E un
giorno "luce elettrica fu". Le lampade a olio erano roba passata,
qualcuno aveva convogliato l'elettricità dentro delle palline di vetro e un
concetto tutto nuovo di sviluppo industriale stava nascendo. Chi sarebbe però arrivato prima, diventando il primo produttore di luce al mondo e
fissando lo standard per gli anni futuri?
C'è
stata nella seconda metà del 19mo secolo in America una vera e propria
"guerra della corrente" (Current War è non a caso il titolo
originale di questo film). La posta in palio, la fornitura di luce notturna,
l'uso industriale, i trasporti e, pur per vie traverse, la pena di morte per
folgorazione. Perché finalmente, si diceva tra gli americani più entusiasti,
"si poteva uccidere senza crudeltà", avvolgendo i condannati in una
luce benevola e quasi divina. Erano due le "energie" che si
scontravano nell'offerta dell'epoca. La costosa, stabile e poco estendibile
corrente continua di Edison (Benedict Cumberbatch). La più adatta alle lunghe
distanze, più pericolosa e forse economica corrente alternata di George
Westinghouse (Michael Shannon). Edison era un genio assoluto (oltre alle pile
e alla corrente continua dal suo Fonogafo è nato anche il cinema), un
idealista, un imprenditore che puntava sulla qualità, un pessimo padre di
famiglia, ossessionato dai suoi lavori e giustamente adirato per i brevetti che
gli venivano periodicamente rubati. Westinghouse era un commerciante serio e
anche un po' spietato, che per altro lavorava con brevetti rubacchiati da
Edison, ma la sua energia economica anche se pericolosa, aveva il suo appeal per
collegare la grande America. Tra i due un curioso svizzero, Nikola Tesla (Nicholas Hoult), che viveva in un albergo e aveva modi da prestigiatore, aveva
intuizioni pazzesche ma non trovava nessuno che mettesse i soldi nei suoi
progetti.
In un grande cartellone ogni stato degli USA è contraddistinto da una
lampadina. A seconda del colore viviamo giorno per giorno le scelte dei singoli
stati circa uno o l'altro brevetto e relativo produttore. Edison si dimostra
ogni minuto che passa sempre più vicino ad un Victor Frankenstein, il genio va
in pari alla sua distanza dalla ragione e malinconia (di fatto crea ed è
ossessionato da uno strumento che consente di "sentire la voce dei
morti"). Westinghouse è un uomo costretto dagli eventi e dall'ego a
percorrere una strada che non vorrebbe, inseguendo un'amicizia impossibile con
il suo rivale. Tesla è un imprevedibile gatto di Cheshire i cui meriti, forse perché troppo avanti, forse perché troppo "oltre", non saranno
giustamente ripagati dalla storia.
È un
interessante affresco questo film di Alfonso Gomez-Rejon, regista con alle
spalle alcuni episodi di American Horror Story e Glee e un paio di film che non
ho visto (tra cui un docu-film su Thomas Mann che immagino molto vicino a
questa pellicola). Peccato che nell'insieme si pecchi un po' troppo di
didascalismo, ai limiti della ricostruzione da Focus Channel degli eventi
storici, senza al contempo riuscire mai a scavare in profondità le alte
potenzialità del soggetto. Manca "magia" dietro dietro a questa
storia di scienza e (soprattutto) imprenditoria americana. Cumberbatch
funziona bene nel riprodurre la sua ormai consueta maschera di genio scostante.
Per me tra un Sherlock, un Doctor Strange, un Alan Turing e un Julian Assange,
sta davvero sempre più flirtando con ruoli vicini allo scienziato di Mary
Shelley, chissà che un giorno non interpreti davvero il barone Frankenstein
sullo schermo. Shannon non va troppo oltre il ruolo "dell'invidioso con i
baffi", tanto che per gran parte del film è indistinguibile dai ruoli più
svogliati di Colin Firth e sta lontanissimo dal suo complesso villain de La
forma dell'acqua. Tom Holland come braccio destro di Edison e Katherine
Waterston nel ruolo della moglie sono funzionali ma non scoppiettanti. Nicholas
Hoult è un Tesla enigmatico, ma sta a chilometri di distanza dal più
recente Tesla rappresentato sullo schermo, in The
Prestige, con la regia di Christoper Nolan e il volto dello scomparso ma
mai dimenticato David Bowie. Solo a pensarci, a un film come questo Edison nelle mani di Nolan con Bowie, ci sarebbe da avere un
giramento di testa. Nolan ci avrebbe davvero fatto capire la differenza tra
corrente continua e alternata, facendoci viaggiare come in un flipper tra i
cavi della luce in un gioco di cronometri e tempi dilatati. Con il fonografo
Nolan avrebbe citato magari se stesso, nello specifico Interstellar. Si poteva
facilmente giocare facile, mettere in serie tutte le invenzioni di Edison dalla
lampadina al cinema, in una sorta di percorso evolutivo. Ma non siano in un
film di Nolan, quanto in un comunque godibilissimo film del pomeriggio di rete
quattro, a tema "la guerra tra due imprenditori di corrente". Dove un
paio di frasi scritte nell'epilogo rendono molto di più di lunghi minuti di
schermaglie a distanza. Una pellicola magari utile da mostrare nell'ora buca di
un corso di storia o di scienze. Rimane intrattenimento affascinante quanto
storicamente accurato, con una bella ricostruzione della Esposizione Internazionale.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento