-
Sinossi(?): Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, chi fa spoiler
anche solo di un minuto di un film di Star Wars, anche solo raccontando cosa
accade nei primi secondi, fa una fine brutta. E fa una fine brutta pure chi per
contestualizzare un minimo la storia si collega al finale del film
precedente, perché tutti abbiamo un amico che vuole vedere la nuovo
trilogia senza spoiler, solo quando è uscita tutta insieme in
cofanetto blu ray, con scene estese. E quindi la sinossi non la posso
fare.
- Commento NO SPOILER: c'è un indicatore importante che seguo con religioso
scrupolo per capire quanto un film di Star Wars può essere per me buono: la
relazione alla pellicola del mio socio Gianluca, da sempre amante della
saga.
Gianluca
mi ha detto che non ha guardato l'orologio se non dopo i titoli di coda, ha
trovato il film divertente, epico, un po' commovente come giusto, pieno di
mille idee, trame e combattimenti. Gli ha dato giusto l'idea che questo film
cerchi un po' di essere il seguito del sette, bypassando o limitando o per lo
meno "contenendo" gli avvenimenti dell'Otto, ma il viaggio complessivo
è stato più che buono.
A me per
andare a vedere L'ascesa di Skywalker non serviva altro e devo dire che
confermo in toto la reazione di Gianluca. È un film visivamente spettacolare,
accompagnato ancora una volta dalle magnifiche musiche di John Williams, che ha
il merito di approfondire più del solito i nuovi personaggi, fornendogli un
background e motivazioni più chiare. Ho apprezzato lo sviluppo di Rey (Daisy
Ridley, qui davvero brava e non decorativa, oltre che bellissima), mi sono
finalmente affezionato a Finn (un John Boyega che si "sbraccia meno"
ed è più riflessivo), ho scoperto il lato più umano di Poe (un Oscar Isaac
sempre divertente in coppia con Boyega, ma ora anche con un passato che lo
rende più speculare che simile a Han Solo). Il Kylo Ren di Adam Driver è
sfavillante, il personaggio più facile da amare e in cui immedesimarsi, carico
di contraddizioni e slanci. Tutte le sue scene sono magnifiche, specie quelle
con Rey, e sono contento che anche gran parte del pubblico che dopo
episodio VII lo aveva bollato superficialmente come "fesso con la
maschera" si sia ricreduto e abbia apprezzato. Se dopo la prima saga di
Lucas è uscito un grande attore di nome Harrison Ford, questa nuova è la saga
di Adam Driver, che negli ultimi tempi è letteralmente esploso al cinema, con
merito. La Rose Tico di Kelly Marie Tran, vero cuore emotivo di Capitolo VIII
ma non amatissima dal fandom, è presente sulla scena ma ha un ruolo più
dimensionato, quasi da coro greco. Nota stonata, sempre relativa al "coro
greco" che accompagna per lo più le scene con Leila, c'è un personaggio di
cartone completamente inutile e addirittura molesto alla visione, che si pone
con insistenza davanti all'obiettivo guardando in camera come un bambino
di tre anni, dicendo battute banalissime con lo sguardo perennemente
corrucciato e privo di carisma: è l'attore Dominic Monaghan in mood "mi è
morto il gatto". A cosa serve? La leggenda vuole che J.J. Abrams, il
regista del VII e di questo IX, abbia dovuto inserire Monaghan nel cast a
seguito di una scommessa persa e lui di fatto è fastidioso e onnipresente come
il vostro amico meno divertente che fa le corna a tutti quelli che scattano una
foto nel giorno del vostro vostro matrimonio. Poi andate dal fotografo, pagate
200 euro il book delle nozze e 10 anni dopo la moglie rivedendo le foto vi
domanda: "Ma chi è il cretino sempre presente nelle foto che fa le corna anche
al prete e ai bambini?". E voi direte: "Dominic Monaghan".
Vorrei una petizione online seria per rimuoverlo digitalmente, magari nella futura director's cut tra 15 anni in 120K, sovrapponendolo magari con
quell'alieno buffo (o parente dello stesso) stile Sesame Street, con testone, senza braccia né gambe, che compare nel film nell'equipaggio del Falcon,
a fare sa Dio cosa, facendo facce strane e versetti di continuo. Darebbe
mooooolto meno fastidio. Ma prima della director's cut ho in mente un impiego
nobilitante della performance di Dominic Monaghan. Quando il film uscirà in
home video propongo come gioco uno shottino ad ogni apparizione di Monaghan
sullo schermo. Spasso assicurato a fine serata.
Dominic
Monaghan a parte (voglio che si stampi in mente anche a voi questo nome,
probabilmente qualcuno gli dedicherà una maglietta, ma non facciamo che Dominic
Monaghan venga dimenticato per la sua insulsa presenza in Star Wars) tra i
nuovi personaggi il mio preferito è l'esperto di robotica Babu Frik, un
pupazzetto tutto energia e sproloquio, avrei voluto conoscere di più il
personaggio di Rebecca Ferguson. Mi ha fatto tenerezza pure il robottino a cono
che vive male la presenza umana per un caso di abuso su droidi e allora non
lascia troppe confidenze. Non potevano mancare, e sono come sempre graditissimi
i grandi ritorni di personaggi storici di Star Wars, anche per scene di breve
durata ma significative, piccole chicche. Certo Lando (Billy Dee Williams) che
dice: "Ai miei tempi Luke, Han, Leila e io abbiamo combattuto
l'impero", fa un po' il Ringo Star della vecchia guardia, ma chi non ama
Ringo dei Beatles o Winston dei Ghostbusters? Dolcissimo il C3PO di Anthony
Daniels, che ci riempie di frasi affettuose come un vecchio zio che forse è
troppo anziano per tornare la prossima volta sullo schermo, Luke torna con
tutta la sua umanità e autoironia, Chewbe fa uuuaaaaaauaaa, tutti vorremmo
abbracciare piangendo Carrie Fisher come fa Daisy Ridley, soprattutto dopo che
l'unica vera principessa della sotto-cultura nerd ci ha lasciato per sempre e
ogni frame di immagine con lei diventa tanto preziosa. Mi sono commosso più
volte, come un pupo. C'è Palpatine, non è spoiler perché è la premessa stessa
di questa pellicola. Se il tema conduttore della nuova saga è stato il
confronto tra il passato e presente, Palpatine è "l'ostacolo" più
convincente di tutti, un suo epigono, per quanto ben caratterizzato, avrebbe
comunque perso nel confronto. Ian McDiarmid interpreta Palpatine nella sua
forma più estrema, dolente, forse morente, ancora con la voglia dei giochini
mentali, ancora pieno di fulmini dalle mani pronti a scatenarsi. Palpatine nei
colori del suo abito talare, risata glaciale e attaccamento alla vita inclusi,
cita e fa riviere direttamente il Dracula di Coppola (Coppola è l'uomo senza
cui non avremmo mai avuto Star Wars, l'uomo che ha lanciato Lucas, ricordo ai
posteri) e ridefinisce, forse "correttamente" ma
definitivamente il Lato Oscuro (andando anche a scrivere e integrare la
storia dei Sith). Forse, rimanendo fermo a questo avverbio,
"definitivamente", possiamo passare ad analizzare la parte
narrativa più relativa all'intreccio, la messa in scena degli eventi.
Per
qualcuno il vero problema della pellicola è proprio la tensione febbrile a
definire, spiegare, sottolineare in grassetto, collocare logicamente e
chiaramente ogni tassello di trama che prima era un mistero. Se fosse una
puntata di Boris, questo Star Wars sarebbe la fantomatica puntata della
distruzione della clinica di Occhi del cuore. È un ostinato e continuo mettere
puntini sulle "i" che comprime la narrazione, rendendola quasi una
gara contro il tempo, almeno per la prima parte del film, con la seconda che
gira più liscia. L'impressione ulteriore è che alcuni concetti siano spiegati
troppo e altri troppo poco. Si avverte che questo "spiegare tutto" sia
un preciso dictat della produzione. È teso a appianare "nel modo più
chiaro e diretto possibile" i dubbi sollevati in rete da parte del fandom
che non ha gradito il capitolo VIII, spesso correggendo in corsa gli aspetti
rimasti più controversi (ma lo fa in modo forse "troppo esplicito").
Si ha l'impressione che se i fan avessero reagito con meno polemica il film
avrebbe toccato più o meno gli stessi punti, ma senza stare a rimarcarci così
tanto, come se si sentisse l'obbligo di rispondere a un elenco puntato di
domande che deve essere ficcato a forza nel film. Questo ossessivo "dover
spiegare" è teso inoltre a "chiudere la narrazione interna",
alla maniera dei comics americani che richiedono, alla fine del ciclo narrativo
di uno scrittore su un personaggio noto, che questo necessariamente riporti il
character "ad una situazione idealtipica di equilibrio", la
"situazione tipo" che rende quella specifica storia "finita", quanto pronta a essere riaperta da un nuovo autore. Abrams, che è uno che di
solito le saghe le inizia ma non le finisce, è stato bravo ad affrontare con lo
sceneggiatore Terrio questo delicato processo, anche se in qualche caso non
tutto è risultato sorprendente e scoppiettante come avrebbe potuto essere. A
conti fatti c'era "fretta e tensione nell'aria", che se da un lato
proprio ciò ha donato al tutto un ritmo indiavolato, di contro ha portato a
sacrificare qualcosa che avrebbe necessitato di più tempo per funzionare davvero.
Si è scelto di anteporre il didascalico all'epico, se posso con una metafora
semplificare il discorso, ed è stato un peccato anche perché laddove si metteva
da parte questa ossessione gli spunti narrativi buoni comparivano a frotte.
Nella prima parte la pellicola parla di un viaggio, che in uno specifico
momento mi ha ricordato i Goonies, ed è stato "mondiale", un viaggio
che spiegoni a parte è divertente. Come i film d'arti marziali insegnano però,
se hai troppo di cui parlare, ti rimane troppo poco tempo per menare. Brevi ma
intensi, magnifici, i combattimenti con le spade laser. Brevissimi e un po'
confusionari gli scontri con astronavi e raggi laser vari, che peraltro si
risolvono in un modi molto schematici con Macguffin deboli. C'è poca voglia di
scontri spaziali in questo film sulle guerre spaziali. La saga ci ha già
abituati ad eserciti interi, giganteschi quanto anonimi, che spuntano dal
nulla, su pianeti di "stoccaggio Amazon", in attesa solo di essere
pagati con bancomat imperiali, ma ogni volta che compare dal nulla una mega
flotta spaziale anonima in cielo ci rimango male. Anche perché ci vorrebbe poco
o nulla per caratterizzarla un po', magari dando alla flotta qualche contorno
originale tipo la flotta navale dei non-morti del Ritorno del Re. Ma ve li
immaginate, degli incrociatori imperiali fantasma guidati da trooper non-morti
tenuti insieme con innesti dei robot della Gilda dei Mercanti con al comando
qualcuno come il generale Grevious? Sono introdotti imperiali non umanoidi,
potevo sperare di vedere un epigono di Sebulba pilotare Tie - Fighter, magari
uno "sguascio-Tie"? Magari astronavi che si combinano tra loro,
circondano a tenaglia i ribelli, li costringono a fate il surf tra
macro-strutture semoventi? Ma quanti pupazzetti ci venderebbero!!! Il
fatto è che tutto questo non avviene, ci sono solo una milionata di
incrociatori stellari tutti uguali con giusto un cannoncino nuovo sotto, la
morte della fantasia. Incrociatori perfettamente e asetticamente distanziati
tra loro, di forma romboidale classica, che arricchiscono graficamente una
specie di carta da parati del muro galattico del cinema. Magnifici, minacciosi
per numero, ma per lo più carta da parati, con forse un omino o due su una
plancia su tre milioni, a testimoniarci che non sono astronavi del tutto vuote.
