Nota,
quella che segue è la descrizione di un fumetto destinato ad un pubblico di
soli Adulti.
Giappone,
tempo presente. Tra le strade di una Tokyo notturna, negli angoli più malfamati
e pericolosi dei quartieri dei piaceri, si aggirano creature misteriose e
feroci come il combattente a mani nude Ohma Tokita. Ohma, dagli occhi
penetranti e dal fisico scattante, affronta nei vicoli giganti muscolosi dopo
averli provocati, come un drogato di adrenalina. Ne studia ogni movimento, si
inebria di ogni colpo e tattica di lotta messa in mostra. Poi abbatte i suoi
nemici, sfruttandone ogni punto debole, ogni varco nella difesa, ogni
disattenzione. Un giorno nel vicolo Ohma viene visto scontrarsi da un salaryman
di 56 anni, Kazuo Yamashita. Un uomo bassino, con gli occhialoni e i capelli
tinti male. Un tipo apparentemente mite, intrappolato in un lavoro che non ama,
"sepolto" in una realtà familiare senza uscita, ma che conosce la
lotta, riconosce i colpi e le dinamiche dello scontro di Ohma.
Per uno
strano e curioso gioco del destino Kazuo diventerà manager di Ohma. La ditta
per cui il salaryman lavora fa infatti parte di una "Gilda", un
ristretto gruppo di industrie che si contendono gli appalti e contratti
attraverso un misterioso circuito di tornei clandestini, gli incontri
"Kengan". Ogni società ha dei combattenti che si sfidano
periodicamente in luoghi fatiscenti. I contendenti all'appalto combattono
tramite i loro campioni, tutti gli altri scommettono.
Sembra
che questo strano sistema di appianare i conflitti tra imprese, "brutale
ma civile" sia iniziato nel quarto anno dell'era Shotoku, nel 1715. Sembra
che a dare il via a questo sistema sia stato il volere dello Shogun Ietsugu
Tokugawa, di soli 5 anni. Kazuo si trova così immerso in uno strano mondo di
fight-club privati in cui le imprese giapponesi si affrontano facendo uso di
moderni Samurai, con il compito di fare la balia a una persona misteriosa come
Ohma.
Kengan
Ashura è un fumetto con al centro dei combattimenti a mani nude apparentemente
semplice, diretto. Appagante per la messa in scena dei momenti di lotta e
malinconico per le scenografie e "gabbie psicologiche" di una Tokyo
per lo più periferica, degradata e diroccata. I disegni sono davvero molto
buoni. Plastici e dalle anatomie ipertrofiche, come negli scontri di Ohma, dove
i corpi dei combattenti acquisiscono una cifra quasi gommosa, da manga-combat
se non da videogame alla Street Fighter, dove ogni muscolo è quasi patinato
quanto sensuale, dove ogni movimento è sempre chiaro, netto, dove appare
normale che ogni tanto compaiano creature come cinghiali giganti, che paiono
uscire dritte da One Piece. Fuori dai combattimenti o da quello che potremmo
definire il "mondo degli eroi/combattenti", con tanto di templi
diroccati e scenari quasi post-apocalittici (vedasi la "magione" di
Ohma), risiede il "mondo degli uomini". E la "transizione"
tra questi due mondi è davvero geniale, è come se gli scenari si adattassero
ogni volta agli interpreti, scalando dall'epico al realistico (vedasi lo
stesso vicolo del primo
numero come muta di dimensione e "respiro" a seconda delle scene di
Kazuo o Ohma, una stradina di pochi metri si allarga quasi a colosseo). Nel
"mondo degli uomini" il tratto grafico dimostra di essere più
definito, in grado di esprimere una dimensione più realistica, drammatica. Le
scene che si svolgono nella casa di Kazuo, fatta di stretti angoli bui,
sembrano quasi uscire dalle tavole di World Apartment Horror di Satoshi Kon. Le
persone comuni, oltre a essere in genere più bruttine e
vivere "inscatolate in piccole tavole deprimenti", hanno fisici più
sgraziati e spigolosi, respirano in corpi meno supereroistici.
Kengan Ashura è quindi "doppio" graficamente, ma questo carattere si
scorge anche nella trama di fondo, che se vogliamo è davvero il piatto forte
del prodotto. Per chi ha amato Fight Club di David Fincher, tratto
dal romanzo di Chuck Palahniuk, scattano subito alla lettura già del primo
numero di questo manga tanti campanelli. Perché la sensazione forte è che il
salaryman sia Edward Norton e Ohma sia Brad Pitt. La regia non fa nulla per
evitare di alimentare questa fantasia (del mondo dentro a un altro mondo.
L'epica samurai dentro alla banalità della vita d'ufficio) e ci troviamo fin da
subito in un contesto molto differente dal manga mainstream.
È
decisamente un fumetto per adulti.
