(Come Cage può invecchiare in ragione dei tupè)
Mai
sottovalutare un club sandwich con uova e maionese. Da buon amico di
un istante diventa ospite sgradevole nello stomaco per diverse ore,
ripresentandosi ogni 20 minuti fino a che non ce la fai più e, vinto
nell'ego, decidi di alzarti e saderti sul trono di ceramica, sperando
che presto tutto sia finito. È in ragione di uno di questi panini
killer, per altro ingurgitati svariate ore prima, che di recente ho
perso il sonno e mi sono affidato per ninna nanna alla programmazione
televisiva, prima meta i canali locali in cerca del leggendario
“Baffo market”. Ricerca vana e tra una riproposizione di Uomini e donne, puntata geriatrica, e Come è fatto,
illustrante l'affascinante mondo delle palline da golf, capito su rai
4, chissà mai mi imbattessi su un Indagine su un cittadino al di
sopra di ogni sospetto o Emanuelle Nera. E invece eccolo
lì, il mio amico, il mio personale dio pagano, Nick Cage, beccato
con un colpo di fortuna a inizio film, Lord of War. Non l'avevo mai
visto, ma umanamente è impossibile vedere tutti i film che Cage
gira, ne stai vedendo uno e quel giorno lui ne sta girando altri 6.
Questo Lord of War fa parte di quelli belli belli e al di là di Cage,
si fa apprezzare per indubbie qualità “proprie”. Andrew Niccol,
regista e sceneggiatore, è uno che lavora troppo poco in ragione
delle sue eccelse qualità. Nel 1997 scrive e dirige quell'indubbio
capolavoro di sci-fi che è Gattaca, lanciando Jude Law e confermando
Uma Thurman ed Ethan Hawke. É il 1998 e scrive e produce The Truman
Show, forse a tutt'oggi la migliore interpretazione di Jim Carrey di
sempre (ma io l'ho forse amato di più in Man on the moon). 2002
scrive, dirige, produce S1mOne, ancora fantascienza, un ottimo De
Niro demiurgo di una star virtuale: magnifico film che però si
fileranno in pochi. Nel 2004 scrive e produce The Terminal, un
ispirato Tom Hanks e un sobrio Spielberg ne fanno una delle più
belle elegie sulla perdita-assenza dei confini geografici, elogio ai
non-luoghi della civiltà moderna. Nel 2005 scrive, produce, dirige
questo Lord of War. Nel 2011 scrive, produce e dirige l'ottimo In
Time, che se non avete visto dovete vedere, ancora fantascienza alta,
in questo caso il tempo diviene il bene più prezioso dell'uomo,
moneta di scambio, il film che ne esce è spettacolare. Non c'è che
dire. Niccol è un grande, in Lord of War lo dimostra ancora una
volta.
Cage
è Yuri Orlof ed è un trafficante d'armi. Il nome è finto e già ci
mette sulla strada giusta per capire il personaggio. Un uomo doppio,
in cui il legale e l'illegale si intrecciano. Ma forse “nemmeno un
uomo”: in assenza di quel finto nome-etichetta, atto a predisporne
finti legami affettivi o commerciali, di Yuri rimarrebbe davvero
poco, una entità astratta, una mera esistenza funzionale, di
facciata. In un dialogo tra Yuri e il dittatore Andre Baptiste,
interpretato da Eamonn Walker (già straoridnario nell'Othello di
inizio 2000), il dittatore dice: “Mi chiamano dio della guerra, ma
in effetti sbagliano, il vero dio della guerra sei tu”. Yuri quindi
lo corregge: “Si dice signore della guerra, non dio della guerra”.
Ma Andre Baptiste è convinto e precisa: “Preferisco la mia
versione”.
Ricordo
un bel film italiano, Finchè c'è guerra c'è speranza,
interpretato magistralmente da Alberto Sordi, uno dei miei attori
preferiti di sempre. Anche lui faceva in quella pellicola il
trafficante d'armi, vendeva morte soprattutto ai paesi più poveri.
La famiglia non sapeva di questo, fino a che qualcuno lo buttava
sulle prime pagine, poneva i riflettori sul mostro. Allora la
famiglia lo ripudiava, ma in silenzio: troppi erano gli agi che un
lavoro del genere aveva loro portato, troppe le rinunce in caso di
tardiva redenzione del padre famiglia. I famigliari allora potevano e
avevano il diritto di odiarlo, ma non se la sentivano di fermarlo,
lasciavano che lui tornasse al suo vero lavoro, perchè in questo
modo la loro vita dorata non si sarebbe interrotta.
Qui
è un po' diverso, ma non troppo in sostanza: non è la famiglia a
volere che ci siano comunque dei trafficanti d'armi, quanto più la
società. Niccol è in questo lucidamente critico, ferocemente
satirico quanto spietato.
Ma
stiamo per un secondo sul piano ludico; il film è feroce, ma sa in
più casi divertire. Seguiamo Yuri dagli inizi della sua carriera,
quando inizia a improvvisarsi venditore d'armi con il fratello Vitaly
Orloff, interpretato da uno straordinario Jared Leto, altro bravo
attore, poco sfruttato. Devo dire che ho perso il sonno, fino a
decidere di seguire il film fino alla fine, roba tipo le 4.30 di
notte, in virtù di questa prima parte. È possibile che un autore
completo, sceneggiatore-produttore-regista, acclamato dalla critica,
non abbia alcun potere sul reparto costumi e sui capelli del
protagonista principale dell'opera? No dico, è possibile che accada
ciò a Hollywood? Mai come in questa pellicola i colorati tupè di
Cage si sono dimostrati una così invadente fonte di distrazione.
