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Sinossi fatta male: È inutile, va sempre a finire in un modo con i figli:
"come fai sbagli". Succede oggi nelle nostre case come succedeva
negli anni '60 nell'America rurale abitata da bifolchi cannibali. Siamo tutti sulla stessa barca! Tu cerchi di stimolarlo il pupo. Gli fai vedere il lavoro
che fai, gli spieghi come si caccia per avere il cibo e sei contento quando
vedi che ha capito come attirare e catturare sprovveduti turisti usando
trappole da orsi e buche nascoste. Allora per farlo contento sventri la mucca
più bella che hai e ricavi dalla sua testa un copricapo buffo, solo per
farlo felice! Ma non sempre tutto è rosa e fiori, i bambini ti sanno deludere
in modi che non ti aspetti. Ci pensi un po' e li capisci anche. Sono piccoli,
hanno questo corpo che continua a mutare, i brufoli, gli ormoni in subbuglio,
un senso di sfida verso i grandi che forse pure tu avevi a quell'età. Però che
tristezza quando il pupo fa i capricci e non vuole sventrare la testa di un
turista con una motosega. Ed è una motosega bella, di marca, nuova, che tu hai
comprato tutta per lui. Qualcosa non gli gira bene in quella testa e sai già
che arriveranno i servizi sociali. Tu non sei un buon genitore e dovrà essere
lo Stato a crescere per bene tuo figlio, internandolo in un bellissimo
riformatorio criminale per schizzati di mente gestito da violenti secondini.
C'è da rallegrarsi perché andando così un po' a scuola si fa i giusti
amichetti, impara qualcosa sui soprusi e magari viene fuori uno splendido
adulto psicopatico come vorresti tu. Però che tristezza portarlo via dalle
braccia della mamma, lontano da casa per tanti anni e senza possibilità di
visita. Chissà come si sarà fatto ometto, oggi. Chissà se qualcuno sarà stato
così gentile da regalargli a Natale una motosega nuova.
- Avere
la faccia come il cuoio. Era sporco, era cattivo, era spaventoso e difficile da
guardare. Era Texas chainsaw massacre di Tobe Hooper. Esplorava l'America
dimenticata della Route 66, fatta di paesini sperduti nel deserto dove non
capitava più nessuno manco per sbaglio e con la crisi, se vuoi mangiare senza
avere i soldi per comprare il bestiame, ti devi arrangiare. Hooper esplora un
medioevo moderno terribile e angosciante, carico di freak cannibali e
mentalmente disturbati che però sono in qualche modo uniti, organizzati, quasi
affettuosi e attaccati a dei rituali come una famiglia americana media. Solo
che gli estranei per loro non sono esseri umani, ma cibo. Ogni oggetto dall'uso
comune nell'agricoltura viene usato da questi mostri in circostanze
inedite e aberranti. Da allora una motosega non è più vista solo come un
oggetto per potare gli alberi. Il film è terribilmente bellissimo, il suo
seguito lo è meno ma ha un'interessante cifra in termini di grottesco: la
famiglia cannibale riesce a partecipare a una gara per il chili con carne
migliore e a vincere, nella classica provincia americana per bene carica di
sorrisi e cappelli da cowboy, con la sua carne umana senza glutine. Sono
accettati nel mondo, almeno per un attimo, come i loro film sono stati accolti
dal grande pubblico per lo splatter, ma anche per la satira. Da allora il resto
è storia. Anche se i seguiti non sono stati poi il massimo Texas Chainsaw
Massacre o, come si chiama dalle nostre parti, Non aprite quella porta (come
se le vittime dei cannibali avessero davvero la possibilità di aprire o meno
una porta...) è diventato un cult. Imitatissimo, seminalissimo, cool negli anni
ottanta con il boom delle videoteche e con un erede vero e proprio, nel
2000, con il dittico La casa dei 1000 corpi/la casa del diavolo. Poi c'è
Nispel e la produzione Coppola con il loro remake noto più che altro per la
presenza di Jessica Biel, ma lì e nel suo seguito siamo davvero troppo lontani da Hooper. Gli ambienti realistici e lugubri sono decaduti e al loro posto c'è
un tranquillo e artefattissimo scenario da casa degli orrori di un parco
giochi. Il sangue è ridotto a zero o quasi per permettere al grande pubblico di
godersi lo spettacolo senza sentirsi sporchi e a disagio. Il pazzo Testa di
latta, che era anche una mezza critica sui reduci del Vietnam viene
comodamente tolto di torno. Al suo posto c'è l'ufficiale cattivo di Full Metal
Jacket, ma in un mood meno ispirato del solito. C'è per lo meno sempre Faccia
di cuoio, il mostro iconico della saga. Ha come sempre il corpo sformato, urla
frasi sconnesse, imbraccia una motosega in modo maldestro, è pericoloso e
ha il volto coperto da una maschera ricavata strappando e cucendo la pelle
delle sue vittime. Ma per un attimo si toglie quella maschera e sotto la
pioggia guarda la luna. E allora ti sembra di stare vedendo Bambi. Ed è
terribile. Taccio sull'ultimo Non aprite quella porta 3D, per me non è mai
esistito e per lui avevo già messo la parola file al mio interesse per
questa serie. Mi rimaneva solo Mortal Kombat.
