Certe
volte la vita ci porta in luoghi e ruoli che non ci appartengono. Noi ci
finiamo dentro in tutta buona fede, con spirito di sacrificio, tanto impegno e
magari simulando tutto l'entusiasmo del mondo, ma sono comunque posti e ruoli
che non sono nostri, che ci stancano il triplo del normale, ci rendono
scontrosi e assenti, con il corpo che esegue quanto meglio gli riesce farlo e
la testa parte per le nuvole, iniziando ad odiare tutto e tutti, tutti i
giorni. Quando è possibile, perché non sempre è possibile o
"accettabile", dovremmo trovare tutte le forze possibili per fuggire
da quei luoghi e ruoli, mettere da parte il "dovere sopravvivere a tutti i
costi per l'onore" come un samurai e scegliere la fuga a gambe levate,
prendendo in mano il coraggio e abbracciando con gioia anche l'incoscienza, per
reinventarci, per fare in modo che testa e corpo condividano per lo meno una
distanza più accettabile di "sulle nuvole vs inferno dantesco del
quotidiano". Se non riusciamo noi stessi (per con mille tentativi) a
trovare un modo per essere davvero felici, magari chi abbiamo intorno non ha la
ricetta giusta per aiutarci, ci prova ma può pure arrendersi, magari crede che
siamo malati da curare e noi stessi diventiamo così intrattabili nella nostra
scontentezza da ammalarci.
Questo
film parla di Bernadette, un'architetto di fama mondiale (è tratto da
una storia vera), interpretato dalla straordinaria e bellissima Cate Blanchett,
che un giorno decide di mettere da parte tutta la sua vita lavorativa,
confinarsi in casa per dedicarsi alle cure di una figlia malata fin da piccola
(Emma Nelson, molto carina). Bernadette era un architetto geniale che operava
nell'aerea della bio-sostenibilità, era sulla cresta, poi è diventata mamma e quello è diventata la sfida più grande. Impegno che assolve per anni, fino a
che la malattia di fatto regredisce, ma comunque un impegno che nel contempo
annebbia ogni prospettiva di vita a Bernadette, la invischia nel ruolo di casalinga rendendola cinica, distratta,
rabbiosa, perennemente infelice. Pur dotata di una autoironia di ferro, che le
permette di guardare la sua condizione senza esplodere, Bernadette non ce la fa
e il preoccupatissimo marito (interpretato da un bravo Billy Crudup,
umanissimo e tentennante salary man ultra-impegnato e marito assente, pronto a
farsi influenzare da una avvenente e passivo aggressiva collega, buffa quanto
infida, interpretata da Zoe Chao), "perché le vuole bene", decide di
farla internare. Non ci sono coincidenze o malintesi di sorta che tengano, sua
moglie va aiutata. Così Bernadette si ritrova con una psicologa (Judie Greer,
luciferina e gelida) che letteralmente le entra in casa e si impossessa della
sua vita, nello stesso momento in cui (per un motivo tragicomico che lascio a
voi) un agente dell'FBI la accusa di aver commesso dei reati che lei nemmeno
immagina. Troppo. Allora Bernadette scappa, nel senso che chiede di andare in
bagno e poi letteralmente apre la finestra e fugge via. Coglie l'occasione di
un viaggio al polo che voleva fare la figlia e al quale lei non avrebbe mai voluto
partecipare e si getta in una nuova vita.
Il film
parla di "fatti", non fa voli pindarici sul pensare positivo e il
potere dell'autostima, descrive la vita di una persona forte e intelligente
nel momento di maggiore crisi, quando diviene vertiginosamente più facile
partire e andare a vivere al circolo polare piuttosto che passare un altro
pomeriggio a parlare con la vicina di casa (Kristen Wiig, una delle attrici
brillanti più brave del momento, che qui incarna la vicina svampita ma
autoritaria che nessuno di noi vorrebbe avere tra il suo "buon
vicinato") della potatura della siepe. La Blanchett è splendida e
leggiadra nel caricarsi sulle spalle un personaggio complesso che prima sembra
stoica e titanica vittima inconsapevole di un mondo grottesco e surreale per
poi acquisire sempre più fragilità, spogliarsi della sua armatura di autoironia e ritrovarsi non onnipotente, umana. Un processo complicato, duro quanto umanamente
inevitabile, reso da una sceneggiatura molto accorta, che chi ha
conosciuto da vicino la depressione può capire in modo intimo. Questo film può
effettivamente essere utile, da sprono e testimonianza, per chi come
Bernadette si trova in un momento in cui la vita sembra non andare da nessuna
parte e ogni decisione appare sbagliata. Quando arriva la svolta, anche grazie
al personaggio di un Laurence Fishburne che non a caso in passato ci ha già
tirato fuori da una "realtà negativa" in Matrix, Bernadette rinasce e
noi pubblico con lei. Mi ha scosso e commosso questo film. Mi ha detto qualcosa
di importante, inaspettato quanto incredibilmente semplice, qualcosa da
appuntarmi. Mi piacerebbe idealmente affiancarlo a Qualcosa è cambiato con Jack
Nicholson, un altro bellissimo film sul "trovare il proprio posto nel Mondo", ma ricorda per molti aspetti anche School of Rock, non a caso dello stesso
regista e sceneggiatore, Richard Linklater. Anche Jack Black in School of rock
si sentiva un impostore quando in realtà stava imparando a (ri)conoscersi, non
come cantante ma come insegnante.
Il trailer
è assassino proprio, in pratica priva di sorprese tutto il contesto narrativo.
Non è che il film viva di colpi di scena, ma se riuscite provate a
scansarlo.
Che fine
ha fatto Bernadette? È una pellicola straordinaria, dotata di ritmo, humor e
di un incredibile approfondimento psicologico. La Blanchett è immensa a
questo giro, un concentrato di humor, fragilità, grazia e cinismo. Un
personaggio che non vuole farsi amare ma non riesce a farsi odiare, esattamente
come Nicholson in Qualcosa è cambiato. Se sarà nomination, mi aspetto una lotta
all'ultimo sangue alla statuetta di migliore attrice tra lei e la Zellweger di
Judy. Forse la Blanchett tradisce una teatralità in più, ma per questo ruolo è
una nota che trovo funzionale. Tra le due faccio molta fatica a scegliere,
davvero. Linklater dopo School of Rock e Boywood è sempre più bravo nel
ritrarre il quotidiano, la lotta giornaliera per trovare il proprio posto nel
mondo. Non tutti sanno creare film intimi facendoli sembrare così
"grandi". Andate a vederlo per divertirvi e ogni tanto commuovervi,
ne vale la pena e uscirete dalla sala con un sorriso grande così.
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