Poteva Cappuccetto
Rosso essere esente dal nuovo restyle emo-gotyhic che si sta
abbattendo su tutte le favole e miti horror? Ma certo che no,
soprattutto quando a dirigere abbiamo dietro la macchina da presa la
stessa regista, Catherine Hardwicke, responsabile di aver portato
sullo schermo il primo Twilight! Mancherà un triangolo amoroso?
Mancherà una colonna sonora appropriata a essere utilizzata come
ballo lento in tutte le feste delle medie che si
rispettino?Mancheranno effetti speciali abbastanza finti da non
recare alcuno spavento alle teenager, target di riferimento del
prodotto? Andiamo a dare un occhio a questa pellicola che, devo dirvi
la verità, ho piuttosto snobbato all'uscita nelle sale e solo ora mi
sono deciso a recuperare. Dopo la visione, ve lo dico subito, ammetto
di essere rimasto piacevolmente sorpreso.
Forse qualcuno non
lo sa, ma esistono di fatto diverse versioni di Cappuccetto Rosso.
Non sempre arriva il cacciatore. A volte il lupo può anche vincere.
Questo perché è un racconto che nasce oralmente, che qualcuno come
i Grimm poi metterà per iscritto, la cui finalità era sempre e
comunque spaventare a morte i bambini, per redarguirli sullo “stare
attenti agli sconosciuti” e “non restare fermi e immobili come dei
babbi quando quella che dovrebbe essere la nonna parla come
un'indemoniata... cercate, prima di chiamare il medico, un possibile
testamento... magari”. Per accentuare la lezione morale era pure d'uopo
per i genitori-narratori magari modulare la voce, riprodurre il
ringhio-parlato del lupo cattivo in modo da poter raggelare anche
Freddy Krueger. Il fatto che arrivi il cacciatore permette di
utilizzare il racconto come favola per la buona notte... poiché il
cacciatore tira fuori la nonna dalla pancia del lupo, ne ricuce la
carne smembrata e con rito voodoo la fa risorgere come un demone che
cammina (beh, immagino abbia fatto così, non si può aprire la
pancia di un lupo come fosse una porta e tirare fuori la vittima
integra... il voodoo deve c'entrare in qualche modo)... e tutti
vissero felici e contenti. Tuttavia gli estimatori delle favole si
sono divisi su quale sia il finale più autentico: vince il lupo o
Cappuccetto rosso? Questo fino a che i Giapponesi hanno trovato un
modo scientifico per dirimere per sempre tale conflitto ideologico...
Sako vs
Takahashi, un classico! Ok, fine del cazzeggio! Direi di passare
direttamente a questa pellicola, pertanto ecco il trailer del nostro
film...
Un paesino tra i
boschi è costantemente minacciato da un terribile mostro, un lupo
gigante. La cosa va avanti da anni e per placare la creatura, che ama
cibarsi di esseri umani, i villici nei giorni di luna piena si
barricano in casa lasciando un animale come vittima sacrificale.
Tutto va bene, sono oltre vent'anni che il lupo non uccide nessuno,
ma qualcosa sta per cambiare. Valerie, interpretata dalla brava e
bellissima Amanda Seyfried, che un giorno riceve in dono dalla nonna
un mantello con cappuccio rosso, perde la sorella per la fame del
mostro. Ma pronti a vendicare la sua perdita ci sono già il suo
spasimante di sempre, il tagliaboschi Peter, interpretato da Shiloh
Fernandez che rivedremo presto nel remake de La Casa, e il fabbro
nonché promesso sposo Henry, Max Irons. I due decideranno, insieme a
tutto il villaggio, di attaccare frontalmente il lupo direttamente
nella sua tana, facendo tesoro di quello che sanno per combatterlo al
meglio: a) il lupo si muove di notte, di giorno è inerme e
addormentato; b) il lupo non sopporta l'argento, bisogna attaccarlo
con armi d'argento. Il parroco decide di chiamare uno specialista, un
nobile pazzo che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta con i lupi
mannari, ma il villaggio sceglie di agire prima dell'arrivo di
quest'ultimo al grido di “l'unione fa la forza”. Pertanto
decidono di attaccare di notte, ubriachi, utilizzando bastoni di
legno. Con un così ben studiato attacco ci scappa ovviamente il
morto, ma provvidenzialmente passava di lì un cane-lupo cucciolo, che
viene ovviamente scambiato per una bestia alta tre metri.
I villici
uccidono il lupetto e festanti tornano a ubriacarsi. Arriva il
cacciatore-vescovo-inquisitore-nobile decaduto, interpretato da un
Gary Oldman ultra folle e invasato (quando fa queste parti lo adoro
alla follia e anche il questo film è ai massimi livelli), si porta
dietro tizi in armatura pesante provenienti dall'Africa, una truppa
di ninja e un assurdo elefante meccanico che funge da padella per la
cottura degli eretici. Svela ai villici che il cagnetto non poteva
essere il mostro, poiché il mostro da morto si trasforma... in uomo.
Di più, con un solo morso la creatura può trasformare altri uomini
in lupo e la lotta diventa per questo un discreto delirio, quindi Oldman si porta dietro colossi d'ebano e ninja nel mezzo del
medioevo (ma dove caccio li avrà trovati? Mistero). I villici se ne
ri-sbattono e organizzano una festa, proprio con la luna piena, e
siccome siamo in una favola goth-emo si balla sulle note di un gruppo
goth-emo e va di lentazzo e lingua. Valerie, distrutta dal lutto,
cerca intanto nuovi ed esotici posti dove limonare con il boscaiolo,
non disdegnando però nemmeno le attenzioni del fabbro. Ovviamente il
lupo attacca, ma quando sta per attaccare Valery succede qualcosa di
inaspettato. La storia è interessante, abbastanza leggerina, ma non
priva di fascino. L'interpretazione del terzetto di attori “giovini” è
credibile e interessante, con meno forzature di quanto mi aspettassi,
ma lo spettacolo è Gary Oldman, che mixa nel suo cacciatore il
cattivo di Leon e il suo celeberrimo Dracula imponendosi con forza
ogni volta che è in scena. Le scene d'azione sono molto movimentate
e di gran divertimento, tuttavia il target è prettamente femminile,
un po' di smielature ci sono e il finale è decisamente una cosa “da
donne”.
La cosa che ho meno digerito è però il lupo. Il lupo
doveva essere più spaventoso, doveva essere qualcosa da gelare il
sangue, doveva essere almeno degno della creatura di Rick Baker per "Un lupo mannaro americano a Londra", se non dai tratti affilati come "In compagnia dei lupi", almeno vicino alle cavalcature degli Urukai,
mi bastava una reinterpretazione di "Van Helsing" o anche un nude-look
alla "Underworld". Niente da fare. Il lupo di Cappuccetto Rosso Sangue
è comunque un essere cazzuto che strappa arti a destra e manca, non
è bruttissimo ma appare spesso pupazzoso, artefatto, innocuo. La
cosa mi fa incazzare soprattutto perché la considero una netta
scelta di produzione, come accennavo a inizio post. Ma questo è. Non
siamo davanti a un horror, come non lo eravamo con Twilight, ma
Cappuccetto Rosso Sangue ha ad ogni modo la cupezza, la scrittura, i
paesaggi giusti da farsi apprezzare anche da chi ama gli horror, con
giusto il rammarico dello spreco, del potenziale non sfruttato. La
regia fa un buon lavoro, il ritmo narrativo è interessante. Di
sicuro un bel film da recuperare, ma non sperate di
spaventarvi...
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento