Invoco
Gadda con questo titolo, per raccontarvi il mio punto di vista su una faccenda
che ha riscaldato gli animi degli spettatori italiani di Netfix (e non solo
) verso il finire di giugno. Non so quando questo prezzo verrà programmato in
scaletta, probabilmente ne avrete già sentite "di ogni" in merito
dalla rete. Cosa è successo?
-Riassunto
della vicende 1: dal 1996 alla sala di doppiaggio del 2019. (Saltare oltre se
già informati): In sostanza, nel 1996 Fabrizio Mazzotta e Gualtiero
Cannarsi si sono occupati di tradurre/adattare/dirigere il doppiaggio di Neon
Genesis Evangelion per Dynamic Italia. Oggi nel 2019, dopo che Evangelion è
diventata una delle opere più importanti dell'animazione giapponese, Netfix per comodità, invece di andare a pagare i diritti di tutti gli
adattamenti e doppiaggi dell'opera realizzati in tutto il mondo, decide di fare
degli adattamenti/traduzioni/ecc. ex novo. Le costa meno. Con un ragionamento
logico, Netfix assegna i lavori a uno studio italiano che con altrettanta
logica richiama per la versione italiana Mazzotta e Cannarsi, che negli anni
sono sempre stati attivi nel campo, sono conosciti e (in genere) stimati dalla
maggior parte del pubblico italiano appassionato di anime. Preciso, anche
Cannarsi è stimato e ci sono adattamenti di anime che si rifanno (anche se in
un modo un po' più soft) direttamente al suo modo di lavorare, come per esempio
avviene per le opere di Makoto Shinkai di Dynit. Fine della precisazione.
Viene richiamata anche parte del cast dei doppiatori coinvolti nella prima
versione in italiano di Evangelion. L'idea di Netfix era anche riuscire a
fare un lavoro veloce e senza troppi intoppi, sulla
base di quanto già realizzato e ragionato nel 1996. Fossi stato in Netfix,
grosso produttore internazionale e non un "misero fan" italiano degli
anime, credo che pure io avrei trovato logico lavorare così. Secondo le
fonti (di recente in qualche modo rese non così sicure) l'adattamento dei
primi episodi di Evangelion nel 1996 era stato di Mazzotta, con Cannarsi che
era subentrato in seguito. Nel 2019 Mazzotta si è occupato della direzione del
doppiaggio e Cannarsi dell'adattamento, lavorando "separati" anche in
ragione dei "tempi stretti" in cui è stato chiesto il lavoro.
Sappiamo da una recente intervista a Mazzotta di Repubblica che già nel periodo
della lavorazione le cose non sono andate benissimo. Cannarsi aveva chiesto di
rimettere mano all'adattamento del 1997 in quanto "suo lavoro
giovanile" e Mazzotta non aveva avuto in merito obiezioni, pensava che la
revisione occupasse qualche dettaglio. In realtà Cannarsi ha poi riscritto
tutto, sulla base di un suo particolare stile di lavoro che ha affinato negli
anni con i lavori da lui svolti per adattare principalmente le opere dello
studio Ghibli. Come risultato, sempre secondo quello che racconta Mazzotta a
Repubblica, l'adattamento sarebbe risultato subito di difficile
interpretazione, al punto che i doppiatori in sala non capivano i nuovi testi adattati, alcuni minacciando di non doppiare. Possibile
che l'adattamento fosse tanto ostico?
-
Riassunto delle vicende parte 2: Il metodo Cannarsi (anche qui se vi è noto saltate):
Cannarsi di fatto, in un mondo in cui non esistono scritte sulla roccia le
regole che definisco un buon adattamento e dove non esiste una specifica
deontologia, ha un suo personale stile. Vuole, anche se spesso non lo fa
trasparire in modo netto, (per come sono riuscito a interpretare la cosa dalle
interviste recenti sui forum, YouTube e altro, compreso un incontro pubblico
con lui cui ho partecipato nel 2006 vicino a Milano) che l'adattamento in
italiano dell'opera giapponese riesca a cogliere "la più grande quantità
di significati" dell'opera originale, sia dal punto di vista del pensiero
dell'autore sia da quello della grammatica e cultura giapponese stessa. Lui ti
dice "io rispetto l'opera originale e solo quella", ma di fatto
esiste un "doppio binario": adattamento della storia come l'ha
pensata l'autore o adattamento del contesto culturale. È questa doppia esigenza
a essere il tratto distintivo dei lavori di Cannarsi. In genere per la maggior
parte degli adattatori italiani vale solo il primo passaggio, il rispetto del
punto di vista dell'autore circa la storia da raccontare. Adattare la
"cultura", ossia le informazioni dell'opera che riguardano il modo di
esprimersi e le peculiarità culturali di un popolo è una cosa che non fa nessun
altro a parte Cannarsi, perché è un lavoro che da noi in genere è più materia
da documentaristi. Se vogliamo sapere come dicono i giapponesi il loro
equivalente di "buon giorno" o quali riti scaramantici fanno in vista
degli esami di fine anno possiamo vedere un documentario sugli usi e costumi
dei giapponesi medi. Se in un manga accade che i personaggi facciano qualcosa
di particolarmente peculiare dal punto di vista culturale, come andare a
suonare una campana, il traduttore può mettere a bordo pagina un approfondimento,
che di fatto ha lo stesso valore divulgativo di un documentario, per
specificare quello che sta
avvenendo nell'ottica del "i giapponesi - tipo suonano la campana per la
tal ragione". Solo che ti serve una nota a pie di pagina o un documentario
per specificare certe differenze culturali. Gli adattamenti italici medi di
un'opera audio-visiva per questo tendono ad azzerare le differenze culturali
tra paese di provenienza e paese di destinazione, per fare in modo che lo
spettatore si concentri sono sul "messaggio dell'opera", rendendo
invisibile quello "che per l'autore è invisibile in quanto scontato nella
sua cultura".
