sabato 10 agosto 2019

Pane e burlesque - la recensione/ sfogo del film di Manuela Tempesta




Da non molto Rai Movie ha ti-trasmesso questa pellicola di Manuele Tempesta. Ogni volta che la guardo "mi sale la scimmia" e per questo ho deciso oggi di parlarvene.
In un paesino di provincia arriva la crisi e alcune impiegate di un negozio di sartoria (Laura Chiatti e Micaela Ramazzotti) e una barista (Giovanna Rei) si trovano appiedate. A venirle incontro è l'ugualmente appiedata star del burlesque Mimi la Petite (Sabrina Impacciatore) che, rimasta senza il suo gruppo di starlette e piena di debiti, propone alle ragazze di diventare il suo nuovo gruppo di ballerine, non prima di un lungo e approfondito training. Come reagiranno i mariti delle ragazze e tutto il paesino a questa scelta di vita trasgressiva? Saprà la magia e la classe del burlesque ipnotizzarli o partirà una caccia alle streghe?
La trama si presenta quindi da subito come una specie di Full Monty al femminile e c'è da dire che è evidente l'impegno del cast nell'aver appreso al meglio i fondamenti di questo particolarissimo tipo di ballo erotico. Manca però la "ciccia" (e non parlo di "pelle esposta", in seguito lo specifico) e questo è davvero un peccato mortale per un film che celebra quella che a tutti gli effetti è molto di più di una raffinata variante dello spogliarello. 
Detto in una frase: "è previsto che si veda uno spettacolo di Burlesque in un film che parla di Burlesque?". 
Il burlesque è la performance di una donna che si mette a nudo in pubblico ma che non mira alla materialità, quanto all'incanto erotico. Sono professioniste. C'è molta tecnica dietro al canto dal vivo, il ballo dal vivo, il coordinamento con un'orchestra dal vivo spesso composta da tamburi, pianoforte e sax, che celebra le musiche degli anni ruggenti e i miti di Hollywood. Il burlesque sono i complicati e raffinati costumi d'epoca dai quali uscire con grazia è quasi lavoro di una contorsionista, sono le guêpière portate con seduzione ma anche fierezza, le paillettes usate come colori di battaglia. Una mesa in scena materica spesso dominata dall'acqua, le braci infuocate e le piume di struzzo e di pavone a imitazione di una armonia naturale. Nelle performance più famose non mancano metafore chiare dei pacieri legati al gusto. Dita Von Tease usava riversarsi dentro una coppa di Champagne, Lola Van Ella preferiva essere associata al mastellino di un gelato. E poi ci sono Le "patite dei pasties", un piccolo e controverso elemento di vestiario ambivalente, di pudica censura ma anche celebrazione della maternità femminile.


Il burlesque è una celebrazione del fascino femminile che intreccia tecniche di seduzione con le arti canore, il ballo, il gusto scenografico e lo studio dei dettagli negli abiti. Le ballerine di burlesque sono paragonabili alle Geishe giapponesi, con il "plus" di affrontare la loro arte con uno stile sempre gioioso e positivo. Ammiccante quanto tecnico quanto divertito. Uno spettacolo di burlesque ben fatto è più simile a un piccolo musical che a uno striptease. Certo poi si possono riscontrare nel concreto diversi livelli espressivi e artistici, ma il burlesque quando "vola alto" lo fa davvero. Il film di Tempesta dovrebbe celebrare questa arte tutta femminile e in parte lo fa, ma come il musical Burlesque, portato al cinema da Steven Antin, un po' "si vergogna" di quello che fa. E davvero non ce ne era motivo,  perché l'ambiente del burlesque è davvero tutt'altra cosa rispetto ai club di Lap Dance descritti, in questo caso davvero senza filtri, da Verhoeven in Showgirl. Non ce ne era motivo perché il burlesque è molto diverso, anche se storicamente può ricordarlo per colori e costumi, pure dall'ambiente delle ragazze della "cinquina" delle case chiuse celebrate più volte da Tinto Brass. Peraltro il film della Tempesta ammicca sui costumi sgargianti e non ha paura nel mostrare le patite dei pasties, ossia il punto più "spinto" di uno spettacolo di burlesque, con la consapevolezza morale che si mostra di più il nudo femminile in una qualsiasi fiction televisiva (compresi I braccialetti rossi e I Cesaroni!!!). Ed è esattamente qui che mi sale la scimmia, quando comprendo che il problema principale del film è affrontare il balletto e il canto, non la supposta "trasgressività" del burlesque. Manca deliberatamente il fulcro, manca tutta la parte centrale degli spettacoli di burlesque, che si preferisce riassumere in (pur visivamente riuscite e stimolanti) sequenze scombinate di pochi secondi con la prospettiva di saltare di continuo con la telecamera per inquadrare le "reazioni dei parenti delle ragazze" a "cotanto spettacolo scandaloso". Questo è segno di una profonda disonestà intellettuale, che fa perdere l'occasione di far comprendere al pubblico il valore e l'impegno dietro ad uno spettacolo di burlesque. Sembra davvero che sia caduta sulla pellicola, per quanto riguarda specificamente il ballo, la forbice della censura o (che sarebbe peggio) si sia operato a monte una autocensura. Senza far vedere alla fine cosa sia il ballo, davvero si svilisce e rende poco comprensibile il dramma di un personaggio come Mimi, interpretato dalla magnifica Impacciatore, che viene trattata da "zoccola" senza indagare poi troppo quello che realmente faccia (anche perché il film si concentra solo a illustrare la grazia con cui negli spettacoli si toglie i reggicalze). Mimi che peraltro è tra le protagoniste quella che si spoglia di meno ma è dotata della maggiore carica seduttiva, a fronte di un training per entrare nella parte davvero significativo della Impacciatore. Che sia mancato il tempo di un training sul ballo per budget della pellicola? Che sia la danza e le sue implicazioni seduttive a spaventare più del porno? Vanno bene le veline o gli stacchetti sexy di Ciao Darwin, ma uno spettacolo un po' più costruito dei canonici 3 minuti televisivi  è sbagliato? 
Pane e Burlesque è un film carino e ben interpretato, colorato e pieno di vitalità, ma che perde una grande occasione, che aveva davvero a portata di mano. In Italia ci sono molti corsi e concorsi di burlesque. Si dice che molte donne che lo pratichino abbiamo ritrovato la propria autostima e riconosciuto la propria sensualità. Il burlesque può fare bene anche per il fatto di essere sempre percepito come "un gioco", una sfida colorata in cui ci si può mettere alla prova diventando sempre più bravi. Vedere come in effetti è, senza montaggi veloci un po' ipocriti, potrebbe forse stimolare qualcuno.
Se volete, qui in link, un contributo sul senso del burlesque  della star Lola Van Ella, in inglese, per la piattaforma informativa TED.


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