nulla più buttata via così. Tristezza.
2) Incubo Impossibile di Mignaccio-Castelli / Piccato - Riccio. Un nuovo incontro tra Mystere e Dylan, con il pretesto di una storia che scambia le identità ai due indagatori. Si vede che c'è Castelli. La storiella è divertente, è disegnata benissimo in uno stile tra il caricaturale e il comics americano, ha ritmo da vendere e riesce a presentare le peculiarità di entrambi i personaggi in un modo fresco e riuscito, facendo uso persino dei migliori comprimari scelti tra i due gruppi. Un pasticcino. Vorremmo ancora tante di storie così. Magari con una trama che non si limiti ad una battuta, pur se simpatica.
3) Buggy di Ambrosini e Bacileri. Così, quando meno te lo aspetti, eccoti ricomparire il mitico Napoleone di Ambrosini. La storia è prettamente napoleonica e splendidamente disegnata da Bacileri con quel tratto semplice ma ricchissimo di dettagli che fa assomigliare le sue tavole a illustrazioni di favole. Per via di un dispettoso spiritello che se non mangia dolciumi si ritrova con una folta barba, una porta collega la Ginevra del passato di Napoleone con la Londra odierna di Dylan. Complotti sulla fine del mondo, folletti dispettosi, qualche lacrima per un amore finito e mai iniziato e riflessione sul significato del tempo che passa. Una gemma. Criptica ma che va bene così.
4) Demoni e Silicio. Per far fronte ad uno spettro digitale, Nathan Never si connette ad un server accompagnato da un avatar creato sulla documentazione inerente a Dylan Dog. Disegni pazzeschi per una storiella che risulta ai conti piuttosto semplicistica e lineare, con un pre-finale moscio moscio e un finalino invece simpatico. Sarebbe stata una storia brutta anche se fosse stata più lunga. Meh...

A conti fatti devo dire di essermi trovato abbastanza bene con questo nuovo appuntamento a colori dell'indagatore dell'incubo, soprattutto da tali premesse. Tuttavia mi duole che dei cross-over vengano sprecati in questo modo, in una micro manciata di paginette. I personaggi Bonelli hanno tantissimo da dire e non sono "tutti uguali"o £intercambiabili", come qualche detrattore è solito ripetere. Eventi come questi potrebbero essere anche occasione per satireggiare tra generi, creare cortocircuiti positivi per rilanciare personaggi magari minori. Ogni tanto la formula funziona comunque anche a 25 pagine, vediamoni come spot pubbblicitari (anche se mi pare prospettiva orrenda) ma si può e deve pretendere di più. Ve lo immaginate un Dylan moderno che è alle prese con un fantasma di Willer e pards in una storia scritta con un sarcasmo alla Garth Ennis. Un mega volume da 600 pagine con zombie e fantasmi che se le danno ad Alamo (ci butterei dentro anche Saguaro, Magico Vento, Mystere, Zagor, Ken Parker e starei a vedere che succede). Io la comprerei al volo! Speriamo che il futuro ci regali tanti bei cross-over, ma non troppi, con un bel numero di pagine per sapere chi sono i personaggi in scena e riuscire almeno un po' ad empatizzare con loro. O tutto si limiterà ad una sbronza passeggera come il suo incontro (?) con Dylan Dog.

Talk0

venerdì 25 aprile 2014

Saint Seiya legend of the sanctuary - Il nuovo film dei Cavalieri dello Zodiaco in treddì

  

Tornano i Santi al cinema e ci tornano a fine giugno in Giappone! Non solo, viene trasposta la parte più bella di tutto l'anime, la scalata al santuario! Sapranno in due ore e con la cg riprodurre tutta l'epicità di uno dei più grandi classici dell'animazione nipponica?
No, ma quanto è figo? No dico, ma quanto cavolo
è figo? Ora stacco il poster della Fico
e appendo lui in cameretta...
Dopo il successo anche internazionale di Harlock (meritato) ecco che nuovi anime storici passano al grande schermo e al 3d! Ho sentito pareri più discordanti su questa nuova versione digitale dei classici cavalieri dello zodiaco. Io da fan cieco che colleziono tutto in merito, perfino quella cosa inconcludente dal nome “Next dimension”, non posso che chinare il capo, trovare il tutto bellissimo (anche se più in stile Kingdom Hearts che Kurumada-Araki) oltre l'inimmaginabile e apprestarmi a sganciare il grano per un numero folle di nuovi modellini myth cloth. Certo sarebbe potuto essere oltre il bellissimo, oltre l'inimmaginabile, ma io quando vedo 'sti modellini non capisco più una sega e godo. 
Il regista è Keiichi Sato, una gavetta sterminata tra Gundam e Mazinkaiser e direttore di capolavori come Wolf's Rain (e questo dovrebbe bastare alle fan dei cavalieri che si aspettano un po' di bromance), il bellissimo ma ancora inedito Karas della Tatsunoko (anch'esso con importanti parti in computer grafica), il divertente ma ancora inspiegabilmente inedito Tiger e Bunny (in pratica un gruppo di Avengers apocrifo che venderebbe come il pane in questo periodo ma che nessuno porta in Italia, ritenendolo "troppo giapponese"...vero Cavazzoni?...). Lo studio è interno alla Toei Animation, produce quel marpione di Kurumada, le musiche sono sempre del grande Seiji “Pegasus Fantasy” Yokoyama. La voce di Athena sarà della solita idol gnappetta e slanciata quanto Cristina D'avena, al secolo Ayaka Sasaki del gruppo Momoiro Clover Z, che probabilmente come uso in Nipponia nella versione home video commenterà un film di cui non sa nulla.
 
Atena è interpretata da 'sto cesso
Ancora non si conoscono dettagli su una possibile distribuzione italiana, ma fossi nei panni della Lucky Red e volessi replicare il successo del film sul pirata spaziale mi affretterei: In questo caso la concorrenza di Dynit e Yamato, nonché di Medusa Cinema (so che molti lo aspettano con sigla classica rabberciata da immagini della pellicola, stracensurato e alle 6.40 di una domenica di ottobre su Italia 1..buongustai!)credo si farà sentire. Pronti per riascoltare Ivo De Palma tuonare “fulmine di Pegasus”? O forse è giunto il momento per qualcuno di organizzare per l'estate quel famoso viaggio a Tokyo troppo a lungo rimandato e vedere in anteprima la pellicola?
Vi lascio con una delle scene più calienti della saga (in spagnolo che fa più sangue), appaganti per il gentil sesso, ricordando loro che dietro la nuova pellicola c'è comunque il tizio di Wolf Rain e cose simili potrebbero riproporsi al cinema. Cosa non faccio per vendere due o tre biglietti extra e permettere ad un fan di andare al cinma con la morosa...A letto i bambini!



Hai mai sentito il cosmo dentro di te? 
Talk0

giovedì 24 aprile 2014

Machete Kills - andare al cinema con il nostro amico "Robertone" Rodriguez


C'era una volta un tizio che garantiva di fare i soldoni con pellicole che costavano pochissimo. Per dimostrarlo girò con due pesos un film che parlava di un chitarrista diventato giustiziere dopo un grave fatto di sangue. Un film così piccolo ma così carico e sentito che tutti stavano a pensare: "Chissà quale alto messaggio ci sta dietro?", oppure "Ma quella mitica locandina, quella con la tartaruga, ma quanto è figa e profonda? Roba da senso della vita con l'immagine che se vista divisa a metà parla di passato e presente, prima musicista poi pistolero, con la volontà di tornare indietro a lenti passi di tartaruga. Ma quale uomo profondo può fare ciò? Un genio assoluto! Premiamolo in tutti i festival che incontra"
Locandina decisamente figa e profonda con tartaruga
Ma la cosa più bella di questo cineasta latino è che non se la mena per nulla, è un amicone, ama gli scherzi e gli si vuole bene. La prima pellicola viene gonfiata un po' da Hollywood, diventa Desperado con Banderas, il  nostro si circonda di una famiglia allargata di attori e tecnici che ricorreranno sempre in futuri suoi lavori, tra cui il mitico Danny Trejo, e il resto è leggenda. Ma nel cast ricordiamolo con gioia, anche se appare per poco, quel mito di Danny Trejo, armato di letali coltelli. Questo è già il prototipo del futuro Machete, un segno del destino. Gli anni passano e Bob Rodriguez diventa amicone di Tarantino. Esce quella figata pazzesca di "Dal Tramonto all'alba" (dove Trejo fa una particina come barista-vampiro ultra sudicio, l'uomo che vorreste che vostra figlia vi portasse a casa) e quel simpatico cazzeggio di Four Rooms. Robert viene accolto al tavolo buono dei registi in ascesa pseudo-indipendenti e figosi, roba stile il rat pack anni '70 di Coppola e soci.

quella figata pazzesca di Dal Tramonto all'alba
Il genio diventa mito, i seguaci non tardano ad arrivare in massa. Qualcuno guarda "The Faculty", sussurra "erede di Carpenter" e viene giustamente picchiato a sangue, ma l'emozione c'è, il ragazzo ci sa fare! Film divertenti e strapieni di gnocca e sangue, non si può volere di più.

il ragazzo ci sa fare
Poi ecco che viene fuori la sua vena più terrificante. Rob ama i bambini. Rob vuole fare film per bambini. Film alla James Bond da bambini, con personaggi ridicoli, armi ridicole, trame ridicole, attori per lo più decaduti e pertanto ridicoli. Film dove gli "adulti"ti dicono cose tipo"fai questo con il vettore xy"o"prova il pulsante supersegreto"in trame per lo più defecali. Divertenti se avete sei anni, con effetti visivi che ammiccano ai film di mostri classici, con un cast di tutto rispetto (più o meno)e con la partecipazione di una giovane piccola star di nome Alexa Vega, a cui più avanti torneremo... Ma in fondo... Mah...

Colonnello Kurtz di Apocalypse Now reso pazzo dalla visione di Spy Kids 1,2,3,4 e Sharkboy e Lavagirl visti in unica maratona autolesionista... l'orrore...
Dopo aver atterrito tutti i fan di vecchia data non con uno, ma ben due Spy Kids (in cui Denny Trejo figurava come zio "Machete"...) il nostro torna all'ovile, gira "C'era una volta in Messico" (seguito spirituale-reboot di El Mariachi e Desperado... quando si hanno due idee due...) e torna a sbancare grazie alla presenza in scena del più mitico Johnny Deep di sempre affiancato dal grandioso Mickey Rourke e da un mega cast. Sì, anche qui torna il fornaio del Mulino Bianco, sempre bolsissimo, ma il film diverte. Contento dell'incasso, ci affligge con un terzo Spy Kids di insostenibile bruttezza, ambientato nel mondo dei videogame. Per intervento dell'amico Tarantino resuscita di nuovo e gira l'immenso Sin City. Per poi tornare a girare l'osceno Sharkboy e Lavagirl come se nulla fosse (però è in 3d prima di Avatar e non pare manco tremenderrimo, se tremenderrimo fosse una parola vera... genio e sregolatezza)... Ma l'amico Tarantino è di nuovo lì a dargli la mano e coinvolgerlo nella più grande operazione cazzeggio della storia recente del cinema, il filmone in due parti Grindhouse. Prendi il cinema action serie b anni '70, gonfialo di ironia e di trovate meta-chiccose, servi a disperati bramosi di qualsiasi cosa con su scritto Tarantino.  Dopo essere andato così così al botteghino, Grindhouse venne pompato in due film a sé conosciuti come "A Prova di Morte" e "Planet Terror". "A Prova di Morte" di Tarantino viene forse un po' troppo diluito, ma è il film con Kurt Russel da vedere e rivedere all'infinito. "Planet Terror" di Rodriguez è uno zombie movie trashario oltre limite consentito, ma così fuori di melone che conquista alla prima visione.

operazione cazzeggio
E "Planet Terror" è una autentica figata. Qualcuno sussurra "Carpenter" e non viene menato. Non troppo forte almeno. Per rendere l'esperienza più strana, per far credere che i due film fossero pellicole ritrovate di una fantomatica etichetta anni settanta realmente esistita, vengono creati anche dei fake-trailer di altre pellicole della stessa etichetta. Uno spunto per continuare la serie se fosse andata bene. E fu qui che Rodriguez se ne esce con questo


Danny Trejo dopo aver girato il fake trailer insiste per fare il film vero. Rodriguez sente che è un atto dovuto dare a Danny, dopo secoli di parti di messicano grosso e cattivo fetido, la parte da protagonista nonché da eroe. Danny se la merita anche perché è un attore bravissimo e versatile e vi invito a vederlo nel remake di Halloween di Rob Zombie per rendervi effettivamente conto di quanto valga al di là della sua possanza scenica.  E Machete si fa. Il divertente b-movie su di una specie di super agente di polizia messicano, tra serio e faceto, tra splatter e intelligente satira sulla situazione di chi vive al confine con l'America. Rodriguez coinvolge divertiti attori, roba grossa come Seagal ma anche Bob De Niro, Jessica Alba, la Rodriguez e tanti altri. Il film diverte, fa pure un pochino riflettere, delizia il palato. Incassa pure benissimo. E il pubblico in visibilio. Nello stesso anno produce l'ottimo "Predators", rende noti i suoi trascorsi, a livello di scrittura, con il brand e dichiara che farà almeno altri diecimila film sull'alieno cacciatore. Era tempo di risputtanarsi con Spy Kids 4. Solo che i bambini del primo trittico sono cresciuti, Alexa Vega è cresciuta, si passa a una nuova generazione. Ed eccoci a quello che Rodriguez ci porta dopo l'orrorifico, e distribuito direttamente in tv da noi, Spy Kids 4 (tra l'altro con una sprecatissima Jessica Alba!!!). Machete Kills!!!
Torniamo alla locandina di El mariachi. Nonostante la tartaruga vada da sinistra a destra, non è possibile tornare dal presente al passato. Tutti invecchiano


