mercoledì 30 aprile 2014

Le Storie vol.19: Scacco alla regina

Testi: Di Gregorio; Disegni: Fattore – Di Vincenzo

Londra, primo maggio 1851. Nella sontuosa cornice di Hyde Park, all'interno della celeberrima Esposizione Internazionale, viene presentato il primo esempio di intelligenza artificiale, Adam. Mosso da ingranaggi alimentati a carbone e con fulcro una inquietante faccia totemica, Adam è pronto a dimostrarsi superiore all'uomo della più tipica sfida di intelligenza, gli scacchi. Per rendere ancora più schiacciante la superiortà della macchina il suo sfidante è il campione del mondo, un arcigno prussiano di nome Fiehedrssen, passato alla cronaca anche per la spregiudicatezza ed efficacia delle sue tattiche di gioco. La sfida comincia ma subito la situazione si fa strana. Per ogni pezzo che Fiehedrssen sacrifica, mani misteriose compiono efferati omicidi. Un pedone significa un passante. Un alfiere o “Bishop”, un porporato. Una Torre un funzionario. L'aria di attentato si fa pensante, nonostante le richieste la partita non può essere sospesa perché questo comporterà solo più gravi conseguenze. La polizia brancola nel buio. La stampa addita lo scacchista prussiamo quale un assassino senza scrupoli e la gente fa in fretta a scagliarsi contro un uomo che in virtù delle sue drastiche scelte di gioco non fa nulla per evitare la perdita di importanti pezzi dello scacchiere, pur di conquistare la vittoria finale.
Le partite a scacchi sono sempre un argomento interessante, anche se i giovani moderni preferiscono le carte di Yugi-oh. Tattica, sangue freddo, puro agonismo che sfocia in ossessione e nichilismo per tutto quello che non è la propria passione.

Di Gregorio mette in scena una partita Kasparov – Big Blue, ante litteram, argomentando con tematiche steampunk e arricchendo con una struttura a thriller l'intreccio. Ne risulta un fumetto molto interessante, in grado in poche vignette di catalizzare l'attenzione del lettore. La potenza degli eventi supera anche il carisma dei singoli personaggi, e tutto fila a meraviglia fino a un finale che purtroppo perde di mordente, in cerca di una chiosa a effetto poco interessante in quanto sembra mancare di consequenzialità con gli eventi prima narrati. Rimane una interessante apologia sull'ossessione di essere i migliori al mondo in un contesto storico dal quale l'intelligenza e bravura umana saranno sempre più abilità messe in secondo piano da macchine in grado di sostituirsi all'uomo sempre più in ogni campo. Il lavoro di Fattore e Di Vincenzo è notevole, si basa su importanti ricerche della iconografia dell'epoca, ricostruzioni ambientali, utilizzo di ritratti e costumi accurati. Le tavole che riproducono meccanismi reali quanto inventati sono di forte impatto e donano all'opera un fascino tutto suo. Tuttavia questo lavoro non riesce troppo nell'intento di caratterizzare i personaggi, che risultano figure tanto anonime quanto intercambiabili, non fosse per qualche guizzo nella definizione del persoanggio dello scacchista, l'unico che in qualche modo riesce a bucare la tavola in un paio di occasioni. Un buon numero quindi, dall'ottimo ritmo. Non un capolavoro ma una ulteriore piccola gemma da aggiungere alla propria collana. 
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