Anche la logica con cui la Resistenza "dei buoni" può far fronte a
questa "infernale carta da parati" è poco approfondita, poco
accattivante e no, per niente simile al finale di Episodio IV. I Jedi
combattono (poco) e parlano (tanto), mente nel cielo anonime astronavine
ribelli guidate da personaggi che nessuno vede nel 98% dei casi, schizzano
senza uno scopo e logica sulla "infernale carta da parati", con noi
che a un certo punto ci disinteressiamo del tutto di loro. E questo, ripeto,
perché per realizzare uno scontro lungo e con personaggi caratterizzati
impegnati nello stesso, serviva del minutaggio extra che qui non c'è . Forse
bastavano un minimo sindacale anche solo di tipo un paio di cavalieri neri su
un paio di Tie-Fighters, senza essere esosi, che duettassero con i ribelli
sulla scena scene spaziale. Ma non c'era tempo, servivano almeno 20 minuti
buoni su schermo, e J.J. aveva perso la famosa scommessa per cui ci dobbiamo
già sorbire sullo schermo al loro posto un Dominic Monaghan, inutile tra
gli inutili, che dice in modo triste cose inutili, per almeno 15 interminabili
minuti inutili (forse non 15 effettivi, ma che io ho avvertito soggettivante
almeno come 25 minimo, quindi cercavo di essere più "realistico"). Ricordate
questo nome e insegnatelo ai vostri figli, Dominic Monaghan: "Il
male".
La pellicola era già lunghissima, i punti interrogativi
aperti dalla trama precedente di Rian Johnson molti (e la spiegazione di
un paio di questi offerta da J.J. poco felice), ma forse sono pure diventati
"troppi" anche alla luce del fatto che prima c'erano in produzione
per Disney almeno 2 nuove trilogie e oggi, dopo il flop di Solo e la terza
"Star Wars story" cassata, dopo la collezione delle action figures
Elite Series di fatto sospesa dopo Gli ultimi Jedi (mai sottovalutare il
mercato dei gadget per prodotti come Star Wars) si parla di tornare al cinema
per il 2022 in un generico "sequel" con magari, se va bene, un seguito
(questo almeno ad oggi secondo le recenti dichiarazioni, domani può cambiare
tutto), mentre si sta puntando forte sulle serie televisive di Disney Plus, con
Mandalorian che vola fortissimo e Obi Wan ai nastri di partenza. La strategia
punta a Serie TV di Star Wars prettamente "per adulti", quella
fascia di fan cui era indirizzato Rogue One, nell'attesa magari che questa
terza trilogia per il cinema che oggi si chiude in fretta, con audience ancora
e storicamente per famiglie, diventi cult per i fan giovani di
adesso. Ma considerazioni di questo tipo a parte, che lascio agli analisti
seri, dopo aver brevemente parlato di personaggi e della "troppa
trama" su schermo, arriviamo ora, in questa lunga chiacchierata
sull'ultimo Star Wars al punto per me più "ciccioso", ovvero
all'aspetto visivo e sonoro. Dominic Monaghan a parte, che sia visivamente che
auditivamente è insostenibile, Star Wars è come tradizione una bomba. Pianeti
misteriosi ricchi di architetture strane e alieni buffi e colorati, tonnellate
su tonnellate di astronavi a riempire bulimicamente lo spazio dello schermo più
grande del vostro cinema, mirabolanti esplosioni che fanno scoppiare i
subwoofer, giochi di luce, riprese a rotta di collo a cavallo di caccia
interstellari, maestosi palazzi medioevali con statue, troni, arene. Sir John
Williams, che si presta pure a fare un cameo come barista di una "cantina
spaziale", prende ogni immagine e la riempie di magia facendoci con le sue
note esultare, ridere e piangere a comando. La trama si dissolve sotto la
potenza della musica, le ombre della trama lasciano spazio alla scie della
velocità luce, rimangono i personaggi e le folli invenzioni grafiche, tutto si
trasforma in una partitura visiva che fa da contrappunto alla magia sonora di
Williams, facendoci tornare bambini. È questa la cifra finale, quello che
davvero per me conta, ciò che rende lo spettacolo degno di essere visto e
rivisto. Lasciatevi trascinare dalle scenografie sontuose, dagli alieni, le
astronavi e i Jedi. Lasciatevi incantare da Sir John Williams e dalla Light and
Magic. Allora davvero la trama diviene poca cosa rispetto al viaggio visivo.