Cage non invecchia, del resto non lo fa neanche Chuck Norris. Non puoi
utilizzare delle rughe posticce su Cage, la sua pelle splendente
diviene subito lucida e respigne il trucco. Si dice che per Ghost
Rider non fosse necessario utilizzare effetti speciali facciali, dopo
che si infiammava la faccia di Cage fino a livello teschio fumante la
sua pelle si rigenerava spontaneamente (sì, ok è una
cacchiata...). Come rendere quindi il trascorrere del tempo sul viso
di Cage? Ma utilizzando un plotone di tupè che, come piccoli
shnauzer addestrati, farà il lavoro sporco.
Fine
anni 70, parrucchino Elvis. Dal ciuffo prepotente e ribelle, il
trafficante Yuri decide di mollare la pizzeria (o qualcosa di simile)
e dedicarsi alle armi.
Anni
80 inizio, parrucchino Robert Redford. Yuri si espande, inizia a
vedere la concorrenza e a doverci fare i conti, tra cui un
trafficante russo interpretato da Ian Holm, eccelso, che diventerà
in un modo un po' distorto la sua guida spirituale.
Metà
anni 80, parrucchino JFK modello Kevin Costner, elegante e con la
striatura sul lato, professionale. Prime scaramucce di Yuri con il
federale Valentine, interpretato da Ethan Hawke. Yuri è protetto
dall'altro, il federale arriva sempre tardi. Divertente la scena in
cui in pochi secondi cambiano il nome a una barca con materiale che
“scotta”. Tra Yuri e Valentine i siparietti si susseguiranno, con
il secondo così ligio alla legge da sfiorare l'idiozia, carattere
che in senso lato lo stesso Yuri apprezza. Un cane e gatto che
stempera.
Anni
90, capello più corto con abbinamento occhiali scuri, potrei
definirlo un modello “Ice Man”, in riferimento al look di Val Kilmer in Top Gun. Iuri invecchia, inizia a pensare di mettere su
famiglia. Il fratello Vitaly passa da una striscia di coca lunga
quanto una pista di decollo a sesso multiplo (non) occasionale. Uno
dei due sta vivendo una vita poco appagante. Non vi dico quale.
1992,
Yuri decide di mettersi l'anello al dito e convola a nozze. Basta
spericolatezze e colpi di testa, di conseguenza il parrucchino
diviene un rassicurante modello Mike Bongiorno con connotazioni dark.
Prima di attestarsi su un modello definitivo non manca il colpo di
genio. Forse per venire incontro ad una più accurata
contestualizzazione storica, in virtù del problemi di impiantistica
dei capelli di metà anni 90, viene considerato un modello azzardato
di parrucchino con spaventosa stempiatura, dall'alto si direbbe
sintomo di una calvizie che si spinge ad oltre la metà del cranio.
Il modello prescelto è simile a quello sfoggiato in The Rock, che è
uscito nel 1996, nove anni prima di questo Lord of War, un peccato
perchè poteva essere un modello “The rock anniversary edition 10th
year”, peccato per quell'anno. Rispetto al celebre tupè del 1996
questo è però almeno di 2 taglie più piccolo e con la terrificante
attaccatuta di cui sopra. Indescrivibile. Yuri intanto diventa papà
ma non si fila i primi passi del figlio, è preoccupato per la guerra
di Saddam, perchè sta per finire. Grazie al cielo il film è ancora
bello lungo e viene data pace alla pettinatura di Cage scegliendo un
definitivo, ma per me comunque irrisolto, modello che fa riferimento
a una fase giovane di Raimondo Vianello.
Questo
unicamente per giocare, il film da ogni altro punto di vista è
inattaccabile e la recitazione di Cage è davvero straordinaria.
Magistrale sentire l'esecuzione de "La morte del cigno" mentre vengono decantate le qualità dell'ak47, stessa arma a
cui in un'altra scena viene sostituito il rumore degli spari al
tipico scampanellio del registratore di cassa. Le elegie sulle armi
non si limitano all'ak47, ma riguardano anche la glock e la 357 magnum
in un'atmosfera di ricercato feticismo ed esaltazione. Il figlio del
dittaore Andre Baptiste incalza: “Puoi procurarmi l'arma di
Rambo?”e Yuri "Rambo 1, 2 o 3?”. “Ho visto solo l'uno, non
sapevo di altri”. “Allora vuoi un m60!”. Yuri è il Babbo Natale della guerra, capace di districarsi nelle situazioni più
assurde perchè è il mondo stesso a essere assurdo. Sembra parecchio,
ma vi sto rivelando solo il 10 % di quanto la pellicola offre, dovete
vederla, ne vale la pena. Vi lascio con un ultimo aforisma del Niccol
sceneggiatore: le sigarette uccidono più delle armi, solo che le
armi hanno la sicura. Ovviamente questo non basta per il mondo alla
deriva in cui Cage, quasi un metafisico dio della morte, sguazza. Il
finale è davvero bello, non lo dimenticherete facilmente.
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