Danny è ancora un toro, la maturità gli dona, ha uno stile impeccabile e un fisico che per un classe 1944 sfido voi ad avere. Negli anni non ha perso una sola goccia di carisma, con lo sguardo buca lo schermo. Certo se Rodriguez non perdeva tempo con tutti quei filmacci per poppanti (opinione personale), magari avremmo oggi cinque o sei Machete. E la cosa mi fa incazzare. A maggior ragione mi fa incazzare il fatto che ormai Rodriguez non distingua più i suoi prodotti e Questo Machete Kills più che sembrare il degno sequel del cazzuto primo capitolo, pare proprio un episodio della tremenda serie Spy Kids. Quelle trame sopraffine "guidate"e quelle trovate stilistiche degne di gare di rutti ad una festa delle medie. Tutta l'atmosfera carpenteriana, perfino lo splatter più estremo, viene qui ridicolizzata in un prodotto che sì, diverte, sì intrattiene, ma che fa visibilmente pensare che si poteva fare di più, che si doveva fare di più. Probabilmente per via del trailer del futuro (?) film che vedrà Machete nello spazio, si è cercato di creare in questa pellicola i presupposti per mandarcelo, a discapito del senso stesso di questo film. Un autentico filler si direbbe, solo un modo per passare da punto "a" a punto "b". e questo, nonostante Rodriguez lo accenni priva e sveli palesemente poi, non è l'Impero Colpisce Ancora di Machete. Ma come fai a prendere un personaggio "urbano" come Machete, uno che in pratica sa solo menare e dire cinque parole in tutto il film e a portarlo nello spazio? Semplice, lo tramortizzi con un gruppo di comprimari che gli vomitano addosso un sacco di pallosissima e confusa pseudotrama, cercando di guidare le mosse del nostro eroe come fosse un criceto in un labirinto. "Machete fai questo..", "Machete mi servi di là per fare questo e quello", "Machete ora ti spiego la mia ricetta per i gnocchi..". E Danny è lì, nella tormenta, sospinto a destra e manca in un maxi polpettone che, senza lo stimolo giusto, vorrebbe omaggiare 007 quanto la science fiction. La trama fallisce in più punti quindi ma il lavoro complessivo è comunque godibile. Grazie al cielo c'è da menare e quando si mena ci si diverte. Così come ho trovato divertente l'utilizzo di effetti speciali risibili in perfetto stile Asylum. Così come ho apprezzato il divertente personaggio del "Camaleonte" e il presidente Usa più improbabile del mondo. Anche qui il cast è stellare e tutti sembrano divertirsi un casino.



Che il tempo passi poi non è sempre un male. Qui sopra abbiamo Alexa Vega come appare nel ruolo di Killjoy in Machete Kills (e dovreste vedere il lato b, roba da infarto secco) e come appariva ai tempi di Spy Kids. Amber Heard. Michelle Rodriguez, Jessica Alba, Sophia Vergara, Vanessa Hudges, Lady Gaga, le gemelle Avellan. Machete Kills è il trionfo della gnocca mezza nuda maschilisticamente e fieramente esibita ma tra tutto il mazzo, nonostante le due battute a livello sindacale che le appioppa il copione, Alexa Vega, che oggi si chiama dopo il matrimonio Pena Vega, mozza il fiato. C'è da dire che rimaniamo più sull'erotismo in questa pellicola, scene di nudo (anche in double body) qui non ce ne sono. Ma siamo ugualmente contentissimi.


Anche in questa pellicola troviamo naturalmente il classico armamentario fetish-ricercato tipico dei film di Rodriguez. Perché non si dica che è un maschilista, Rob aggiunge all'arsenate le poppe mitragliatrici modello minigun di Predator. Ritroviamo ovviamente l'amatissima pistola a nerchia vista in Desperado, Dal Tramonto all'alba, C'era una volta in Messico. Da applauso il Machete - coltellino svizzero e la pistola che "ti rivolta come un calzino". Chi ama le armi strane sarà quindi contento.

Per concludere, Machete andrà pure nello spazio. Tutto Machete Kills sembra essere fatto all'unico scopo di mandarcelo e la pellicola per questo perde un po' di colpi e risulta meno riuscita del solito. Un Machete tormentato da gente che lo spara a destra e manca, una trama scritta come pretesto, bei combattimenti, tanta gnocca, effetti brutti, ma volutamente brutti. A questo punto devono farcelo un finale, o ne usciamo davvero tutti incazzati. La pellicola è monca in tal senso e gli incassi al botteghino non sembrano aver spinto a una subitanea produzione in serie. Anche se costato poco come sempre per Rodriguez, Machete Kills incassa molto meno del solito infatti.
Dalla mia per contaminare il contaminabile, omaggiare l'omaggiabile, sarei passato dall'urban action del primo film all'Horror, magari con mummie, uomini pesce e zombie da tritare con motoseghe e "doppi machete", per poi senza troppe spiegazioni girare il terzo come sci-fi. Purtroppo Machete Kills è un ibrido che non sa né dell'una(il primo film) né dell'altra cosa (il possibile terzo) e che quando trova lo spunto divertente ci tocca constatare che per la maggior parte dei casi è un qualcosa che si rifà alla prima pellicola o alla filmografia regressa del regista. Poca personalità. Danny un po' in bambola ma sempre fighissimo. Belli ed esagerati i combattimenti. Umorismo che comunque abbonda. Speravamo di più. Certo che Alexa Vega...
Rimane il discorso su Robertone Rodriguez. Pur non apprezzando la sua doppia vita di bambinaia e idolo dello splatter movie, mi aspetto sempre che compia quel passo in più per diventare maestro. E' bello quando fa il gigione e ficca mitragliatori Uzi su gambe amputate, quando le chitarre diventano bombe telecomandate, quando in un film di vampiri dice cose come "far diventare l'acqua santa una cazzo di arma". Ma se fosse meno gigione e non stesse sempre a sventolarci la sua mini pistola a nerchia davanti, magari ci farebbe appassionare un po' di più ai suoi lavori. Sembra sempre di andare al cinema con lui al nostro fianco, con lui che è come il membro rumoroso della compagnia che per tutta la visione non fa che tirarci in testa pop corn e urlare se una bella ragazza accavalla le gambe due fila sotto di noi. Uno che vuole divertirsi con gli amici e del film è interessato unicamente perchè "è occasione per vedere amici". Certo capisco che parte della sua "cifra stilistica" sia il cazzeggio, certo gli voglio bene per questo. Ma qualcosa di più serio da lui me lo aspetto, perché in fondo alla fesseria che potrebbe essere ancora il nuovo Carpenter io, ancora un po', ci credo.

Talk0 

mercoledì 23 aprile 2014

Short Peace: Ranko Tsukigime's Longest Day - da domani in versione europea





Suda 51 incontra Otomo in uno dei più inaspettati e spettacolari progetti multimediali di sempre. Animazione e videogame insieme in  un nuovo linguaggio, grazie ad una innovativa ricetta. Prendete gemme dell'animazione moderna, dei corti animati dalla trama e ambientazione diversissima, alcuni pure nominati a premi internazionali. In genere questi micro film sono raccolti in uniche imperdibili pellicole, come Memories o Manie e Manie (sempre di Otomo, se non conoscete questi film correte di corsa a cercarli!! Catalogo Dynit), ma qui è differente. Infatti oltre all'animazione aggiungiamo all'esperienza un videogame, anche lui un "corto" se vogliamo. Una storia "da giocare" extra, un gioco multi-evento (come quelli che faceva la Ocean o la U.S.Gold per Amiga), dalla forte componente shoot'em up, che pare uscito (con la grafica di oggi-ieri) dal Sega Megadrive o dal Super Nintendo (più da una compilation di titoli direi). Un gioco che per di più viene dal più eccentrico produttore nipponico a rabberciare il tutto, bandendo ogni traccia di senso e logica. Fatto? (alla Muciaccia style...). Quindi spezziamo la storia-giocata in stili di gioco diversi, un livello a scorrimento, uno da sparatutto, un puzzle game puccioso, aggiungendo per salsa la classica roba folle nipponica varia fatta di protagonisti che si trasformano in moto, mega boss piovrosi, spade rotanti, dialoghi lollosi e ciliegi in fiore. Bene! Ancora non sarete vicini alla follia visiva di questa operazione. 


Certo se conoscete Suda (presto una rece su Killer is Dead, promesso!) saprete già che non parliamo di un programmatore ma di una rockstar. Un tipo piovuto dal cielo alla corte della Capcom (e poi subito resosi indipendente forte di tanti amici come Mikami) con un sacco di idee bislacche nella testa. Pur nei limiti tecnici (niente di Suda fa urlare al miracolo per realizzazione grafica), Suda è un autentico style-maker e tutto quello che appare sullo schermo, dai personaggi, allo score, alla barra dell'energia, è personale, ricercato, cool. Se facessero delle magliette anche solo con i font per i menù di gioco venderebbero un casino.  A questo si aggiunge un anarchico spirito esploratore delle barriere invisibili della architettura-gioco. Da questo nascono trovate tipo: "Se il mio obiettivo è sparare e non posso girare in uno scenario è inutile che dia al personaggio la capacità di camminare liberamente, facciamolo andare su rotaie (Killer /)". Roba che sconvolge ma si ricorda, anche perché è sempre figherrima. Roba che comunque divide tra fan e chi crede sia un pazzo.  E da una rockstar come lui si può aspettare letteralmente di tutto, tanto per gameplay che per trama, da pistole parlanti a cheerleader armate di motosega passando per giochi horror nei quali si collezionano pupazzetti raffiguranti la nazionale del Brasile e si nascondono cuori umani dentro una valigetta.  Poi c'è Otomo e la sua cricca, il padre di Akira, il genio sperimentatore che ha splancato le porte dell'animazione nipponica. L'uomo che ha riscritto le regole del fumetto fantascientifico e sociale.

Un unico contesto; i corti di Otomo e l'episodio corto di Suda (diretto da lui e con l'ausilio del team di quel piccolo e strano, e quindi "sudiano", capolavoro di Tokyo Jungle), sembrava impossibile e farne qualcosa di così  geniale. E il pezzo di Suda è il più matto di tutti. Qualcosa che omaggia-rimanda agli sparatutto laterali anni ottanta come Strider, agli shoot'em up come Parodius, ai più veloci livelli di Sonic, a Megaman, a Contra e a mille altre diavolerie old very old school, ma con grafica bella pimpata e giochi di luce pazzeschi (e stranissimi). E ora sedetevi, prendete un the verde e preparatevi alla bomba. Il tutto, proprio come i game anni '90 su Megadrive e i cabinati da sala dura nella prima run un'ora scarsa, compresi filmati animati, sigle e karaoke. Ve l'ho detto che è un corto. Non considerate il game in sè ma l'esperienza di giocare un gioco old-school insieme alla visione degli anime correlati, che sono semplicemnte bellissimi. Immaginate di essere un pischello dell'88, essere appena uscito da una sala giochi e vogliosi di andare a vedervi a casa un anime come Akira. Questo è il succo. Certo coraggioso. Magari pure paraculo. Che scontenterà molti e dalle critiche ha già fatto disastri.

Grazie maestro Suda, per il bene dei giocatori moderni hai fatto tornare indietro il concetto di gaming a 25 anni fa in un'opera che omaggia e spaventa dannatamente a morte. Immagino un impreparato che si appresti arditamente all'acquisto, tremo per lui e temo la reazione perché oggi se non vendi un gioco da 12 ore sei una carogna (e non importa se come in Vanquish ci sono poche ore ma tutto è bellissimo, oggi "lungo è bello", un messaggio abbastanza femminile direi). Grazie per questa maxima opera-suicidio che sarà apprezzata tantissimo da pochissimi e sarà ignorata dalla massa. Perché questa è arte, nell'accezione di dimostrare di conoscere, reinventare, riprodurre. E quando si parla di Suda e del suo modo di oltrepassare-riflettere gli schemi del videogame parlare di arte non è un termine sprecato. Certo Suda è un estremo, un Cattelan (mi si permetta il parallelo unicamente dal punto di vista dell'osare l'inosabile, nel credere nel non convenzionale), uno per cui l'arte non è sempre "piacere a tutti". Già mi immagino che gliene diranno di ogni, ma lui se ne fregherà un sacco e continuerà a fare la sua opera dissacrante. Prima o poi sono sicuro che se ne uscirà con qualcosa equivalente alla Merda di Artista di Manzoni. Sudore di Suda magari.
Tuttavia se non amate il game (vede già da qui volti preoccupatissimi), vi portate a casa dei capolavori dell'animazione giapponese e tutti sono contenti. Ad un prezzo che considerati gli anime presenti dovrebbe essere sui 30-39 (non pagatelo di più però!60 euro a Game Stop, come ho verificato, è decisamente troppo!). Non mi aspettavo sinceramente che Namco bandai facesse il miracolo e portasse in Europa un prodotto simile, ma di fatto da noi sono giunte più o meno tutte le opere di Otomo e di Suda 51. Di sicuro saremo felici di metterci le mani sopra e raccontarvi la nostra impressione. Ma attenti alle specifiche che già vi ho detto. Non per tutti. Ma nemmeno per pochi. Per noi sì però....
Talk0

lunedì 21 aprile 2014

Lukas – Deathropolis



Buio. Stretto. Ma grazie a una forza sorprendente con dei calci il marmo del loculo è rotto e torna la luce. Un breve striscare dalla tomba infranta e l'aria dà di nuovo il benvenuto. Una superficie riflettente permette di aggiustarsi un po', controllare il volto. Ma quello non è il volto solito, è il volto di un estraneo e tutto il corpo di colpo diviene oggetto di indagine. Vestiti anonimi, quelli del giorno del funerale. Un guanto in pelle, che cela una mano ustionata. Non un solo ricordo a vagare nella testa. Camminare, andare da qualche parte per raggiungere qualcosa di indefinito. Passo dopo passo la città però è sempre aliena, spettrale, fa sembrare di camminare in un altro sogno. Poi però arriva la sveglia, veloce come una macchina da corsa che manda subito all'aria gambe che già malferme traversavano la strada. 

Dopo il volo seguito dall'impatto, dal crack del cristallo, dopo urla sconnesse e gente che non si ferma a prestare aiuto per non chiamare rogne, una voce amica invita a rialzarsi, a venire con lui da un medico. Ma la mano declina con gentilezza, congeda e ringrazia, sta per partire un autobus e vagando con gli occhi qualcosa alla testa deve tornare, per forza. Solo che il mezzo fa un giro completo di quartieri anonimi e di colpo si è nello stesso posto di prima. E anche la voce in sottofondo è la stessa. Il buon samaritano che voleva dare una mano. La sua voce grida perché qualcuno lo sta gonfiando di botte. Una vaga gratitudine frappone il corpo tra il samaritano e il coltello di un brutto ceffo. La lama penetra come burro, ma il dolore è assente. La testa però si accende, la rabbia sale. In un attimo gli aggressori giacciono sull'asfalto, mani furenti li hanno uccisi. Ringraziamenti, pacche sulle spalle, il nuovo amico invita a scolare una birra per ringraziare. Chiede il nome, ma siccome la testa non lo trova la bocca pronuncia “Lukas”, come il nome della pizzeria “Da Lucio” presso i cui tavoli si è ora seduti. Senza un soldo a Deathropolis non si sta, afferma l'interlocutore di Lukas. Si trova sempre qualcuno che cerca e paga per dei lavoretti, anche se spesso sono lavoretti strani. Ti caricano in un furgone, ti mettono una tuta protettiva e ti portano a sventrare cadaveri. Pagano bene.