Il
primo atto di Kazuo dopo aver assistito alla violenza di Ohma nel primissimo
capitolo è un impulso vitale, la ricerca di un piacere furtivo, sessuale, che
gli dimostri che è ancora vivo. Dopo aver visto la morte in faccia, Kazuo
inizia a drogarsi di questa voglia di vivere, spinge sul limite di quello che
pensava di poter realizzare nella sua vita, va oltre. Non è One Piece. C'è
disperazione e confusione in molte tavole energiche e volutamene grottesche.
Spero che i prossimi numeri non perdano il punto di vista di Kazuo e il suo
specchiarsi in Ohma. C'è una frase sibillina, quando il presidente di Kazuo
allude al fatto che forse lui potrebbe combattere in prima persona nei tornei.
È una frase che stupisce, che sembra pronunciata a dispetto del modo
dimesso e improbabile con cui Kazuo ci appare... Non voglio dirvi troppo, ma
non mi dispiacerebbe lo sviluppo alla Tyler Durden.
Mi piace
anche il curriculum e storia dei tre "eroi" che hanno confezionato
questo manga, presentato nelle note di approfondimento a fine capitolo e a fine
volume. Il disegnatore si fa chiamare "Daromeon", si definisce un ex
hikikomori e neet vissuto per 14 anni all'estero, in America. Una vita quindi
difficile e dolorosa, di emarginazione e depressione, che è svoltata dopo che è
diventato assistente per dei mangaka. Anche l'autore dei testi, Yabako
Sandrovich sembra avere una storia strana alle spalle quanto difficile. Pratica
sport da combattimento da 9 anni, scrive manga da 3 e quando gli è stato
proposto questo fumetto era alla fine di una parabola lavorativa tragica che da
impiegato lo aveva portato ad essere prima muratore e poi pescatore. A loro si
aggiunge un editor, Sho Kobayashi, anche lui esperto di sport da combattimento
da almeno 13 anni, con cui sembra che Yabako ami confrontarsi. Certo c'è da
prendere con le pinze i dati riferiti in una striscia pseudo-umoristica di fine
volume, ma che editor e autore facciano a botte tra loro lo trovo spassoso.
Come trovo incredibilmente interessante che il buon Sho, da ottimo editor,
abbia spinto il duo alla scelta di rendere come co-protagonista del manga un
personaggio come Kazuo. Kazuo che doveva essere solo "il vecchietto"
del primo numero, quando dal secondo avrebbe dovuto scomparire in ragione di un
manager di Ohma dall'età anagrafica di un ragazzino. Kazuo che è diventato un
uomo sconfitto dalla vita, come forse si è sentito per un certo periodo Yabako,
che è padre di due figli problematici di cui uno proprio hikikokori, come
Daromeon. Kazuo che proprio grazie alle arti marziali riscopre di essere
"vivo" e di avere ancora qualcosa da dire. Un salaryman che si occupa
per vivere di combattimenti come ai tempi dei samurai. Disegnatore e scrittore
ci hanno messo davvero qualcosa di loro, del loro vissuto, in questo
personaggio. Non è affatto qualcosa di banale.
Mi è piaciuto
questo numero 1, molto.
L'opera
dovrebbe essere di 26 numeri più extra, è già pubblicata integralmente in
Giappone e Planet Manga la propone in una bella edizione con sovracopertina per
il prezzo
lancio di 2 euro per questo volume. Se vi piacciono i fumetti di combattimento
probabilmente lo avrete già sfogliato e magari acquistato.
Netfix
in questo periodo ne propone un adattamento animato, con disegni a metà tra
l'animazione tridimensionale e quella tradizionale, un po' alla maniera degli
ultimi adattamenti dei Berserk di Miura. È uno stile visivo che può piacere
come non piacere. A me non fa impazzire, ma in questo caso specifico nemmeno mi
dispiace, sembra di guardare in TV un videogame di combattimento alla Street
Fighter. Magari ogni tanto vorresti avere in mano un joypad per interagire. Il
disegno del manga mi piace di più, credo dia maggiore profondità
all'opera.
Tirando
le somme. Il numero 1 del manga offre buone vibrazioni sia dal punto di vista
grafico che narrativo. È un buon action con una interessate componente
"drammatica" da sviluppare ancora bene, molto "gommoso"
nelle parti action e malinconico nei meandri più intimi delle stradine di una
Tokyo decadente. Un'opera gradevole che fa quello che vuole fare con stile,
ordine e ritmo. Siamo lontani, anche nelle intenzioni generali, dall'essere un'opera di riferimento, ma Kengan Ashura ha le sue raffinatezze,
cuore e per gli amanti del genere è decisamente gustoso. Speriamo non diventi
un combattimento via l'altro votato alle mosse più strane e grottesche, roba
che ce ne è già a milioni. Speriamo possa crescere di numero
in numero anche nel suo non essere un prodotto allineato ai soliti manga, nello
scavare genuino dentro ai suoi autori. Magari ci risentiamo tra un paio di
anni, per vedere come è stata la lettura alla fine del viaggio. Per ora è
decisamente ok.
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