giovedì 22 agosto 2019

Kengan Ashura - la nostra recensione del primo numero del manga da cui è stata tratta la recente serie animata prodotta da Netfix!



Nota, quella che segue è la descrizione di un fumetto destinato ad un pubblico di soli Adulti. 

Giappone, tempo presente. Tra le strade di una Tokyo notturna, negli angoli più malfamati e pericolosi dei quartieri dei piaceri, si aggirano creature misteriose e feroci come il combattente a mani nude Ohma Tokita. Ohma, dagli occhi penetranti e dal fisico scattante, affronta nei vicoli giganti muscolosi dopo averli provocati, come un drogato di adrenalina. Ne studia ogni movimento, si inebria di ogni colpo e tattica di lotta messa in mostra. Poi abbatte i suoi nemici, sfruttandone ogni punto debole, ogni varco nella difesa, ogni disattenzione. Un giorno nel vicolo Ohma viene visto scontrarsi da un salaryman di 56 anni, Kazuo Yamashita. Un uomo bassino, con gli occhialoni e i capelli tinti male. Un tipo apparentemente mite, intrappolato in un lavoro che non ama, "sepolto" in una realtà familiare senza uscita, ma che conosce la lotta, riconosce i colpi e le dinamiche dello scontro di Ohma. 
Per uno strano e curioso gioco del destino Kazuo diventerà manager di Ohma. La ditta per cui il salaryman lavora fa infatti parte di una "Gilda", un ristretto gruppo di industrie che si contendono gli appalti e contratti attraverso un misterioso circuito di tornei clandestini, gli incontri "Kengan". Ogni società ha dei combattenti che si sfidano periodicamente in luoghi fatiscenti. I contendenti all'appalto combattono tramite i loro campioni, tutti gli altri scommettono. 
Sembra che questo strano sistema di appianare i conflitti tra imprese, "brutale ma civile" sia iniziato nel quarto anno dell'era Shotoku, nel 1715. Sembra che a dare il via a questo sistema sia stato il volere dello Shogun Ietsugu Tokugawa, di soli 5 anni. Kazuo si trova così immerso in uno strano mondo di fight-club privati in cui le imprese giapponesi si affrontano facendo uso di moderni Samurai, con il compito di fare la balia a una persona misteriosa come Ohma.


Kengan Ashura è un fumetto con al centro dei combattimenti a mani nude apparentemente semplice, diretto. Appagante per la messa in scena dei momenti di lotta e malinconico per le scenografie e "gabbie psicologiche" di una Tokyo per lo più periferica, degradata e diroccata. I disegni sono davvero molto buoni. Plastici e dalle anatomie ipertrofiche, come negli scontri di Ohma, dove i corpi dei combattenti acquisiscono una cifra quasi gommosa, da manga-combat se non da videogame alla Street Fighter, dove ogni muscolo è quasi patinato quanto sensuale, dove ogni movimento è sempre chiaro, netto, dove appare normale che ogni tanto compaiano creature come cinghiali giganti, che paiono uscire dritte da One Piece. Fuori dai combattimenti o da quello che potremmo definire il "mondo degli eroi/combattenti", con tanto di templi diroccati e scenari quasi post-apocalittici (vedasi la "magione" di Ohma), risiede il "mondo degli uomini". E la "transizione" tra questi due mondi è davvero geniale, è come se gli scenari si adattassero ogni volta agli interpreti, scalando dall'epico al realistico (vedasi lo stesso vicolo del primo numero come muta di dimensione e "respiro" a seconda delle scene di Kazuo o Ohma, una stradina di pochi metri si allarga quasi a colosseo). Nel "mondo degli uomini" il tratto grafico dimostra di essere più definito, in grado di esprimere una dimensione più realistica, drammatica. Le scene che si svolgono nella casa di Kazuo, fatta di stretti angoli bui, sembrano quasi uscire dalle tavole di World Apartment Horror di Satoshi Kon. Le persone comuni, oltre a essere in genere più bruttine e vivere "inscatolate in piccole tavole deprimenti", hanno fisici più sgraziati e spigolosi, respirano in corpi meno supereroistici. Kengan Ashura è quindi "doppio" graficamente, ma questo carattere si scorge anche nella trama di fondo, che se vogliamo è davvero il piatto forte del prodotto. Per chi ha amato Fight Club di David Fincher, tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk, scattano subito alla lettura già del primo numero di questo manga tanti campanelli. Perché la sensazione forte è che il salaryman sia Edward Norton e Ohma sia Brad Pitt. La regia non fa nulla per evitare di alimentare questa fantasia (del mondo dentro a un altro mondo. L'epica samurai dentro alla banalità della vita d'ufficio) e ci troviamo fin da subito in un contesto molto differente dal manga mainstream. 
È decisamente un fumetto per adulti. 


Il primo atto di Kazuo dopo aver assistito alla violenza di Ohma nel primissimo capitolo è un impulso vitale, la ricerca di un piacere furtivo, sessuale, che gli dimostri che è ancora vivo. Dopo aver visto la morte in faccia, Kazuo inizia a drogarsi di questa voglia di vivere, spinge sul limite di quello che pensava di poter realizzare nella sua vita, va oltre. Non è One Piece. C'è disperazione e confusione in molte tavole energiche e volutamene grottesche. Spero che i prossimi numeri non perdano il punto di vista di Kazuo e il suo specchiarsi in Ohma. C'è una frase sibillina, quando il presidente di Kazuo allude al fatto che forse lui potrebbe combattere in prima persona nei tornei. È una frase che stupisce, che sembra pronunciata a dispetto del modo dimesso e improbabile con cui Kazuo ci appare... Non voglio dirvi troppo, ma non mi dispiacerebbe lo sviluppo alla Tyler Durden. 
Mi piace anche il curriculum e storia dei tre "eroi" che hanno confezionato questo manga, presentato nelle note di approfondimento a fine capitolo e a fine volume. Il disegnatore si fa chiamare "Daromeon", si definisce un ex hikikomori e neet vissuto per 14 anni all'estero, in America. Una vita quindi difficile e dolorosa, di emarginazione e depressione, che è svoltata dopo che è diventato assistente per dei mangaka. Anche l'autore dei testi, Yabako Sandrovich sembra avere una storia strana alle spalle quanto difficile. Pratica sport da combattimento da 9 anni, scrive manga da 3 e quando gli è stato proposto questo fumetto era alla fine di una parabola lavorativa tragica che da impiegato lo aveva portato ad essere prima muratore e poi pescatore. A loro si aggiunge un editor, Sho Kobayashi, anche lui esperto di sport da combattimento da almeno 13 anni, con cui sembra che Yabako ami confrontarsi. Certo c'è da prendere con le pinze i dati riferiti in una striscia pseudo-umoristica di fine volume, ma che editor e autore facciano a botte tra loro lo trovo spassoso. Come trovo incredibilmente interessante che il buon Sho, da ottimo editor, abbia spinto il duo alla scelta di rendere come co-protagonista del manga un personaggio come Kazuo. Kazuo che doveva essere solo "il vecchietto" del primo numero, quando dal secondo avrebbe dovuto scomparire in ragione di un manager di Ohma dall'età anagrafica di un ragazzino. Kazuo che è diventato un uomo sconfitto dalla vita, come forse si è sentito per un certo periodo Yabako, che è padre di due figli problematici di cui uno proprio hikikokori, come Daromeon. Kazuo che proprio grazie alle arti marziali riscopre di essere "vivo" e di avere ancora qualcosa da dire. Un salaryman che si occupa per vivere di combattimenti come ai tempi dei samurai. Disegnatore e scrittore ci hanno messo davvero qualcosa di loro, del loro vissuto, in questo personaggio. Non è affatto qualcosa di banale. 


Mi è piaciuto questo numero 1, molto. 
L'opera dovrebbe essere di 26 numeri più extra, è già pubblicata integralmente in Giappone e Planet Manga la propone in una bella edizione con sovracopertina per il prezzo lancio di 2 euro per questo volume. Se vi piacciono i fumetti di combattimento probabilmente lo avrete già sfogliato e magari acquistato. 
Netfix in questo periodo ne propone un adattamento animato, con disegni a metà tra l'animazione tridimensionale e quella tradizionale, un po' alla maniera degli ultimi adattamenti dei Berserk di Miura. È uno stile visivo che può piacere come non piacere. A me non fa impazzire, ma in questo caso specifico nemmeno mi dispiace, sembra di guardare in TV un videogame di combattimento alla Street Fighter. Magari ogni tanto vorresti avere in mano un joypad per interagire. Il disegno del manga mi piace di più, credo dia maggiore profondità all'opera. 
Tirando le somme. Il numero 1 del manga offre buone vibrazioni sia dal punto di vista grafico che narrativo. È un buon action con una interessate componente "drammatica" da sviluppare ancora bene, molto "gommoso" nelle parti action e malinconico nei meandri più intimi delle stradine di una Tokyo decadente. Un'opera gradevole che fa quello che vuole fare con stile, ordine e ritmo. Siamo lontani, anche nelle intenzioni generali, dall'essere un'opera di riferimento, ma Kengan Ashura ha le sue raffinatezze, cuore e per gli amanti del genere è decisamente gustoso. Speriamo non diventi un combattimento via l'altro votato alle mosse più strane e grottesche, roba che ce ne è già a milioni. Speriamo possa crescere di numero in numero anche nel suo non essere un prodotto allineato ai soliti manga, nello scavare genuino dentro ai suoi autori. Magari ci risentiamo tra un paio di anni, per vedere come è stata la lettura alla fine del viaggio. Per ora è decisamente ok. 
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