Manfred, Leon Lai, è un bravo poliziotto ma è uomo finito, gira per le strade in cerca
di vendetta e vive in auto come un barbone. Kee, l'attore Richie Ren,
sta facendo carriera nella polizia, ma sta varcando con troppa
scioltezza il confine tra bene e male, perdendo di vista lo scopo
della sua vita. Due personaggi diversi, accomunati dal fatto di
brancolare nel buio della loro anima alla ricerca di una via di
uscita. Il drago di fuoco (così il titolo originale del film) è una
festa tradizionale di Hong Kong, una parata che illumina la notte con
fuochi d'artificio mentre tra le strade viene portato un enorme drago
rosso la cui funzione è sconfiggere le tenebre che si annidano negli
uomini. Tanto Manfred che Kee sono occupati in indagini parallele che
si incroceranno, si ostacoleranno a vicenda. Entrambi avranno a che
fare con il drago, ma solo uno di loro riuscirà a rinascere, l'altro
finirà bruciato dalle sue fiamme. È su questo simbolismo-dualismo
che viene costruito Fire of Coscience, uno dei migliori polizieschi
di Dante Lam, una delle stelle più luminose dell'action asiatico. È
dai tempi d'oro di John Woo che non vedevo sparatorie tanto concitate
e inseguimenti a rotta di collo: il canone è sì Better Tomorrow, ma
c'è tantissimo di Face Off.
Gli attori sono
eccezionali e il comparto tecnico non ha nulla da invidiare a una
grossa produzione action americana. Scenografie metalliche, colonna
sonora sparata a mille, un sacco di esplosioni. Il ritmo è serrato, i
colpi di scena si susseguono in una costruzione narrativa priva di
pecche, inseguimenti e sparatorie sempre chiare e ottimamente
coreografate.
I film di Lam sono
spesso dei puzzle ultraveloci dove è facile perdersi, come tra le
trafficate strade di Hong Kong. Un momento di distrazione e si è travolti da una azione incessante e da esplosioni cadenzate che fanno
tremare il vostro impianto. Per fortuna è in home video e si può
tornare indietro alla bisogna, constatando che tutto è logico e
messo al suo posto, è solo il nostro occhio-cervello che non è
abituato a una simile scansione narrativa (o almeno, questo è un
problema che ho io). Rispetto a Beast Stalker (di cui presto
parleremo) abbiamo una semplificazione nella scrittura, meno
situazioni da analizzare, non ci perdiamo in mille dettagli e
sotto-trame, ma la visione necessita in ogni modo di un discreto grado
di attenzione per apprezzarne la cura realizzativa.
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