Futuro
non troppo lontano. Una malattia molto virulenta definita come la peste del
nuovo millennio ha decimato la popolazione mondiale, in particolar modo le
donne, che ora sono "come genere" quasi estinte. Una bambina,
"Rag" (Anna Pniowsky) è però sopravvissuta e con suo padre (Casey
Affleck) cerca di sopravvivere tra i boschi delle grandi pianure americane,
evitando con cura i centri abitati da un'umanità ormai regredita alla
barbarie, minacciosa e affamata di donne. Da buon padre, le insegnerà
come lavarsi i denti, fare i compiti, non dire le bugie, non fidarsi degli
sconosciuti, scappare dalla finestra, costruire tane dentro agli alberi e non
chiedere mai, mai, di portarla a vedere il tour mondiale di una boy band
coreana.
Light of
My life è la dichiarazione di amore di un padre a una figlia su pellicola. Un
lungo dialogo fatto di favole, insegnamenti e speranze che attraversa un mondo
alienato, pericoloso quanto sinistramente florido a livello naturale, quasi
"rinato" sotto le ceneri di una civiltà scomparsa. L'ambientazione,
che già dai trailer farà viaggiare l'immaginazione di molti spettatori verso
gli zombie movie, è però più un pretesto che un fine. Uno scenario abbastanza
taciturno e sinistro dove costruire un racconto davanti al fuoco, mentre i lupi
ululano nei boschi. Ovvi gli echi ad opere come il film The Road, The Walking Dead,
A Quiet Place. Molto i rimandi al videogame The Last of Us che di fatto per vie
diverse segue la stessa traccia narrativa, ma che differisce per rapporto che
si viene ad instaurare tra Rad e suo padre, "unico" anche per l'età
della bravissima interprete. Rag non è la bambina dei film horror che si caccia
nei casini per esigenze di trama, il padre non è un isterico che impazzisce in
momenti melodrammatici. È un film sull'amore paterno, che non ha nulla da
invidiare a quello materno e anzi è cento volte più fico, e sul senso di
responsabilità reciproca che lega una famiglia. Da guardarsi prendendo appunti
su come instaurare un buon rapporto con i propri figli. Accidentalmente è
ambientato in un mondo pazzo alla Mad Max, che ci regala un paio di brividi e
inseguimenti in più del classico sabato mattina al centro commerciale, ma non
ci formalizziamo. Il nuovo film di Casey Affleck è un piccolo gioiello
narrativo che sfrutta le apocalissi horror per dire qualcosa di intelligente.
Non ho capito se mancano gli zombie o ormai sono diventati così ininfluenti che
non ci faccio proprio più caso.
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