Difficile trattare
con i poppanti.
Proiezione serale,
assedio programmato di scolaresche e deposito di bambini urlanti,
scalcitanti, imbottiti di bevande gassate. Per tamponare la
sovraeccitazione del momento, alcuni piccini non possono esimersi dal
correre come insani tossici nello spazio libero sotto-schermo in una
gara furiosa che non risparmia incidenti cruenti, con bambini che
partono in volo per poi schiantarsi sullo schermo danneggiando
momentaneamente il telo bianco. Poi si rialzano, risate, un altro
giro a rifornirsi di Coca Cola, la red bull per minori, e di nuovo in
pista, elaborando ultrasuoni agghiaccianti. Le maestre e i genitori
stanno defilati, con le orecchie cerate, credo abbiano sviluppato un
linguaggio gestuale per comunicare tra di loro, incuranti dei
pericoli cui incorrono i pargoli, sbatte una sega degli altri spettatori
paganti. I bambini lo sanno, i cartoni sono il loro territorio
franco. La loro personale vigilanza rimane adagiata sulle seggiole,
nel caso degli insegnanti c'è la consapevolezza che anche una mezza
urlata verso di lor può avere conseguenze penali, i genitori hanno
sentito che non bisogna essere punitivi, che quando diventano adulti
poi ti ingabbiano all'ospizio, i piccoli sono liberi e bestialmente
lo proclamano, drogati di orsetti gommosi e cocacola: il film e il
conseguente stare fermi è immotivata costrizione, il cinema è il
luogo in cui vengono imbottiti di sostanze gassate e dove i genitori
si siedono lasciandoli liberi di fare quello che a casa loro non
potrebbero mai fare. Invoco Tata Lucia quando un bambino di 3 anni
sfugge alla presa della madre, scavalca la fila, salta le scale e in
volata schizza dietro la platea, spuntando dall'altro lato della
fila. Da lì per almeno cinquanta posti numerati salta da bracciolo
in bracciolo, cadendo di testa all'indietro un paio di volte ma senza
scomporsi, perchè i piccoli demoni urlano solo quando vogliono
farti sentire in colpa.
La madre, l'altro nome di Dio sulla bocca e
nei cuori dei bambini (Il Corvo. Cit.), distratta, butta un'occhiata
al pargolo novello Brumotti e con vocina che sembra uscire sussurrata
da una formichina, che orecchie umane a fatica distinguono dal rumore
di una piuma cadente, si rivolge a Damien il demonio, che sta a 90
metri di distanza. “Torna qui, fai il bravo”. Ormai la lotta è
persa, verrebbe voglia di descrivere ai genitori il loro stato di
polifolsfato organico, tanto per svegliarli dal torpore, ma questo
provocherebbe altre querele e non smuoverebbe il loro mood
sbatte-sega-mio-bimbo-del-çççç*-ora sto seduta e che il mondo
intorno a me si sputtani, ci sentiamo tra due ore. Recentemente
ho visto Brave della Disney, una bambina, infastidita dal fatto che
una trama complessa avesse tanti toni di nero, impedendo la corsa in
galleria, è prorotta in un fintissimo pianto “Questo film fa
paura, non è adatto alla nostra età” (giuro, testuali parole). Ma
la magia dei cartoni animati è proprio questa: se sono fatti bene i
bambini si siedono composti e non fiatano. Non esiste una qualsiasi
pellicola che abbia lo stesso effetto sui truzzi, salvo
Fast'n'furious. Ecco la magia del cinema. I bambini si fermano,
restituiscono al compagno di classe gli incisivi strappati per gioco,
i loro occhioni diventano grandi e la boccuccia descrive una “o” di
stupore. Se il film è davvero valido l'effetto placebo si estende su
tutta la durata e genitori e insegnanti si compiacciono della
trappola-zittisci-bambini e, a turno, fanno capolino al bar
antistante per rinfrescarsi di Gin Tonic.
Le 5 leggende è
uno di questi film incanta bambini.
Crepuscolare.
Tutte le Leggende sembrano personaggi creati per far sconfiggere ai
bambini la paura del buio, rappresentato dall'Uomo Nero o Peach
Black, cui da la voce in originale un bravissimo Jude Law. Babbo
Natale o North (mai così tamarro, pare uscito da Natale di sangue,
il fumetto in cui armato di coltelli affrontava in un lago di sangue
Lobo), che arriva di notte per portare i regali, il Coniglietto
Pasquale (mezzo wolverine dicevamo), che porta sempre di notte le uova
per la mattina di Pasqua, la Fata Dentina, che porta un soldino se
sotto il cuscino metti il dentino, (tanto che hanno fatto pure una
serie di film horror sulla fata dentina, “Al calare delle
tenebre”, che io adoro in quanto agglomerato di assurde e stupide
situazioni improbabili, tipo torce elettriche alimentate da batterie
che durano nuove da i sette ai quindici secondi per aumentare la
paura del buio, Gianluca lo odia per gli stessi motivi), Sandman o
l'omino del sonno, che veglia i sogni dei bambini (Morpheus per
Gaiman, poco noto da noi), Jack Frost (a cui hanno in precedenza
dedicato un malinconico film con Michael Keaton, dalle premesse
simili al Jack Frost di questa versione), che, quando arriva di
notte, il giorno dopo ha sommerso tutto di neve e non si va a scuola.
Il buio con loro non fa più paura, Pitch deve intervenire per
evitare di scoparire, Jack da poco diventato leggenda deve trovare il
suo ruolo nel mondo o, come gli dice North, il “suo centro”.
Tanta azione, qualche piccolo spavento, molti momenti commoventi e
tantissime gag. Azione scavezzacollo frutto di inquadrature folli,
colori caldi e un sacco di dettagli esilaranti da scoprire
analizzando le scene. Ho letto critiche feroci da oltre Oceano, io mi
ci sono trovato benissimo, la mia sala di pargoli urlanti ci si è
trovata benissimo. Magari ne faranno altri 6 e diventerà atroce, per
ora è davvero buono. Ho notato con piacere una inversione di
tendenza favorevole, come già si intuiva in Dragon Trainer: non
attori che vengono animati ma cartoni animati che fanno i cartoni
animati. Ciuchino è Eddie Murphy, Il Gatto è Banderas, Alex è Ben
Stiller, Po è Jack Black e a volte nel caso di doppiaggio italiano
alcuni personaggi diventavano attori italiani con i tic degli attori
italiani. Presente la versione italiana di Robots? Quella in cui Dj
Francesco diceva “Bella di padella”? Non volevate ricordarvelo e
vi ho rovinato la giornata? Ecco, cose così non succedono ne Le 5
leggende. I personaggi delle 5 leggende sono sì interpretati da
attori famosi, ma sono prima di tutto personaggi, come in Dragon
Trainer, cui gli attori prestano la voce, non per forza la loro
riconoscibilità. Allora abbiamo Alec Baldwin, ma interpreta un Babbo
Natale cosacco e non il dirigente di 30 rock, abbiamo un Hugh
Jackman (che ha firmato per X-men giorni di un futuro passato di
recente, evviva!), ma interpreta un coniglio pasquale guerriero ultra
diffidente (sì, assomiglia a Wolverine ma il carattere è tutto
diverso), Chris Pine, non è il giovane Kirk di Star Trek, ma un
tormentato e convincente Jack Frost. Attori che servono la pellicola,
non vetrina che ribadisce l'esistenza di attori noti quindi. Le loro
interpretazioni sono molto coinvolgenti, davvero un bel
lavoro. Qualità che non cala anche per quanto concerne la versione
italiana, che utilizza i doppiatori classici delle suddette star
americane, professionisti validi e affidabili (ancora ho il mal di
stomaco per la scelta insensata di Fabio Volo per rendere in italiano
la performance di Jack Black in Kung Fu Panda... lento, smorto, privo
di ritmo, privo di coinvolgimento quando bastava usare il doppiatore
di Jack Black, che è invece bravissimo. Ma davvero doveva fregarmi
qualcosa il nome “Fabio Volo” riferito a Kung Fu Panda? L'esito
finale mi conferma una scelta bislacca, magari operata dall'addetto
marketing folle che ha voluto Tiziano Ferro per doppiare Willie Smith
in Shark's Tales...). Bella di padella.
Dal punto di vista
grafico siamo al di sopra degli standard Dreamworks, di solito
comunque alti (amo alla follia Megamind...), ma quello che fa davvero
fare il “salto” qualitativo è la scrittura. Basata su una serie
di racconti noti in America, la sceneggiatura è davvero bella,
varia, ben sviluppata, ricca di trovate non banali. Dalla risatina
forzata, il classico effetto che su di me hanno pellicole come
Shark's Tales, con Le 5 leggende sono riuscito pure a commuovermi.
Furbescamente, ma forse è una derivazione dell'opera letteraria, si
è lavorato molto sull'umorismo dei comprimari, raggiungendo effetti
esilaranti che non possono non far tornare alla memoria, in bene,
Cattivissimo Me. Peter Ramsey dirige ed è un nome noto tra le fila
Dreamworks, uno che si è fatto una bella gavetta. Come storyboard
artist ha però visualizzato un sacco di bei film, alcuni anche
capolavori: da Nightmare 5 e Predator 2, passando per Castaway,
Godzilla (dove è stato anche aiuto alla regia), il Dracula di
Coppola, Men in Black, Minority Report, A.I., pure Fight Club. Un
curriculum di tutto rispetto. Come regista in precedenza aveva solo
diretto lo special di Halloween di Mostri contro Alieni, pellicola
di pochi minuti che già era dotata di un buon ritmo. Nelle 5
leggende si dimostra come uno dei migliori registi Dreamworks del
momento, aria del tutto nuova in casa Dreamworks. Riusciranno come
con Shrek a farne millemila versioni? La trama parrebbe conclusiva.
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