lunedì 28 ottobre 2019

Gemini man - la nostra recensione del nuovo film di Ang Lee con due Will Smith, di cui uno digitale





Nel cinema d'azione duro e puro le trame si scrivono in 13 parole. 14 se è una trama action-fantascientifica, e spesso la parola in più è "fantascientifico" questa è quindi la trama: Will Smith, cecchino tradito, si confronta con il suo, fantascientifico, clone più giovane. 
Non serve altro, giusto sottolineare la presenza di un Clive Owen invecchiatissimo, davvero troppo invecchiatissimo, e la figura femminile Mary Elizabeth Winstead, per me una delle attrici più belle della terra (10 Cloverfield lane, Scott Pilgrim, vestita da cheerleader in A prova di morte di Tarantino), che qui è così sottotraccia da sembrare la vostra collega ancora non sposata che ama molto i gatti. Ah, c'è anche Benedict Wong, che non è che faccia molte cose ma quello che fa è solo epico, tipo che lo chiamano "il barone", guida un idrovolante e porta camicie hawaiane. Non serve altro, oltre a montagne di scene d'azione ben realizzate e dirette, in quanto questo è il nuovo film di Ang Lee.
Ang Lee ha fatto un nuovo film ed è una bomba, come tutti i suoi film, anche se è chiaramente un film leggero, da guardare con la mente in "libera uscita". Era un po' sparito dai radar, Vita di Pi era del 2012, Billy Lynn - Un giorno da eroe (molto bello e molto serio, recuperatelo in home video dopo che vi ho detto io che "esiste") del 2016 è stato poco pubblicizzato e alla fine l'hanno visto in sei, ma ora riparte un mega blockbuster, come ai tempi del suo Hulk, del 2003. In Hulk era Ang Lee stesso a interpretare Hulk con la motion capture e con un face editor che rendeva hulkeschi i connotati dell'attore Eric Bana, con esiti discreti ma che rendevano il personaggio Marvel su schermo per espressività e  naturalezza una specie di enorme (e subito da me amatissima, insieme ai "barboncini hulkerschi") big-babol verde. Oggi nel 2019 è Will Smith con la più recente tecnologia di motion capture a interpretare la versione più giovane di se stesso, con esiti non diversi da questo tizio della pubblicità della fresh'n'clean.



O del Vigorsol...
Alla fine sempre di gomma da masticare si parla, sarà un pallino di Ang Lee. 
Ci poteva andare peggio, potevamo avere Jaden Smith...
Se si è disposti a chiudere amorevolmente un occhio, e se capita pure due, su questo tipo di effetti speciali "di carne", che ultimamente stanno prendendo piede nonostante l'impressione è che non si siano fatti troppi passi avanti dal film orientale Final Fantasy del 2001, si può considerare come Gemini Man ricordi per certi versi un altro "grande classico poco noto" del 2001, The Replicant con Jean Claude Van Damme, per la regia di un grande autore orientale come Ringo Lam, nonché, per una particolare scelta di messa in scena di "sequenze specchiate" il capolavoro del 1997 di John Woo, Face Off. Vi dirò di più, Will Smith sembra qui tornato ai tempi di Io,robot, del 2004 (di fatto annullando una fase depressiva dell'attore nel suo rapporto con il pubblico che è un po' terminata solo l'altro ieri con Aladdin della Disney), al punto che se mi dicessero che Gemini man è un film perduto del 2004 ci crederei. Quindi, diranno i miei 19 lettori più affezionati: "Gemini man è il meglio del cinema orientale, anche se di vent'anni fa, ma vent'anni fa il cinema orientale era atomico". Allora del facciotto-bambolotto-cewingommoso dello young Will Smith, che già sogno utilizzato in modo pacchiano in una fantastica puntata reunion de Il principe di Bell Air, alla fine mi frega davvero pochissimo, insieme ai suoi movimenti presi un po' da Daredevil con Ben Affleck (pure lui del 2003 come l'Hulk di Lee, con in Italia una raccolta mensile di fumetti che si chiamava dal 1994 "Devil & Hulk"... ditemi se non c'è un progetto cosmico dietro a tutto questo...), perché questo film, lo dico subito prima di perdere il film del discorso per la sesta volta, è una bomba! È un film stra-divertente come quelli "orientali di una volta", con un sacco di ritmo, il divertimento con un po' di dramma e melodramma (tipica ricetta orientale) e delle scene memorabili nel senso che le ricorderete anche dopo essere usciti dal cinema dopo 6 ore (vi sfido a ricordarvi dopo lo stesso lasso di tempo il 90% dei film action odierni). Una trama lineare e comprensibile (Mission Impossible, mentre parlo ti sto guardando male, non fare l'indifferente), inseguimenti e combattimenti divertenti, un po' di depressione da fantascienza sociale e il piatto è cotto, croccante e gustoso. Forse non è il prodotto più sofisticato, introspettivo e ricercato di Ang Lee, perché chiaramente non lo è e non punta a quello. Ma se vi state "deprimendo al cinema" in questi giorni con i pur interessantissimi Joker e Ad Astra, la sala di Gemini Man è quella in cui entrare, con i pop corn e la coca grande. 
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