mercoledì 17 gennaio 2018

Leatherface - il massacro ha inizio: la nostra recensione con l'arrivo del dvd


- Sinossi fatta male: È inutile, va sempre a finire in un modo con i figli: "come fai sbagli". Succede oggi nelle nostre case come succedeva negli anni '60 nell'America rurale abitata da bifolchi cannibali. Siamo tutti sulla stessa barca! Tu cerchi di stimolarlo il pupo. Gli fai vedere il lavoro che fai, gli spieghi come si caccia per avere il cibo e sei contento quando vedi che ha capito come attirare e catturare sprovveduti turisti usando trappole da orsi e buche nascoste. Allora per farlo contento sventri la mucca più bella che hai  e ricavi dalla sua testa un copricapo buffo, solo per farlo felice! Ma non sempre tutto è rosa e fiori, i bambini ti sanno deludere in modi che non ti aspetti. Ci pensi un po' e li capisci anche. Sono piccoli, hanno questo corpo che continua a mutare, i brufoli, gli ormoni in subbuglio, un senso di sfida verso i grandi che forse pure tu avevi a quell'età. Però che tristezza quando il pupo fa i capricci e non vuole sventrare la testa di un turista con una motosega. Ed è una motosega bella, di marca, nuova, che tu hai comprato tutta per lui. Qualcosa non gli gira bene in quella testa e sai già che arriveranno i servizi sociali. Tu non sei un buon genitore e dovrà essere lo Stato a crescere per bene tuo figlio, internandolo in un bellissimo riformatorio criminale per schizzati di mente gestito da violenti secondini. C'è da rallegrarsi perché andando così un po' a scuola si fa i giusti amichetti, impara qualcosa sui soprusi e magari viene fuori uno splendido adulto psicopatico come vorresti tu. Però che tristezza portarlo via dalle braccia della mamma, lontano da casa per tanti anni e senza possibilità di visita. Chissà come si sarà fatto ometto, oggi. Chissà se qualcuno sarà stato così gentile da regalargli a Natale una motosega nuova.



- Avere la faccia come il cuoio. Era sporco, era cattivo, era spaventoso e difficile da guardare. Era Texas chainsaw massacre di Tobe Hooper. Esplorava l'America dimenticata della Route 66, fatta di paesini sperduti nel deserto dove non capitava più nessuno manco per sbaglio e con la crisi, se vuoi mangiare senza avere i soldi per comprare il bestiame, ti devi arrangiare. Hooper esplora un medioevo moderno terribile e angosciante, carico di freak cannibali e mentalmente disturbati che però sono in qualche modo uniti, organizzati, quasi affettuosi e attaccati a dei rituali come una famiglia americana media. Solo che gli estranei per loro non sono esseri umani, ma cibo. Ogni oggetto dall'uso comune nell'agricoltura viene usato da questi mostri in circostanze inedite e aberranti. Da allora una motosega non è più vista solo come un oggetto per potare gli alberi. Il film è terribilmente bellissimo, il suo seguito lo è meno ma ha un'interessante cifra in termini di grottesco: la famiglia cannibale riesce a partecipare a una gara per il chili con carne migliore e a vincere, nella classica provincia americana per bene carica di sorrisi e cappelli da cowboy, con la sua carne umana senza glutine. Sono accettati nel mondo, almeno per un attimo, come i loro film sono stati accolti dal grande pubblico per lo splatter, ma anche per la satira. Da allora il resto è storia. Anche se i seguiti non sono stati poi il massimo Texas Chainsaw Massacre o, come si chiama dalle nostre parti, Non aprite quella porta (come se le vittime dei cannibali avessero davvero la possibilità di aprire o meno una porta...) è diventato un cult. Imitatissimo, seminalissimo, cool negli anni ottanta con il boom delle videoteche e con un erede vero e proprio, nel 2000,  con il dittico La casa dei 1000 corpi/la casa del diavolo. Poi c'è Nispel e la produzione Coppola con il loro remake noto più che altro per la presenza di Jessica Biel, ma lì e nel suo seguito siamo davvero troppo lontani da Hooper. Gli ambienti realistici e lugubri sono decaduti e al loro posto c'è un tranquillo e artefattissimo scenario da casa degli orrori di un parco giochi. Il sangue è ridotto a zero o quasi per permettere al grande pubblico di godersi lo spettacolo senza sentirsi sporchi e a disagio. Il pazzo Testa di latta, che era anche una mezza critica sui reduci del Vietnam  viene comodamente tolto di torno. Al suo posto c'è l'ufficiale cattivo di Full Metal Jacket, ma in un mood meno ispirato del solito. C'è per lo meno sempre Faccia di cuoio, il mostro iconico della saga. Ha come sempre il corpo sformato, urla frasi sconnesse, imbraccia una motosega in modo maldestro, è pericoloso e ha il volto coperto da una maschera ricavata strappando e cucendo la pelle delle sue vittime. Ma  per un attimo si toglie quella maschera e sotto la pioggia guarda la luna. E allora ti sembra di stare vedendo Bambi. Ed è terribile. Taccio sull'ultimo Non aprite quella porta 3D, per me non è mai esistito e  per lui avevo già messo la parola file al mio interesse per questa serie. Mi rimaneva solo Mortal Kombat


