lunedì 7 novembre 2022

Amsterdam: la nostra recensione del thriller di David O.Russell con Christian Bale, John David Washington e Margot Robbie

Siamo nel cuore dell’Europa in un periodo imprecisato dopo la prima guerra mondiale e Burt (Christian Bale), Valerie (Margot Robbie) e Harold (John David Washington): sono tre “sognatori”, liberi e in fuga in una solare Amsterdam. I due, commilitoni americani, sforacchiati dalle pallottole sul campo di battaglia mentre si difendevano a vicenda sono diventati quasi fratelli, al di là del colore della pelle e dell’estrazione sociale, condividendo lo stesso destino e gli stessi bossoli. Portati in un ospedale dal quale usciranno pieni di cicatrici e qualche occhio in meno, incontrano l’infermiera Valerie che il ricuce, li ricopre di affetto, rifonde e  trasforma i bossoli delle pallottole estratti dai due creando una tazzina da the. Valerie, Burt e Harold si prendono cura dei reduci, si occupano di arte, fotografia e danze spirituali sulla sabbia fino a che il mondo, almeno per qualcuno di loro, inevitabilmente “va avanti”. È Burt il primo a partire per New York, per la necessità di tornare a riabbracciare la moglie e riaprire il suo ambulatorio medico. Il secondo che dovrà lasciare Amsterdam per un gioco del destino è Harold e lo farà ancora più controvoglia, perché ormai Valerie è diventata tutto per lui e non sa quando e se la rivedrà.  Il tempo passa. Harold diventa avvocato, uno dei primi e ancora osteggiati avvocati di colore e torna a essere inseparabile con Burt, che ora con un matrimonio e una carriera sfumata alle spalle passa le giornate sempre più malinconico e ubriaco. Pur lontani da Valerie, i due continuano a occuparsi dei reduci nella periferia newyorkese. La morte improvvisa del generale che aveva messo Burt e Harold nello stesso battaglione apre per i due amici a una serie di eventi strani e misteriosi. Eventi “più grandi di loro” che coinvolgono politici corrotti, ricchi uomini influenti e lo spettro del nazismo. Di nuovo sotto le pallottole, come accaduto ad Amsterdam anni prima, forse incontreranno di nuovo sulla loro strada Valerie, pronta a ricucirli e dare di nuovo un senso alla loro vita. 


David O’Russell, regista di Three Kings, The Fighter, Il lato positivo e American Hustle, scrive e dirige l’affresco di uno specifico periodo della storia americana, poco esplorato ma basato su fatti reali e documentanti, facendo uso di una importante e accurata ricostruzione dell’epoca, quanto di un ricchissimo cast che oltre ai tre interpreti principali annovera anche Taylor Swift, Robert De Niro, Rami Malek, Chris Rock, Zoe Saldana, Michael Shannon, Mike Myers, Anya Taylor-Joy. C’è la grande Storia, che vuole la sua parte narrativa centrale quanto labirintica “alla Oliver Stone” e c’è la “storia”, quella con la “s” minuscola, la piccola storia dei personaggi di Margot Robbie, Washington e Bale che richiama ai Dreamers di Bertolucci e alle dolci eccentricità del cinema di Wes Anderson. Da un lato un poderoso elenco del telefono di personaggi ed eventi da assimilare e per lo più ricordare per non perdersi, dall’altro un viaggio intimista tra buoni sentimenti, arte astratta, occhi di vetro fashion e la potente fazione segreta delle “spie ornitologhe”. La Storia e la storia che si confondono e sovrappongono nel classico amabile caos visivo e narrativo convulso, in perenne lotta tra micro e macrocosmo, che O’Russell ama mettere in scena fin dai tempi di Three Kings, in un’opera che in questo caso non vuole trovare nella figura femminile, in Margot Robbie, un perno emotivo forte quanto lo era Jennifer Lawrence nei recenti lavori del regista. La Robbie è bellissima e dolcissima ma quasi sempre fuori dalla scena, come troppo fuori dalla scena, relegata a sporadici flashback, è la stessa favolistica e solare Amsterdam “del passato” carica di colori, invenzioni “artistiche” e quello spirito eversivo frizzantino che sa infondere nei protagonisti. O’Russell ci vuole “spettatori  malinconici”, volutamente persi nel labirintico svolgersi della trama “investigativa”, (sovrac)caricati dai toni grigi e piovosi di uno scenario da noir anni ‘30, alla disperata ricerca di quei colori del passato in cui “cullarci” per mettere da parte le “beghe del presente”. Questo succede almeno fino a che O’Russell decide di ribaltare di nuovo tutto e far ricomparire di nuovo la Robbie, in una sorta di cortocircuito spiazzante, cerebrale più che emotivo, caotico più che tragico. È qui che l’ingranaggio filmico si complica ma nel contempo si normalizza, sovrapponendo piano reale e ideale, presente e passato, (ri)portandoci a qualcosa di codificato, quanto comunque apprezzabile, godibile e sarcastico, che ha radici profondamente, “disincantatamente”, nel romanzo hard boiled. Qui nel celebrare l’hard boiled O’Russell (come poco tempo fa ha già fatto Tom George per quanto riguarda il giallo “alla Agatha Christie” con Omicidio nel West End) sa giocare abilmente con il genere, ma forse rimane troppo affascinato dagli ingranaggi narrativi. È una scelta di stile potrebbe per qualcuno risultare controversa, depotenziando così il risultato della pellicola al netto di un quadro generale di assoluto livello sia sul piano tecnico che artistico. Molto bravo Christian Bale nella sua ricerca continua e camaleontica di personaggio obliqui, contratti quanto umanamente vividi. John David Washington, figlio di Denzel e già visto in Tenet, risulta ancora un po’ ingessato nel ruolo del protagonista monolitico, nonostante sia spesso affiancato da una Margot Robbie qui davvero luminosa e coinvolgente che ne riesce ogni tanto a smorzare la corazza, rendendocelo più umano. Myers e Shannon sembrano scappati da una sottotrama di Austin Powers e sono esilaranti, Malek nonostante il suo Freddy Mercury non sembra ancora essersi distaccato dal mood di Mr Robot, anche se questo mood alla fine “funziona” anche per questa parte. Anya Taylor-Joy arricchisce qui gioiosamente (e molto bene!) la sua carrellata di personaggi ambiguamente gelidi sulla strada di Glenn Close, Bob De Niro offre un'interpretazione quasi “istituzionale” di un uomo politico realmente esistito. 

Più divertente e interessante nei momenti di tenerezza che nelle sequenze di indagine/ricostruzione storica, il thriller di O’Russell è uno spettacolo ben confezionato e pieno di spunti interessanti. Molto bravi Christian Bale e Margot Robbie. La durata della visione nelle sue tre ore è abbastanza “poderosa” ma lo spettacolo vale comunque il biglietto. 

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1 commento:

  1. A livello di regia, attori e fotografia è uno spettacolo, l'ho trovato un po' debole a livello di sceneggiatura, come se non sapesse bene dove andare a parare.

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