Un po' a sorpresa Bonelli se ne esce con una nuova serie, che sulla carta dichiara “urban fatasy”. Un genere florido ai giorni nostri grazie anche a serie tv come Buffy l'ammazzavampiri, Supernatural, Grimm ma anche serie di libri come Shadowhunters, fumetti come Blade. In un momento storico in cui i vampiri hanno letteralmente sfracellato i testicoli è ad ogni modo una mossa rischiosa, ma in fondo ai lettori al di là dell'argomento di una serie quello che interessa è il “come” viene narrata e questo primo numero di Lukas ci dà buone speranze.
Ai testi troviamo Michele Medda, un nome celebre per chi legge fumetti italiani. Scrive infatti per Tex, Nick Raider, Dylan Dog, Mystere, è uno degli ideatori di Nathan Never. Nel 2009 si distingue per una miniserie particolarissima di nome Caravan. Chi ha letto quest'ultima in un modo o nell'altro ne è rimasto colpito. Grande atmosfera, una trama volutamente labirintica, molti personaggi, tantissimi interrogativi anche dopo il finale. Un finale che avrei sperato diverso, per non dire che “avrei sperato di vederlo almeno, un finale”, una conclusione sottotono che però non screrdita troppo i molti buoni momenti di una lettura che ha saputo catalizzare la mia attenzione per diverso tempo. Anche Lukas è una miniserie, si parla di due cicli da 12 episodi ciascuno e spero che qui il finale sia un po' più appagante. Ovvio quindi che, con Caravan, Medda si sia attirato una serie di curiosi e detrattori pronti ad acquistare anche Lukas (perché ai detrattori piace detrarre e materia prima serve sempre). I forum già brulicano di curiosità.
Nel pieno stile di Medda questo numero uno è deputato principalmente ad introdurre l'introduzione della prossima introduzione del personaggio. Non sappiamo chi sia, cosa voglia, dove vada, ma abbiamo già un fosco quadro di insieme, lo spaccato di una metropoli dove creature non umane tirano i fili del potere alla completa insaputa della maggiorparte della gente. Un buon biglietto da visita, ma un'esperienza ancora difficilmente valutabile alla luce di un intreccio ancora sfilacciato. Il nostro Lukas ad ogni modo è un duro, uno che a spezzare vite a mani nude non ci pensa troppo, un tipo vendicativo e metafisico che potrebbe ad ora essere tanto un Blade quanto un Devilman.

Michele Benvenuto cura le copertine ed è anche autore dei disegni di questo primo numero. Ha già disegnato Dampyr e Caravan ed è decisamente un professionista di prima grandezza, adattissimo al contesto lugubre e urbano. Il suo Lukas è un personaggio apparentemente neutro, volutamente imbelle, spaesato anche in virtù della trama, ma già in grado di offrire qualche guizzo di follia con cupi sguardi da mostro. Il resto del cast è ancora da definire bene, ma risulta alquanto affascinante Bianca, personaggio con il quale il nostro eroe avrà sicuramente a che fare in futuro. Il mondo di Deathropolis è cupo, sporco e cattivo. Non manca il sangue e un bel po' di splatter in un contesto volutamente oscuro, notturno, pervaso da ombre e dalle scie delle luci delle auto e dei palazzi. Un'ottima prova grafica. Seguiremo con interesse questa miniserie, anche se per ora non abbiamo ancora deciso la cadenza (se mensile o per “saga”). 
Talk0

sabato 19 aprile 2014

Sin City a dame to kill for

Le solite scuse di Rodriguez per rimandare il sequel di Predators

Basta Rodriguez! Ci hai rotto!!!! Ho visto quella puttanata senza appello di “Spy kids 4”, ho scosso la testa al modo poco riguardoso con cui sfrutti quell'anziano signore di Danny Trejo in “Machete kills” (sì, il film poteva decisamente essere meglio e speravamo lo fosse), ora pur di fare l'unica cosa che il mondo chiede, cacciare fuori un nuovo Predator (o levarti dalle palle e farlo fare a qualcun altro) tu cosa fai? Ritorni a Sin City secoli dopo il primo episodio, con parte del cast defunta e le chiappe della Alba che non sono più quelle di un tempo? Vabbeh, andiamo con il trailer...


Beh, però! Non sembra tanto male! Rimostranze a parte per il modo ultra-gigione con coi Rodriguez gestisce la sua carriera, Sin City gli era riuscito dannatamente bene. Il materiale di partenza era dinamite, la declinazione supereroistica al tramonto del cavaliere oscuro ficcata in un mondo hardboiled dove i quartieri sono gestiti da prostitute armate di uzi e katane. Wow. Il cast era pazzesco, tra Rourke a Willis passando per la Alba e la Cugino, e soprattutto grazie al trucco virtualmente identico ai personaggi nati su carta in una rappresentazione ultra-cool fedele al 100% al fumetto comprendente battutacce, un sacco di sangue, tette come se piovessero, puro umorismo nero, azione indiavolata. Su un forum a cui ero iscritto diedi senza alcuna remore 10 su 10 al lavoro di Rodriguez. 

Fu subito amore. Poi molti si interrogarono sulla questione del “lost in translation” tra media, su quanto un fumetto potesse essere tradotto e non tradito su pellicola, ma della discussione Sin City era solo spunto. Ci sono fumetti intraducibili su schermo senza alterarne ritmo e potenza visiva. Sin City non è uno di questi. Frank Miller quando lo concepì diede alle tavole la cinematica giusta alla traduzione, al punto che i volumi fornirono un autentico story board definitivo da limitarsi a riprodurre così come era per raggiugere il migliore risultato possibile.
Acqua sotto i ponti ne è passata. Si diceva che prima o poi il numero 2 sarebbe arrivato, ma “The spirit” diretto da Miller ed evoluzione della stessa tecnica grafica di Sin City floppò. E fu un peccato perché rivisto a mente fredda non era così male, anzi. Eppure lo spettacolo sapeva di già visto, si temeva forse che diecimila film come Sin City occupassero le sale? Il cap.2 venne messo in soffitta fino a che Snyder portò in sala un altro lavorone di Miller, 300. Questa volta la via non fu il bianco e nero ma una fotografia esautorata e post-colorata che dava alla pellicola un impatto caravaggesco. Figata. Tarsim prova ad emularne lo stile con Immortals. Pernacchie. Pare che ci sia una strana maledizione. Da poco uscito il seguito di 300. Va abbastanza benino, anche se nulla di clamoroso. Torna quindi in cantiere Sin City 2.

Questa volta al cast si aggiunge la bellissima e brava Eva Green, la dama per cui uccidere di cui al titolo, Clive Owen per esigenze di trama è sostituito da Brolin. Tornano Willis, Alba, Rourke. Se il primo Sin City era un mix di tre storie, qui abbiamo un unica graphic novel di riferimento, scritta in seguito e che funge da reunion di molti personaggi della saga. Una buona base di partenza. Sembra che alla fine della visione definitiva di questa pellicola, in uscita da noi verso settembre, Frank Miller abbia detto a Rodriguez di volere già lavorare ad un numero 3.
Ritarderà ulteriormente il nuovo Predator, ma almeno non sarà per Spy Kids 5...