 Forse è proprio da Mortal Kombat X che "qualcosa si è mosso". Dopo aver presentato nel capitolo IX Freddy Krueger il picchiaduro di Netherrealm proponeva per i dlc del decimo capitolo contro Jason proprio il vecchio Faccia di Cuoio. I ragazzini non lo conoscevano, si lamentavano e questo deve aver fatto un po' riflettere chi aveva i diritti di Texas Chainsaw Massacre in quel di Hollywood. Serviva un rilancio e si doveva partire proprio da lui, da Leatherface / Faccia di cuoio. Così si assumono Alexandre Bustillo e Julien Maury. Non dei Nispel qualsiasi, ma degli stramaledetti demoni da film horror in grado di non sfigurare con in mano la creatura di Hooper. Sono i registi di A l'interieur, uno dei film che ha segnato la rivoluzione Horror francese di inizio nuovo millennio. 



I registi francesi prendono Faccia di Cuoio e lo smontano pezzo per pezzo, ricomponendolo fin dalla più tenera età e togliendogli per sempre quella cavolo di espressione da Bambi che guarda con gli occhioni la luna. Il loro Faccia di Cuoio è un "mostro sociale" perfettamente in linea con la critica all'emarginazione sociale delle zone rurali che Hooper voleva lanciare con il suo film. Non è la famigliola di cannibali a creare il Leatherface adulto, ma un'educazione, frutto di un "intervento sociale" puritano e perbenista, solo di facciata, irresponsabile e menefreghista su cosa significhi davvero educare dei bambini. Sono temi che in qualche modo riguardano anche noi, perché dietro a Faccia di Cuoio scorgiamo lo stesso spettro sinistro delle case per l'igiene mentale del periodo pre-legge Basaglia. Non c'era cura ma solo contenimento e zero socializzazione, la condanna a una vita simil-vegetale. Il povero Faccia di Cuoio con una intuizione geniale di sceneggiatura viene nascosto tra i volti dei ragazzi internati in una struttura per ragazzi con disturbi mentali. All'arrivo nella struttura, al bambino Leatherface, che abbiamo conosciuto nelle prime scene, viene  cambiato il nome e facciamo subito dopo un lungo salto temporale in avanti. Come conseguenza ci sono almeno tre-quattro ragazzi ospiti dell'ospedale / carcere che potrebbero essere benissimo lui. Il film ci fa scoprire chi è Faccia di Cuoio in ragione a quali dovrebbero essere le sue vere motivazioni e valori, ma è un procedimento per niente scontato e decisamente originale. A seguito di una particolare circostanza si verifica una fuga e il film dirotta sul road movie, il genere narrativo migliore di tutti per raccontare i personaggi. Certo è un road movie efferato come si conviene ad ogni film horror slasher, pieno di sesso e violenza, ma dove il personaggio più cattivo di tutti, esattamente come in La casa del diavolo, pare essere quello che almeno socialmente ed esteticamente non sembrerebbe avere niente del mostro. Parliamo del grande Stephen Dorff, uno dei mascelloni più famosi degli anni novanta, che qui interpreta con convinzione e la cattiveria del vero crociato il Texas Ranger Hal Hartman. Hartman ha le sue sacrosante ragioni per odiare la famiglia di Faccia di Cuoio, ma dedica la sua vita a torturare i figli di queste persone. Per lui sono tutti mostri da uccidere come cani, quando invece la pellicola dimostra che dei momenti di comprensione, confronto e umanità non sono per nulla estranei a questi ragazzini. Il film non sarebbe così forte e incisivo senza la presenza di Dorff e non riuscirebbe a spiegare al meglio le dinamiche della disperata famiglia a cui "non bisogna aprire quella porta". Quei mostri si sono chiusi a riccio al mondo, diventando dei ragni predatori, anche per come il mondo si è comportato con loro. È decisamente una prospettiva interessante, come lo è scoprire alla fine chi è il ragazzo che deciderà di indossare, e perché, una maschera di Cuoio.



-Conclusioni: Il film di Bustillo e Maury è bellissimo, mixa al meglio le suggestioni del classico di Hooper e gli spunti narrativi del suo virtuale "erede", La casa del diavolo di Rob Zombie, ma non si ferma qui, trova un approccio originale e spinge la saga verso orizzonti interessanti e più "alti" che nel recente passato. Molto bravi gli attori, belli gli effetti, stupendi i paesaggi dal sapore inevitabilmente western del Texas, incalzante il ritmo narrativo. Il miglior Texas Chainsaw Massacre dai tempi di Hooper, almeno per il sottoscritto. Dategli un occhio e fatemi sapere. Per me ne vale la pena. 
Talk0

1 commento:

  1. A me invece non è piaciuto molto, dai due francesi mi aspettavo MOLTO più di un compitino educato con qualche momento gore/perverso messo lì tanto per ricordare che loro sono gli autori di A' l'interieur.
    Molto interessante la parte sul manicomio, per il resto tutto già visto e fatto meglio da Hooper e Zombie.

    RispondiElimina