Reazioni immediate: non si dovrebbe farlo, non è professionale ed è anzi contrario al buon senso, ma oggi voglio darvi un commento di pancia fresco fresco per darvi prova del caos mentale, della dark matter che è scaturita in me dalla visione di questa pellicola. Sarà quindi un post delirante e senza costrutto, figlio dell'odio e del rancore verso qualcosa che, a livello inconscio, sapevo essere, prima o poi, inevitabile. Se non ci fossero state grane produttive questo si poteva rimandare benissimo di almeno altri due film, ma così non è stato. Doveva succedere, incombeva questo stupidissimo “50 anni di Bond”.
50 anni di che? È qui il cuore di tutto. 50 anni di Bond ma, a essere franchi, quanti sono stati gli “anni buoni” di Bond? Nel conteggio rientra tutto, compreso l'orribile ciclo con Timoty Dalton, compreso l'ignobile Bond-sciatore (nel film c'è una scena sulla neve? Chiamiamo a fare Bond un equivalente di Alberto Tomba!), compreso l'idiotissimo e da me mai digerito ciclo con Roger Moore (so che alcuni lo apprezzano e io come Ralph Fiennes in Schindler's List vi dico “io vi perdono” per poi prendere un fucile e spararvi nelle terga), compreso il bolso, inespressivo e insignificante Bond di Brosnam (ma forse non era tutta colpa sua). So di inimicarmi il nerd-fandom mondiale ma per me i Bond sono due: quello di Connery e quello di Craig, il resto è nerdume, voglio ma non posso, c-movie.
Connery nell'indimenticato "Zardoz" |
Connery: Il Bond di Connery era un'arma, perfettamente tenuta, bene oliata. Letale. Grezzo con le donne, brutale con gli uomini. Un torace carico di peli virili a prova di proiettile. L'essere più fico del pianeta. I nemici per prima cosa lo stimavano e cercavano di comprarlo, poi si rassegnavano a combatterlo e morire per mano sua. Viveva nel mondo delle spie e combatteva un'organizzazione che per me risultava credibile, quanto la Tana delle Tigri. I suoi avversari avevano cappelli a bombetta muniti di lame, coltelli che escono dalle scarpe, sognavano di conquistare il mondo o erano fantasmi della Guerra Fredda, più o meno (meglio la seconda) credibili. Le sue avversarie erano tutte delle modelle da paura, tutte porche. Prima lo seducevano poi vestite con micro-guaina in pelle lo frustavano miagolando. A capo di questa organizzazione c'era un tizio che accarezzava un gatto persiano (quello che per Austin Powers sarebbe stato il Dottor Male) e non mi sarei stupito se mi avessero detto essere in realtà il Dottor Zero, nemico di Fantaman. Un fumettone, quindi, sontuoso, ben confezionato e con uno score da sogno. Un fumetto dove era credibile tutto, compresi combattimenti in roccaforti sottomarine e scontri spaziali. Poteva tutto ciò essere credibile? Sì. Grazie a Connery lo era, un attore con le palle, straordinario, che sa pigliare con la giusta ironia le situazioni più surreali. Basta vedere come andava vestito nel film Zardoz, che grazie a lui è comunque un capolavoro. Connery dopo un po' però si rompe. Come dargli torto poraccio, inizierà a essere interprete di una serie di pellicole una più bella dell'altra, da "Atmosfera Zero" a "La Casa Russia" passando per "Il Nome della Rosa", giusto per darvi un'idea in ordine sparso.
