Ci ha
lasciato Gabriele Di Benedetto, in arte AkaB. A solo 43 anni. Era troppo
giovane e stava facendo tanto, di importante, per il fumetto italiano e
soprattutto per gli autori più giovani, per quelli meno inquadrabile.
Il suo
recente contributo attivo, fondativo, al Progetto Stigma (opere che potete
trovare nel catalogo di Eris Edizioni o sul sito di Stigma) mi ha fatto
scoprire e ri-scoprire storie e fumettisti pazzeschi, di cui si parla
ancora troppo poco on-line e di cui presto voglio trovare il tempo di
parlarvi.
Difficile
e ingiusto racchiudere in un genere il lavoro
di Di Benedetto. AkaB è eclettico. Sa far sorridere, ma non così spesso. È più
nichilista, spesso cool, fieramente lontano dal mainstream, difficile da
addomesticare e (per qualcuno), da capire. Ama il nero e l'horror più genuino
di "genere", insidiarsi negli incubi e fobie e far riemergere l'umano
dagli anfratti più nascosti. È uno dei pochi in grado di parlare di sacro e
profano.
Non ce
la faccio e non voglio parlare di lui al passato, perché per molti le sue opere
sono davvero troppo nuove, innovative, da scoprire sopratutto spulciando nelle
fumetterie, scavando sulla rete, avendo le coordinate giuste per cercare nelle
fiere.
Vi
invito a scoprirlo "difficoltosamente" da voi, nelle sue molte forme
espressive, spesso affiancato nelle opere da straordinari compagni di viaggio.
Ma voglio giusto darvi due indirizzi, per trovare il materiale più reperibile.
Potere recuperare tutte le opere da lui supervisionate per Progetto Stigma, da
Catalogo Eris Edizioni (da poco ho letto del Progetto il bellissimo Iron Cobra,
per i disegni di un Officina Infernale in ottima forma). Potete, cercando
sui motori di ricerca e negozi online, imbattervi in lavori suoi o realizzati in
coppia, come Monarch, Motosega, Il libro della fine, Voci Dentro, La soffitta,
Arca Vuota, Plume. Sua è una delle storie del bellissimo
antologico Le cinque fasi. Potete immergervi nel sito di Progetto Stigma e
scoprire materiali unici, introvabili altrove. Potete cercare la sua storia per
Dylan Dog nei colorfest (il numero 16). Potete cercare di vedere, se siete
davvero bravi a trovarli, i suoi film indipendenti come regista: Mattatoio, Il
Corpo di Cristo, Vita e opere di un Santo.
Buona
caccia a tutti i suoi futuri lettori, un abbraccio a tutti quelli che lo hanno
conosciuto e amato lui e i suoi plumbei e malinconici lavori.
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