Faccio qualche esempio. In inglese dicono "How old are you?" per chiedere ad una ragazza la stessa risposta che noi in Italia vogliamo sentire dalla domanda "Quanti anni hai?". Se andiamo a tradurre letteralmente "How old are you? ", guardando alle parole effettivamente usate, suonerebbe però quasi come "Quanto vecchia sei?". Un adattatore italiano standard davanti a "How old are you?" tradurrebbe senza indugio "Quanti anni hai?", perché riterrebbe, in ragione del modo di pensare degli italiani, che tenere il letterale "quanto vecchia sei?" può di fatto aprire a problemi di interpretazione della frase dal punto di vista di chi la ascolta. Immaginiamo di vedere un film giallo in cui lo spettatore è chiamato a "trovare un assassino". Sentendo "Quanto sei vecchia?", potremmo pensare che il personaggio che dice quella fase, immaginiamo magari un impiegato della banca che chiede alla "futura vittima dell'omicidio" dei dati per aiutarla a calcolare la pensione, sia maleducato o cerchi di creare un conflitto con una sua interlocutrice. Probabilmente prenderemmo quella frase come un elemento narrativo importante della vicenda. Penseremmo magari "forse l'assassino è il bancario!". In realtà l'autore dell'opera della lingua di partenza non voleva darci questa informazione, quanto fare una domanda alla quale noi italiani in genere rispondiamo dichiarando la nostra età anche in modo del tutto "meccanico".
Ecco, Cannarsi nel suo adattamento, poiché ama l'aderenza all'originale ma non vorrebbe comunque che si arrivasse a un fraintendimento, ci terrebbe, in via ipotetica, al fatto che si lavorasse "grammaticalmente e culturalmente", stando quanto più sulla "sponda originale del significato" su quel "Quanto sei vecchia?". Proprio per farci ragionare sul fatto che un inglese ha modi di esprimersi differenti da un italiano, come invece farebbe in modo più costruttivo e meno equivoco un documentario. Con questa logica lo spettatore sarebbe "più dentro" la cultura del paese dell'opera. In pratica, per dare "quel gusto", Cannarsi potrebbe adattare "Come, riguardo all'anzianità, siete?". E non direbbe magari "Quanta anzianità avete maturato?", perché il verbo originale è "essere" e non "avere". È una frase italiana sgraziata e artificiale, che anche se lessicalmente pare forzata, può funzionare e secondo la recitazione del doppiatore apparire più o meno elegante. Il punto è che questa frase non è per lo spettatore meno ambigua di "Quanto vecchia sei", e sospetterebbe comunque del bancario, anche se l'autore non voleva che lo facesse. Perché il cervello elabora, sempre, quando gli vengono fornite informazioni non presenti nel suo database. Immaginate ora che tutte le frasi di un film o un cartone animato siano così. Che questo ragionamento valga e si estenda a ogni gioco di parole (che Cannarsi non può sostituire con uno diverso o tradirebbe il senso), a ogni terminologia tecnica (che lui riferirebbe al modo in cui esiste in giapponese una parola), dialogo tra bambini e tra adulti, canzoni, cartelloni stradali. A un certo punto si smarrisce del tutto il senso di quello che si sta vedendo. Mi ha colpito molto una cosa detta in questo periodo da Sabaku, uno youtuber che stimo molto per competenza e cultura. Ripensando ai lavori Ghilbi adattati da Cannarsi, nella specie Totoro e Ponyo, ha ammesso che proprio per la pesantezza lessicale non aveva più avuto voglia di vedere quei lavori, che visivamente dovrebbero essere emblema di leggerezza e adatti ai più piccoli.
Faccio qualche esempio. In inglese dicono "How old are you?" per chiedere ad una ragazza la stessa risposta che noi in Italia vogliamo sentire dalla domanda "Quanti anni hai?". Se andiamo a tradurre letteralmente "How old are you? ", guardando alle parole effettivamente usate, suonerebbe però quasi come "Quanto vecchia sei?". Un adattatore italiano standard davanti a "How old are you?" tradurrebbe senza indugio "Quanti anni hai?", perché riterrebbe, in ragione del modo di pensare degli italiani, che tenere il letterale "quanto vecchia sei?" può di fatto aprire a problemi di interpretazione della frase dal punto di vista di chi la ascolta. Immaginiamo di vedere un film giallo in cui lo spettatore è chiamato a "trovare un assassino". Sentendo "Quanto sei vecchia?", potremmo pensare che il personaggio che dice quella fase, immaginiamo magari un impiegato della banca che chiede alla "futura vittima dell'omicidio" dei dati per aiutarla a calcolare la pensione, sia maleducato o cerchi di creare un conflitto con una sua interlocutrice. Probabilmente prenderemmo quella frase come un elemento narrativo importante della vicenda. Penseremmo magari "forse l'assassino è il bancario!". In realtà l'autore dell'opera della lingua di partenza non voleva darci questa informazione, quanto fare una domanda alla quale noi italiani in genere rispondiamo dichiarando la nostra età anche in modo del tutto "meccanico".
Ecco, Cannarsi nel suo adattamento, poiché ama l'aderenza all'originale ma non vorrebbe comunque che si arrivasse a un fraintendimento, ci terrebbe, in via ipotetica, al fatto che si lavorasse "grammaticalmente e culturalmente", stando quanto più sulla "sponda originale del significato" su quel "Quanto sei vecchia?". Proprio per farci ragionare sul fatto che un inglese ha modi di esprimersi differenti da un italiano, come invece farebbe in modo più costruttivo e meno equivoco un documentario. Con questa logica lo spettatore sarebbe "più dentro" la cultura del paese dell'opera. In pratica, per dare "quel gusto", Cannarsi potrebbe adattare "Come, riguardo all'anzianità, siete?". E non direbbe magari "Quanta anzianità avete maturato?", perché il verbo originale è "essere" e non "avere". È una frase italiana sgraziata e artificiale, che anche se lessicalmente pare forzata, può funzionare e secondo la recitazione del doppiatore apparire più o meno elegante. Il punto è che questa frase non è per lo spettatore meno ambigua di "Quanto vecchia sei", e sospetterebbe comunque del bancario, anche se l'autore non voleva che lo facesse. Perché il cervello elabora, sempre, quando gli vengono fornite informazioni non presenti nel suo database. Immaginate ora che tutte le frasi di un film o un cartone animato siano così. Che questo ragionamento valga e si estenda a ogni gioco di parole (che Cannarsi non può sostituire con uno diverso o tradirebbe il senso), a ogni terminologia tecnica (che lui riferirebbe al modo in cui esiste in giapponese una parola), dialogo tra bambini e tra adulti, canzoni, cartelloni stradali. A un certo punto si smarrisce del tutto il senso di quello che si sta vedendo. Mi ha colpito molto una cosa detta in questo periodo da Sabaku, uno youtuber che stimo molto per competenza e cultura. Ripensando ai lavori Ghilbi adattati da Cannarsi, nella specie Totoro e Ponyo, ha ammesso che proprio per la pesantezza lessicale non aveva più avuto voglia di vedere quei lavori, che visivamente dovrebbero essere emblema di leggerezza e adatti ai più piccoli.
Si può
forse parlare, per ricchezza e studio dei termini, quasi di una nuova
lingua, che negli anni di adattamento Cannarsi codifica e alimenta di volta in
volta di nuovi elementi ricorrenti (in La collina dei papaveri si
trova un orrido saluto che suona come "Le auguro un buon giorno" che
ora è ripreso in un dialogo del nuovo adattamento di Evangelion). Cannarsi è molto elegante in certi contesti, anche se per rendere questo stacco
linguistico/culturale "il più piccolo possibile" a volte fa uso
di parole che nella lingua corrente vengono percepite come vetuste, di stampo
regionale, spesso aggrovigliate in costruzioni verbali e sintattiche
complicate. Costruzioni lessicali che prestano il fianco qualche
volta anche a problemi di sintassi, con frasi e parole che dovendo/volendo
rispettare anche il labiale spesso risultano di difficile
comprensione in ragione della velocità di ascolto e di termini spesso poco in uso e che il nostro cervello fa fatica a
ricercare nella sua memoria storica. Spesso fa uso di neologismi
che di fatto trattano l'Italiano corrente come un cestino dei rifiuti da
riempire di cose a caso che lui ritiene sensate foneticamente (in una diretta
su YouTube quando un esperto di Giappone gli parlava di un particolare tipo di
fornaio che produceva delle cose tipiche, Cannarsi aveva già adattato, in tre
secondi, "negozio di panificati").
Senza
potersi fermare a leggere quello che vuole dire Cannarsi attraverso degli
eventuali sottotitoli e senza avere qualche volta spiegazioni diretta da lui su
cosa intende per l'uso di un suo particolare neologismo, il lavoro finale
risulta criptico. Soprattutto se non si può accedere ai sottotitoli subito, specie se si è al cinema o non si sa leggere perché
si è bambini piccoli o non vedenti (con assente
qualcuno che possa spiegare). Soprattutto la comprensione latita perché in
molti casi il doppiatore è chiamato a recitare una frase che è innaturale e non riesce nemmeno lui a dare la giusta disinvoltura nell'esprimerla. Perché
Nessuno, né oggi né in passato né in futuro, che sia di origini nobili, povere,
intellettuale o spiantato, parla l'italiano usando i termini, pur presenti nei
dizionari, girati nel modo e nelle frasi che usa Cannarsi. Sentendolo parlare
dal vivo neanche Cannarsi stesso, che pure si esprime in un un modo molto
peculiare, parla come nei suoi adattamenti. In genere se l'opera è
ambientata nel medioevo o ai giorni nostri, i personaggi degli adattamenti di
Cannarsi tenderanno sempre a parlare in questa particolare
"lingua" ricca di espressione e terminologie che per la storia della
lingua italiana vengono da posti, ceti e tempi a volte molto distanti, laddove
non siano parole inventate proprio di sana pianta. Se non ci appoggiassimo a
dei disegni che ritraggono un personaggio come un principe o un soldato o un
contadino, spesso non è facile capire con chiarezza dalle parole la distanza culturale tra i personaggi. Con l'ulteriore problema che se qualcuno dovesse
essere "scoperto dallo spettatore" in ragione di dettagli lessicali,
come un principe che si finge povero, lo spettatore non è in grado di cogliere
queste sottigliezze!
Quella
di Cannarsi è una strana lingua che però, ripeto, è elegante, può piacere a un
certo pubblico, che probabilmente abbagliato da una raffinatezza estetica del
linguaggio che né conosce né padroneggia pensa che sia corretto.
Poi con
il tempo a questo "stile" di Cannarsi ci si abitua. Come fanno
i turisti che d'estate vanno a soggiornare in un paesino di montagna di
ventisei anime che parla una lingua tutta sua. Alla quarta volta hai già
metabolizzato un po' il loro modo di parlare, è chiaro quello che vogliono dirti
anche se si esprimono a modo loro. E qualche volta già a un secondo
ascolto, già dopo aver avuto l'opportunità di comprendere il testo usufruendo
di sottotitoli, la "lingua cannarsiana" diviene di massima meno
ostica. Ma al primo ascolto, sempre, torniamo inevitabilmente quasi al
problema iniziale di quel "Quanto vecchia sei?". Perché quel "Come, riguardo all'anzianità, siete ?" è ugualmente strano e fa pensare che la persona che lo dice non sia il classico
impiegato che troviamo nelle banche. Magari pensiamo che quel bancario è uno
straniero che parla un italiano tutto suo, oppure pensiamo che il tono con cui
dice quelle parole debba avere un significato importante per la vicenda.
L'ambiguità resta. Ma in genere siamo travolti da un mare di parole che ci
impegnano la testa a elaborare informazioni senza farci concentrare sul
messaggio che l'autore originale del giallo dell'esempio voleva trasmetterci .
Perché trasformare una lingua straniera in una lingua che non è l'italiano fluente,
pur nella convinzione di dare lustro alla parola originale del testo, sposta
per molti, e per me, l'attenzione dello spettatore dall'autore
dell'opera all'autore dell'adattamento. Ripeto, non ci sono regole
scritte che dicano che è da preferire un adattamento standard, anche detto
"invisibile", rispetto a un adattamento "visibile" come
quello delle opere di Cannarsi. Se il committente di Cannarsi è contento, lo paga e
il pubblico finale gradisce il prodotto, la questione è finita lì.
Di
sicuro Cannarsi, pur nella maniera più criptica possibile e con enormi
sacrifici di fruibilità, fornisce nelle sue opere di adattamento "qualcosa
in più" a livello culturale, laddove magari gli altri piallano
tutto.
