Brittany
(Jillian Bell) è una ragazzona un po' sovrappeso e depressa, ottima per fare
bisboccia ma puntualmente sbronza e abbandonata il giorno dopo. Bisogna fare un
taglio netto. Contenere la frequentazione tossica dalla amica festaiola
Gretchen (Alice Lee) e seguendo l'invito della vicina di casa Catherine (Michaela Watkins), che la vuole facente parte di un gruppo podistico locale,
aspirante alla maratona di New York. Un passo dopo l'altro, con l'amicizia di
Catherine, il supporto emotivo del nuovo amico Seth (Micah Stock) e le coccole
del suo nuovo quasi-ragazzo (Utkarsh Ambudkar), Brittany inizierà a macinare
chilometri e quasi a rientrare nel suo peso forma. Solo che la vita le sembrerà
meno sfavillante del previsto, portandola ad essere cinica e spesso
intrattabile.
Il peso,
croce e delizia del panzoni buontemponi (per dirla con i Simpson). Una lunga e
faticosa scalata per disfarsi dei chili di troppo che separano da una
condizione fisica socialmente accettabile e la scoperta dolorosa che oltre alla
trippa c'è altro da fare per piacere prima di tutto a se stessi. Il gruppo
podistico che diventa il motore intorno a cui ruota la pellicola, funge da
ottimo laboratorio relazionale dove prendere dal gruppo la forza per affrontare
le dolorose sfide della vita, la semplice metafora è il "correre
insieme", lo "stare insieme per un obiettivo comune". La
maratona di New York diviene quindi l'attestato di una prova superata, ma
costituisce solo una tappa delle tante sfide di una vita che invita a correre
sempre, uniti, verso la nuova meta. Dopo la visione di questa storia tratta da
un'esperienza personale mi sento quasi di avere il fiatone, di aver corso pure
io tra Brooklyn e Manhattan insieme a Brittany, un personaggio che se nelle
prime battute sembra buffo e un po' sgraziato come i soliti di Melissa
McCarthy, si dimostra col tempo davvero sfaccettato, indolente, realistico. La
sua vita va a rotoli come può andarlo la vita di tutti per via di un periodo
storto. Si mette in gioco tutto quello che si crede di essere e non essere, ci
si arrabbia con chi ci vuole bene e si guarda il soffitto sopra il letto
volendo prendere a pugni il mondo. Poi questa energia viene incanalata dai
muscoli e il peso che si ha in testa si scioglie nella corsa come la trippa
sulla pancia, in un progetto di non definibile guarigione ma di sicuro
miglioramento costante di se stessi. Brittany non si ferma più vale quanto un
buon libro di aiuto motivazionale. Spinge a raggiungere il primo Planet Sport o
Decathlon o simile che c'è in zona, prendere una tuta comoda e un paio di
scarpe da trekking e iniziare a frequentare quella zona nei parchi vicino a
casa. Possibilmente quella senza brutte compagnie in agguato. Più che un film,
nella seconda parte diventa quasi un documentario sulla maratona di New York,
fa davvero venire la voglia di essere lì in quella specie di mondo colorato in
marcia, contenti pure di arrivare 10.000 e passa.
È un
film colorato, molto carino, recitato in modo non banale e con un messaggio di
fondo positivo.
È una
pellicola che fa stare bene, da guardare con una bella tisana calda in un
pomeriggio di pioggia. Poi magari se domani smette di piovere si può cercare
qualcuno con cui correre insieme.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento