- Premessa:
Iniziamo con un contributo filmato esplicativo di importanza morale e storica
fondamentale e in assenza del quale questo articolo non avrebbe senso di
esistere
Era
doveroso.
-Sinossi
fatta male: Futuro, intorno al 2070. Il mondo lo abbiamo lasciato a marcire
come stiamo facendo già adesso ed è diventato una vera cloaca. Per una botta di
fortuna inaspettata gli scienziati sono riuscito a far fronte all'inquinamento
del suolo e ora vengono prodotte verdure sane e più energetiche, ma sono così
energetiche che hanno fatto incrementare il numero delle nascite oltre ogni
immaginazione e in un pianeta già sovrappopolato questo è un autentico casino.
Per cercare di far tornare un po' i conti è stata quindi varata la legge del
figlio unico. In sostanza non si può che avere un figlio per famiglia e in caso
di abusi il surplus viene invitato a criogenizzarsi per essere scongelato in un
ipotetico futuro in cui avremo magari colonizzato lo spazio. La dottoressa
Cayman (Glenn Close) segue personalmente le procedure di criosonno alla guida
di un bureau asettico a metà tra l'ospedalizzazione e il servizio sociale.
Siccome però le verdure ultra-generative sono troppo buone, fioccano migliaia
di bambini extra e la polizia agisce con una repressione così dura da essere
proprio efferata. Nelle zone di accesso alla città ci sono autentici checkpoint
in cui "manu militari" viene scannerizzato e controllato ogni giorno
e ogni ora il braccialetto identificativo che tutti i cittadini devono per
legge portare. In caso qualcuno si opponga al criosonno si spara, spesso alla
testa. Il questo non idilliaco ma drammaticamente realistico futuro vive
Terrence Settman (Willem Dafoe), la cui figlia è morta dando alla luce per via
delle carotine del futuro sette gemelle. Il signor Settman non è che sia poi
troppo fiducioso di questa storia del criosonno e decide di tenerle tutte con
sé, nascondendole tra le pareti della sua dimora. Per rendere loro possibile
una vita all'esterno quasi normale decide che tutte loro assumeranno l'identità
di Karen Settman e come lei potranno uscire di casa, vedere amici, studiare e
lavorare. Solo che potranno farlo un giorno alla settimana per ognuna. Chi esce
di casa poi dovrà raccontare tutto alle altre, che dovranno fare bene i compiti
e rivestire il giorno dopo gli stesi panni. Settman per rendere le cose più
facili assegna a ognuna delle figlie il nome di un giorno della settimana.
Ogni bambina potrà uscire di casa quando sarà il giorno del suo nome.
Biologicamente ed esteticamente uguali, truccate e abbigliate in modo conforme,
le Settman (tutte interpretate da Noomi Rapace) reggono al gioco fino all'età adulta, quando Karen Settman diventa un'affermata donna in carriera, in vista
di un'importante promozione. Ma se lo specchio mostra all'esterno sempre lo
stesso volto, le Settman in casa amano distinguersi, anche perché
caratterialmente sono molto diverse tra loro. Lunedì è l'esempio da seguire,
quella su cui il nonno ha riversato le maggiori responsabilità. È una
lavoratrice instancabile e una perfettina. Martedì è ipocondriaca e buffamente
sempre in agitazione. Mercoledì ha i muscoli e un carattere duro, quasi
mascolino. Giovedì è l'animo ribelle del gruppo, ma in fondo anche il leader e
ricorda come carattere (bene) la Ripley di Sigurney Weaver. Sente il
peso della responsabilità per il bene delle sorelle anche per un forte senso di
colpa per un certo fatto terribile della loro infanzia. Venerdì ha gli occhiali
e la testa ficcata nei libri e nel computer, è timida e introversa ed è quella
a cui si deve il successo lavorativo di Karen. Sabato è finta bionda e finta
bitch. Ama ubriacarsi e sembrare una mangiatrice di uomini ma nasconde un
carattere da timida. Domenica rappresenta al meglio la fede e la famiglia, è il
grande cuore materno del gruppo. Ora che sono grandi non c'è più nonno Settman
a guidarle, anche se la sua figura è sempre presente nei loro ricordi. Il mondo
è diventato un posto più duro e più cupo. Tutto all'esterno è sporco e
schifoso, il topo ha preso il posto dell' hamburger nella dieta del terrestre
medio. Pronta per il giorno della promozione, seguita a distanza con il gps
dalle sorelle da casa, Lunedì con i tacchi alti va al lavoro ma la sera non
torna più a casa. Cosa le sarà successo? L'avranno presa quelli del bureau del
figlio unico? Le ricerche di Lunedì porteranno le sorelle in luoghi molto
pericolosi e importanti per il destino dell'umanità.
-
7x7=49, che per la smorfia napoletana è "La carne". Ci piace Tommy
Wirkola. Ci sono piaciuti i suoi zombie nazisti surgelati di Dead Snow e i suoi
Hansel e Gretel cacciatori di streghe (in specie la morbida Gemma Arterton
strizzata in completini di pelle sexy). È un regista horror nel senso più
nobile del termine, un artigiano sempre carico di splatter e autoironia nelle
sue produzioni. Con Seven Sisters, in originale What happened to Monday, fa il
grande salto per contenuti e regia e si diploma in fantascienza sociale seria,
al pari di Alfonso Cuaron (I figli degli uomini) e Andrew Niccol (Gattaca).
Merito della folgorante sceneggiatura di Max Botkin e Kerry Williamson, merito
di una letteralmente straordinaria Noomi Rapace, merito di una produzione
curata e dall'alto budget. Seven Sisters colpisce allo stomaco per il suo mondo
spietato quanto possibile, per il modo in cui riesce a giocare con l'azione e
la tragedia, per la sua confezione patinata da figlio di Matrix. Perché Matrix
era anche una lettura del videogame in chiave tragica e Seven Sisters gioca
nello stesso campionato, con immagini dall'impatto ugualmente potente e con una
simile idea di fondo. Karen Settman è un avatar per sette persone, ogni volta
che Karen esce di casa si immerge in una specie di Matrix, con le altre sorelle
che fanno da "operatori", seguendola, supportandola e indicandole
delle vie di fuga in caso ci fossero nelle vicinanze degli agenti del bureau
inquadrati da qualche telecamera di sorveglianza craccata da Venerdì. Se una
Karen Settman muore (e succederà spesso, in modo anche violento) ci sarà
un'altra Settman e un'altra monetina da inserire nel coin-op dopo il Game Over,
per poter far proseguire la trama. È un film quindi profondamente ludico ma
anche lucido, spietato, vero. Guardando mister Settman che nasconde in casa le
sue figlie, guardando i posti di blocco e le stanze dei bureau torniamo subito
con la mente all'olocausto, ai ghetti, ai campi di concentramento nazisti.
Entrando negli uffici della corporation dove lavora Karen veniamo
incontro a un'umanità arida e arrivista in cui denunciare un collega è un
buon modo per sopravvivere. Un quadro spietatamente attuale, moderno. Nelle
strade sembra di essere piombati in Blade Runner, ma se girate anche sono per
le strade di Milano oggi non ci troverete troppe differenze. È quindi un film
dannatamente attuale, che sa leggere i corsi e ricorsi della storia e che ci
pone davanti a un futuro ancora più cupo e disperato. Non ci sono principesse
spaziali da salvare, si può solo sopravvivere in uno sporco formicaio
perennemente a rischio di essere seccati dal ddt. L'antidoto a questo futuro
che il film suggerisce è la famiglia. Le sorelle vivono insieme e non
potrebbero sopravvivere se non raccontassero le une alle altre la loro
giornata. La comunicazione salva la vita qui, letteralmente. Ci viene da
riflettere su quanto tempo passiamo in una giornata per comunicare con i nostri
cari, soprattutto oggi che l'aria natalizia è più frizzantina. Forse è stando
più uniti che si può esorcizzare quello che per Dickens è il fantasma del
Natale futuro.
-Conclusioni:
Seven Sisters è un film di fantascienza sociale intelligente, cupo, carico di
azione e molto violento, ma molto più per la testa che per le retine. È un film
che fa riflettere, è un film bello da guardare, divertente per l'azione e ben
recitato. Noomi Rapace impersona sette personaggi più uno (quello collettivo, ma visto che è sempre declinato diversamente da una delle diverse sorelle si
potrebbe quasi parlare di 14 personaggi diversi in totale) e riesce dare a
ognuno sfumature diverse e credibili. Dafoe incarna una figura tragica e
profonda e non si può che applaudire per il terribile, asettico e fanatico
personaggio di Glenn Close. Una donna contorta, a suo modo illuminata e in
fondo fragile, cui è stato posto sulle spalle tutto il peso del mondo da
persone che non avrebbero mai avuto il coraggio di prendere decisioni come le
sue. Decisioni che speriamo che tra settant'anni non debba
prendere nessuno. Uscirete di sala atterriti, ma non vi sarete addormentati un
momento e più di una scena vi rimarrà scolpita in testa. A ricordarci che gli
piacciono le teste mozzate ed esplose, Wirkola ne mette più che può nella
pellicola e questo potrebbe scoraggiare qualche spettatore dalla visione. Ma ne
vale la pena, perché è una delle pellicole più interessanti di questo periodo.
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