Sto invecchiando. Oltre ai capelli grigi lo noto dal fatto che colleziono con sempre più indolenza Dylan Dog e con passione leggo, in modo sempre meno occasionale, Tex. Fino a poco tempo fa gli indiani d'America non li potevo vedere e opere come Magico Vento mi provocavano, quando non parlavano di spiriti e mostri (e di spiriti e mostri ne parlavano sempre meno fino a che non ne parlavano per nulla...), delle deflagrazioni testicolari. Il sentiero del guerriero, l'indiano che si comporta da fesso perchè persegue la via del fesso, i pallosi cattivi che portano i baffi, gli spostamenti delle mandrie seguiti dagli spostamenti delle mandrie seguiti dagli spostamenti delle mandrie. Pietà.
Oggi invece con il mio rinnovato spirito, a causa quindi dell'invechiamento non più precoce, ecco che arzillo mi dedico alla mensile spesa di questo “Saguaro”, scritta dal talentuoso Enna. Questo fumetto bonelliano parla di indiani d'America nel contesto degli anni '70, indiani che vivono nei bassifondi delle città e spesso finiscono male tra padroni avidi, messicani, bande di motociclisti, ex militari impazziti. C'è aria di rivolta e le cose non possono che peggiorare quando da frecce e tomahawk si passa ai fucili a canne mozze. Un'atmosfera che in tempi recenti si è già vista in Scalped della Vertigo, opera che sono sempre più propenso a collezionare, data la breve durata. Il protagonista è un walker texas rang...cioè un federale adibito al controllo delle tribù indiane, senza baffi e corporatura gnomica ma con furgone pure lui, nativo americano con un passato di combattente per il glorioso esercito degli Stati Uniti, un passato oscuro. Il suddetto è soprannominato per l'appunto “Saguaro”, parola che indica una specie di cactus gigante, poiché i comprimari vedono in lui, che è espressivo quanto un panettone di marmo ferma - traffico, un uomo dall'animo tormentato “che si porta delle spine dentro” per poi “sfoderare le spine" contro i cattivi.....insomma, un cactus... La trama con mia grande sorpresa è avvincente, pur in tempi dilatati o “texiani” diciamo. Tutto d'un pezzo, Saguaro mena le mani, impartisce lezioni di vita, gioca con la sua aquila, non dorme la notte a causa di incubi che sembrano risalire alla guerra di secessione (qui forse servirebbe l'animus di Assassin's Creed). I comprimari benchè sulla carta mi avessero sulle prime inibito (odio il bambino messicano, è un piccolo e viscido infame petulante e indisponente) alla fine mi hanno convinto e coinvolto proprio su uno dei punti che tanto detestavo di Magico Vento per la mia giovane età: riti tribali, tradizioni, cavalli. Mi sento in pace con il cosmo avendo tra le mani questa lettura, starò per osmosi sperimentando la “via Navajo”. Non da meno è l'azione e in una piccola manciata di numeri ecco già fare capolino un paio di cattivi piuttosto memorabili che, si spera, daranno il peggio di loro ai danni dell'insopportabile piccolo Miguel o della vecchiaccia (mi esprimo ovviamente in virtù dell'intreccio narrativo). Per una volta la narrazione prosegue da un numero all'altro portando a un'evoluzione dei personaggi effettiva, che ovviamente non coinvolge il panettone di cemento, quasi fosse un deus ex machina invincibile alla Violence Jack di Go Nagai. Non accade così in Tex, che dopo un paio di numeri in genere resetta e passa a una nuova storia autonoma con vaghi eventi di lungo periodo a mutare il personaggio (spero che prima o poi Tiger Jack senza dire una parola picchi selvaggiamente lo spocchiosissimo figlio di Tex e lo seppellisca nelle sabbie mobili....ma temo sia solo un sogno...), non accade così in Dylan Dog, che dopo aver parlato con Satana in un numero nel successivo ridiventa scettico (ma di Dylan Dog parleremo diffusamente altrove, lo seguo dal numero 40 circa e tutt'oggi non mi sono ancora completamente disintossicato, nonostante alcuni scrittori attuali siano davvero, ma davvero scarsi).
La trama “c'è” quindi e anche il contesto storico aiuta e permette di attingere da eventi realmente accaduti. Bello! Ma i disegni.....i disegni sono tra il discreto di alcuni numeri e lo schifo di altri (pochi, che spero divengano pochissimi) numeri. La cosa che fa incazzare senza appello è che a disegnare malamente le storie sono spesso persone che hanno lavorato molto, ma molto meglio su altre opere e qui sono irriconoscibili (diciamo che mi sto arrabbiando in specie per un numero in questo caso, un numero che narra eventi importanti tra l'altro). O sono prestanomi, al che bisognerebbe adire chi di dovere, oppure li pagano così poco per disegnare Saguaro che passano il lavoro a loro apprendisti e si limitano a firmare alla fine. Mi chiedo e qui invoco il controllo qualità della Bonelli, perchè scempiaggini di tale risma siano accettate, anche perchè minano la fruizione di un prodotto che, accidenti, è davvero buono!
Tirata d'orecchie a parte mi stanno appassionando le vicende di questo grosso cactus....
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Un vero saguaro |
La trama “c'è” quindi e anche il contesto storico aiuta e permette di attingere da eventi realmente accaduti. Bello! Ma i disegni.....i disegni sono tra il discreto di alcuni numeri e lo schifo di altri (pochi, che spero divengano pochissimi) numeri. La cosa che fa incazzare senza appello è che a disegnare malamente le storie sono spesso persone che hanno lavorato molto, ma molto meglio su altre opere e qui sono irriconoscibili (diciamo che mi sto arrabbiando in specie per un numero in questo caso, un numero che narra eventi importanti tra l'altro). O sono prestanomi, al che bisognerebbe adire chi di dovere, oppure li pagano così poco per disegnare Saguaro che passano il lavoro a loro apprendisti e si limitano a firmare alla fine. Mi chiedo e qui invoco il controllo qualità della Bonelli, perchè scempiaggini di tale risma siano accettate, anche perchè minano la fruizione di un prodotto che, accidenti, è davvero buono!
Tirata d'orecchie a parte mi stanno appassionando le vicende di questo grosso cactus....
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