lunedì 18 febbraio 2013

Cappuccetto Rosso Sangue



Poteva Cappuccetto Rosso essere esente dal nuovo restyle emo-gotyhic che si sta abbattendo su tutte le favole e miti horror? Ma certo che no, soprattutto quando a dirigere abbiamo dietro la macchina da presa la stessa regista, Catherine Hardwicke, responsabile di aver portato sullo schermo il primo Twilight! Mancherà un triangolo amoroso? Mancherà una colonna sonora appropriata a essere utilizzata come ballo lento in tutte le feste delle medie che si rispettino?Mancheranno effetti speciali abbastanza finti da non recare alcuno spavento alle teenager, target di riferimento del prodotto? Andiamo a dare un occhio a questa pellicola che, devo dirvi la verità, ho piuttosto snobbato all'uscita nelle sale e solo ora mi sono deciso a recuperare. Dopo la visione, ve lo dico subito, ammetto di essere rimasto piacevolmente sorpreso.
Forse qualcuno non lo sa, ma esistono di fatto diverse versioni di Cappuccetto Rosso. Non sempre arriva il cacciatore. A volte il lupo può anche vincere. Questo perché è un racconto che nasce oralmente, che qualcuno come i Grimm poi metterà per iscritto, la cui finalità era sempre e comunque spaventare a morte i bambini, per redarguirli sullo “stare attenti agli sconosciuti” e “non restare fermi e immobili come dei babbi quando quella che dovrebbe essere la nonna parla come un'indemoniata... cercate, prima di chiamare il medico, un possibile testamento... magari”. Per accentuare la lezione morale era pure d'uopo per i genitori-narratori magari modulare la voce, riprodurre il ringhio-parlato del lupo cattivo in modo da poter raggelare anche Freddy Krueger. Il fatto che arrivi il cacciatore permette di utilizzare il racconto come favola per la buona notte... poiché il cacciatore tira fuori la nonna dalla pancia del lupo, ne ricuce la carne smembrata e con rito voodoo la fa risorgere come un demone che cammina (beh, immagino abbia fatto così, non si può aprire la pancia di un lupo come fosse una porta e tirare fuori la vittima integra... il voodoo deve c'entrare in qualche modo)... e tutti vissero felici e contenti. Tuttavia gli estimatori delle favole si sono divisi su quale sia il finale più autentico: vince il lupo o Cappuccetto rosso? Questo fino a che i Giapponesi hanno trovato un modo scientifico per dirimere per sempre tale conflitto ideologico...


Sako vs Takahashi, un classico! Ok, fine del cazzeggio! Direi di passare direttamente a questa pellicola, pertanto ecco il trailer del nostro film...


Un paesino tra i boschi è costantemente minacciato da un terribile mostro, un lupo gigante. La cosa va avanti da anni e per placare la creatura, che ama cibarsi di esseri umani, i villici nei giorni di luna piena si barricano in casa lasciando un animale come vittima sacrificale. Tutto va bene, sono oltre vent'anni che il lupo non uccide nessuno, ma qualcosa sta per cambiare. Valerie, interpretata dalla brava e bellissima Amanda Seyfried, che un giorno riceve in dono dalla nonna un mantello con cappuccio rosso, perde la sorella per la fame del mostro. Ma pronti a vendicare la sua perdita ci sono già il suo spasimante di sempre, il tagliaboschi Peter, interpretato da Shiloh Fernandez che rivedremo presto nel remake de La Casa, e il fabbro nonché promesso sposo Henry, Max Irons. I due decideranno, insieme a tutto il villaggio, di attaccare frontalmente il lupo direttamente nella sua tana, facendo tesoro di quello che sanno per combatterlo al meglio: a) il lupo si muove di notte, di giorno è inerme e addormentato; b) il lupo non sopporta l'argento, bisogna attaccarlo con armi d'argento. Il parroco decide di chiamare uno specialista, un nobile pazzo che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta con i lupi mannari, ma il villaggio sceglie di agire prima dell'arrivo di quest'ultimo al grido di “l'unione fa la forza”. Pertanto decidono di attaccare di notte, ubriachi, utilizzando bastoni di legno. Con un così ben studiato attacco ci scappa ovviamente il morto, ma provvidenzialmente passava di lì un cane-lupo cucciolo, che viene ovviamente scambiato per una bestia alta tre metri. 
I villici uccidono il lupetto e festanti tornano a ubriacarsi. Arriva il cacciatore-vescovo-inquisitore-nobile decaduto, interpretato da un Gary Oldman ultra folle e invasato (quando fa queste parti lo adoro alla follia e anche il questo film è ai massimi livelli), si porta dietro tizi in armatura pesante provenienti dall'Africa, una truppa di ninja e un assurdo elefante meccanico che funge da padella per la cottura degli eretici. Svela ai villici che il cagnetto non poteva essere il mostro, poiché il mostro da morto si trasforma... in uomo. Di più, con un solo morso la creatura può trasformare altri uomini in lupo e la lotta diventa per questo un discreto delirio, quindi Oldman si porta dietro colossi d'ebano e ninja nel mezzo del medioevo (ma dove caccio li avrà trovati? Mistero). I villici se ne ri-sbattono e organizzano una festa, proprio con la luna piena, e siccome siamo in una favola goth-emo si balla sulle note di un gruppo goth-emo e va di lentazzo e lingua. Valerie, distrutta dal lutto, cerca intanto nuovi ed esotici posti dove limonare con il boscaiolo, non disdegnando però nemmeno le attenzioni del fabbro. Ovviamente il lupo attacca, ma quando sta per attaccare Valery succede qualcosa di inaspettato. La storia è interessante, abbastanza leggerina, ma non priva di fascino. L'interpretazione del terzetto di attori “giovini” è credibile e interessante, con meno forzature di quanto mi aspettassi, ma lo spettacolo è Gary Oldman, che mixa nel suo cacciatore il cattivo di Leon e il suo celeberrimo Dracula imponendosi con forza ogni volta che è in scena. Le scene d'azione sono molto movimentate e di gran divertimento, tuttavia il target è prettamente femminile, un po' di smielature ci sono e il finale è decisamente una cosa “da donne”. 
La cosa che ho meno digerito è però il lupo. Il lupo doveva essere più spaventoso, doveva essere qualcosa da gelare il sangue, doveva essere almeno degno della creatura di Rick Baker per "Un lupo mannaro americano a Londra", se non dai tratti affilati come "In compagnia dei lupi", almeno vicino alle cavalcature degli Urukai, mi bastava una reinterpretazione di "Van Helsing" o anche un nude-look alla "Underworld". Niente da fare. Il lupo di Cappuccetto Rosso Sangue è comunque un essere cazzuto che strappa arti a destra e manca, non è bruttissimo ma appare spesso pupazzoso, artefatto, innocuo. La cosa mi fa incazzare soprattutto perché la considero una netta scelta di produzione, come accennavo a inizio post. Ma questo è. Non siamo davanti a un horror, come non lo eravamo con Twilight, ma Cappuccetto Rosso Sangue ha ad ogni modo la cupezza, la scrittura, i paesaggi giusti da farsi apprezzare anche da chi ama gli horror, con giusto il rammarico dello spreco, del potenziale non sfruttato. La regia fa un buon lavoro, il ritmo narrativo è interessante. Di sicuro un bel film da recuperare, ma non sperate di spaventarvi...
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