- Riassunto delle puntate precedenti: Siamo nella Londra "futuribile"
del Pianeta dei Morti, dove il mondo è mezzo impazzito e invaso da creature simili a zombie chiamate Ritornanti. I ritornanti, feroci ma ingenui,
alla perenne ricerca di carne umana servita al sangue per sostenersi, sono lo
specchio di una dis/umanità di margine che pare l'involuzione fisica e mentale
dalle fasce sempre più povere e dimenticate della popolazione (che vanno dai
molto poveri e arriva alla working class fino a chi abita nelle piccole
province). L'umanità conseguente ai ritornarti, non mutata ma impazzita si
esprime in tre "filoni": immemori, flagellanti e
"astenuti". I quieti e schivi Immemori vivono in riserve protette da
alte mura, in un perenne stato allucinatorio fornito gratuitamente che nega la
realtà e offre l'illusione di stare bene in un finto mondo realizzato con set
cinematografici che replicano quello vero. I feroci e distruttivi Flagellanti
sono fanatici dall'indole terroristica che compiono continue scorribande e
distruzioni. Armati e più o meno organizzati, credono che iniettarsi nel
corpo il sangue dei ritornanti, somministrato nelle giuste dosi, non li
farebbe impazzire ma anzi conferirebbe la vita eterna. Per ora sembrano pochi,
ma stanno aumentando di numero. Gli astenuti si astengono dalla pazzia e vivono
più o meno come prima, considerando i ritornanti alla stregua di una classe
sociale poco abbiente.
Il Dylan
Dog di questo "futuro" è un uomo distrutto. Dopo che il mondo
"gli ha dato ragione" e ha creato sul suo modo di lavorare con i
ritornanti la "polizia dell'incubo", una specie di corpo di
social worker che si occupa dello studio e possibile reinserimento sociale del
ritornanti. Ma il nostro eroe è stato al contempo afflitto da molti
lutti, primo fra tutti la scomparsa dell'amico Groucho, rivelatosi di
fatto il "paziente zero dei ritornanti", che Dylan non ha avuto
cuore di uccidere, dando il via all'epidemia. L'inquilino di Craven Road si è quindi ritirato a vivere in una casa vicino a un cimitero e poi, stanco
di sparare ai non-morti, si è ritirato presso gli immemori. Si è scontrato con
il vecchio nemico Xabaras, che di lì a poco avrebbe fondato la setta dei
flagellanti, le ha prese e dopo una lunga degenza in ospedale, mentre qualcuno
di a lui vicino ma non conosciuto (probabilmente suo figlio) ha continuato la
guerra al suo posto, è tornato a Londra.
-
Sinossi: Undead è un paesino di provincia non troppo distante da Londra,
qui i ritornanti vivono una non-vita fatta di routine lente e monotone che ha
poche differenze da quella precedente. Una vita "felice", non fosse
che la carne non sta più al suo posto sulla faccia, non fosse che le case sono
distrutte, non fosse per i pericoli insiti nel vicino bosco, dal quale delle
strane luci sembrano rapire la popolazione senza lasciare traccia. Dylan con il
nuovo commissario capita dalle parti di Undead in cerca dei flagellanti e
rimane quasi vittima di un'orda di ritornanti, evitata per un soffio grazie all'intervento dei
ritornanti di Undead, che lo traggono in salvo e lo curano. Per nulla violenti,
si fanno aiutare da Dylan per scoprire l'origine delle strane luci del
bosco.
-
Bacilieri e i suoi zombie dal volto umano. Sono passati 20 anni da quando Paolo
Bacilieri esordiva in casa Bonelli, principalmente come disegnatore, sul
Napoleone di Ambrosini, ma ha anche una carriera non-bonelliana più lunga e non
meno stimolante, anche come autore completo, di cui voglio citarvi le opere più
giocosamente erotiche, ristampate di recente da Coconino Press, Zeno Porno e Fun,
ma anche cose folli e stralunate come Palla, pubblicate da Hollow Press.
Bacilieri possiede un tratto di disegno riconoscibilissimo, che rilegge il
classico realismo cinematografico "bonelliano" sotto l'occhio alla
Linea Chiara di Herge'. Per certi versi mi ricorda Magnus. Le sue tavole hanno
una composizione che se in superficie risultata apparentemente stilizzatata,
con figure umane dai tratti quasi caricaturali, nasconde una ricchezza infinita
di dettagli ed espressività. I disegni di Bacilieri sono "vividi",
hanno una particolare eleganza nella scelta delle inquadrature e perfetti per
dare volto alle emozioni anche di personaggi difficilmente
"espressivi" come gli zombie. I suoi ritornanti hanno così una cifra
emotiva spaventosamente umana, se non quasi burtoniana,
rimandando dritto si fantasmi di BeetleJuice. Dovrebbero spaventarci e invece
Bacilieri ce li rende teneri. Non per questo l'albo risulta carente di splatter
e azione, che arrivano entrambe in dosi copiose, su sequenze di più pagine.
Personalmente ammiro lo stile di Bacilieri ma riconosco che non essendo
"classico" per molti lettori di Dylan Dog deve essere prima
assaporato, compreso, risultando al colpo d'occhio meno "performante"
di quanto, nei dettagli, effettivamente sia. Sono disegni da degustare, non da
ingurgitare in pochi secondi. Per me è uno stile che a volte sa richiamare un
certo tipo di miniature medioevali, a volte riesce ad essere pura street art,
mi affascina.
-
Bilotta e il suo "non" walking dead: il pianeta dei morti fin dall'inizio
è scritto e ideato da Alessandro Bilotta, una delle penne più interessanti del
fumetto italiano moderno. Piango ancora la prematura chiusura di Mercurio Loi,
incolpandomi di non aver avuto il tempo di parlarne sul blog. Bilotta è un
diamante pazzo, uno che sa giocare con i generi letterari alti e bassi e fare
jazz con loro, creando qualcosa di unico e al contempo "suo",
riconoscibile. Se fosse nato in Giappone godrebbe di pari fama rispetto a
Shinichiro Watanabe, perché l'unica opera che come struttura narrativa
trasgressiva, anarchica e malinconica mi ricorda Cowboy Bebop è proprio
Mercurio Loi. Ma torniamo al Pianeta dei morti. Con tutta la sana e geniale
follia che lo contraddistingue, Bilotta negli ultimi numeri ha ribaltato tutta
la storia e poi la ha rimessa in carreggiata. Non voglio farvi "spoiler
retroattivo", ma se avete letto gli ultimi due numeri sapete cosa intendo.
Questo Benvenuti ad Undead è una ripartenza a tutti gli effetti, al punto da
citare direttamente e "aggiornare" il numero 1 di Dylan Dog, cogliendo
l'occasione per presentarci tra le fila dei flagellatori qualcuno di davvero
inaspettato. Bilotta come sempre non procede per niente dritto, si prende i
suoi tempi, mette al centro della narrazione la vita di una piccola famiglia di
non-morti che vive "felice" giorno dopo giorno mentre attende di
"non esistere più". Il loro timore, quello delle "luci del
bosco", alla fine è quanto di più umano e semplice si possa
concepire, ma al contempo assume connotazioni nuove, inedite e inaspettate
rispetto alla nostra concezione dei ritornanti. Ritornanti che compiono una
evoluzione interessante e sotto traccia già spianata dagli ultimi lavori di
Romero. Non è una questione di razze, non è una questione di territori. Il
mondo del pianeta dei morti affronta il problema di trovare un linguaggio
comune perché le diverse "fazioni" possano creare insieme un futuro
condiviso. Solo che gli immemori non vogliono parlare con nessuno e negano a se
stessi la conoscenza, i flagellanti vogliono dominare secondo una supposta
religione che si "giustifica" nell'eliminazione del prossimo, chi
rimane "tranquillo" (che siamo "noi") pensa che il mondo
non sia cambiato più di tanto dopo l'arrivo dei non morti, spera che lo Stato
intervenga facendo quello che già più o meno faceva prima per aiutare le classi
più deboli, accetta che qualche strage ad opera di zombie si compia allo stesso
modo in cui si accettano gli incidenti stradali. I ritornanti sono invece il
futuro. Dopo essere stati ferocemente "bambini", in questo nuovo
episodio vediamo i ritornanti forse crescere (come ci aveva fatto intuire l'episodio di Groucho di due numeri fa), diventare adulti. O per lo meno veniamo
a sapere che una convivenza è possibile. Solo che il loro linguaggio non è
ancora comprensibile a tutti gli umani, come la loro fame non è spesso
comprimibile, come il potere che li muove appare "misterioso". Sono
un nuovo popolo da scoprire, di cui tutti gli altri popoli presto o tardi,
volenti o nolenti, faranno parte. Forse. Bilotta fa anche questa volta della
buona fantascienza sociale. Ironizza/fa critica sul fanatismo allo stesso modo
in cui l'ultimo Tarantino ironizza sulla setta di Manson. Ironizza/fa critica
sull'immobilismo placido ma confortante dei paesi di provincia, accoglie la non
banale metafora della fine dell'adolescenza con l'inizio del disfacimento del
corpo.
Finale:
Bilotta dietro una trama solida/solita di stampo "investigativo" che
si legge in un fiato ci coccola delle mille suggestioni e umori di cui è sempre
più pregno il suo mondo narrativo. Bacilieri sa raccogliere la sfida di
rappresentare una dis/umanità gentile quanto sofferente e riempie le pagine di
azione e sentimento, tra boschi quasi fatati, le immancabile scene di
sparatorie e splatter e il calore di piccole case diroccate piene di famiglie
"alternative". Un numero davvero buono.
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