Leggendo
i gialli della serie Millennium di Stieg Larsson, adattati in
italiano, mi sono convinto che gli svedesi si nutrano unicamente di pizza e
caffè. Credevo di trovare tra le migliaia di pagine di questi libri almeno un
paio di volte le polpette che si trovano all'Ikea o un riferimento a qualche
pesce cucinato strano che si prende a colazione e i cui resti finiscono poi
nell'acquaio di casa (mai che si dica "lavello", sempre
e solo "acquaio". E dalle immagini che la rete abbina ad
"acquaio" sono abbastanza convito di vedere un lavello senza
particolari differenze estetiche... misteri dell'adattamento... ma nei gialli
svedesi ci sono solo "acquai", sempre). Ho quasi l'impressione che in
Millennium si siano voluti semplificare degli elementi narrativi, magari in
un'ottica di maggiore fruibilità/commerciabilità internazionale dell'opera,
badando solo al succo, azione e indagini. E meno alle polpette Ikea. Il
lavoro di Cannarsi magari mi dà informazioni sui modi di dire e tradizioni
lessicali giapponesi che potrei trovare soltanto andando a vivere in Giappone,
affrontando il Lost in translation illustrato da un bellissimo film
di Sofia Coppola. Cannarsi vuole perdere il meno possibile da questo
passaggio interculturale per svelarci in fondo quello che magari sta già
davanti agli occhi di molti: il fatto che sono opere di giapponesi che
forse parlano e pensano in modo diverso da noi italiani. Come il fatto
che per superare queste differenze culturali e fruire di un prodotto straniero
si faccia uso di professionisti "chiamati adattatori" a Cannarsi non
lo tange poco. Lui vuole e "deve" essere anche un divulgatore
culturale, anche se lo fa in un modo che rende del tutto inaccessibile la
divulgazione culturale, confondendola dentro la narrazione di un'opera. Ma se
ci teneva tanto a dirci come si esprime un giapponese-medio non poteva auto-prodursi un documentario sugli usi e costumi dei giapponesi-medi? Perché a
scanso di equivoci in Evangelion i personaggi hanno tutto tranne del
giapponese-medio. A meno che ogni giapponese-medio sia un adolescente con problemi
di relazioni interpersonali, che guida un robot gigante, nel futuro
post-apocalittico, ascoltando musica Jazz, vivendo una rapporto con un clone di
sua madre morta, venendo a contatto con creature aliene. Veramente si
pretende che tramite Evangelion io comprenda come agisce e come parla un
giapponese-medio? Per me non si può capire come si comporta in Giapponese-medio
nemmeno guardando un'opera di Ozu di tre ore in cui le persone a un tavolo
prendono il the. E questo perché un'opera che non sia un documentario non potrà
mai avere il valore divulgativo di un documentario. Questo "secondo
me", sottolineo. Ma allora, sorge la domanda: Tutta questa necessità di
approfondimento culturale c'era già nell'adattamento del 1996?
-
Riassunto delle vicende 3 ( come sempre, se già sapete saltate il paragrafo,
ecc.ecc) dal vecchio al nuovo adattamento. Una delle sensazioni che trasmette
Cannarsi quando è intervistato, a parte la difesa ferrea e quasi implacabile,
feroce, del suo modus operandi, è la voglia e gioia di condividere
le sue esperienze e conoscenze. Le sue. In genere quello che esprimono gli
interlocutori prima viene accolto con sorpresa, poi del tutto ignorato. Nel
1996, vuoi anche perché era più giovane o forse perché il lavoro iniziale dei
primi episodi di Evangelion era stato realizzato da Mazzotta (cosa che non
sapremo mai per vera, visto le voci discordanti e anche
"autorevoli" che ho trovato in questi giorni ), l'adattamento di
Cannarsi era meno integralista. Seppur forbito al punto da svettare
anche all'epoca in molte scelte lessicali, l'adattamento era decisamente
comprensibile e allineato per terminologia e sintassi all'adattamento di
Evangelion che si faceva nel resto del mondo (o quasi, in America il
doppiatore di Shinji si racconta che era una specie di star che faceva il bello
e cattivo tempo, mettendo mano e imponendosi dappertutto, pure nelle scelte di
adattamento e doppiaggio). Solo che Cannarsi nel 1996 non si limitava ad
adattare e poi dirigere i doppiatori (si racconta facendo ripetere mille
volte ai doppiatori le frasi, alla maniera di Nanni Moretti per accrescere
l'espressività), curava approfondimenti chilometrici di ogni episodio dal punto
di vista narrativo, terminologico, bellico, filosofico, culturale, dalle
curiosità dei dietro le quinte e quant'altro, contenuti in autentici volumi di
approfondimento, scritti fitti fitti, inclusi nelle videocassette di Dynamic
Italia. Erano lavori così poderosi che le date di uscita delle videocassette
slittavano di mesi solo per permettere a lui di realizzarli!!!! Era con
quegli approfondimenti che Cannarsi veniva incontro alla sua voglia di
approfondire, spiegare ed insegnare come forse mai non è riuscito a fare
in seguito sui forum. Spiegare "tutto", soprattutto la cultura
giapponese!!!
In un
intervento su YouTube Cannarsi, in uno dei suoi momenti di più bassa modestia,
si complimenta con se stesso per aver insegnato al pubblico italiano cosa solo
gli spaghetti al ramen. A volte ho la sensazione che se gli avessero permesso
anche in seguito di realizzare approfondimenti come le mini-enciclopedie-di-Eva
del 1996, da allegare ai dvd dei lavori da lui adattati, Ghibli su tutti, forse
(e dico forse con poca convinzione però) alcuni aspetti della cultura
nipponica, per lui davvero irrinunciabili nel suo lavoro, li avrebbe riportati
lì, su quelle pagine come legittimissimi approfondimenti. Avrebbe potuto fare
li, dove la fruizione sarebbe stata più facile, l'approfondimento cultuale
dell'opera.
