mercoledì 9 giugno 2021

Estate ‘85 - la nostra recensione del nuovo “tempo delle mele” di Francois Ozon


In una cittadina francese in riva al mare è estate e il giovane e mingherlino Alex (Felix Lefebvre), di 16 anni, appartenente a una famiglia di umile estrazione, noleggia una barchetta in una giornata assolata. Si risveglia al largo, isolato, mentre sta per infuriare una tempesta. La barca si ribalta e Alex aggrappato allo scafo teme il peggio, quando come una specie di dio greco, con alle spalle dei fulmini, appare in suo soccorso, su un’altra barchetta, l’aitante David (Benjamin Voisin). È il figlio della titolare del negozio di attrezzi per la pesca, ha un sorriso grande come l’oceano, la tranquillità del Buddha e sa navigare sotto la tormenta sbadigliando. David avvicina la sua imbarcazione a quella di Alex e traghetta tutti a riva, barche comprese. Poi Alex si ritrova senza nemmeno capirlo a casa di David, dove la madre (Valeria Bruni Tedeschi) lo denuda e mette in una vasca da bagno come fosse un pupattolo “per riscaldarsi dopo il naufragio”. Mezz’ora e sono tutti a tavola. Un’ora e sono sulla moto di David in una notte eccitante e sfrenata. Otto ore dopo e Alex ha trovato il lavoretto estivo che sognava, nel negozio di David. È amore, da raccontare sulla spiaggia alla nuova amica inglese Kate (Philippine Velge). Un amore fulmineo e travolgente, nel momento più bello: l’adolescenza. Ma David e Alex sono persone troppo diverse e sono destinati a lasciarsi in modo tragico e veloce quanto la loro storia d’amore è iniziata e che durerà giusto l’arco di un’estate. Lo sappiamo fin dai primi minuti e lo sanno da prima quelli che conoscono il titolo originale del romanzo da cui il film è tratto: Danza sulla mia tomba di Aidan Chambers. Un libro che Ozon ha così adorato da inserire alcune delle sue suggestioni in molte delle sue opere. 

Ma come sono accaduti i fatti? Alex, dopo gli eventi tragici di quell’estate, è sotto torchio degli assistenti sociali e del giudice e deve in qualche modo ricostruire una serie di eventi che lo hanno portato a compiere un'azione disdicevole. Con l’aiuto di un insegnante che crede nelle capacità di Alex come scrittore, il ragazzo scriverà un libro che sarà al contempo la sua “versione dei fatti” quanto una struggente lettera d’amore al compianto David. 


Il regista ha dichiarato, circa la scelta del titolo del film e l’anno in cui la pellicola è ambientata, che diverge dal romanzo, che l’estate del 1985 (cui sarebbe seguita nell’autunno la morte di Rock Hudson) è stato per lui l’anno della “perdita dell’innocenza”, il momento in cui è esploso il fenomeno dell’Aids. Un evento che ha colpito come una scure in special modo la comunità omosessuale, che si è vista additare i mali del mondo e la nomea di “untori”, cui è seguito un inevitabile periodo di discriminazione, angoscia e dolore. È stato per lui un “passo indietro” nel processo di integrazione cui voleva dare voce, rappresentando tanto l’amore gay quanto la percezione sociale di quel particolare amore. È un film su una promessa d’amore che diviene simbolicamente un modo di vivere la vita senza pregiudizi. Un istinto che ha bisogno di essere metabolizzato trova la giusta mediazione attraverso la riflessività dell’arte, rappresentata dal libro di Alex. Un libro che è prima di tutto un libro sull’amore, che sceglie di tenere solo sullo sfondo le “parti brutte” delle miserie umane. L’amore tragico di Alex e David vive quindi in bilico precario su questo ultimo spensierato momento, prima e dopo che lo “stigma” esplodesse, ma Estate 1985 è tutt’altro che una pellicola abbattuta sul lato della malinconia. Costituisce invece un tenero e genuino inno all'adolescenza e al primo amore, non lontano nei modi e nei temi dal generazionale Tempo delle mele. È intriso della gioia di correre in moto con il vento nei capelli tanto come la ricerca del rischio. Parla di chi si perde nell’amore dell’altro e di chi non riesce a farlo per via della difficoltà a lasciarsi coinvolgere. Parla della paura e della difficoltà di avvicinarsi a una persona che si ritiene sbagliata “purché non si riesce a fare altrimenti”. Parla di coinvolgimento, corna, pianti, gioie e manipolazione (e non è che i genitori ne escano benissimo, a dire il vero). C’è l’intero pacchetto e molte persone possono facilmente ritrovarsi nelle dinamiche di questo rapporto. L’amore riesce a esserne  rappresentato in modo universale, per lo più di stampo platonico, giocando con le affinità elettive, mentre la connotazione omosessuale del rapporto di coppia emerge come “tema tabù”, rapportato al modo di pensare del 1985, solo in una divertente scena ambientata in un obitorio, dove viene affrontato con una buona dose di ironia e tenerezza. Molto bravi gli attori, che riescono a portare in scena personaggi genuini quanto sfaccettati. Curioso e complesso anche il personaggio della madre di David, interpretata da una Valeria Bruni Tedeschi in ottima forma. 

Carico di vitalità e malinconia, Estate ‘85 di Ozon è una piccola è gradita sorpresa che saprà catturare il pubblico più giovane e sentimentale che si avvicinerà al cinema in questo momento di riaperture. 

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