C'è il
ballo di fine anno, una notte di dolci effusioni e poi un incidente. Lui muore.
Lei dopo cinque anni si presenta a casa dei genitori di lui con un lieto
annuncio: è incinta e secondo la sua medium il padre è stato proprio un
ragazzo, in questo modo tornato dall'aldilà per confortarla. Nella famiglia
partono i sospetti e i dubbi. Il fratello crede nella buona fede della ragazza
e in questo strano gioco del destino. Il padre sembra sapere molto e di fatto
pare paghi alla ragazza l'affitto della casetta nei prati in cui vive. La
madre, che dopo il lutto ha abbandonato il vecchio lavoro presso la biblioteca
locale, è piena di rabbia e rancore, si sente offesa da questo annuncio. Quale
sarà la verità?
Quello
che è "vero" in realtà è qualcosa su cui soppesiamo cause ed effetti
attraverso dei filtri, che possono essere scientifici quanto emotivi. La
misurazione soggettiva o oggettiva della realtà in molti contesti è tanto una
questione di progresso scientifico quanto di punti di vista. Non ricordo chi ha
detto la frase che ho appena scritto, ma più o meno questo è il senso di questo
film tratto da un recente bestseller di successo. Come la natura della realtà è
"ibrida" è da soppesare nel suo essere conforme o "strana"
rispetto ai metri conosciti ed "emotivamente sentiti", la pellicola
si costruisce su mattoni semantici ambigui e imprevedibili che ne rifuggono una
definizione puntuale. Nasce come dramma sentimentale, gioca con i temi
soprannaturali, si nutre di un pizzico di fantascienza, tocca la psicologia dell'elaborazione
del lutto, nuota nel thriller e ogni personaggio è come se fosse immerso in una
realtà narrativa diversa, persegua sue strade come protagonista della propria
storia personale. Ogni personaggio ha un suo percorso e un suo "nemico"
negli altri personaggi. Quello che ne scaturisce è un film sulla difficoltà di
comunicazione con alcune idee geniali e altre più prevedibili, affascinante
nella costruzione generale, benedetto da attori in ottima forma come Brian Cox
e Margaret Qualley, ma forse troppo impalpabile nella messa in scena. Una bella
idea forse troppo annacquata
e priva di un vero genere di riferimento a cui attaccarsi per
emergere e lasciare il segno.
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