Con il
nuovo adattamento del 2019 di Evangelion, Cannarsi poi riesce a stupire e a far
esplodere letteralmente la testa ai fan in virtù di questa sua volontà di
approfondire a tutti i costi. Conosce il rischio e se lo prende. È come se,
nelle intenzioni del Cannarsi, l'attenzione mediatica dovesse essere per lui
catalizzata non dal ritorno della serie al grande pubblico dopo molti anni,
quanto dai cambiamenti rivoluzionari dell'adattamento della terminologia che
sarebbero stati da lui apportati. Cannarsi si espone, creando la sua opera di
adattamento più barocca e senza limiti, così vistosa che il fatto che nessuno
al mondo avrebbe sollevato delle rimostranze era per me inconcepibile, ancora
prima che il "bubbone" esplodesse. Era una "sfida al cielo"
(per dirla come uno sceneggiato di Canale 5) e per essere davvero
"epocale" doveva contenere delle soluzioni di adattamento forti, di
rottura con quanto i fan rientravano di più consolidato, come la scelta di
"Apostoli" in luogo di "Angeli". Detto in due righe,
Evangelion parla (tra le sue varie trame interne di stampo fantascientifico,
bellico, mistico, sociologico, filosofico, psicanalitico e altro ancora ) della
lotta di una organizzazione segreta losca, la Nerv, contro delle creature
venute dallo spazio che vengono identificate come Angeli, attribuendogli anche
dei nomi di angeli, con proprie caratteristiche peculiari, presenti nella
Bibbia. La religione cristiana è quindi un elemento narrativo dell'opera, come
accade anche in Devilman di Nagai, con tutto un "corredo mitologico
collegato" fatto di lance di Longino, fantomatiche pergamene del Mar Morto,
Santo Graal et similia. Ora, il termine che compare nel cartone animato sui
monitor della sede Giapponese dell'organizzazione segreta losca, che ha filiali
in tutto il mondo, per designare questi nemici è e rimane "Angel", in
inglese (che dovrebbe tradursi "tenshi"). Solo che nel copione
originale la parola è inequivocabilmente "Apostoli" ("Shito"). C'è pure una specifica battuta, che nel 1996 per forza non
si poteva nemmeno comprendere, detta dal protagonista, che recita "Cosa
sono questi Apostoli con il nome di Angeli?". Questo aspetto è stato da
sempre un cruccio per Cannarsi (che non a caso sui forum ha per nickname da
sempre "Shito"), con tutto il resto del mondo che parlava e ha sempre
parlato di Angel. Anche, sembra, per espressa indicazione della Bandai, che
commercializzava i giocattoli dei "pupazzi dei cattivi" chiamandoli
sulla confezione "Angel" con tanto di nome da angelo. Ora, secondo
Cannarsi non era stata distribuita da Gainax, casa produttrice di Evangelion,
alcuna "linea guida sull'uso internazionale dei termini" all'epoca
del doppiaggio del 1996 e quanto è scritto nel testo giapponese dell'opera
originale è inequivocabile "Apostoli". La prima lettura della
questione, sposata da Cannarsi, è che all'epoca della realizzazione del cartone
animato non c'era per il regista dell'opera, Anno, chiarezza su
"Angeli e Apostoli". Erano termini "naïf", utilizzati
per "suonare naïf" in una cultura, quella nipponica, in cui la
religione cristiana non è centrale o troppo conosciuta. Scrivere sui monitor
"Apostle" poteva risultare meno bello ed elegante foneticamente o esteticamente, per un giapponese di "Angel" e magari la
scelta finale del nome è solo quella. Ci verrebbe da dire quasi un adattamento
ambiguo da un riferimento colturale straniero, per stare in tema a
questo articolo. Però ci può essere per me un "però grande come una
casa". Immaginiamo che tutte le sedi della organizzazione losca, che
spesso sono collegate tra loro con dei monitor, pensassero che quelle
creature erano "Angeli". La sede Giapponese sapeva che invece erano
"Apostoli", magari delle creature che nella finzione narrativa
dell'opera sono "Creature più potenti", che arrivano in seguito nello
scontro, dopo le truppe di base, come una specie di generali. Questo
naturalmente lo immagino io, non è scritto da nessuna parte. La trama di
Evangelion è molto criptica, ma parla di eventi drammatici che devono
susseguirsi secondo le cosiddette "pergamente del Mar Morto",
documenti cui ha un particolare accesso Gendo, padre del protagonista e
direttore della sede giapponese dell'organizzazione losca. Mettiamo che Gendo
sapesse che, in questo contesto religioso-fantasy, era "già il turno"
che arrivassero gli apostoli, mentre tutte le altre sedi dell'organizzazione
si immaginavano ancora che fossero gli angeli. Con l'ultimo "Angelo"
(di fatto la creatura finale dopo gli apostoli) che di fatto ha una forma
umana e non astratta o bestiale come i precedenti "Apostoli". Una
creatura simile ad un Angelo che "si è fatto carne" umana, per cui il
protagonista prova subito amore. Una creatura che si sacrifica, facendosi
uccidere, per salvare la razza umana. È dal 1996 identificato con Tabris,
l'angelo del libero arbitrio e il suo significato simbolico e funzione sono cruciali per l'evoluzione del protagonista. Ma il suo modo di apparire, dopo
schiere di Apostoli che quando vengono sconfitti esplodono trasformandosi in
croci di luce, può rimandare anche a una più nota figura biblica. Queste sono
solo speculazioni, per quanto interessanti.
Questa
cosa degli "apostoli in luogo degli angeli" è stato forse il primo
vagito di una incontenibile manifestazione di dissenso da parte della rete,
contro Cannarsi, contro il nuovo doppiaggio di Evangelion e infine contro Netfix
stessa. Percepita come la pietra dello scandalo, la manifestazione più
eclatante (per quanto la più giustificabile) della qualità del lavoro svolto
dell'adattatore. La prima critica cui sono susseguite a fiume le critiche sul
cambiamento di altre parole tecniche note del lavoro di adattamento del 1996
(come "lo stato di furia") per poi arrivare alle critiche più
importanti quanto più difficili da motivare. Quelle che riportano appunto al
nostro tema principale, il linguaggio "cannarsiano" in toto. Critiche
che spesso in passato sono state mosse e subito decadute inefficaci davanti a un muro di persone che evidenziava come chi le muovesse fosse un "bifolco
ignorante". Ma perché oggi c'è stata tanta sollevazione popolare,
considerando che Cannarsi lavora così da 20 anni, adattando le opere dello
studio Ghibli senza che le critiche, pur sostanziose e foriere di pagine
Facebook dal sapore satirico favolose, non sono mai arrivate a smuovere tanta
gente e indignazione mediatica?
