La vita
è come una grande distesa di fiori di girasole, con al centro una lavatrice
rotta. È questa la frase scritta da una mano ignota su un muro del silenzioso
reparto di ortopedia dove da due mesi è ricoverato un cantante country (Salvatore Palombi). Un cantante che ha al collo un pendaglio raffigurante
proprio un girasole, regalatogli dalla madre perché come il fiore lui riesca
sempre a essere positivo, riesca a guardare la vita come quel fiore, sempre
rivolto alla luce. Solo che il cantante non ha più molte speranze. Il male che
lo affligge sembra incurabile e ogni minuto che passa è solo un'attesa futile
dell'inevitabile epilogo. Non la pensa allo stesso modo suo fratello, di
professione commercialista (Mauro Negri) , che ormai ogni giorno si reca al
suo capezzale e cerca fiducioso dei riscontri positivi dal medico primario.
Proprio per la sua incrollabile dedizione, due giovani medici praticanti
gli parlano della fantomatica esistenza di una cura sperimentale, messa a punto
da un medico che ora si occupa di fare il pescatore a tempo pieno. La terapia
funzionerebbe se fosse possibile ricreare davanti al malato i momenti più
felici della sua vita. Per questo il commercialista ingaggia degli attori che
nella stanza di ospedale del fratello reciteranno per lui dal vivo gli attimi
più belli che lui, complice la profonda tristezza che ora lo attanaglia, non
riesce più nemmeno a immaginare. Avrà effetto la terapia? Riuscirà io cantante
a vedere di nuovo il mondo come uno sterminato campo di fiori al posto di
concentrare la sua attenzione solo su una lavatrice rotta?
Andrea
Castoldi è un regista e sceneggiatore interessante nel panorama degli autori
indipendenti del cinema italiano. Il suo estro si concentra in pellicole
piccole, girate con un budget limitato in un breve arco di giorni, ma riesce a immaginare sempre degli scenari grandiosi. In Ti si legge in faccia raccontava
la tragicomica parabola di un disoccupato che come alternativa a una continua
e infruttuosa ricerca di lavoro arriva sul punto di accettare di scrivere sulla
sua fronte, come un meme vivente, la pubblicità di una società assicurativa. In
Vista mare, tra un casolare e una piccola imbarcazone raccontava la distopia di
una società italiana costretta per sopravvivere a immigrare in Albania. Idee
fulminanti che Castoldi mette in scena in poco tempo, come urgenze creative,
diventando con il tempo sempre più esperto nel massimizzare le poche risorse e
i talenti coinvolti nella produzione. Così Salvatore Palombi e Mauro Negri per
"diventare sul set fratelli", riuscendoci, hanno deciso di
vivere per due settimane insieme, presso il set di una stanza offerta da una
nuova ala in costruzione dell'ospedale di Lecco. Il piano terra della struttura
ospedaliera si apre con un'ampia vetrata che però dà quasi l'impressione di
essere una gabbia chiusa all'esterno, comunica un senso di claustrofobia.
Stretti e angusti, qualche volta labirintici, solo i corridoi interni e
piccola, colorata ma opprimente è la stanza dove si svolgono gran parte delle
vicende, un luogo in cui si fa davvero fatica a muoversi, l'esatta metafora
dell'oppressione emotiva che subisce il personaggio di Palombi. Vorrebbe essere
"ganzo", vorrebbe snocciolare frasi ad effetto come Stefano Accorsi
in Radio Freccia, ma è chiuso in quella stanza fisicamente e chiuso nella
malattia mentalmente. Ed è allora che Negri, che pare un Alessandro Haber più
giovane, giocando con malinconia e insospettati tempi comici "mette in
scena" i momenti felici della vita del fratello. È qui che Castoldi vola
più alto, arrivando dalle parti di Michel Gondry (L'arte della felicità,
Eternal Sunshine of spotless mind, Be kind rewind), affidando al
media-teatro/cinema il potere di far riconoscere i propri sentimenti a una
persona che pensava di averli persi. Sono più attori a impersonare la vita del
personaggio di Palombi. Se c'è da ambientare un ricordo al mare gli attori
arriveranno in costume da bagno e sulla parete bianca della stanza di ospedale
un proiettore illuminerà diapositive di una spiaggia assolata. Se lo scenario
sarà autunnale e nebbioso, il commercialista interpretato da Negri aiuterà a
ricreare l'atmosfera con una vaporella, un effetto speciale certo insufficiente
ma tenero. C'è quell'occhio artigianale che ci rimanda a Be Kind Rewind ma ci
sono anche i pieni ben piantati per terra e uno stile recitativo minimale, di
stampo naturale quasi come un documentario. La malattia è un ingombro con cui
non si scherza e la chiave sognante e positiva con cui il film cerca di
contrastarla non vanno mai a eccedere e sminuire il dato reale. È un film che
commuove, anche perché usa i gesti e un linguaggio che chi si è trovato al
fianco di una persona malata ben conosce. Il rapporto tra i due fratelli sembra
davvero ben concepito, intenso, peccato che il resto del cast non dia
un'interpretazione ugualmente convincente e la pellicola qualche volta subisca
dei cali di ritmo. La colonna sonora country scelta dal regista allo
stesso modo tende a rallentare ulteriormente la fruizione generale, risultando
per lo scrivente più malinconica che dinamica e allegra. La sensazione è che il
film duri molto di più di quanto effettivamente duri, ma l'originalità della
messa in scena e la bravura dei due attori principali offrono uno spettacolo
gradevole e dimostrano come anche nelle produzioni low budget si possa oggi
ancora trovare qualità.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento