Ci sono
delle regole precise per superare gli esami della fantomatica università del
Sud Italia, che non esiste ma potrebbe esistere, scenario di questa
pellicola.
Bisogna
non farsi vedere abbronzati o i professori penseranno che sei stato al mare
invece che sui libri. Un certo professore gradirà le studentesse che si
presenteranno con un ampio decolleté, un'altra professoressa preferirà ragazze
che scelgono un abbigliamento più castigato, quasi monacale. Un professore avrà
uno speciale tariffario se si vuole accedere alle votazioni più alte, un altro
tenderà a bocciare tutti dopo una certa ora perché deve andare alle partite di
calcetto, c'è chi pretenderà di vedere sul tavolo dell'esame il libro che ha
scritto comprato dallo studente. Senza dimenticare il fatto che sempre meglio
bocciare e tenere la porta aperta giusto per chi è giusto che passi senza
sforzo. Così ci sono dei bonus che fanno saltare tutte queste difficoltà,
trafile, stranezze e mercati, se hai un certo parente ricco e potente o,
semplicemente, se ti chiami "Mancuso". Mancuso è la famiglia che
attraverso un dedalo infinito di zii, parenti e nipoti acquisti detiene tutte
le cattedre dell'Università particolare di questo film, da sempre. Mancuso è
anche il nome del nostro protagonista, interpretato da Roberto Lipari, il
figlio del preside Mancuso, "nato raccomandato" senza mai averlo
voluto. Lui parcheggia la macchina davanti al portone,
va agli esami con le domande concordate, nei corridoi tutti i professori e il
personale universitario lo salutano, è l'unico a cui l'università concede dei
saloni per esibirsi con la sua sfigata rock band di pop italiano vintage. Ma
per amore le cose stanno per cambiare. Per ingraziarsi una ragazza, Irina (Viktoriya Pisotska), che studia con il programma Erasmus e mal tollera le
raccomandazioni, il nostro eroe andrà via di casa, rigetterà gli aiuti del
potente padre e della sua famiglia allargata e compirà una vera e propria
rivoluzione nell'università creando una APP con cui gli studenti possono dare
i voti ai professori come su Tripadvisor. Sembra uno scherzo ma la APP prende
piede, il Ministro dell'Istruzione, interpretato da Monica Guerritore, se
ne interessa e i professori incominciano davvero ad avere paura: dovrà
migliorare il modo di condurre gli esami o il Ministero prenderà
provvedimenti.
Il
regista di Ravanello Pallido, Gianni Costantino, che era riuscito a tirare
fuori il lato sexy di Luciana Littizzetto, con questa seconda pellicola dà voce
all'opera prima cinematografica scritta e interpretata dal vincitore della
prima edizione del talent per comici "Eccezionale veramente". Un
giovane comico non a caso anche lui per molto tempo in "ostaggio"
presso una Università di Medicina mai ultimata per via dei cattivi
comportamenti che il film evidenzia, ma che anche molti altri studenti
potrebbero documentare. L'università in cui si svolgono le vicende è fittizia,
potrebbe essere ovunque in Italia, ma incarna nella regione prescelta il
perfetto esempio DOP del "gattopardismo", laddove l'istruzione
rappresenta, più che un diritto e un modo di accedere al mondo del lavoro
secondo meritocrazia, un collo di bottiglia che fa emergere solo la casta,
lasciando impantanati tutti gli altri. La rivoluzione copernicana per cambiare
le cose non è una lotta di potere ma invocare e applicare quella
"trasparenza" che da sempre fa eco nelle leggi sulla buona tutela
della amministrazione pubblica, ma che per troppo timore rimane relegata ad
applicazioni timide, garbate quanto innocue. La rivoluzione digitale della
fantomatica App, che si chiama come dal titolo TuttAPPosto, prenderà per i
protagonisti più di una incognita e aprirà a scenari interessanti, laddove il
film esplorerà alcuni aspetti dell'uso e abuso del potere. È molto interessante
il modo in cui la pellicola riesce con assoluta semplicità, ironia e ritmo a
intrattenere quanto a far pensare. Il modo in cui descrive con poche pennellate
dei personaggi che diventano subito chiarissimi e il modo in cui li porta tutti
a un'evoluzione credibile. C'è il giovane "assistente a vita" (un
ottimo Francesco Russo) plurilaureato ma relegato a portare il caffè ai capi e
a portargli la macchina a lavare. C'è il giovane presunto rivoluzionario
sinistrorso (Carlo Calderone), che divide il mondo tra buoni e cattivi in modo
arbitrario e ambisce a guidare rivoluzioni perché si è autoproclamato leader.
C'è la studentessa (Simona Di Bella) che ha studiato ogni professore e
ogni giorno affronta una nuova lotta per gli esami sottoponendo anche il nostro
protagonista a un training quasi militare. C'è il preside, uno Zingaretti che
sembra truccato da Lenin, che vuole poter "prevedere il futuro" di suo figlio e dell'Università come ama curare i bonsai che tiene nella sua piccola
serra. C'è la madre del protagonista, interpretata da Silvana Fallisi, apparentemente svampita, che comunica con il figlio attraverso le frasi incise
sulla glassa delle torte salutiste che ama confezionare. È un film corale divertente
e malinconico, ma che a volte sa davvero tirare fuori gli artigli e diventare
"di denuncia", quasi un horror!
SPOILER c'è
la scena di quando l'assistente si ribella al professore che da sempre lo vessa
chiedendogli di lavare la propria auto che fa davvero paura. Il ragazzo vomita
sull'insegnate il proprio odio e l'adulto lo deride, correndo via ridendo di
lui come Freddy Krueger
FINE
SPOILER
Anche se la soluzione finale del racconto può apparire un po'
favolistica e l'attore/sceneggiatore è simpatico ma un po' monocorde (stile Rovazzi), l'operazione è riuscita, il cast funziona benissimo come
la messa in scena ed è importante che il nostro cinema prenda di petto, come in
questa meritevole pellicola, sempre di più i problemi legati ai giovani,
al lavoro e alla scuola. Scusate se esisto, Gli ultimi saranno gli ultimi,
Smetto quando voglio, C'è chi dice no, La scuola. I film ci
sono ma forse non sono ancora abbastanza. Forse più se ne parla più verrà
davvero a qualcuno che sta in alto la voglia di cambiare le cose. Perché anche
se siamo un paese per vecchi, gli anziani e le loro pensioni un giorno
finiranno. Per ora una APP come quella del film, pur con i suoi limiti e con i
giusti accorgimenti (mi immagino
che se rimanesse così pioverebbero sugli studenti le denunce di
diffamazione), seppure per il nostro paese quasi un espediente da
inimmaginabile e sofisticata fantascienza sociale alla Andrew Niccol, potrebbe
essere davvero una base di partenza, uno spunto interessante per aprire un
dibattito su una scuola più equa. Del resto in una cultura che celebra il mondo
degli chef stellati non è troppo strano pensare a una scuola che si ispira a
Tripadvisor.
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