Il Bond di Roger Moore |
Moore: Il tuxtedo di Bond è vacante ed ecco arrivare con il suo parrucchino e il fisico ridicolo, coperto perennemente da un abito in gessato da ammiraglio, (perchè Bond ora qualsiasi cosa faccia deve sembrare British, sempre perfetto e stirato), Roger Moore. Ho saltato lo sciatore con le orecchie a sventola? (sì, lo so che ha fatto “Al servizio segreto di sua maestà”...ho addirittura visto un'anteprima a Telemike ai tempi, in cui il compianto presentatore paragonava le sue doti sciistiche a quelle dello sci-attore). C'è un motivo. Se già il contesto era surreale, con lui diviene trash nel senso più sgraziato del termine: brutto in quanto brutto, senza redenzioni tipo brutto-ma-bello o brutto-ma-divertente. Semplicemente brutto, odiosamente brutto. I nerd gemono di gioia però, all'agente segreto vengono donate sempre più cazzatine senza senso dal crea-puttanate Q. I film vengono sopportati nell'attesa che compaia il nuovo giocattolo (che in genere è pure brutto) e a questo si riducono. Alcuni folli dichiarano che Ian Flemming, il papà cartaceo originale di Bond, amasse di più l'impostazione di Moore che il “grezzo” Connery. Eresia. I bottegnini staccano sempre meno biglietti, lo zoccolo duro di Bond diviene ancor più ristretto del fandom del telefilm Manimal, ma si vendono molti modellini in plastica, sul modello di Big Jim della Mattel.
Timothy Dalton nei panni di 007...ma perché? |
Dalton: La barca stava affondando? Anche i pupazzi avevano rotto? “No, dai, continuiamo a farci del male!”, esultavano gioiosi i produttori! “Sarà una fase”, dicevano, “è colpa di questi film moderni come Indiana Jones, ma vedrai che passerà, riavremo i nostri fans! Anzi no, creiamo un nuovo pubblico, facciamoci venire le donne al cinema, raddoppiamo il numero dei biglietti venduti. Chiamiamo Dalton!!!”. Le trame che sotto Moore erano un tour de force per inserire i giocattoli macchina subacquea + penna laser + popcorn ipercalorici, vengono assegnate ad astri nascenti del drammone sudamericano e divengono di colpo intriganti come puntate della soap opera Manuela. Bond, che fino a ieri trattava le donne in stretto abbinamento con le confezioni dei preservativi, scopriva di essere un uomo innamorato dell'amore. Le donne diventano sempre più presenti, petulanti, soporifere per la trama. Il tuxtedo era bello ma non era più moderno, Bond sempre più indossa abitini bianchi o completini “gita in africa a vedere le giraffe”, foulars vaporosi. Arrivavano in vendita i profumi di Bond, le macchine non erano più ricercate ma rimanevano nell'ottica “roba da ricconi”, belle ma tutto sommato un po' banali. E per i maschietti? Botti ed inseguimenti vengono ridotti, tirati via al risparmio, indegni del più infimo film con Don the Dragon Wilson o Eric Roberts. La produzione finiva così gambe all'aria.
Pierce Brosnan e la sua unica espressione bondesca |
Brosnan: Poi un miraggio. Qualcuno della produzione, dopo essere uscito soddisfatto dal bagno in una bella mattina trovava l'idea rivoluzionaria: “Chiamiamo un regista vero, tipo Martin Campbell, cambiamo attore, prendiamo quello che avevamo scartato ai tempi di Dalton perchè costava troppo (è veramente successo così..), investiamo. Riportiamo i giovani in sala, aumentiamo l'azione dal 2% al 97%, frega una sega la trama. Ai ragazzetti ora piace la tecnologia, stanno sempre attaccati ai videogame, bevono intrugli pesanti in quelle discoteche rumorose, comprano orologi con mille lancette, hanno problemi a rapportarsi con le dimensioni reali del loro pene. Facciamo che Bond utilizzi tecnologia quasi alla portata di tutti, abbia a che fare con aggeggi simili ai videogiochi, beva bibite cool, usi orologi con mille lancette, guidi un carro armato gigante. I fondi non ci sono, ma io ho un'idea! Subappaltiamo”. Ecco che avveniva la rinascita al botteghino di Bond, con Brosnan. I film diventavano