Forse è
proprio da Mortal Kombat X che "qualcosa si è mosso". Dopo aver
presentato nel capitolo IX Freddy Krueger il picchiaduro di Netherrealm
proponeva per i dlc del decimo capitolo contro Jason proprio il vecchio Faccia
di Cuoio. I ragazzini non lo conoscevano, si lamentavano e questo deve aver
fatto un po' riflettere chi aveva i diritti di Texas Chainsaw Massacre in
quel di Hollywood. Serviva un rilancio e si doveva partire proprio da lui, da
Leatherface / Faccia di cuoio. Così si assumono Alexandre Bustillo e Julien
Maury. Non dei Nispel qualsiasi, ma degli stramaledetti demoni da film horror
in grado di non sfigurare con in mano la creatura di Hooper. Sono i registi di
A l'interieur, uno dei film che ha segnato la rivoluzione Horror francese di
inizio nuovo millennio.
I
registi francesi prendono Faccia di Cuoio e lo smontano pezzo per pezzo,
ricomponendolo fin dalla più tenera età e togliendogli per sempre quella cavolo
di espressione da Bambi che guarda con gli occhioni la luna. Il loro Faccia di
Cuoio è un "mostro sociale" perfettamente in linea con la critica
all'emarginazione sociale delle zone rurali che Hooper voleva lanciare con il
suo film. Non è la famigliola di cannibali a creare il Leatherface adulto, ma
un'educazione, frutto di un "intervento sociale" puritano e
perbenista, solo di facciata, irresponsabile e menefreghista su cosa significhi
davvero educare dei bambini. Sono temi che in qualche modo riguardano anche
noi, perché dietro a Faccia di Cuoio scorgiamo lo stesso spettro sinistro delle
case per l'igiene mentale del periodo pre-legge Basaglia. Non c'era cura ma
solo contenimento e zero socializzazione, la condanna a una vita
simil-vegetale. Il povero Faccia di Cuoio con una intuizione geniale di
sceneggiatura viene nascosto tra i volti dei ragazzi internati in una struttura
per ragazzi con disturbi mentali. All'arrivo nella struttura, al bambino
Leatherface, che abbiamo conosciuto nelle prime scene, viene
cambiato il nome e facciamo subito dopo un lungo salto temporale in avanti. Come
conseguenza ci sono almeno tre-quattro ragazzi ospiti dell'ospedale / carcere
che potrebbero essere benissimo lui. Il film ci fa scoprire chi è Faccia di
Cuoio in ragione a quali dovrebbero essere le sue vere motivazioni e valori, ma
è un procedimento per niente scontato e decisamente originale. A seguito di una
particolare circostanza si verifica una fuga e il film dirotta sul road movie,
il genere narrativo migliore di tutti per raccontare i personaggi. Certo è un
road movie efferato come si conviene ad ogni film horror slasher, pieno di
sesso e violenza, ma dove il personaggio più cattivo di tutti, esattamente come
in La casa del diavolo, pare essere quello che almeno socialmente ed
esteticamente non sembrerebbe avere niente del mostro. Parliamo del grande
Stephen Dorff, uno dei mascelloni più famosi degli anni novanta, che qui
interpreta con convinzione e la cattiveria del vero crociato il Texas Ranger
Hal Hartman. Hartman ha le sue sacrosante ragioni per odiare la famiglia di
Faccia di Cuoio, ma dedica la sua vita a torturare i figli di queste persone.
Per lui sono tutti mostri da uccidere come cani, quando invece la pellicola
dimostra che dei momenti di comprensione, confronto e umanità non sono per
nulla estranei a questi ragazzini. Il film non sarebbe così forte e incisivo
senza la presenza di Dorff e non riuscirebbe a spiegare al meglio le dinamiche
della disperata famiglia a cui "non bisogna aprire quella porta".
Quei mostri si sono chiusi a riccio al mondo, diventando dei ragni predatori,
anche per come il mondo si è comportato con loro. È decisamente una prospettiva
interessante, come lo è scoprire alla fine chi è il ragazzo che deciderà di
indossare, e perché, una maschera di Cuoio.
-Conclusioni:
Il film di Bustillo e Maury è bellissimo, mixa al meglio le suggestioni del
classico di Hooper e gli spunti narrativi del suo virtuale "erede",
La casa del diavolo di Rob Zombie, ma non si ferma qui, trova un approccio
originale e spinge la saga verso orizzonti interessanti e più "alti"
che nel recente passato. Molto bravi gli attori, belli gli effetti,
stupendi i paesaggi dal sapore inevitabilmente western del Texas, incalzante il
ritmo narrativo. Il miglior Texas Chainsaw Massacre dai tempi di Hooper, almeno
per il sottoscritto. Dategli un occhio e fatemi sapere. Per me ne vale la pena.
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A me invece non è piaciuto molto, dai due francesi mi aspettavo MOLTO più di un compitino educato con qualche momento gore/perverso messo lì tanto per ricordare che loro sono gli autori di A' l'interieur.
RispondiEliminaMolto interessante la parte sul manicomio, per il resto tutto già visto e fatto meglio da Hooper e Zombie.