giovedì 3 ottobre 2019

TuttAPPosto: la nostra recensione



Ci sono delle regole precise per superare gli esami della fantomatica università del Sud Italia, che non esiste ma potrebbe esistere, scenario di questa pellicola. 
Bisogna non farsi vedere abbronzati o i professori penseranno che sei stato al mare invece che sui libri. Un certo professore gradirà le studentesse che si presenteranno con un ampio decolleté, un'altra professoressa preferirà ragazze che scelgono un abbigliamento più castigato, quasi monacale. Un professore avrà uno speciale tariffario se si vuole accedere alle votazioni più alte, un altro tenderà a bocciare tutti dopo una certa ora perché deve andare alle partite di calcetto, c'è chi pretenderà di vedere sul tavolo dell'esame il libro che ha scritto comprato dallo studente. Senza dimenticare il fatto che sempre meglio bocciare e tenere la porta aperta giusto per chi è giusto che passi senza sforzo. Così ci sono dei bonus che fanno saltare tutte queste difficoltà, trafile, stranezze e mercati, se hai un certo parente ricco e potente o, semplicemente, se ti chiami "Mancuso". Mancuso è la famiglia che attraverso un dedalo infinito di zii, parenti e nipoti acquisti detiene tutte le cattedre dell'Università particolare di questo film, da sempre. Mancuso è anche il nome del nostro protagonista, interpretato da Roberto Lipari, il figlio del preside Mancuso, "nato raccomandato" senza mai averlo voluto. Lui parcheggia la macchina davanti al portone, va agli esami con le domande concordate, nei corridoi tutti i professori e il personale universitario lo salutano, è l'unico a cui l'università concede dei saloni per esibirsi con la sua sfigata rock band di pop italiano vintage. Ma per amore le cose stanno per cambiare. Per ingraziarsi una ragazza, Irina (Viktoriya Pisotska), che studia con il programma Erasmus e mal tollera le raccomandazioni, il nostro eroe andrà via di casa, rigetterà gli aiuti del potente padre e della sua famiglia allargata e compirà una vera e propria rivoluzione nell'università creando una APP con cui gli studenti possono dare i voti ai professori come su Tripadvisor. Sembra uno scherzo ma la APP prende piede, il Ministro dell'Istruzione, interpretato da Monica Guerritore, se ne interessa e i professori incominciano davvero ad avere paura: dovrà migliorare il modo di condurre gli esami o il Ministero prenderà provvedimenti. 


Il regista di Ravanello Pallido, Gianni Costantino, che era riuscito a tirare fuori il lato sexy di Luciana Littizzetto, con questa seconda pellicola dà voce all'opera prima cinematografica scritta e interpretata dal vincitore della prima edizione del talent per comici "Eccezionale veramente". Un giovane comico non a caso anche lui per molto tempo in "ostaggio" presso una Università di Medicina mai ultimata per via dei cattivi comportamenti che il film evidenzia, ma che anche molti altri studenti potrebbero documentare. L'università in cui si svolgono le vicende è fittizia, potrebbe essere ovunque in Italia, ma incarna nella regione prescelta il perfetto esempio DOP del "gattopardismo", laddove l'istruzione rappresenta, più che un diritto e un modo di accedere al mondo del lavoro secondo meritocrazia, un collo di bottiglia che fa emergere solo la casta, lasciando impantanati tutti gli altri. La rivoluzione copernicana per cambiare le cose non è una lotta di potere ma invocare e applicare quella "trasparenza" che da sempre fa eco nelle leggi sulla buona tutela della amministrazione pubblica, ma che per troppo timore rimane relegata ad applicazioni timide, garbate quanto innocue. La rivoluzione digitale della fantomatica App, che si chiama come dal titolo TuttAPPosto, prenderà per i protagonisti più di una incognita e aprirà a scenari interessanti, laddove il film esplorerà alcuni aspetti dell'uso e abuso del potere. È molto interessante il modo in cui la pellicola riesce con assoluta semplicità, ironia e ritmo a intrattenere quanto a far pensare. Il modo in cui descrive con poche pennellate dei personaggi che diventano subito chiarissimi e il modo in cui li porta tutti a un'evoluzione credibile. C'è il giovane "assistente a vita" (un ottimo Francesco Russo) plurilaureato ma relegato a portare il caffè ai capi e a portargli la macchina a lavare. C'è il giovane presunto rivoluzionario sinistrorso (Carlo Calderone), che divide il mondo tra buoni e cattivi in modo arbitrario e ambisce a guidare rivoluzioni perché si è autoproclamato leader. C'è la studentessa (Simona Di Bella) che ha studiato ogni professore e ogni giorno affronta una nuova lotta per gli esami sottoponendo anche il nostro protagonista a un training quasi militare. C'è il preside, uno Zingaretti che sembra truccato da Lenin, che vuole poter "prevedere il futuro" di suo figlio e dell'Università come ama curare i bonsai che tiene nella sua piccola serra. C'è la madre del protagonista, interpretata da Silvana Fallisi, apparentemente svampita, che comunica con il figlio attraverso le frasi incise sulla glassa delle torte salutiste che ama confezionare. È un film corale divertente e malinconico, ma che a volte sa davvero tirare fuori gli artigli e diventare "di denuncia", quasi un horror! 

SPOILER c'è la scena di quando l'assistente si ribella al professore che da sempre lo vessa chiedendogli di lavare la propria auto che fa davvero paura. Il ragazzo vomita sull'insegnate il proprio odio e l'adulto lo deride, correndo via ridendo di lui come Freddy Krueger 
FINE SPOILER 

Anche se la soluzione finale del racconto può apparire un po' favolistica e l'attore/sceneggiatore è simpatico ma un po' monocorde (stile Rovazzi), l'operazione è riuscita, il cast funziona benissimo come la messa in scena ed è importante che il nostro cinema prenda di petto, come in questa meritevole pellicola, sempre di più i problemi legati ai giovani, al lavoro e alla scuola. Scusate se esisto, Gli ultimi saranno gli ultimi, Smetto quando voglio, C'è chi dice no, La scuola. I film ci sono ma forse non sono ancora abbastanza. Forse più se ne parla più verrà davvero a qualcuno che sta in alto la voglia di cambiare le cose. Perché anche se siamo un paese per vecchi, gli anziani e le loro pensioni un giorno finiranno. Per ora una APP come quella del film, pur con i suoi limiti e con i giusti accorgimenti (mi immagino che se rimanesse così pioverebbero sugli studenti le denunce di diffamazione), seppure per il nostro paese quasi un espediente da inimmaginabile e sofisticata fantascienza sociale alla Andrew Niccol, potrebbe essere davvero una base di partenza, uno spunto interessante per aprire un dibattito su una scuola più equa. Del resto in una cultura che celebra il mondo degli chef stellati non è troppo strano pensare a una scuola che si ispira a Tripadvisor. 
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