pretesti per ficcare le scene d'azione più fuori di testa della storia. Esempio. Per fuggire Bond deve usare un aereo? Va su di una altura, con un fucile da cecchino colpisce il pilota di un aereo e lo stesso inizia a precipitare. Bond allora prende la moto, sgomma, segue in caduta l'aereo, arriva su uno strapiombo dell'altura dove si trovava e si butta nel vuoto con la moto. La moto cade nel vuoto, Bond in caduta libera, manco stesse nuotando a rana, si avvicina al boccaporto posteriore dell'aereo. Apre il boccaporto inserendo un codice che imbrocca dopo vari tentativi e nel mentre sta con le palle all'aria sotenuto solo dalla forza di un suo braccio. Bond è dentro l'aereo e si dirige alla cabina di comando. Sposta il cadavere, sorsegga del wiskey sottratto allo stesso e con molta calma decide di dedicarsi alla strumentazione. Si mette le indispensabili cuffie e tira la cloche di comando un secondo prima che l'aereo vada a schiantarsi al suolo. Wow. Le trame diventano invisibili, ma il pubblico gode di nuovo. Brosnan è inclassificabile come Bond. Non ci crede. Forse lo sarebbe chiunque a leggere copioni di questo tipo, non voglio fargliene per forza una colpa. Per tutto il tempo recita con aria impettita, è finto e compiaciuto di esserlo quanto l'odiato Moore. Forse in virtù dei soldini che prenderà. Ma i botti sono grandiosi e riportavano anche me al cinema. Ma come pagare 'sti carrozzoni? Torniamo all'idea del subappalto di prima. Dove avevano trovato i produttori i soldi? La parola magica era sponsor! Non dico marchandising legato al film, che comunque c'era sempre stato: giocattoli, orologi, profumi, persino i vidoegiochi. Ricordo persino un gioco di guida derivativo da “La spia che mi amava” per Amiga. L'innovazione dell'era Brosnan erano prodotti sponsorizzati dentro il film come si trattasse di inserzioni pubblicitarie. Non prodotti ispirati al mondo di Bond, ma prodotti venduti da Bond come novello Giorgio Mastrota. Operazione che risulta invisibile e subliminale quanto un camion che trasporta tronchi che vi precede in autostrada. Il ragionamento di mercato era semplice: Bond è l'uomo che tutti vorrebbero essere, l'eroe che tutti vorrebbero essere. I film di supereroi sono cosa recente, i fumetti dei supereroi non permetevano troppo di infilare pubblicità occulte. Batman non poteva che guidare la bat-mobile e le case automobilistiche ben si riservavano dal produrre in serie auto provviste di reattore a fiamma, vuoi anche perchè ogni tanto poteva capitare pure a loro di essere dei pedoni e non volevano morire arsi vivi. Il mantello di Superman è rosso e reca una S, se ci mettessimo sotto il logo della Pepsi sarebbe difficile da disegnare in movimento. Limiti strutturali dovuti alla iconografia. Ma per Bond questo non vale! Al di là del tuxtedo e farfallino Bond viveva nel mondo reale e poteva utilizzare prodotti reali, poteva consigliarli addirittura! In una scena qualcuno poteva dire a Bond: “Ma quello che hai al polso è un nuovo orologio?” e lui: “Sì, me lo ha dato Q, ha il cronografo in titanio e avendolo prenotato subito ho avuto diritto al set di pentole e al controllo della canna fumaria gratuito”. Il testimonial perfetto. Il profumo consigliato da Bond, l'orologio consigliato da Bond, gli occhiali da sole consigliati da Bond, il coctail preferito di Bond martini agitato non mescolato, l'accendino di Bond, l'auto di Bond, anzi Le auto di Bond! Bond era la puttana perfetta di ogni pubblicitario, le pellicole dall'era Brosnan venivano così completamente ricoperte fotogramma dopo fotogramma di pubblicità, adatte a tutte le tasche. Lo sponsor scrutava nelle vostre anime incaute: ”Vuoi avere una macchina che usa Bond in un film? Come, sei un morto di fame e non puoi permettertela? Detto fatto, in un paio di scene dell'ultima pellicola Bond guiderà un'utilitaria, l'utilitaria che tu comprerai. "E