Star Wars non è solo trama e non lo è mai stato. Anche se i fili narrativi sono
qui ogni tanto sfilacciati (come del resto in tutto Star Wars), lo spettacolo
è sempre grandioso e sembra in grado di far tornare bambino chi lo ammira. E
ovviamente non sto parlando di nessuno dei momenti in cui appare Dominic
Monaghan.
In sala
ero circondato da detrattori della pellicola, quei classici ragazzi dall'aria
gaudente che a ogni scena devono commentare che ci sono errori, contraddizioni,
superficialità e che in genere guardano Star Wars con l'orecchio teso del
consumato critico di musica classica, pronti a cercare l'errore più che a
godere delle cose positive. A fine visione, in lacrime di estasi autentica, che
credo di saper distinguere dallo "sdegno", uno di loro ha detto:
"è il film più brutto che ho visto in vita mia, non vedo l'ora di parlarne
con gli altri sul forum". Il suo amico, anche lui in lacrime di gioia, ha
commentato: "Lol, zio". Da osservatore appassionato e curioso del
comportamento umano ho visto due ragazzi felici di quello che hanno visto (pur
nei difetti!!!), gioiosi del fatto di parlarne con gli amici per continuare
l'esperienza nella condivisione. Solo che quando devono esprimere un'opinione,
su quella che ricordiamo essere una favola destinata a tutta la famiglia piena
di simbolismi anche semplici, trovano estremamente più Figo fare i critici
acidi. Sono giovani interessanti, la cui "gioiosa scontentezza" è uno
stimolante campo di analisi sociologica.
-
Conclusione: è un film imperfetto, ma nessun film che preveda anche solo
per un secondo la presenza di un Ewok su schermo può essere perfetto. Le
magagne principali riguardano non tanto quello che dice la trama, ma "il
modo in cui lo dice", l'ossessione didascalica ficcata a forza in molti
passaggi narrativi, dando il via a troppi dialoghi esplicativi che vanno a
comprimere il tempo dell'azione complessiva. Aspetto che nella seconda parte
del film si avvertirebbe di meno, se non che nella seconda parte si vorrebbe un
secondo tempo che duri il doppio per concedere la giusta epicità ai
combattimenti. Nonostante questo, i personaggi riescono a essere sviluppati in
modo convincente e facilmente ci si affeziona a loro più che in passato,
l'esperienza sonora e visiva è da urlo e si esce dalla sala appagati e
contenti, anche se in molti faranno fatica ad ammetterlo.
Alla
fine i pro per me sono molto più che i contro.
- Una
piccola nota personale:
Dopo la
trilogia degli anni 2000, in cui Star Wars ha mostrato i muscoli con lunghe ed
elaborate scene action di eserciti in lotta, c'è stato Il signore degli Anelli
di Jackson e una narrazione del fantasy che si è fatta sempre più lunga e
accurata, tra intrighi e battaglie, sfociando in prodotti per adulti come Games
of Thrones. Star Wars è tornato al cinema con un target ancora per famiglie, ma
con un fandom in larga parte costituito da chi è cresciuto con le battaglie del
Signore degli Anelli e forse si aspettava qualcosa di simile, magari di
rispettoso della molta letteratura che negli anni ha accompagnato Star Wars. Il
nuovo Star Wars mette un po' da parte i combattimenti fantasy per epicità e
durata, sembra cercare nuovi fan tra i più giovani mentre tiene poco conto dei
fan più anziani, fa con Gli Ultimi Jedi un elogio del fallimento che manco
Pasolini, in un'epoca in cui i giovani sanno bene cos'è il fallimento al punto
da non volerne sentire parlare pure al cinema mentre guardano il loro film
fantasy escapista preferito. La strada del Brand sta per spostarsi in TV,
scegliendo temi più adulti per le serie dal vivo e magari escogitando qualcosa
per i bambini più piccoli. Il futuro ritorno al cinema del franchise sarà una
sfida interessante.
A questo
giro mi sono divertito, sarebbe per me bello tornare in futuro in sala a Natale
per vivere nuove avventure spaziali. Ma senza Dominic Monaghan.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento