Prima
che nelle edicole, che lo accarezzeranno verso Natale, il numero 400 ha fatto
sfoggio di sé a Lucca 2019 e poi nelle librerie con un volume rilegato di ampio
formato, impreziosito di interviste di approfondimento e di una copertina dai
toni bianchi (che mi si è già sporcata per la mia
sbadataggine) con una bella illustrazione, in rilievo, al centro, molto
evocativa.
Il
numero quattrocento, come tutti i centenari, è un numero altamente celebrativo.
Un lungo omaggio a Tiziano Sclavi e a tutto il mondo pop e letterario di cui
sono da sempre imbevute le pagine delle avventure di Dylan Dog. Recchioni,
autore del numero e attuale curatore della testata, sta compiendo a livello
artistico quello che è per me un lungo viaggio di riconoscimento e
valorizzazione della cultura pop, affiancandola e facendola dialogare con la cultura più classica e riconosciuta. L'intero mondo letterario, cinematografico,
musicale, anche videoludico, che ormai è noto e "codificato
patrimonio" di un ampio numero di appassionati come solo la rete internet
riesce oggi a connettere (un tempo le citazioni dovevi saperle trovare, oggi
sono un tesoro non più nascosto), diviene per Recchioni parte di un codice
narrativo, un linguaggio che racconta storie nuove assemblando "elementi narrativi
già sviluppati" in opere già note. Come in un collage, se serve una
frase per descrivere una situazione specifica e un film o un libro presenta
quella "frase perfetta" Recchioni la usa, anche e soprattutto perché
è una frase la cui forza è già riconosciuta. È un unico processo di re-invenzione e omaggio del materiale originale, attraverso la certificazione diretta della fonte di ispirazione nelle note a fine libro (come accade nelle tesi universitarie, le fonti sono tutte riportate). Nel recente R.S.D.I.U.G. (Roma sarà distrutta in un giorno), scritto e disegnato da Recchioni ed edito
per Feltrinelli, i brani del gruppo Il muro del canto strutturano
narrativamente gran parte dei passaggi "emotivi" di un racconto che
parla di un mostro Kaiju che attacca Roma e i suoi abitanti. Recchioni fa una
playlist dei brani del Muro del canto che più lo colpiscono e crea su quello il
linguaggio narrativo del libro, ci crea il resto intorno. Ha fatto
qualcosa di simile ma al contrario il compianto Akab, quando dopo aver visto
dei disegni di Squaz ha pensato di legarli e costruirci una storia intorno,
dando origine a quel piccolo gioiello de La Soffitta, ora distribuito da Oscar
Ink. Con E ora l'apocalisse Recchioni crea una storia che è puro
citazionismo Pop, della stessa natura se vogliamo di Horror Paradise, il numero
48 della testata, uscito nel 1990. Giusto mettendo la formula "sotto
steroidi". Ai tempi di Italia 90 non c'era internet, Sclavi con Dylan Dog
faceva conoscere al lettore un mondo Pop nascosto, che poi si è tradotto in
guide ai film horror allegati agli albi speciali annuali, per poi gloriosamente
tradursi in un festival annuale come il Dylan Dog Horror Fest. Quando un numero
di Dylan Dog citava un film, che eravamo sicuri di aver visto solo in sei anche
se spesso non era vero, ci sentivamo come degli eletti. In volumi come Horror
Paradise comparivano personaggi come Alien e Rambo (leggermente modificati),
con Dylan che affrontava il secondo e chiosava caustico: "E dire che il
primo film mi era anche piaciuto". Da ragazzino adoravo Sclavi per la
conoscenza che infondeva a noi piccole merdine.
Ma come
si può sentire a "citare" un autore di Dylan Dog adesso, nel 2019,
quando quella conoscenza magica ce la offre già internet e comunque
"Sclavi era Dio e voi non valete nemmeno la metà" scritto in ogni
bagno virtuale della rete? E arriviamo al punto di questo 400, che di fatto
prende più che di petto questo tema del "successore non all'altezza del
mito", se vogliamo il vero filo narrativo nascosto a tutta la gestione
Recchioni del personaggio. Il vero motivo dei cloni spaziali di Dylan, dei
Bloch pensionati e trasferiti, dei matrimoni ambigui ma politically correct da
pubblicizzare con cover misteriose, dei mille cross-over con altri eroi Bonelli
gothic-classic-action (mancava solo il crossover con Il comandante Mark) e
della dannata, gigantesca meteora. Recchioni è nudo davanti alle aspettative
del pubblico che dopo un anno di countdown, Giuda Ballerino, si aspetta davvero
l'apocalisse. Per difendersi l'autore si corazza di cultura pop come Kevin Smith che snocciola frasi leggendarie da Star Wars, perché sa che quelle per chiarezza e carisma sono il massimo e lui non vuole offrirci meno del massimo. Parte con un
"Sapete? Apocalisse come Apocalypse Now?" e non finisce più, arrivando
a citare Bennato (perché per la cultura pop quelle non sono parole da Peter
Pan ma la colonna sonora dello scenario cartonato dello spot dei cellulari con
Gaia Bermani Amaral). In un gigantesco collage narrativo e visivo di "mattoni pregiati uniti in nuove forme" (i più bravi non avranno grossi problemi a scoprire le fonti citate dallo stesso Recchioni a fine volume, siano esse di cultura alta o più pop), prende così vita il numero 400, una roboante storia intima sull'essere e dover essere del personaggio dei fumetti per il suo lettore. Un argomento già accarezzato dal sempre più bello, lettura dopo lettura, In fondo al male, il numero 351 scritto da Ratigher. Un argomento per molti lettori scomodo, perché li espone, "li scruta dentro" in un dialogo che non tutti possono o vogliono affrontare perché il fumetto deve essere "mondo a parte", escapismo.
In molti sentono sulla pelle un brivido, un deja-vu di quando Gualdoni citava Elio e le storie tese. Più ci avviciniamo alla fine, più si avverano i presagi ampiamente palesati fin dalle prime pagine, quando ancora si pensava che fosse "solo" un omaggio a Horror Paradise.
In molti sentono sulla pelle un brivido, un deja-vu di quando Gualdoni citava Elio e le storie tese. Più ci avviciniamo alla fine, più si avverano i presagi ampiamente palesati fin dalle prime pagine, quando ancora si pensava che fosse "solo" un omaggio a Horror Paradise.
Non vi
voglio dire altro perché "la botta" voglio vi arrivi dritta in
faccia, facendovi sbarellare, sorprendere, magari gridare al genio o decidere
di imbracciare il forcone, le torce e andare insieme a occupare il civico 38 di
via Buonarroti a Milano. Se il nuovo corso di Dylan Dog si proponeva di far
parlare di più del personaggio, l'obiettivo è centrato. La tecnica per innovare
le storie è forse poco ortodossa ma decisamente efficace e nel bene o nel male
comunque memorabile. Il 400 si ricorderà comunque.
Quando
si era pensionato Bloch con il numero 338 ero rimasto un po' sconvolto dai
"modi" in cui era avvenuto quel cambiamento. Nel 400 avviene un
cambiamento che trovo intrinsecamente più onesto. Anche se disperato, anche se ha il sapore di una "resa" del meccanismo narrativo tradizionale,
anche se è l'ennesima dimostrazione che anche gli autori più gettonati, come
Brian Michael Bandis e Mark Millar, non trovino terreno per costruire del nuovo
senza per forza distruggere un vecchio corso ritenuto troppo
"invadente", "già saturo". Ma dietro il pop citazionista
spinto, dietro questo "complesso dell'impostore" che Recchioni si
cuce con una umiltà profonda nascondendosi da Rock star trasgressiva, c'è vero
amore. Amore che può essere distruttivo come quando Bendis come autore si
confessava al pubblico,
che lo criticava per come aveva strapazzato la vita sentimentale del vigilante
Marvel, rispondendo: "Io amo Daredevil e far soffrire Matt è l'unico
modo autentico che conosco per fare in modo che anche voi lo amiate". Ma
comunque amore, qualcosa che può tenerci lontani dalla recchioniana Mater Morbi,
che ci vuole distrutti e corrotti dall'interno. Il numero 400 non poteva non
dare un piccolo spazio anche a lei, come non poteva chiudere tutto.
Ci sarà
un 401, 402, 403 ecc. la storia continua ed è pronta a sorprendere
ancora.
Cambiando
argomento, i disegni. Roi e Stano sono da paura qui sul 400. I disegni sono
bellissimi e profumano di Corto Maltese (dire di Pratt pareva meno elegante
per questioni onomatopeiche), di Breccia, di Crepax, ogni tanto pure di Miller
e ed Eduardo Risso. La peculiare struttura narrativa a "gabbie
infrante" permette ai disegnatori di sperimentare cose assurde e fuori
dagli schemi, con personaggi che quasi finiscono per cadere sul bordo di una
pagina. Il formato da libreria è una scelta vincente per queste tavole
straordinarie, ricche di dettagli, dotate di una spazialità ariosa e spesso
spassose, dinamiche, strabordanti di sorprese visive.
Godetevelo
questo 400, lasciate che si distilli in voi per una ventina di minuti dopo la
lettura, "state al suo gioco" . Io ci ho visto dietro un estremo e
crudele atto d'amore. Ma pur sempre un atto d'amore. Talk0
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