questo, cacchio, avveniva veramente!!!! Per due scene, per spostarsi da un punto “a” a un punto “b”, che poteva percorrere a piedi, Bond guidava un'auto cessosa, con inquadrature da spot! Dalla stessa poi usciva e la macchina veniva affidata a un topo oscuro che mai più vedremo, che la guida al di fuori dell'inquadratura, non prima di passare in primo piano. Ma c'era pure di peggio! Mi ricordo una pubblicità di una vodka in cui al polo sud veniva allestito un bar fatto completamente di ghiaccio dove gnocche mezze nude bevevano e ballavano felici! Era ovviamente una cazzata, morirebbero congelate, ma in fondo era tutta una metafora: “Bevendo vokda ghiacciata sembra di stare tutti al polo nord!”. Buttavi questo spot durante la stagione estiva e provocavi sugli spettatori quasi un effetto rinfrescante alla: “Andiamo a ubriacarci tutti felici, che se ci sono pure le gnocche dello spot si gode in simpatia”! Poi cosa capitava? Andavo a vedere l'ultimo Bond ed ecco che l'azione si spostava... in quello stesso disco-bar ghiacciato al polo sud con modelle mezze nude!!! Non si trattava più di un'inquadratura sbilenca in cui il personaggio dava un'occhiata all'orologio, l'ultimo modello in vendita in titanio bellino bellino, Bond mi entrava direttamente in uno spot pre-esistente! Follia! Per un attimo credevo di essermi addormentato e di vivere in un incubo o un sogno comunque tossico, poi dalla fila dietro di me uno diceva: “Forte!è proprio come nello spot della voldka!!” e io mi sentivo morire. A questo punto Bond avrebbe potuto finire dappertutto, sfrecciare in Aston Martin dietro il lattificio Soresina, entrare un un gabinetto, trovarlo intasato ed evocare Mastro Lindo. Fortuna che comunque nei film si sparava ancora e di gusto, nonostante questi blocchi pubblicitari “subliminali”.
Bond in crisi? Ecco "Mission Impossible" |
Crisi: Poi una mattina il sole spuntò come sempre, ma Bond aveva rotto le palle a tutti. Non era il concetto di fare un film sulle spie che aveva rotto, aveva rotto proprio Bond! Aveva rotto l'aria ingessata da fighetto, che sarà pure british ma ai più evocava solo il Principe Carlo, tra cavalli e amante. Aveva rotto l'ufficetto sotterraneo in cui il capo M non si sapeva mai che cacchio ci stesse a fare, non si poteva nel 2000 stare in un posto che ricordava la base delle marionette dei Thunderbolt. Aveva rotto la segretaria Moneypenny, il personaggio si era evoluto ma non aveva convinto. Avevano rotto i giocattoli di Q, del nuovo Q per la precisione. Il vecchio era defunto e il nuovo, ex Monty Phyton che avrete visto in 2000 film era credibile quanto Willy Wonka e negli ultimi episodi aveva costretto Bond a dedicarsi all'automodellismo radiocomandato. Avevano rotto i nemici, incapaci di modernizzarsi, sempre figli pazzi di imperi decaduti, simulacri delle retrovie dei cattivi di Batman, tra schegge nel cervello che ne provocano la pazzia e mutazioni genetiche che gli permetteva solo di vivere in luoghi freddi per non morire. Mancava credibilità, mancava Connery, un attore vero che ci credesse e desse l'anima per il personaggio. Ma forse neanche Connery avrebbe sconfitto i limiti di una trama che suonava sempre più pre-neolitica. Brosnan era timoniere in un mare di brandy di scarso valore, non mi stupirei se oggi dicesse di essere stato vittima dell'alcoolismo nel suo periodo Bond. Recitava con la mente altrove, con la sua aria perennemente impettita, come fosse una barretta di tofu immodificabile. Non era forse tutta colpa sua, ma era l'ottimo capro espiatorio e a ogni annuncio-minaccia che ci sarebbe stato anche per il successivo film, che aveva già firmato il contratto per altre ventisei pellicole, si iniziavano a torcere le budella dei fan della prima ora. Le case di produzione concorrenti, trovato uno spiraglio ci si ficcarono felici: lo spy movie non era più Bond. Arrivava Mission Impossible, adattamento di