Siamo nel cuore dell’Europa in un
periodo imprecisato dopo la prima guerra mondiale e Burt (Christian Bale),
Valerie (Margot Robbie) e Harold (John David Washington): sono tre
“sognatori”, liberi e in fuga in una solare Amsterdam. I due, commilitoni
americani, sforacchiati dalle pallottole sul campo di battaglia mentre si
difendevano a vicenda sono diventati quasi fratelli, al di là del colore della
pelle e dell’estrazione sociale, condividendo lo stesso destino e gli stessi
bossoli. Portati in un ospedale dal quale usciranno pieni di cicatrici e
qualche occhio in meno, incontrano l’infermiera Valerie che il ricuce, li
ricopre di affetto, rifonde e trasforma i bossoli delle pallottole
estratti dai due creando una tazzina da the. Valerie, Burt e Harold si prendono
cura dei reduci, si occupano di arte, fotografia e danze spirituali sulla
sabbia fino a che il mondo, almeno per qualcuno di loro, inevitabilmente
“va avanti”. È Burt il primo a partire per New York, per la necessità di
tornare a riabbracciare la moglie e riaprire il suo ambulatorio medico. Il
secondo che dovrà lasciare Amsterdam per un gioco del destino è Harold e lo
farà ancora più controvoglia, perché ormai Valerie è diventata tutto per lui e
non sa quando e se la rivedrà. Il tempo passa. Harold diventa avvocato,
uno dei primi e ancora osteggiati avvocati di colore e torna a essere
inseparabile con Burt, che ora con un matrimonio e una carriera sfumata alle
spalle passa le giornate sempre più malinconico e ubriaco. Pur lontani da
Valerie, i due continuano a occuparsi dei reduci nella periferia newyorkese. La
morte improvvisa del generale che aveva messo Burt e Harold nello stesso
battaglione apre per i due amici a una serie di eventi strani e misteriosi.
Eventi “più grandi di loro” che coinvolgono politici corrotti, ricchi uomini
influenti e lo spettro del nazismo. Di nuovo sotto le pallottole, come accaduto
ad Amsterdam anni prima, forse incontreranno di nuovo sulla loro strada
Valerie, pronta a ricucirli e dare di nuovo un senso alla loro vita.
David O’Russell, regista di Three Kings,
The Fighter, Il lato positivo e American Hustle, scrive e dirige l’affresco di
uno specifico periodo della storia americana, poco esplorato ma basato su fatti
reali e documentanti, facendo uso di una importante e accurata
ricostruzione dell’epoca, quanto di un ricchissimo cast che oltre ai tre
interpreti principali annovera anche Taylor Swift, Robert De Niro, Rami
Malek, Chris Rock, Zoe Saldana, Michael Shannon, Mike Myers, Anya Taylor-Joy.
C’è la grande Storia, che vuole la sua parte narrativa centrale quanto
labirintica “alla Oliver Stone” e c’è la “storia”, quella con la “s” minuscola,
la piccola storia dei personaggi di Margot Robbie, Washington e Bale che
richiama ai Dreamers di Bertolucci e alle dolci eccentricità del cinema di Wes
Anderson. Da un lato un poderoso elenco del telefono di personaggi ed eventi da
assimilare e per lo più ricordare per non perdersi, dall’altro un viaggio
intimista tra buoni sentimenti, arte astratta, occhi di vetro fashion e la
potente fazione segreta delle “spie ornitologhe”. La Storia e la storia
che si confondono e sovrappongono nel classico amabile caos visivo e
narrativo convulso, in perenne lotta tra micro e macrocosmo, che O’Russell ama
mettere in scena fin dai tempi di Three Kings, in un’opera che in questo caso
non vuole trovare nella figura femminile, in Margot Robbie, un perno emotivo
forte quanto lo era Jennifer Lawrence nei recenti lavori del regista. La Robbie
è bellissima e dolcissima ma quasi sempre fuori dalla scena, come troppo fuori
dalla scena, relegata a sporadici flashback, è la stessa favolistica e solare
Amsterdam “del passato” carica di colori, invenzioni “artistiche” e quello
spirito eversivo frizzantino che sa infondere nei protagonisti. O’Russell ci vuole
“spettatori malinconici”, volutamente persi nel labirintico svolgersi
della trama “investigativa”, (sovrac)caricati dai toni grigi e piovosi di uno
scenario da noir anni ‘30, alla disperata ricerca di quei colori del passato in
cui “cullarci” per mettere da parte le “beghe del presente”. Questo succede
almeno fino a che O’Russell decide di ribaltare di nuovo tutto e far
ricomparire di nuovo la Robbie, in una sorta di cortocircuito spiazzante, cerebrale più che emotivo, caotico più che tragico. È qui che
l’ingranaggio filmico si complica ma nel contempo si normalizza, sovrapponendo
piano reale e ideale, presente e passato, (ri)portandoci a qualcosa di
codificato, quanto comunque apprezzabile, godibile e sarcastico, che ha
radici profondamente, “disincantatamente”, nel romanzo hard boiled. Qui nel
celebrare l’hard boiled O’Russell (come poco tempo fa ha già fatto Tom George
per quanto riguarda il giallo “alla Agatha Christie” con Omicidio nel West End)
sa giocare abilmente con il genere, ma forse rimane troppo affascinato dagli
ingranaggi narrativi. È una scelta di stile potrebbe per qualcuno risultare
controversa, depotenziando così il risultato della pellicola al netto di un
quadro generale di assoluto livello sia sul piano tecnico che artistico. Molto
bravo Christian Bale nella sua ricerca continua e camaleontica di personaggio
obliqui, contratti quanto umanamente vividi. John David Washington,
figlio di Denzel e già visto in Tenet, risulta ancora un po’ ingessato nel
ruolo del protagonista monolitico, nonostante sia spesso affiancato da una
Margot Robbie qui davvero luminosa e coinvolgente che ne riesce ogni tanto a
smorzare la corazza, rendendocelo più umano. Myers e Shannon sembrano scappati
da una sottotrama di Austin Powers e sono esilaranti, Malek nonostante il suo
Freddy Mercury non sembra ancora essersi distaccato dal mood di Mr Robot, anche
se questo mood alla fine “funziona” anche per questa parte. Anya Taylor-Joy
arricchisce qui gioiosamente (e molto bene!) la sua carrellata di personaggi
ambiguamente gelidi sulla strada di Glenn Close, Bob De Niro offre un'interpretazione quasi “istituzionale” di un uomo politico realmente
esistito.
Più divertente e interessante nei momenti di tenerezza che nelle sequenze di indagine/ricostruzione storica, il thriller di O’Russell è uno spettacolo ben confezionato e pieno di spunti interessanti. Molto bravi Christian Bale e Margot Robbie. La durata della visione nelle sue tre ore è abbastanza “poderosa” ma lo spettacolo vale comunque il biglietto.
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A livello di regia, attori e fotografia è uno spettacolo, l'ho trovato un po' debole a livello di sceneggiatura, come se non sapesse bene dove andare a parare.
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