Quando sapremo di più su questo Sin City 2 vi faremo sapere. 
Talk0

venerdì 18 aprile 2014

300 – l'alba di un impero


Vi siete tatuati sul petto il faccione di Leonida accanto al gladiatore Russel Crowe o al capitano della Nazionale Totti? Bene, è ora di passare al laser e ridisegnare, perché stando al nuovo film Warner questi tre oltre a Batman, Danny Trejo e Stallone insieme non sono degni di allacciare le scarpe all'over-powered hero Temistocle. Non lasciatevi ingannare dalla Storia che lo descrive come una specie di assessore comunale di Atene; il Temistocle del grande schermo è pompo come un culturista, mena come uno schiacciasassi, tira frecce come Occhio di Falco e spara gasanti pistolotti da battaglia direttamente pescati dall'archivio di Zapata e Che Guevara. Immenso. Il nemico, Serse, è forte, gigantesco, coperto di piercing e mezzo nudo. Nessun uomo libero di Grecia vorrebbe trovarselo alle spalle. Il suo esercito è vastissimo e la flotta navale è comandata dalla bellissima e seminuda Eva Green. Ma Temistocle è più forte e saprà ben domarla. È tempo di eroi. È tempo di olio abbronzante e tartarughe. I greci secondo Miller tornano in scena.

Sì. i greci secondo Miller...C'è da dire che il primo 300 era basato su una graphic novel di Miller, una lettura supereroistica della storia della battaglia alle Termopili che più o meno è servita a Snyder per dare il giusto tono, le giuste inquadrature alla pellicola. Si vociferava da tanto un seguito ma Miller della novel Xerxes, che avrebbe dovuto fungere da nuova trama, ha per ora disegnato poche tavole, per lo più relative alla nascita di Xerxes e alla sua ascesa a sovrano-dio. Tavole perfettamente riprodotte nella nuova pellicola, con enfasi potente quanto kitch, un piccolo prodigio grafico. Il problema è che il resto non è milleriano se non di derivazione, così come il regista non è Snyder, ma un tizio che viene da una commedia sulle chat room. Ad aggravare il tutto interviene una trama frammentaria, piena di salti temporali ed enormi “nulla di fatto”, e una messa in scena dell'azione monocorde, sempre simile a se stessa e che spreca tantissime trovate visive in un nonnulla (come la scena del “fuoco”).

Partivamo con le migliori premesse possibili quando un giorno io e il mio socio valicavamo le porte della sala uno del cinema "Odeon" dopo il consueto salasso e occhialini 3d d'ordinanza. Certo eravamo un po' appesantiti dal menù “tutto a volontà” dal quale eravamo reduci, il sonno del giusto era sempre un po' incombente. La scelta di ambientare la pellicola praticamente tutta di notte, sotto pioggia battente, con fotografia virata di blu come i mantelli del soldati ateniesi (che non erano vasai, poeti e pittori? Qui sembrano tutti pompi e oliati come gli spartani con l'unica differenza di avere la mantellina blu invece che rossa...), così come la discutibile decisione di non dare un nome alla maggior parte dei personaggi in scena (davvero!! roba che dopo un po' li chiami “ricciolo”, “baffino”, “tartarughino”) ci hanno nefandamente fatto cadere più volte tra le braccia di Morfeo. 

E per fortuna che c'era Eva Green!! L'attrice è più sexy che mai e regala una interpretazione indimenticabile oltre a plateali scene di nudo femminile (una trasgressione tra tanti capezzoli maschili ben oliati). Non così bene Serse, che si vede pochissimo, o Temistocle, un attore spaventosamente anonimo per cotanta parte. Il 3d è invero bruttino. Ci sono un paio di scene cazzute che fanno destare dal sonno ma è troppo poco, alcuni scontri in mare sono decisamente fighi e gasanti, ma la trama per troppo tempo langue e quando finalmente pare che arrivino un po' di botte vere e coreografie come Zeus comanda il film... finisce! Certo, c'è un ombra di realismo storico da rispettare, ma visto le varie licenze poetiche già concesse ampiamente potevano farci divertire un po' di più.

Cosa rimane? Magari visto una sera in parallelo a 300 potrebbe divertire. Magari fare un Frankenstein montando le due pellicole e aggiungendo roba potrebbe pure funzionare. Se amate gli scontri pomposi e ultra-coreografati vi divertirete comunque, l'obiettivo minimo della pellicola è comunque raggiunto, ma è ancora troppo poco. Così com'è 300, l'alba di un impero non convince. Così come non convince questo nuovo “impero”, ossia la democrazia ateniese, rappresentata al peggio possibile come una arena di vecchietti barbuti che si pigliano a botte come moderni politicanti di una repubblica delle banane. No. Questa non è Sparta. Talk0

giovedì 17 aprile 2014

Far East Film Festival di Udine, edizione 16 - cose belle


Dal 25 aprile al 3 maggio si tiene a Udine presso il teatro Nuovo Giovanni la sedicesima edizione del Far East Film Festival, golosissima occasione per vedere da noi le principali pellicole blockbuster asiatiche, i film di punta e non (solo) quelli riflessivi con il monaco che guarda la foglia staccarsi dall'albero e pensa al senso della vita in polpettoni da tre ore. Un appuntamento a cui da alcuni anni partecipo volentieri, vuoi per l'estrema cortesia degli organizzatori, vuoi per la bellezza e comodità del teatro, vuoi per la grande varietà delle pellicole presenti, vuoi per il frico. Quest'anno sono in cartellone moltissimi film interessanti e di seguito ve ne elencherò alcuni, giusto per farvi ingolosire e spingervi a fare un salto sul sito ufficiale, dove saranno fornite le indicazioni inerenti alla programmazione, per ora ancora in elaborazione

CLICCA QUI!!!!

Giusto dai trailer presenti su Youtube, eccovi quindi alcune delle proposte del festival da noi scelte a una prima occhiata e in linea con la tamarraggine del nostro blog. Ma ci sono anche film romantici e drammatici (alcuni dei quali non sono riuscito a caricare il trailer...) che vi invitiamo a scoprire da voi.

The Demon Within di Dante Lam, maestro incontrastato dell'action adrenalinico, qui in pellicola nerissima..


Unbeatable, sempre di Dante Lam... il nuovo The Warrior?


Firestorm di Alan Yuen con la superstar Andy Lau, mega-super-action-thriller alla Bruce Willis


As the lights goes out di Derek Kwok, interessante disaster movie


Bilocation di Mari Asano, thriller dalle venature soprannaturali che speriamo ci darà qualche brivido


The Snow White Murder Case di Nakamura Yoshiro, classico thriller di stampo hi-tech con giochino perverso alla base di terrificanti morti


Thermae Romae II di Takeuchi Hideki, sequel del divertente film presentato un paio di anni fa e tratto dall'omonimo manga di successo edito anche in Italia. In pratica la storia di come per creare le terme migliori i romani si siano ispirati alle terme giapponesi attuali grazie a particolari "viaggi nel tempo". Assurdo e spassoso.


The Terror Live di Kim Byung-Woo, interessante disaster-thriller


Cold Eyes di Kim Byung- Seo e Cho Ui-Seok, altro thriller mooolto interessante


Bene, per ora vi lasciamo ai trailer sicuri che una capatina in zona Udine durante il ponte del 25 aprile, se siete in zona, magari la farete. Noi delle "Conseguenze" saremo in loco e vi faremo sapere  : )

Talk0

mercoledì 16 aprile 2014

Capitan Harlock blu-ray 3d - ma che caspita di fine ha fatto??? -update 24.4.14 il film è uscito! si trova agilmente nei centri commerciali mediaworld ! Ma non mi avevano detto "estate"???

Ma dove sei!!!!?????
Questa non è una recensione, quanto un up-date sull'uscita di un blu ray 3d e allegato pippozzo.
Come tutto l'orbe terracqueo sa da mesi, il sedici, oggi, esce in home video il nuovo film dello storico pirata spaziale. Una delle principali magnificazioni della pellicola parrebbe essere il 3d, tanto decantato anche da James Cameron e che a una premiere a Venezia ha fatto esclamare a un mio socio: "Ho visto il 3d e ho pianto". Da fan di Harlock dopo aver bucato clamorosamente l'uscita nelle sale ho sperato di rifarmi almeno con l'home video. Così, in considerevole anticipo, ho cercato di prenotarmene una copia presso il mio rivenditore di fiducia. Tuttavia il mio amico una settimana dopo mi informa che la versione 3d blu ray sarebbe esclusiva di un noto sito di vendita on-line e lui in merito non può fare nulla. Mi rivolgo quindi presso questo, provo ad ordinare, mi dicono essere prodotto esaurito cui forse arriveranno comunicazioni in un futuro lontano lontano. Vabbeh, 'sta cosa della esclusiva non la sapevo, sulla rete non se ne parla, provo ad abbozzare, sperare che non sia così, cerco altrove.
Così inizio a rompere le scatole a gentilissimi e disponibili commessi.
Catena Mediaworld: alcuni giorni fa mi dicono che il blu ray 3d non è nell'infornata del 16 e ipotizzano "estate".
Messaggerie Musicali (Milano): oggi, controllano il terminale e dicono che del 3d per ora non c'è traccia, mai arrivato.
Mondadori Duomo (Milano):  sempre oggi, uguale,  prodotto assente.
Ex-Fnac (non mi ricordo ora come si chiama di Milano): sempre oggi, uguale, prodotto assente
Ricordi (Milano): sempre oggi, prodotto assente.
Ovviamente provo a vedere che dice on-line Lucky Red

https://it-it.facebook.com/lucky.red.distribuzione

Sulla pagina facebook al giorno 16 celebrano appunto l'uscita anche della versione blu ray 3d, senza fare minimo riferimento alla sua assenza nelle catene di cui sopra

http://www.luckyred.it/capitan-harlock-3d

La pagina ufficiale, in modo abbastanza oscuro, ha come immagine di sottofondo un bel "Capitan Harlock 3d", ma come prodotti esposti ha solo il dvd e il blu ray normali.
Bene. Non è morto nessuno, intendiamoci, prima o poi il prodotto dovrebbe uscire.
Può essere (entriamo nel campo delle congetture) che la Lucky Red non si aspettasse una grossa richiesta dei pezzi in 3d e ne abbia stampate poche copie, defluite poi al rivenditore on-line che ne ha richieste sempre più fino ad esaurirne. Può essere che fin dal'inizio si pensasse di posticipare l'uscita blu-ray 3d, ma allora non avrebbe senso quanto dichiarato sulla pagina facebook.
Lucky Red è una delle più meritorie case di distribuzione che abbiamo in Italia: titoli ricercati,  sempre attenta al rapporto con il pubblico, non ha mai lesinato sulla qualità dei suoi prodotti. Un editore di riferimento che crede anche nell'animazione giapponese e fa di tutto per promuoverla al cinema nei sui pezzi migliori.
A questo punto però sarebbe bello leggere un comunicato ufficiale in merito a Capitan Harlock 3d, magari con allegata una data di uscita, sia anche prevista per l'estate. Sono fiducioso di poterlo leggere quanto prima.

Update 24.4.14

Il film è disponibile in un trilone di copie presso i centri commerciali Mediaworld! Non ho ancora verificato su Milano ma dovreste trovarlo agevolmente anche lì in zona del quadrilatero modaiolo. Lucky Red ha agito in modo fulmineo con le ristampe e ne siamo eternamente grati! A prestissimo con la nostra recensione!
Talk0

martedì 15 aprile 2014

Dark Souls II - L'arte zen di andare oltre le apparenze

Sono il più tosto fracassa-zombie del creato
Alla fine della Florida vita di PS3 e XBOX 360 (ma c'è anche per pc), ecco giungere un ultimo regalo per gli appassionati di videogame più duri e puri. Il gioco definitivo, il più cupo, maledetto, appagante, epico e brutale titolo della acclamata serie "Souls", direttamente dalle manine orientali dei geni della From Software. From ha dato i natali ad Armored Core e con i Souls ha confermato la sua fondamentale e vincente linea di pensiero: giochi creati per piacere ai suoi videogiocatori-fans. Magari giochi non per tutti, magari non quelli esteticamente più all'avanguardia, ma giochi in cui batte un cuore, realizzati con tanto amore e che quando sanno colpire un target diventano bisogni irrinunciabili, priorità nelle sessioni di gioco abituali. Ho amici, player della vecchia guardia che amavano i giochi Psygnosis per Amiga, che per ps3 hanno giocato per mesi solo a due giochi: Demon's Souls e Dark Souls. E in giro ci sono tanti giocatori così, persone felici di acclamare questo nuovo granitico viaggio nel mondo delle ombre. Anche la stampa di settore acclama e noi non possiamo che tuffarci.
Giunge finalmente il tempo di indossare nuovamente i panni di un eroe maledetto e calarci in uno dei più spaventosi inferni visivi di sempre. Un reame in cui caracollare smarriti alla ricerca di una debole via d'uscita, sicuri del fatto che dietro ogni angolo ci aspetta inesorabile la morte.


Già gasati dal trailer? Scorre forte in voi la musica gotica metallara? Vi state pettinando da emo e pitturando di nero le unghie? Non distraetevi! Siete pronti a sferrare qualche pugno a dei mucchietti d'ossa per ricordare loro chi è troppo il migliore? Bene! Ma siete convinti di non aver dimenticato qualcosa prima di iniziare?

Bene, eccoci al vero punto della questione, croce e delizia dell'intera saga Souls. Un gameplay tosto, difficile da domare, per alcuni sulla carta, a tavolino, assolutamente proibitivo. Piattaforme piccolissime dalle quali cadere nel vuoto a non finire, armi che si rompono, vicoli ciechi, energia che cala ogni volta che si muore, un modo scomodo e difficile per accumulare esperienza, il più misero e patetico dei nemici che, preso di luna storta, è in grado di sconfiggervi in un secondo. Tremendo! Questo gioco non è per fruitori frugali, ma per chi è tenace, chi sa prendere la vita con filosofia, chi accetta di confrontarsi in una sfida che prima che contro un videogame è contro se stessi, chi è abbastanza pazzo e innamorato. Tremendo, ma bellissimo. Negli anni i videogiochi si sono un po' livellati verso il basso in quanto a difficoltà. Tanto per venire incontro a giocatori meno esperti, quanto per seguire una impostazione di lavoro che fa di loro più dei film interattivi fruibili a catena che sfide di abilità. Una campagna - film dura poco e si può gettarsi sul nuovo acquisto, comprare nuove mappe senza accorgersi che quello che davvero varia sono pareti colorate diversamente e poco più. Una volta i giochi da sala duravano 20 minuti, ma arrivare alla fine di quei venti minuti era questione di mesi di impegno e dedizione. Pensate a Pac-man, due o tre oggettini colorati su schermo nero, nessun filmato, il gioco più immenso di sempre. La saga Souls punisce chi non mette dedizione nel gioco, osserva e punisce il giocatore che ha cessato da tempo di essere tale per essere uno pseudo-zombie che pigia tasti a caso nell'attesa del nuovo filmato. Ma game over dopo game over scoprirete che tutte le insidie si possono aggirare con una certa attenzione, che le armi di cui disponiamo ci rendono effettivamente più forti dei nostri avversari, che i tasti parata e schivata hanno una loro importanza di utilizzo (pertanto cercatevi uno scudo come prima cosa, almeno all'inizio), che gli strumenti per curarsi si trovano, che "si può fare". Non arriverete presto a padroneggiare il gioco, anche perché è veramente lungo, ma morte dopo morte inizierete a sorridere di voi e delle vostre disattenzioni. 
Analizziamo ora altre due o tre cosette su questo gran titolo. Vediamo di capirlo un po'...
1) L'Editor: Certo un difetto, un difetto non così grosso ma che comunque si intravede, è l'editor dei personaggi, da sempre una cosa infima. Non tanto il fatto che ci siano poche classi, tutt'altro, quanto l'aspetto puramente grafico del medesimo e le sue nefande influenze sul gioco finale. Intendiamoci, passerete il 90% del gioco coperti da un'armatura integrale o con il corpo decomposto da una strana maledizione. Ma prima o poi vi toccherà ripensare all'editor, vedi quelle poche volte che sarete sani o magari impersonerete tra le mille classi di gioco proprio quella dell'esiliato-derelitto, che va in giro "ignudo"e armato di clava. Ecco quindi che succede.


Ecco, quello riportato sopra è il tremendo editor di base. Un campionario di facce da fessi e pettinature pazzesche dal quale è pura utopia ricavare qualcosa di lontanamente decente senza stare a limare, limare, limare. Alza il naso, vai giù di zigomi, allarga la mascella e voilà...


La foto sopra illustra cosa avrete ricavato dopo svariate ore di editing folle cercando di trovare la combinazione non rivoltante. Un risultato discreto, non c'è che dire. Direi, un mito senza tempo.


Siccome non si è sessisti qui, si può anche avere la variante femminile. Ma stiamo sul classico e scegliamo la classe del ramingo-sfigato-esiliato-ignudo per vedere come stiamo.


Perfetto. Ora possiamo iniziare la nostra avventura. Ovviamente se sperate di trovare subito l'armatura figa, quella che si vede in copertina o nei trailer, dovrete prima penare un po'... In ogni modo scegliendo la classe "mago" va un po' meglio..

Appunto... Come non detto... Ma non fate caso all'esteriorità, un vero guerriero è puro spirito.

2) Quella faccenda delle anime. In Dark Souls 2, come nel resto della serie, la moneta sonante sono le "anime", palline bianche che rilasciano i corpi dei nemici sconfitti. Le anime servono per comprare oggetti curativi e armi, riparare le medesime (quando avrete trovato al fabbro le chiavi per aprire la sua fucina, disperse per il mondo, prima di aver rotto tutto il vostro arsenale... programmatori sadici...), ma anche per salire di livello, condizione necessaria per  non defungere a nastro e potersi equipaggiare con oggetti che richiedono certe abilità (ci sono anche nemici che vi abbassano le abilità ovviamente, che credevate!).



Le abilità vi saranno offerte dalla donna velata sulla spiaggia della piccola cittadina dal nome impronunciabile che fa da base alle vostre avventure. Come sempre la suora appare loschissima e chiederà uno sproposito per fare evolvere il nostro eroe, una somma di anime che da "eccessiva" passerà rapidamente a "folle". In tutto questo mercanteggiare di anime sarete quindi felici di sapere che le anime non si possono raccogliere da qualche parte, ma si portano sempre con sé. Caso vuole che quando un nemico, anche uno piccolissimo o semplicemente uno scivolone su terreno sdrucciolevole faranno comparire la scritta "sei morto", il nostro eroe perderà tutte le sue anime raccolte. Nello specifico svariate milionate di anime se ambite a comprare qualcosa di carino. Ma ecco la soluzione! Basterà tornare nell'esatto punto della dipartita con quello che è a tutti gli effetti un personaggio semi zombie con metà dell'energia di base (che diventa ancora la metà della metà se non ci si cura con l'effige...) per riavere indietro parte delle anime perse. Così nella scampagnata scoprirete anche che dei lombrichi possono essere più forti di voi.  Morirete dalle risate quando a un passo dal recuperare le anime verrete ignobilmente uccisi con il risultato di aver perso per sempre le anime di prima, in quanto alla nuova ripartenza la "macchia della dipartita" conta solo le anime che avevate nella vita precedente, cioè poco-nulla. Prestate quindi la massima attenzione a tutto, non sottovalutate i nemici e imparate ad usare il joypad con una mano sola e toccare ferro con l'altra. Certo potreste pensare di massacrare nemici scarsi e fare incetta di anime facilmente. Peccato che il gioco vi conosca e dopo un po' non vi farà più apparire avversari-materasso. In alternativa con una magia potrete ripristinare in una zona i mostri smarriti, che ovviamente saranno di un livello mille volte superiore alle mezze seghe di prima e vi faranno una cesta così.


Non sono morto, sto solo riposando...
3) I Falò della felicità: C'è un'ombra di calore in questo mondo brutale. Sono i falò di bivacco. Qui è possibile riposarsi, inventariare, recuperare vita e ricaricare la fiaschetta exius di vita-extra. Da qui è possibile anche teletrasportarsi da un falò all'altro (nel primo Dark Souls si poteva fare solo da un certo punto in poi... un rigurgito di umanità da parte dei programmatori?). Piccola, insulsa controindicazione. Ogni volta che ci si siede a un falò vengono ripristinati tutti e dico tutti i nemici dell'area. Così se avete "rubato una meta" potrete avere tutto il tempo di pentirvene
Fortuna che dal casco non si nota che sto piangendo..
4) I simpatici amici della rete: Inutile girarci attorno, una delle cose più fiche della serie souls è la rete. Potrete tranquillamente giocare anche offline (questo vi permetterà agilmente di perdervi per ore e ore in lande sconosciute senza sapere dove andare ovviamente), ma così facendo vi perderete chicche come scritte lungo il sentiero create da altri utenti con lo scopo di autarvi o deridervi, ombre-fantasma di altri giocatori che stanno affrontando le vostre stesse peripezie e, ciliegina, l'interazione con gli alti utenti, magari raminghi-diseredati-ignudi come voi!
ora ti meno e poi con l'erba medica che ho in mano mi curerò pure
Questi possono aiutarvi nelle vostre quest contro boss coriacei, farsi i cavolacci loro o invadere il vostro mondo, uccidervi, derubarvi, schernirvi. Mi raccomando siate gentili e utilizzate i comandi per interagire con loro, prodigandovi in inchini di ringraziamento e incitamenti vari. Non è detto che tutti vogliano uccidervi! Infatti a seconda di un particolare "patto con la divinità" offertovi dal responsabile locale di zona sarà possibile che vi troviate dalla stessa parte di chi vorrebbe uccidervi, con il risultato che non potrà invadervi. E per lui dover cambiare credo potrebbe essere una seccatura. Dark Souls è anche catechismo...

5) La chiave del successo: Prendete tutti questi aspetti sopra menzionati per quello che effettivamente sono. Sfide. La serie Souls è nata esclusivamente per appagare i propri fruitori, coloro che sapranno passare sopra alle mille insidie, prenderle per stimoli e non frustrazioni. Questi fortunati, credetemi, sono i giocatori più felici del mondo e risparmiano un sacco di soldi nell'acquisto dei game. Se vi va bene e siete pronti all'impegno, ci giocherete per mesi e morte dopo morte, trionfo dopo trionfo, vi sentirete davvero dei campioni. Perché il gameplay è accattivante, i comandi semplici e intuitivi, il divertimento e appagamento sempre presente. L'atmosfera c'è, la trama è tenebrosa quanto basta, le situazioni fighe si sprecano. E non pensate per partito preso di essere pippe e di saper giocare solo agli fps! Venite anche voi a divertirvi e diventare veri campioni del pad!


Ad ogni modo, attenti agli attacchi alle spalle...

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