una serie spionistica, celebre quanto Automan, che venne riletta in “ottica Bond”. Una produzione seria e non pagata dagli spot, salvo qualche prodotto energizzante e un paio di occhiali. Regia di primissimo livello, sempre affidata a registi di grido, e un attore, Tom Cruise, che nonstante sia e rimanga una bestia rara (gli salvo solo Magnolia e Collateral, per il resto non lo posso vedere), riusciva benissimo nella parte. Da una serie di romanzi di successo sulle cosiddette spie dormienti arrivava Bourne Identity con l'ottimo Matt Demon nei panni di uno dei personaggi più affascinanti della cinematografia moderna. Una regia che migliora di budget e qualità di puntata in puntata, uno script così forte da generare un brand che resiste tutt'oggi anche con il cambio dell'attore. Da uno dei peggiori bar di Caracas usciva sbronzo il tamarro Xander Cage, interpretato al secolo da Vin Diesel in XXX, un Bond agli steroidi insolitamente e inspiegabilmente simpatico e divertente nonostante Asia Argento come comprimaria, che si autodoppiava con un risultato terrificante (e lo dico da fan di Asia, che trovo bellissima e bravissima in molte pellicole, soprattutto italiane....no, non quelle dirette dal padre..). Un dettaglio su XXX: nella prima scena sembra irrompere sulla scena una spia emulo di Bond, che viene prontamente fatto a pezzi da dei bifolchi durante un concerto metal in meno di due minuti. Bond era morto, ma non per molto.
Bond + tamarro + steroidi = XXX |
Craig: serviva un nuovo Bond, bisognava tornare alle origini e reinventare il personaggio.
Craig: il migliore? |
Non ero l'unico a pensarlo, insieme al resto del mondo, anche i produttori avevano capito. Nuovo attore, emergente, davvero molto bravo e versatile. Per un gioco del destino o forse in virtù di questo di recente era già stato “proto-Bond”, nel film Elizabeth, pochi minuti in cui si poteva leggere nel futuro. All'apparenza una montagna di muscoli che ricorda fin troppo il leader russo Putin. Grosso, fisico scolpito e credibile nel ruolo di un carroarmato umano. Al di sotto della corazza un animo sensibile, capace di esprimere al meglio le emozioni umane, occhi di ghiaccio ma dannatamente espressivi che lo rendono nel contempo deciso e vulnerabile. Con lui si poteva ripartire da capo: un nuovo Bond per una nuova era. Si recuperava e si modernizzava il romanzo perduto “Casino Royale”, usato già da altri che ora diventava quello che doveva essere fin dall'inizio, il primo film, secondo la cronologia, di Bond. Craig era giovane e poteva impersonare un Bond in erba, un agente che era diventato da poco un doppiozero, un agente che poteva provare ancora dei sentimenti prima di diventare del tutto una macchina. Si parlava per la prima volta di Bond in quanto uomo vero, dotato di un passato vissuto in orfanotrofio, fedele al paese in virtù di M. M che da tizio che vive nel sottoscala viene ora impersonato da Judi Dench, attrice straordinaria, non “quasi” ma una autentica, severa e rigorosa, figura materna per Bond, M come “mamma”, M come “Sua Maestà”: madre e regina, spirito del paese, un'eco della figura forte e determinante per l'Inghilterra che fu, la regina Elisabetta I. Un legame forte, di reciproca protezione e mal celato affetto che portava il canovaccio narrativo di Bond su un livello che non aveva mai conosciuto. Anche il rapporto di Bond con le donne si evolveva di circostanza, le classiche due donne che da sempre completano il triangolo sentimentale di Bond in ogni film, la “bitch” e il vero amore, diventavano tridimensionali, anche in virtù della bravura di attrici come Eva Green. Scene giocoforza più realistiche, lontane dal quadretto di plastica dalla stanzetta d'albergo in riva al mare con musica dolce in sottofondo, camino acceso, il botto del tappo dello schampagne e la dama, pudicamente coperta da una coperta di bianco immacolato, distesa sul letto.
