lunedì 2 dicembre 2019

Light of My life: la nostra recensione dello straordinario film scritto, diretto e interpretato da Casey Affleck



Futuro non troppo lontano. Una malattia molto virulenta definita come la peste del nuovo millennio ha decimato la popolazione mondiale, in particolar modo le donne, che ora sono "come genere" quasi estinte. Una bambina, "Rag" (Anna Pniowsky) è però sopravvissuta e con suo padre (Casey Affleck) cerca di sopravvivere tra i boschi delle grandi pianure americane, evitando con cura i centri abitati da un'umanità ormai regredita alla barbarie, minacciosa e affamata di donne. Da buon padre, le insegnerà come lavarsi i denti, fare i compiti, non dire le bugie, non fidarsi degli sconosciuti, scappare dalla finestra, costruire tane dentro agli alberi e non chiedere mai, mai, di portarla a vedere il tour mondiale di una boy band coreana. 
Light of My life è la dichiarazione di amore di un padre a una figlia su pellicola. Un lungo dialogo fatto di favole, insegnamenti e speranze che attraversa un mondo alienato, pericoloso quanto sinistramente florido a livello naturale, quasi "rinato" sotto le ceneri di una civiltà scomparsa. L'ambientazione, che già dai trailer farà viaggiare l'immaginazione di molti spettatori verso gli zombie movie, è però più un pretesto che un fine. Uno scenario abbastanza taciturno e sinistro dove costruire un racconto davanti al fuoco, mentre i lupi ululano nei boschi. Ovvi gli echi ad opere come il film The Road, The Walking Dead, A Quiet Place. Molto i rimandi al videogame The Last of Us che di fatto per vie diverse segue la stessa traccia narrativa, ma che differisce per rapporto che si viene ad instaurare tra Rad e suo padre, "unico" anche per l'età della bravissima interprete. Rag non è la bambina dei film horror che si caccia nei casini per esigenze di trama, il padre non è un isterico che impazzisce in momenti melodrammatici. È un film sull'amore paterno, che non ha nulla da invidiare a quello materno e anzi è cento volte più fico, e sul senso di responsabilità reciproca che lega una famiglia. Da guardarsi prendendo appunti su come instaurare un buon rapporto con i propri figli. Accidentalmente è ambientato in un mondo pazzo alla Mad Max, che ci regala un paio di brividi e inseguimenti in più del classico sabato mattina al centro commerciale, ma non ci formalizziamo. Il nuovo film di Casey Affleck è un piccolo gioiello narrativo che sfrutta le apocalissi horror per dire qualcosa di intelligente. Non ho capito se mancano gli zombie o ormai sono diventati così ininfluenti che non ci faccio proprio più caso. 
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