Sono arrivati gli alieni e in breve
tempo hanno invaso la Terra. Sembrano essere ciechi, ma sono veloci e letali.
Assomigliano a dei ragni di tre metri che si muovono veloci come pantere. Sono
molto resistenti ai colpi di arma da fuoco in quanto coperti da una spessa
corazza, con un solo colpo dei loro artigli possono uccidere. Che sia giorno o
notte, stanno sempre vigili, in agguato nell’ombra, assalgono le loro vittime
spesso muovendosi in branco, quando sentono come segno della loro presenza
anche il più piccolo rumore e il mondo, per sopravvivere, è diventato un “posto
silenzioso”. I pochi sopravvissuti vivono in luoghi isolati, camminano a piedi
scalzi per non fare rumori, comunicano attraverso segnali visivi. Da quando è
iniziata l’invasione e l’umanità si è sottomessa al ruolo di “preda”, ben poco
è rimasto per sognare di un futuro. Fino a che da una piccola famiglia
americana, gli Abbott, al cui interno ci sono dei bambini sordi, è arrivato un
barlume di speranza. L’impianto acustico per i non udenti, se potenziato con
onde radio, riesce a emettere un suono in grado di far impazzire gli invasori,
immobilizzarli e aprire di riflesso parte della corazza che protegge la loro
testa. Da lì, con una mazza da baseball, è possibile abbatterli. Ma come comunicare
agli altri la scoperta? Dove trovare pile, proiettili e tutto quanto occorre
per sopravvivere, in un mondo pieno di mostri e predoni? Per di più nella
piccola famiglia guidata dalla signora Abbott (Emily Blunt), che di recente ha
perso due dei suoi membri, ora sta accudendo una bambina in fasce, che deve
essere trasportata in una scatola anti-rumore provvista di bombole di ossigeno.
È un momento duro, ma forse un amico del passato (Cillain Murphy) potrebbe
tornare e forse una radio, una emittente ancora attiva, potrà dare una svolta
al silenzioso conflitto.
Quando un paio di anni fa l’attore John
Krasinski ha scritto, diretto e interpretato, insieme alla moglie Emily Blunt,
il primo A Quiet place, è stata per il pubblico e la critica una vera rivelazione.
Una cornice curata, credibile e complessa, che entra di diritto nella scia
della recente moda degli zombie quando di dinamiche di opere videoludiche di
successo come The Last of us, dimostrandosi uno degli esponenti migliori del
genere. Una scrittura intelligente, sempre opera di Krasinski, che
affronta di petto, con una sapiente metafora, una delle paure moderne più
recenti: quella di venire sempre più spesso “spiati”, al punto da sentirci
inibiti nel comunicare con gli altri. Ottimi attori perfettamente a loro agio
nella parte, come la Blunt, lo stesso Krasinski (che è anche il nuovo Jack
Ryan della serie Amazon Prime) e i piccoli Millicent Simmons e Noah Jupe. Gli
Abbott sono una famiglia credibile e unita, vitale e funzionale, che affrontano
con tatto e competenza anche la comunicazione attraverso i gesti con i figli,
senza cadere mai negli stereotipi che affliggono spesso i protagonisti degli
horror. E poi c’è il cuore del tutto, il vero motivo per cui A quiet place è
grande: la straordinaria capacità di Krasinski di trasmettere emozioni forti
attraverso il silenzio. I mostri sono in agguato, sempre, è il pubblico come i
personaggi trattengono il fiato, concentrandosi sui minimi rumori. Lo scenario
su schermo, come la sala, vivono “l’apnea” del silenzio, la percepiscono come un
equilibrio fragile da conservare per non cedere alla paura. È una piccola magia
del cinema stare in mezzo a sale cinematografiche così silenziose, sospese e
terrorizzate. Senza dimenticare il dettaglio che tutta l’azione ”è maledettamente
divertente”, costruita con il cesello, piena di colpi di scena studiati. Nella
serie di Krasinski si respira la (poca) aria del migliore Alien.
Replicare il successo della prima
pellicola era difficile, motivo per cui Krasinski si è preso i tempi giusti per
scrivere e dirigere al meglio il nuovo capitolo. Cillian Murphy è un innesto
importate quanto riuscito al cast, il suo personaggio è complesso quanto
tragico. Lo scenario si allarga e l’acciaieria, con i suoi “forni” e le sue
torrette di guardia, è un ambiente vivo, pieno di stimoli.
A quiet place II continua al meglio la storia iniziata nel primo capitolo, senza adagiarsi sugli allori e con la voglia di continuare a sperimentare soluzioni nuove. Una vera boccata di aria fresca per chi ha voglia di cinema, dove la pellicola è uno dei titoli di punta per la ripresa della programmazione nelle sale. Siamo già in attesa del terzo capitolo.
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