Basta fantocci in abitini stirati quindi, qui, come con Connery, si aveva qualcuno con il fisico tale da giustificare e rendere credibili le acrobazione che Bond normalmente faceva. Basta pupazzi di plastica alla guida di un giocattolo, eliminiamo i giocattoli, eliminiamo Q, teniamo la tecnologia ma rendiamola plausibile nel mondo reale, vera. Niente penne-bomba, si rintraccia un criminale attraverso satelliti collegati a cellulari, telecamere di sorveglianza, intercettazioni ambientali. Tutto è credibile o para-credibile.
Basta basi segrete costruite non si sa come e orbitanti nello spazio, basta cattivi da cartone animato. Il mondo è brutalmente reale, i nemici non sono più eserciti del passato, spie rancorose, pazzi che vogliono conquistare il mondo. Molto più realisticamente il male viene dai mercati finanziari, allibratori che scommettono su quanto calerebbero certe azioni se un attentato terroristico andasse in porto, società che puntano sulla distruzione per il profitto. Non più creature grandiose e misogine con uncini al posto della mano, ma omini grigi, uomini qualunque e con i quali si può dividere il marciapiede, insetti, cattivi per convenienza che usano terroristi per braccio armato. Bond allora diviene l'esecutore dei pesci piccoli, che possono passare da una nazione all'altra in virtù del fatto che bandiere e colori sono tutte cadute, alla ricerca delle briciole che lo conducono ai pezzi grossi. Curiosità. Con Casino Royale il poker torna a essere dopo mooolto tempo un argomento possibile da trattare, a piccole dosi, al cinema.
Casino Royale sbancava al botteghino, anche per merito dello stesso Martin Campbell che aveva resuscitato Bond già nell'era Brosnam. Il pur meritevole, oscuro e un pelo noiosetto, Quantum of Solance faceva bene il suo lavoro. È un film comunque da rivalutare, dotato di scene d'azioni spaziali come l'inseguimento a Siena e la parte nel deserto, argomentazioni forti e una costruzione narrativa articolata, forse troppo. Rimaneva la tendenza a infilare qua e là il tale marchio o utilizzare il tale computer o cellulare, ma in dosi certamente più umane che in passato. La gente aveva fame di questo nuovo Bond, ma la MGM entrava in crisi e i nuovi capitoli venivano rimandati e rimandati e rimandati.
Fino a che entra in produzione Skyfall e ahinoi arrivavamo ai 50 anni di Bond. Il regista dichiarava di essere fan di Bond di vecchia data e in questo ho visto subito un brutto presagio.
La Bond-girl Naomie Harris |
L'altra Bond-gilr Berenice Marlohe |
Skyfall, recensione ragionata: Il terzo film di Bond interpretato da Craig è una delle migliori pellicole di Bond di sempre. Ce lo avevano di fatto preannunciato le parole del singolo di Adele legato alla pellicola, uno degli score più belli di sempre: la materia del Bond n.23 sarebbe stata maestosa, il dramma mai così profondo. Non solo botti ed esplosioni, ma un'accurata indagine del personaggio in pieno rispetto della sua rinascita narrativa avvenuta con Casino Royale. La regia opera di Sam Mendes, autore completo e convincente come sempre, è vigile e ordinata nel narrare al meglio la vicenda, il ritmo è incalzante e mai stucchevole. Il comparto tecnico è di primordine e visivamente Skyfall risulta la pellicollohea più bella di tutto il 2012. Calati perfettamente nella parte gli attori. Craig, di recente ottimo anche nel remake di "Uomini che odiano le donne", dona una buona dose di inquietudine al personaggio che già veste con maestria da alcuni anni. Il fisico è sempre scultoreo, ma nella corazza, anche a mezzo del trucco, iniziano a delinearsi delle crepe che ce lo rendono più vicino, più umano. Non meno tormentato è l'animo di Bond, mai come in questo caso indagatore sulla sua stesa essenza e sul ruolo che gli impone la società: un'arma ben oliata ma vecchia e quasi in disuso nei tempi moderni. Significativo che nelle primissime scene venga preferito sacrificare l'agente segreto a vantaggio della protezione di dati informatici. Il mondo si è evoluto e Bond cerca con difficoltà di riemergere o per lo meno di trovare un nuovo posto per il suo tuxedo. Si potrebbe parlare di un'interpretazione di Barden sopra le righe, ma questo traspare solo da una visione superficiale, la caratura di questo interprete non ha ancora subito alcun calo negli anni. L'attore indossa se mai una doppia maschera, sotto la gigioneria del classico villain si scopre un uomo distrutto dalla caduta del suo mondo, dall'essere stato tradito da chi maggiormente stimava. Il parallelo che viene più diretto è con il Doc Ock di Molina per il secondo Spiderman di Raimi: c'è molta più sostanza di quella che traspare dal brutto parrucchino del suo villain Silva. Barden “risuona” con Craig e la relazione che si viene a creare tra i due personaggi, e purtoppo si sviluppa solo nella seconda parte della pellicola, è quanto di meglio il genere ha proposto a livello narrativo negli ultimi anni. Sempre eccezionale Judi Dench, ottimo anche la new entry Ralph Fiennes e Ben Wishaw, che torna a lavorare con Craig dai tempi del mai dimenticato Pusher. Sul lato Bond Girl l'ottima Naomie Harris più volte ruba la scena alla bellissima Berenice Marlohe. La scelta registica sul finale è coraggiosa, quasi intimista, ma deve essere sostenuta con rispetto in ragione della sua forza evocativa. Se amate Bond non perdetevi in dettagli, questa pellicola è costruita per piacervi e piacere anche a chi di solito lo ritiene uno spettacolo affascinante se pur noiosetto. Avrà da ricredersi.
Skyfall, cronaca della visione: ATTENZIONE SPOILER, LEGGETE SOLO DOPO AVER VISTO LA PELLICOLA, SPOILER, SPOILER E RISPOILER ANCHE FORSE INVOLONTARI, UOMO AVVISATO, SPOILER EVITATO, CHI DI SPOILER ABUSA IL SUO GATTO NUN GLI FA PIU' LE FUSA, SPOILER SPOILER SPOILER.
Fatto il lavoro sporco. Ora ci parliamo faccia a faccia, magari in ragione di una birra gelata del nuovo trend, ahinoi, che Bond decide di sposare per questa pellicola. Si sta chiudendo un'era, hanno vinto loro, quelle 6 massimo 7 persone che non hanno mai sostenuto economicamente Bond, i fan duri e puri pronti a rivendicare Bond come cosa-loro. La sensazione è come quella di trovarsi al termine di una Run dei fumetti americani di supereroi. Un autore può farci quello che vuole con i personaggi, può scompigliare le carte, dare nuove interpretazioni, ma alla fine del lavoro, quando deve passare il testimone a un altro, deve rimettere tutti i pezzi ordinati nella scatola, ripristinare lo status quo. Il fatto che il Bond di Craig fosse in buona sostanza un prequel conseguiva necessariamente che quanto di originale portasse, venisse prima o poi rifagocitato dalle connotazioni classiche del personaggio, anche quelle più idiote. Era una corsa contro il tempo, bisognava percorrere più strada possibile prima dell'anniversario dei 50 anni di Bond, prima che a qualche cretino venissa la voglia, per magnificare una supposta unità dell'opera di fatto mia esistita, di tornare allo standard autoreferenziale. La crisi dell'odiosa MGM ha fatto sì che di questo nuovo corso venissero partorite solo due pellicole. La seconda, Quantum of solace, è stata troppo raffinata per essere gradita da tutto il mondo e, nonostante gli incassi, ha già fatto venire la mosca al naso ai produttori. Se qualche brutto nerd ha esultato quando i segni di questo ritorno alla normalità si sono palesati in Skyfall, a me è salito un rigurgito di vomito. Il Bond di Craig muore, di fatto, dopo la classica scena iniziale della pellicola. Adele intona le prime strofe di Skyfall, “This is the end”, e ha ragione da vendere. Forse anche Bond-personaggio insieme a Bond-attore lo sanno e cincischiano a entrare in scena. Bond si fa crescere la barba, si ubriaca della nota birra che sponsorizza il film mettendone bene in mostra l'etichetta e sta su di un isolotto a fare del gran sesso e guardare tramonti. Poi per copione deve tornare, deve assistere alla porcata è lui il comandante di una nave alla deriva. La base dell'MI6 è distrutta, ora si sta in un sotterraneo. E io già vedo nel futuro e urlo No. NOOO. NOOOO. Poi arriva un tizio, dice di essere un genio informatico e che le guerre moderne le affrontano gli hacker informatici, che lui è un maledetto genio e deve ricorrere al derelitto Bond perchè “ogni tanto serve che qualcuno prema un grilletto”. Ah, viene dalla “sezione Q”, e lascia al nostro Bond una bella valigetta con dentro delle Q-cagatine. Nooo. Noooo. NOOOOO. Arriva Ralph Fiennes e Noooo questo non posso dirvelo è troppo perfino per uno Spoiler e vi taccio sulle rivelazioni che più mi hanno fatto male. Festeggiamo i 50 anni di Bond! Passiamo con un buldozzer su quanto di buono fatto in questi anni! Diciamo che questi ultimi film di Bond sono l'equivalente della trilogia del Dark Knight di Nolan. Abbiamo fatto i soldi, richiamiamo Schumacher a fare il nuovo episodio! Insiene a Val Kilmer mi raccomando! Fa venire i nervi perchè la pellicola è bellissima ma te lo dice, te lo urla che sarà l'ultima così, che i geni della produzione vogliono di nuovo svoltare, semplificare, vendere giocattoli. E magari la nuova incarnazione di Bond sarà un Bond supereroistico. Se i film basati sui supereroi rendono tanto al giorno d'oggi, perchè non emularli? Bond dell'era Craig è troppo serioso e complicato. Buttiamo tutto nel cesso e facciamo diventare il nuovo Bond emulo di Iron Man, si può fare un tuxedo corazzato lancia-missili! Circondiamolo del solito cast stantio di comprimari, che tanto lo fanno somigliare a Batman, mettiamolo a combattere contro i marziani magari! Perchè limitarci a fare un seguito poi? L'ultima moda dice che se non fai almeno una quadrilogia di film collegati con l'ultimo diviso in due parti non sei nessuno, mettiamo in cantiere 11 Bond! Craig? È vecchio, le ragazzine non lo comprano il poster! Facciamolo tornare adolescente e vergine, chiamiamo Pattison e diciamogli di non scordarsi di portare le lenti a contatto da vampiro che usa in Twilight, che non si sa mai, può scaturirsi una trovata narrativa! Anzi no, facciamo così, per non perdere i fan più vecchi, facciamo che Craig è il padre e non lo sa e sta disperso in Marocco, il figlio è Pattison, che eredita il ruolo da 007 nel momento in cui si presenta a lui Q con una valigetta misteriosa in una notte di tempesta: facciamo stare Craig in scena 30 minuti e 2 ore Pattison !
Io ho una paura folle che tutto questo possa accadere, una paura folle. Mai un personaggio è stato piegato-piagato dalle regole di mercato quanto Bond. Che ne sarà del fututo di Bond? È proprio vero il cielo cade, le certezze sono morte.
SPOLER SPOILER SPOILER SE LO HAI LETTO TI SEI FATTO SPOILER E SONO SPOILER TUOI DA NON SPOILERARE ALTRUI O ALTRUI FARA' A TE QUALCOSA CHE NON SARA' POI UN GRANDE SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER E RISPOILER
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento