In una cittadina francese in riva al
mare è estate e il giovane e mingherlino Alex (Felix Lefebvre), di 16 anni,
appartenente a una famiglia di umile estrazione, noleggia una barchetta
in una giornata assolata. Si risveglia al largo, isolato, mentre sta per
infuriare una tempesta. La barca si ribalta e Alex aggrappato allo scafo teme
il peggio, quando come una specie di dio greco, con alle spalle dei fulmini,
appare in suo soccorso, su un’altra barchetta, l’aitante David (Benjamin
Voisin). È il figlio della titolare del negozio di attrezzi per la pesca, ha un
sorriso grande come l’oceano, la tranquillità del Buddha e sa navigare sotto la
tormenta sbadigliando. David avvicina la sua imbarcazione a quella di Alex e
traghetta tutti a riva, barche comprese. Poi Alex si ritrova senza nemmeno
capirlo a casa di David, dove la madre (Valeria Bruni Tedeschi) lo denuda e
mette in una vasca da bagno come fosse un pupattolo “per riscaldarsi dopo il
naufragio”. Mezz’ora e sono tutti a tavola. Un’ora e sono sulla moto di David
in una notte eccitante e sfrenata. Otto ore dopo e Alex ha trovato il lavoretto
estivo che sognava, nel negozio di David. È amore, da raccontare sulla spiaggia
alla nuova amica inglese Kate (Philippine Velge). Un amore fulmineo e
travolgente, nel momento più bello: l’adolescenza. Ma David e Alex sono persone
troppo diverse e sono destinati a lasciarsi in modo tragico e veloce quanto la
loro storia d’amore è iniziata e che durerà giusto l’arco di un’estate. Lo
sappiamo fin dai primi minuti e lo sanno da prima quelli che conoscono il
titolo originale del romanzo da cui il film è tratto: Danza sulla mia tomba di
Aidan Chambers. Un libro che Ozon ha così adorato da inserire alcune delle sue
suggestioni in molte delle sue opere.
Ma come sono accaduti i fatti? Alex,
dopo gli eventi tragici di quell’estate, è sotto torchio degli assistenti
sociali e del giudice e deve in qualche modo ricostruire una serie di eventi
che lo hanno portato a compiere un'azione disdicevole. Con l’aiuto di un insegnante
che crede nelle capacità di Alex come scrittore, il ragazzo scriverà un libro
che sarà al contempo la sua “versione dei fatti” quanto una struggente lettera
d’amore al compianto David.
Il regista ha dichiarato, circa la
scelta del titolo del film e l’anno in cui la pellicola è ambientata, che
diverge dal romanzo, che l’estate del 1985 (cui sarebbe seguita nell’autunno
la morte di Rock Hudson) è stato per lui l’anno della “perdita dell’innocenza”,
il momento in cui è esploso il fenomeno dell’Aids. Un evento che ha colpito
come una scure in special modo la comunità omosessuale, che si è vista additare
i mali del mondo e la nomea di “untori”, cui è seguito un inevitabile periodo
di discriminazione, angoscia e dolore. È stato per lui un “passo indietro” nel
processo di integrazione cui voleva dare voce, rappresentando tanto l’amore gay
quanto la percezione sociale di quel particolare amore. È un film su una
promessa d’amore che diviene simbolicamente un modo di vivere la vita senza
pregiudizi. Un istinto che ha bisogno di essere metabolizzato trova la giusta
mediazione attraverso la riflessività dell’arte, rappresentata dal libro di
Alex. Un libro che è prima di tutto un libro sull’amore, che sceglie di tenere
solo sullo sfondo le “parti brutte” delle miserie umane. L’amore tragico di
Alex e David vive quindi in bilico precario su questo ultimo spensierato
momento, prima e dopo che lo “stigma” esplodesse, ma Estate 1985 è tutt’altro
che una pellicola abbattuta sul lato della malinconia. Costituisce invece
un tenero e genuino inno all'adolescenza e al primo amore, non lontano nei
modi e nei temi dal generazionale Tempo delle mele. È intriso della gioia di
correre in moto con il vento nei capelli tanto come la ricerca del rischio.
Parla di chi si perde nell’amore dell’altro e di chi non riesce a farlo per via
della difficoltà a lasciarsi coinvolgere. Parla della paura e della difficoltà
di avvicinarsi a una persona che si ritiene sbagliata “purché non si
riesce a fare altrimenti”. Parla di coinvolgimento, corna, pianti, gioie e
manipolazione (e non è che i genitori ne escano benissimo, a dire il vero).
C’è l’intero pacchetto e molte persone possono facilmente ritrovarsi nelle
dinamiche di questo rapporto. L’amore riesce a esserne
rappresentato in modo universale, per lo più di stampo platonico, giocando con
le affinità elettive, mentre la connotazione omosessuale del rapporto di
coppia emerge come “tema tabù”, rapportato al modo di pensare del 1985, solo in
una divertente scena ambientata in un obitorio, dove viene affrontato con una
buona dose di ironia e tenerezza. Molto bravi gli attori, che riescono a
portare in scena personaggi genuini quanto sfaccettati. Curioso e complesso
anche il personaggio della madre di David, interpretata da una Valeria Bruni
Tedeschi in ottima forma.
Carico di vitalità e malinconia, Estate ‘85 di Ozon è una piccola è gradita sorpresa che saprà catturare il pubblico più giovane e sentimentale che si avvicinerà al cinema in questo momento di riaperture.
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