giovedì 28 novembre 2019

Dylan Dog n.400 - "E ora, l'apocalisse! " - la nostra (non) recensione del fumetto scritto da Roberto Recchioni e illustrato da Angelo Stano e Corrado Roi




Prima che nelle edicole, che lo accarezzeranno verso Natale, il numero 400 ha fatto sfoggio di sé a Lucca 2019 e poi nelle librerie con un volume rilegato di ampio formato, impreziosito di interviste di approfondimento e di una copertina dai toni bianchi (che mi si è già sporcata per la mia sbadataggine) con una bella illustrazione, in rilievo, al centro, molto evocativa. 
Il numero quattrocento, come tutti i centenari, è un numero altamente celebrativo. Un lungo omaggio a Tiziano Sclavi e a tutto il mondo pop e letterario di cui sono da sempre imbevute le pagine delle avventure di Dylan Dog. Recchioni, autore del numero e attuale curatore della testata, sta compiendo a livello artistico quello che è per me un lungo viaggio di riconoscimento e valorizzazione della cultura pop, affiancandola e facendola dialogare con la cultura più classica e riconosciuta. L'intero mondo letterario, cinematografico, musicale, anche videoludico, che ormai è noto e "codificato patrimonio" di un ampio numero di appassionati come solo la rete internet riesce oggi a connettere (un tempo le citazioni dovevi saperle trovare, oggi sono un tesoro non più nascosto), diviene per Recchioni parte di un codice narrativo, un linguaggio che racconta storie nuove assemblando "elementi narrativi già sviluppati" in opere già note. Come in un collage, se serve una frase per descrivere una situazione specifica e un film o un libro presenta quella "frase perfetta" Recchioni la usa, anche e soprattutto perché è una frase la cui forza è già riconosciuta. È un unico processo di re-invenzione e omaggio del materiale originale, attraverso la certificazione diretta della fonte di ispirazione nelle note a fine libro (come accade nelle tesi universitarie, le fonti sono tutte riportate). Nel recente R.S.D.I.U.G. (Roma sarà distrutta in un giorno), scritto e disegnato da Recchioni ed edito per Feltrinelli, i brani del gruppo Il muro del canto strutturano narrativamente gran parte dei passaggi "emotivi" di un racconto che parla di un mostro Kaiju che attacca Roma e i suoi abitanti. Recchioni fa una playlist dei brani del Muro del canto che più lo colpiscono e crea su quello il linguaggio narrativo del libro, ci crea il resto intorno. Ha fatto qualcosa di simile ma al contrario il compianto Akab, quando dopo aver visto dei disegni di Squaz ha pensato di legarli e costruirci una storia intorno, dando origine a quel piccolo gioiello de La Soffitta, ora distribuito da Oscar Ink. Con E ora l'apocalisse Recchioni crea una storia che è puro citazionismo Pop, della stessa natura se vogliamo di Horror Paradise, il numero 48 della testata, uscito nel 1990. Giusto mettendo la formula "sotto steroidi". Ai tempi di Italia 90 non c'era internet, Sclavi con Dylan Dog faceva conoscere al lettore un mondo Pop nascosto, che poi si è tradotto in guide ai film horror allegati agli albi speciali annuali, per poi gloriosamente tradursi in un festival annuale come il Dylan Dog Horror Fest. Quando un numero di Dylan Dog citava un film, che eravamo sicuri di aver visto solo in sei anche se spesso non era vero, ci sentivamo come degli eletti. In volumi come Horror Paradise comparivano personaggi come Alien e Rambo (leggermente modificati), con Dylan che affrontava il secondo e chiosava caustico: "E dire che il primo film mi era anche piaciuto". Da ragazzino adoravo Sclavi per la conoscenza che infondeva a noi piccole merdine. 


Ma come si può sentire a "citare" un autore di Dylan Dog adesso, nel 2019, quando quella conoscenza magica ce la offre già internet e comunque "Sclavi era Dio e voi non valete nemmeno la metà" scritto in ogni bagno virtuale della rete? E arriviamo al punto di questo 400, che di fatto prende più che di petto questo tema del "successore non all'altezza del mito", se vogliamo il vero filo narrativo nascosto a tutta la gestione Recchioni del personaggio. Il vero motivo dei cloni spaziali di Dylan, dei Bloch pensionati e trasferiti, dei matrimoni ambigui ma politically correct da pubblicizzare con cover misteriose, dei mille cross-over con altri eroi Bonelli gothic-classic-action (mancava solo il crossover con Il comandante Mark) e della dannata, gigantesca meteora. Recchioni è nudo davanti alle aspettative del pubblico che dopo un anno di countdown, Giuda Ballerino, si aspetta davvero l'apocalisse. Per difendersi l'autore si corazza di cultura pop come Kevin Smith che snocciola frasi leggendarie da Star Wars, perché sa che quelle per chiarezza e carisma sono il massimo e lui non vuole offrirci meno del massimo. Parte con un "Sapete? Apocalisse come Apocalypse Now?" e non finisce più, arrivando a citare Bennato (perché per la cultura pop quelle non sono parole da Peter Pan ma la colonna sonora dello scenario cartonato dello spot dei cellulari con Gaia Bermani Amaral). In un gigantesco collage narrativo e visivo di "mattoni pregiati uniti in nuove forme" (i più bravi non avranno grossi problemi a scoprire le fonti citate dallo stesso Recchioni a fine volume, siano esse di cultura alta o più pop), prende così vita il numero 400, una roboante storia intima sull'essere e dover essere del personaggio dei fumetti per il suo lettore. Un argomento già accarezzato dal sempre più bello, lettura dopo lettura, In fondo al male, il numero 351 scritto da Ratigher. Un argomento per molti lettori scomodo, perché li espone, "li scruta dentro" in un dialogo che non tutti possono o vogliono affrontare perché il fumetto deve essere "mondo a parte", escapismo. 
In molti sentono sulla pelle un brivido, un deja-vu di quando Gualdoni citava Elio e le storie tese. Più ci avviciniamo alla fine, più si avverano i presagi ampiamente palesati fin dalle prime pagine, quando ancora si pensava che fosse "solo" un omaggio a Horror Paradise
Non vi voglio dire altro perché "la botta" voglio vi arrivi dritta in faccia, facendovi sbarellare, sorprendere, magari gridare al genio o decidere di imbracciare il forcone, le torce e andare insieme a occupare il civico 38 di via Buonarroti a Milano. Se il nuovo corso di Dylan Dog si proponeva di far parlare di più del personaggio, l'obiettivo è centrato. La tecnica per innovare le storie è forse poco ortodossa ma decisamente efficace e nel bene o nel male comunque memorabile. Il 400 si ricorderà comunque. 
Quando si era pensionato Bloch con il numero 338 ero rimasto un po' sconvolto dai "modi" in cui era avvenuto quel cambiamento. Nel 400 avviene un cambiamento che trovo intrinsecamente più onesto. Anche se disperato, anche se ha il sapore di una "resa" del meccanismo narrativo tradizionale, anche se è l'ennesima dimostrazione che anche gli autori più gettonati, come Brian Michael Bandis e Mark Millar, non trovino terreno per costruire del nuovo senza per forza distruggere un vecchio corso ritenuto troppo "invadente", "già saturo". Ma dietro il pop citazionista spinto, dietro questo "complesso dell'impostore" che Recchioni si cuce con una umiltà profonda nascondendosi da Rock star trasgressiva, c'è vero amore. Amore che può essere distruttivo come quando Bendis come autore si confessava al pubblico, che lo criticava per come aveva strapazzato la vita sentimentale del vigilante Marvel, rispondendo: "Io amo Daredevil e far soffrire Matt è l'unico modo autentico che conosco per fare in modo che anche voi lo amiate". Ma comunque amore, qualcosa che può tenerci lontani dalla recchioniana Mater Morbi, che ci vuole distrutti e corrotti dall'interno. Il numero 400 non poteva non dare un piccolo spazio anche a lei, come non poteva chiudere tutto. 
Ci sarà un 401, 402, 403 ecc. la storia continua ed è pronta a sorprendere ancora. 
Cambiando argomento, i disegni. Roi e Stano sono da paura qui sul 400. I disegni sono bellissimi e profumano di Corto Maltese (dire di Pratt pareva meno elegante per questioni onomatopeiche), di Breccia, di Crepax, ogni tanto pure di Miller e ed Eduardo Risso. La peculiare struttura narrativa a "gabbie infrante" permette ai disegnatori di sperimentare cose assurde e fuori dagli schemi, con personaggi che quasi finiscono per cadere sul bordo di una pagina. Il formato da libreria è una scelta vincente per queste tavole straordinarie, ricche di dettagli, dotate di una spazialità ariosa e spesso spassose, dinamiche, strabordanti di sorprese visive. 
Godetevelo questo 400, lasciate che si distilli in voi per una ventina di minuti dopo la lettura, "state al suo gioco" . Io ci ho visto dietro un estremo e crudele atto d'amore. Ma pur sempre un atto d'amore. Talk0

Nessun commento:

Posta un commento