-
Riassunto delle vicende 4: i fan di Cannarsi e gli influencer di Evangelion (pure qui se sapete la storia non state a leggere ecc. ecc.): Ho sempre pensato
che tra i fan del Ghibli fossimo in quattro gatti in Italia. Lucky Red, che
detiene tuttora i diritti, per accontentare questi quattro gatti, all'inizio
della sua distribuzione delle opere ha risposto a una richiesta sensata di un
gruppo di fan che frequentavano un forum ufficiale: "Diteci chi è per voi
uno bravo, terremo in considerazione il suo nome". E il popolo di quel piccolo
forum, peraltro popolato da persone che per loro dichiarazioni preferiscono vedere le opere sottotitolate e non parlate in italiano, ha eletto
il suo "campione", uno di loro del forum, il più competente, perché forse anche il più pignolo nonché quello che dava
più sfoggio di competenza, cultura generale e sicurezza di sé. Una persona che
non solo è solita citare Voltaire, De Sade e Platone, che spesso usa
espressioni in latino e una lingua italiana forbita. Ma anche la stessa persona
che aveva già adattato Evangelion, che ribadisco è considerato tra le
lavorazioni delle opere animata Giapponesi in italiano una delle
punte più alte di sempre. Una persona che peraltro aveva già adattato alcune
opere Ghibli per il precedente distributore, Disney. E come Netfix ha fatto
oggi con Evangelion, in assoluta buona fede sulla base delle premesse, Lucky
Red ha trovato sensato chiamare Cannarsi ad adattare cose come Laputa, che
aveva già in precedenza adattato. Così come la vecchia versione di Evangelion,
anche le opere Ghibli realizzate per Disney erano state adattate in un modo più
standard e allineato con i normali adattamenti cui siamo abituati. Mi pare che
il primo lavoro di Cannarsi per Lucky Red fosse Howl. Mi ricordo che già
all'epoca, come nell'adattamento di Evangelion del 2019, i sottotitoli erano di
più facile comprensione del doppiaggio italiano, perché non realizzati da lui.
Sarebbe un approfondimento a parte trattare dei lavori di Cannarsi per il
Ghibli, richiederebbe tempo e pazienza. Alcune cose le trovate qui sul blog,
cercando le recensioni di Si alza il vento, Pioggia di Ricordi, La collina dei
papaveri, I racconti di Terramare, Porco Rosso, Si sente il mare. Il succo del
discorso per me può essere che Lucky Red ad un certo punto era diventata consapevolissima
del modo di lavorare di Cannarsi, che più passavano gli anni e poi trasformava
il linguaggio in aulico, caricava di regionalismi e neologismi e in qualche
modo assecondava sempre più la metrica giapponese. Solo che andava bene così,
si rispettava l'impostazione elitaria ed intellettuale dei prodotti Lucky Red,
lo sposalizio era perfetto e il committente felice. I rapporti con Ghibli
e Cannarsi erano buoni (anche se non credo personalmente che in Ghilbli
sapessero come cavolo adattava Cannarsi, c'è da dire che Cannarsi può essere una persona umanamente gradevolissima) i film andavano
bene al cinema e in home video. A monte di un paio di scontenti, che li trovi
ovunque, che rapportati a un pubblico di "quattro gatti" sono
davvero "nessuno". Nonostante Laputa e alcune altre cose riadattate
per Lucky Red suonassero ostiche, l'effetto di "avversione per
Imprinting" (il fatto che quanto si aveva già ascoltato nell'adattamento
per Disney non corrispondesse più e si avvertiva una forma di disagio) negli
acquirenti è stato piuttosto basso. Eravamo in pochi a storcere il naso e ci
davano in più degli ignoranti. Lucky Red non ascoltava e Cannarsi irradiava
competenza e fermezza di carattere in tutte le sedi dove compariva, spesso in
trasmissioni Rai culturali. Qualsiasi critica nei suoi confronti portata nei
forum ed agli incontri pubblici era da Cannarsi combattuta e annichilita
con un talento dialettico puro, capace di sviare gli argomenti più insidiosi e
mettere a nudo le mancanze intellettuali, sociali e lessicali degli interlocutori.
Un leone abituato a sbranare avversari che si dilettava a combattere in arene
mediatiche, quotidianamente, per puro diletto. Lo schema era ed è tuttora
semplice quanto inesorabile. Prima della tenzone il C. saluta con gentilezza,
magari si complimenta con l'interlocutore per l'arguzia di una domanda sul suo
lavoro, finge di essere umile e indifeso, aperto a qualsiasi critica. Poi alle
prime domande arrivano le risposte, per lo più di sgomento e di commiserazione,
dove lo stato intellettuale dell'interlocutore che ha chiesto lumi al Cannarsi
viene con desolazione descritto quale lo specchio di una crisi strutturale
delle istituzioni e cultura media italiana. Da "Ciao, sono contento di
parlarti", si passa quindi a "Povera Italia, tutte le persone sono
ignoranti come questo giovane che ho davanti per colpa tua". Seguono finte
note di paternalismo, sotto forma di una lezione privata (spesso non attinente
alla domanda) che Cannarsi concede all'interlocutore per dargli un contentino
per "averlo sfidato". Si finisce con l'enunciazione del giuramento
del buon adattatore secondo Cannarsi: fedeltà totale all'opera, totale
disinteresse per le mancanze culturali del destinatario dell'opera. E tutto questo
senza offendere direttamente le madri e apparendo calmo e metodico come un
gentilissimo e distaccato matematico. Cannarsi è apparso dal mio punto di vista
in questi casi davvero come un leone dialettico. Una eminenza intellettuale
che "dialoga con gli sfidanti" come un entomologo affronta la
curiosa vita degli insetti. Un insegnante severo che quando è "in
buona" redarguisce l'interlocutore che sostiene di non capire i suoi
lavori definendolo un "pigro". Antipaticissimo, mellifluo in modo viscido
e supponente, ma assolutamente di carattere e di una integrità professionale
rara (queste mie personalissime opinioni sul Cannarsi che ho visto attraverso
i media e dal vivo, non mi esprimo sulla persona a carattere personale).
Per abbattere "professionalmente" una persona così sicura di sé e del suo lavoro, era necessaria una legione di persone scontente e casiniste come non se ne erano mai viste su internet. Perché se i pochi fan delle opere Ghibli (anche scontenti) sono persone in genere rilassate e tranquille, che abbozzano e "vabbeh", le torme dei fan di Evangelion dell'era Netfix, con il top della visibilità che consentono i social media ai giorni nostri, urlano la loro rabbia e dissenso con la potenza di uno tsunami. Non solo, alla missione diretta a piallare mediaticamente Cannarsi si è subito offerto di partecipare ogni youtuber in cerca di visual, solo per il fatto che era un argomento "caldo" e che anche se non conosceva minimamente l'opera sarebbe riuscito con due meme e tre argomenti a incrementare una cassa di risonanza continua. Tra queste anche persone che non hanno problemi o fisime a essere bollate per ignoranti, perché lavorando su YouTube capita tutti i giorni e questo ti fa indossare una corazza forse più spessa di quella che Cannarsi indossa nelle arene dei forum. Tanti gladiatori mediatici contro un solo gladiatore mediatico. Poteva finire solo come l'Eva "unità terza" conto gli Eva da produzione di massa. E allora il titanismo cannarsiano non ha potuto niente. Anche se il nostro eroe ha lottato come un titano, solo contro tutti, in un paio di live di youtube (piene di persone critiche ma davvero competenti). Anche se ha giustificato sui siti di cinema le sue scelte di adattamento come il discorso degli "Apostoli" (cosa fatta peraltro per tutti i suoi adattamenti), apparendo piuttosto sensato nelle argomentazioni. Non ha potuto nulla, perché per lui era davvero inutile e senza senso abbassarsi a "far ragionare e redarguire" h24 un esercito di ragazzini che per visuals caricava video in cui faceva vedere la propria reazione mentre guardava Evangelion, esibendosi in facce buffe alla prima "parola strana cananesiana" come "recalcitranza". Non puoi offendere chi è impermeabile alle offese. È stata la shit-storm ed è partita sì dalle cose più evidenti come "Apostolo al posto di Angelo", facendo eco agli scontenti del nuovo adattamento di Harry Potter (che hanno perso "Tasso Rosso" in ragione e di "Tasso Frasso"), ma poi la shit-storm ha attaccato ogni cosa dell'Evangelion adattato nel 2019, fino ad esporre al pubblico ludibrio tutto, anche i peccati più gravi "dell'italiano di Cannarsi", da sempre criticato da "quei tre scontenti dei fan Ghibli", da sempre sua bandiera nel riconoscersi professionalmente competente difendendosi personalmente da tutto un intero mondo che la pensava e la pensa diversamente da lui.
Per abbattere "professionalmente" una persona così sicura di sé e del suo lavoro, era necessaria una legione di persone scontente e casiniste come non se ne erano mai viste su internet. Perché se i pochi fan delle opere Ghibli (anche scontenti) sono persone in genere rilassate e tranquille, che abbozzano e "vabbeh", le torme dei fan di Evangelion dell'era Netfix, con il top della visibilità che consentono i social media ai giorni nostri, urlano la loro rabbia e dissenso con la potenza di uno tsunami. Non solo, alla missione diretta a piallare mediaticamente Cannarsi si è subito offerto di partecipare ogni youtuber in cerca di visual, solo per il fatto che era un argomento "caldo" e che anche se non conosceva minimamente l'opera sarebbe riuscito con due meme e tre argomenti a incrementare una cassa di risonanza continua. Tra queste anche persone che non hanno problemi o fisime a essere bollate per ignoranti, perché lavorando su YouTube capita tutti i giorni e questo ti fa indossare una corazza forse più spessa di quella che Cannarsi indossa nelle arene dei forum. Tanti gladiatori mediatici contro un solo gladiatore mediatico. Poteva finire solo come l'Eva "unità terza" conto gli Eva da produzione di massa. E allora il titanismo cannarsiano non ha potuto niente. Anche se il nostro eroe ha lottato come un titano, solo contro tutti, in un paio di live di youtube (piene di persone critiche ma davvero competenti). Anche se ha giustificato sui siti di cinema le sue scelte di adattamento come il discorso degli "Apostoli" (cosa fatta peraltro per tutti i suoi adattamenti), apparendo piuttosto sensato nelle argomentazioni. Non ha potuto nulla, perché per lui era davvero inutile e senza senso abbassarsi a "far ragionare e redarguire" h24 un esercito di ragazzini che per visuals caricava video in cui faceva vedere la propria reazione mentre guardava Evangelion, esibendosi in facce buffe alla prima "parola strana cananesiana" come "recalcitranza". Non puoi offendere chi è impermeabile alle offese. È stata la shit-storm ed è partita sì dalle cose più evidenti come "Apostolo al posto di Angelo", facendo eco agli scontenti del nuovo adattamento di Harry Potter (che hanno perso "Tasso Rosso" in ragione e di "Tasso Frasso"), ma poi la shit-storm ha attaccato ogni cosa dell'Evangelion adattato nel 2019, fino ad esporre al pubblico ludibrio tutto, anche i peccati più gravi "dell'italiano di Cannarsi", da sempre criticato da "quei tre scontenti dei fan Ghibli", da sempre sua bandiera nel riconoscersi professionalmente competente difendendosi personalmente da tutto un intero mondo che la pensava e la pensa diversamente da lui.
-Riassunto
delle vicende 5 ( dai che siamo quasi alla fine, se volete saltate pure questo
paragrafo ecc. ecc.): Si muove la stampa e pure l'enciclopedia Treccani. Quando
una torma di persone fa casino sulla rete, la stampa in genere si interessa
all'argomento quanto a una manifestazione non programmata in centro a Milano
piena di fumogeni. Ma credo a mia memoria che sia davvero la prima volta che
l'enciclopedia Treccani, stimolata da questo fracasso, interviene sull'uso di
una parola in un cartone animato. È stata una cosa molto petalosa. La
"recalcitranza" sopra citata, uno dei topoi per cui in rete si
"sfotte" Cannarsi, è stata oggetto di analisi di una pagina dell'enciclopedia,
che ha attestato essere un termine non di uso comune, comparendo solo nel
dizionario dei sinonimi e contrari come sinonimo del già non usatissimo
"ritrosia". Come a dire che è un termine che non sta nemmeno nel
dizionario di base, alla faccia dell'adattamento all'italiano fluente. Non meno
spigolosi sono quotidiani come La Stampa, con l'intervista a Mazzotta a inizio
di questo post già richiamata. Mazzotta parla di mancanza totale di
comunicazione con il Cannarsi, che nonostante i molti inviti non è mai arrivato
in sala di doppiaggio a spiegare le sue scelte per orientare meglio i
doppiatori, al punto che per recitare alcune battute nel modo più naturale si è
andati a cercare il vecchio adattamento Dynamic Italia. Mazzotta parla pure di
disperati tentativi di correggere in corsa l'adattamento in sala di
doppiaggio, che paiono essere stati deliberatamente ostacolati dall'alto
per accordi non specificati con Cannarsi. Ora che "il re è nudo",
sembra che molti addetti ai lavori rimasti in silenzio per anni abbiamo trovato
la forza di attaccarlo, dissociandosi tutti insieme, con forza, dal suo modo di
lavorare. Se l'adattamento in Italia rimane un lavoro privo di limiti e troppe
regole, sembra che questa faccenda, diventata "vox populi", abbia
messo un paio di paletti su cosa l'adattamento "sarebbe meglio che non
fosse". Almeno per la massa urlante (e pagante).
-
Riassunto delle vicende 6 ( ok, come sopra, leggete se volete, se già sapete
saltate il paragrafo ecc. ecc.): Netfix ritira il prodotto, ora la shit-storm
attacca Lucky Red per far riadattare tutte le opere Ghibli, ma sembra che i
quattro sfigati che comprano Ghibli rimarranno tali. La tempesta è passata.
Siamo all'epilogo, per ora. Abbastanza inaspettatamente, perché non ci sono
davvero precedenti, Netfix ha ritirato l'adattamento di Cannarsi di Evangelion
del 2019 e ha promesso quanto prima un lavoro più adeguato alle richieste dei
fan. Lo ha fatto con una
comunicazione non priva di ironia ma assolutamente decisa. Con la voglia
espressa di far cadere del tutto quel brutto luogo comune che circola in
ragione del quale Netfix lavorerebbe al risparmio senza tenere conto della
qualità e soprattutto del feedback, del parere del suo pubblico. Un pubblico
che Cannarsi, forse con troppa sicurezza di sé e del suo lavoro, ha sempre
giudicato ininfluente dinnanzi alla sacralità dell'opera che lui doveva "rispettare con le sue forme grammaticali e culturali". Un pubblico verso
il quale ha dimostrato poco amore, che fosse costituito da adulti come da
bambini. Ma in fondo i sentimentalismi non rientrarono nella matematica
grammaticale cannarsiana. Con Netfix che fa dietrofront e si scusa, speriamo
che anche gli adattatori che imitano Cannarsi lavorando ai titoli di Makoto
Shinkai la piantino.
-Cosa ne
penso io: Credo che l'ambiente degli appassionati di cartoni animati in Italia
debba molto a personalità come Gualtiero Cannarsi. Personalità che nella
maggioranza dei casi non ci sono e che se ci fossero saprebbero sempre alzare
l'asticella dei dibattiti su qualcosa di più grande, in grado di smuovere e
catalizzare la cultura degli anime in Italia. Di fronte a un'attenzione dei
media su questo argomento spesso deficitaria, distaccata, che punta gli occhi
alla nicchia dei cultori di animazione giapponese scuotendo la testa,
considerandoli strani, infantili, esterofili. Con le sue citazioni a Voltaire,
con il suo latino e il suo ferreo stile di lavoro Cannarsi è uno straordinario
artista e uomo di cultura, che opera in un settore in cui fino ad ora non
costituisce reato fare arte come la fa lui. Inevitabile gli sta stretto il modo
di pensare che l'adattatore debba essere "invisibile", che la cultura
giapponese debba essere piallata, come tutte le altre culture del mondo,
da un adattamento che guarda agli intrecci narrativi ma non al quotidiano
specifico dell'essere nati e cresciuti in una certa nazione. Pur con tutti i
suoi difetti, Cannarsi fa parlare di anime e ti spinge quasi con la forza
a provare a fruirli in lingua originale, per farti ascoltare la musicalità dei
dialoghi originali che lui ha scovato e ha cercato di riprodurre con strumenti
grammaticali e logici complessi. Utilizzando l'italiano come un Jazzista.
Titanico nell'affrontare i dibattiti al punto da stimolare anche chi la pensa
diversamente a essere più preciso, pignolo e serio sul lavoro. Magari ogni
tanto "blastando" con la retorica qualche malcapitato, per
ricordargli quanto un lavoro apparentemente libero come quello dell'adattatore
non debba essere un lavoro blando, molle, succube di scelte esterofile o della
strada sempre più semplice da percorrere del "piallare tutto".
Detto
questo, ora che ho consumato i dvd e blu ray delle opere Ghibli adattate da
Cannarsi, sarei felice di spendere di nuovo per un adattamento più standard
degli stessi. Avrei davvero un punto di paragone, così potrei decidere io quale
soluzione preferire. Magari usando l'adattamento più standard per capire al
meglio l'adattamento grammaticale e "culturale" di Cannarsi.
Soprattutto, con un adattamento standard, diciamolo a Lucky Red, so che il mio
socio Gianluca riuscirebbe a portare i bambini delle elementari a vedere con la
scuola Ponyo, Totoro e Laputa, magari anche Porco Rosso. Gemme ai bambini
precluse nella comprensione proprio dalla sovrastruttura concettuale di
Cannarsi, ma che da quegli stessi bambini potrebbero essere scoperte, da
adulti, anche comprendendo meglio il punto di vista di Cannarsi.
Circa la
volontà di Netfix di cancellare tutto, un adattamento per quanto contestato non
andrebbe mai cancellato ma archiviato, tenuto da conto. Come tutti i libri che
nascono per approfondimento di un opera.
In
ultimo confesso che mi ha fatto un po' paura questa gogna mediatica rivolta ad
una persona che, pur fallibile, ci ha messo sempre la faccia per esprimere le
sue convinzioni e professionalità. Anche se è una persona per me sincerante
odiosa. La gogna ha agito in pochissimo tempo, è arrivata in altissimo (la
Treccani!!) e alla fine ha piegato una multinazionale a fare, immagino, un
grosso investimento per "scusarsi", al fine di avere al più presto un
nuovo adattamento. In questo caso i motivi per lamentarsi c'erano ed
erano ben documentati da siti che archiviano da oltre un ventennio materiale a
riguardo. Ma che peso specifico hanno davvero avuto queste prove? Non sarebbe
bastata per avere lo stesso effetto oggi una manciata di youtubers
che fa le facce buffe e fa finta di vomitare alla parola
"recalcitranza"? Quanto davvero hanno fatto le critiche di testa più di quelle di pancia? È davvero una vittoria "culturale"?
Probabilmente qualcuno avrà visto in questo epilogo degli eventi come una
vittoria dell'Italia più ignorante rispetto a quella acculturata. Ignoranti
assecondati da un gigante dei media che bada al numero dei dislike più che alla
qualità, perché in fondo è solo una "questione di soldi". Una
risposta sul fatto che sia davvero così non ce l'ho, ma spero di non rivedere
nell'immediato altre gogne mediatiche così chirurgiche, devastanti e di rapida
esecuzione. Che abitiamo in Italia o in Giappone dovrebbe adattarsi allo stesso
modo un concetto universale, l'autodeterminazione, che ci redarguisce dal non
dimenticarci di essere tutti esseri umani rispettosi delle opinioni degli
altri. Anche se Cannarsi per me se vuole davvero insegnarci qualcosa del
Giappone potrebbe scrivere dei libri, magari di approfondimento ai cartoni che
adatta. Come ai tempi delle storiche mini-enciclopedie di Evangelion.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento