Varsavia,
intorno prima metà del 1900, Storia vera. Lo zoo cittadino è un luogo
rigoglioso e accogliente dal 1929, grazie alle amorevoli cure della direttrice,
Antonina Zabinski (Jessica Chastain) della sua famiglia e dello staff. Lei,
bellissima come una principessa Disney mentre con la sua bici ispeziona il
parco, sa parlare con gli animali, li aiuta nei momenti più difficili con
terapie motivazionali, si prende cura del loro habitat e della loro
alimentazione. E poi si butta, si toglie le scarpe con il tacco e va sull'erba
a soccorrerli e consolarli come una madre incurante di rischiare
costantemente di essere calpestata/divorata/mutilata. Sempre con il sorriso sugli
occhi e con la decisione nei modi. Incredibilmente, si comporta bene anche con
gli esseri umani, è una moglie devota di un marito depresso (Johan
Heldenbergh) e madre esemplare di un bambino un po' rompicoglioni. Dopo averla
vista aiutare a partorire una elefantessa in una specie di incontro nel fango,
il direttore dello zoo di Berlino, Lutz Heck (Daniel Bruhl) lì in visita
inizia a fantasticare sul fatto che Varsavia e quella donna sono dei posti
magici per curare e allevare gli animali più improbabili. Sembra tutto molto
zuccherino e gioioso, ci si aspetta parta un numero musicale da un momento
all'altro. Poi arriva la guerra. Varsavia è bombardata, lo zoo semi-distrutto
con gli animali a spasso per tutta la città. Poi arrivano i nazisti a portare
via gli animali dello zoo più preziosi per metterli a Berlino. Lasciano lì gli
animali poco pregiati ma poi cambiano idea, "'ché il mangime costa",
e vanno a eliminarli a mitragliate. La famiglia di Antonina non se la passa
bene, ma se la passano male pure gli ebrei nel ghetto poco distante da lì. Ed
ecco l'idea, propongono al direttore dello zoo di Berlino, che ormai vive lì in
pianta stabile, di poter utilizzare la struttura dello zoo per allevare maiali
destinati al rancio delle truppe. Concordano che utilizzeranno gli avanzi del
ghetto per dare da mangiare ai suini. In realtà tutto questo è un sistema per
far uscire e nascondere le persone del ghetto nei sotterranei dello zoo. Il direttore è contento del nuovo business delle costolette messo in piedi e svela
la possibilità / il suo sogno personale di utilizzare il posto anche per
l'allevamento di un bisonte asgardiano estinto da due secoli, il cosiddetto "uri", ottenibile per lui incrociando bisonti a vanvera. E questa è
sempre Storia vera. Il marito di Antonia gli dà istintivamente del cretino e si
rischia che tutti vengano mitragliati contro un muro in tre minuti, ma poi la
faccenda si sgonfia. Il business parte, insieme a tutta una macchina
organizzativa per far espatriare in sicurezza gli inquilini del ghetto. Ma il
nemico è sempre vigile e ogni passo falso può essere fatale.
-
"Nazisti. Io la odio questa gente" (Indiana Jones. Cit.). Il regista
Niki Caro porta in scena l'Olocausto con una storia di coraggio e passione dove
la bellezza, soprattutto interiore, riesce a vincere anche la follia più
sconsiderata. Il personaggio di Jessica Chastain, ormai diva per carisma al
pari della Blanchett e Theron, si muove come un angelo tra le macerie
della guerra portando colore e calore nei più bui e disperati dei nascondigli,
senza sembrare mai artificiale (inizio della pellicola a parte) o sopra le
righe. E se all'inizio della pellicola si teme il coma diabetico, tutto
successivamente assume una forma più bilanciata e per nulla stucchevole. Ci si
commuove, spesso, ma non si ha mai l'impressione che quelle lacrime vengano
estorte. È un film sincero con un intreccio preciso e chiaro, con attori in
ottima forma tra cui mi va di citare un Daniel Bruhl in un ruolo non banale.
Una pellicola che mi sento di consigliarvi, a patto che abbiate pronti un po'
di fazzoletti.
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