Esiste una misteriosa professione in cui
eccellono persone dalla spiccata sensibilità olfattiva. Li chiamano “nasi”. I
nasi sono esperti di profumi e odori e operano per “normalizzare” un prodotto o
un ambiente a quello che viene percepito come un livello olfattivo
comunemente “accettabile”. Se nei supermercati odierni, quando mettono
le scarpe vicino al reparto pesce per una misteriosa tradizione pagana che
risale all’alba dei tempi, non si sente più quel particolare e “avvincente”
afrore, probabilmente è opera di un “naso”. Dalle creazione di fragranze per
addolcire gli aromi di borse in pelle allo studio di sistemi di ventilazione,
passando fino all’urbanistica e alla riqualificazione industriale, un
“naso” opera all’interno di molteplici realtà ed è molto ambito. Certo per
essere un “naso” serio bisogna vivere dentro profumi e puzze tutto il giorno,
con il rischio di sviluppare uno specifico quanto complicato problema su come
gestire gli odori a livello professionale quanto nella vita di tutti i giorni.
Allo specifico “naso” protagonista della pellicola si aggiunge un poco
edificante stress psicologico, dovuto a un recente quanto cocente fallimento
lavorativo e ad una possibile malattia professionale cronica che inficerebbe la
sua capacità di riconoscere gli odori. La nostra protagonista (Emanuelle
Devos), Madame Walberg, è infatti nientemeno che la creatrice di un
profumo di punta di casa Versace, pubblicizzato da Charlize Theron, che si vede
nei cartelloni di tutto il mondo. Ma la vita l’ha condotta a diventare ora un
“naso”.
Un giorno il “naso”, che ha un po’ di
problemi nel gestire le relazioni interpersonali, viene affidato alle cure di
un autista e “accompagnatore tuttofare” (Gregory Montel). Un ometto volenteroso
ma un po’ spiantato, con i cocci di un matrimonio da raccogliere, una figlia da
crescere, troppe multe alle spalle. A fare da carico da novanta, sul
nostro eroe grava il giudice della separazione, che si rifiuta di concedergli
di vedere i suoi figli nei weekend se non prende una abitazione più grande per
permettere una “cura adeguata della prole”. Per questo il nuovo incarico, che
da subito si presenta come particolarmente ben pagato, sembra la soluzione a
molti dei problemi dell’autista, ma riuscirà a gestire una persona
abbastanza complicata come Madame Walberg? Riusciranno i due a imparare
conoscersi, sopportarsi e forse diventare soci?
Che bel lavoro quello del “naso”! È un
po’ un detective, un po’ uno scienziato, un po’ un artista. La malinconia e
ironia di Madame Walberg ne fa quasi una sorta di Sherlock Holmes, con
l’autista che subito diventa il prode Watson. Quando il dinamico duo interviene
sulla scena di una “puzza”, si trascinano dietro questa fantastica valigia
metallica carica di boccette di essenze. È poi tutto un susseguirsi di
nomenclatura scientifica sulla natura di un odore e sul suo possibile
“contrasto”. Poi arrivano i battibecchi, poi si arriva a fantasticare e
ricercare i “sapori dell’anima”, dal legno di una casa di campagna che si
frequentava nell’infanzia al profumo di un detergente per le mani che andava di
moda negli anni ‘80. Davvero interessanti e profonde le riflessione sulla cera
d’api e sul profumo dell’erba appena tagliata. È una narrazione altamente “sensoriale“ quindi, che voglio idealmente avvicinare alle imprese del detective
culinario del fumetto Chew di Layman e Guillory. Cinema da annusare, fumetti da
mangiare. Ideali in un periodo storico in cui dobbiamo tornare a riconoscere il
profumo delle cose, dopo troppo autoconfinamento domestico, mascherine e gel
igienizzanti. Ma il film possiede anche un’anima ulteriore, centrale, che
posiamo legare agli effetti economici legati alla crisi sanitaria e economica
che ha travolto questi ultimi mesi. Si parla della difficoltà di accettare una
menomazione improvvisa. Si parla della difficoltà, e della gioia, di sapersi
reinventare “nonostante tutto”. Il film decide qui di essere “pragmatico”,
lesinare i sentimentalismi, andare al cuore dei problemi. Un approccio
alla vita diretto, quasi clinico, che al contempo è la cifra originale della
narrazione della pellicola, che ogni tanto quando serve riesce comunque a
commuovere attraverso le immagini e il montaggio. Come nella scena della gita
al mare sotto la pioggia, che riesce a raccontare con garbo e sintesi un intero
caleidoscopio di sentimenti.
Molto bravi gli attori. Un film originale per tornare in sala dopo tanto tempo.
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