-
Sinossi del Film: Siamo ad Halloween, nel più classico paesino tra il verde e i
campi di mais della più classica provincia americana dei ruggenti anni '60. La Tv parla dell'elezione di Nixon e il Vietnam alle porte, le radio
trasmettono The season of the Witch di Donovan (dal mitico album Sunshine
Superman del 1966, di recente già sentita in Paranorman della Laika).
Si avverte l'arrivo di una tempesta imminente fin dai primi minuti del film,
c'è una tensione opprimente nell'aria, ma l'atmosfera generale è subito
stemperata, cordiale e vintage quando arrivano i nostri piccoli eroi e
subito ci sentiamo in un episodio di Stranger Things o dell'ultimo It.
Conosciamo i nostri "perdenti" e subito li troviamo carichissimi,
pronti, complici i costumi (amabilmente sfigati) e il calare delle tenebre, a
farla vedere alla solita compagine locale di bulli. Lo scherzo del giorno è una
certosina "cacca flambé", pazientemente collezionata dal perdente più
intraprendente, che è stato a raccogliere la sua, per molti giorni immaginiamo,
attraverso un retino per i pesci dell'acquario usato nel WC. Ma l'impresa
lodevole risulta meno epica delle aspettative, la parte della "fuga"
è poco organizzata e i nostri sono sgamati e costretti a ripiegare per le vie
della cittadina mentre i cattivi coperto di cacca fumante roteano mazze da
baseball. La fuga fa tappa il drive in, con in cartellone un classico horror
senza tempo e un mezzo colpo di fulmine per la ragazza del gruppo.Poi la
combriccola ancora in fuga arriva alla casa stregata locale, nella
speranza che sia una costruzione "bulli-fuga" (cioè non
contenere bulli... scusate sono le tre di notte). E come ogni casa stregata,
naturalmente anche questa ha la sua bella storia dell'orrore che i locali
narravano, davanti ai più tetri falò con marshmallow del campeggio e tra i più
raccapriccianti pigiama party di seconda media. Una ragazzina viveva segregata
nelle cantine di quel particolare luogo isolato e immenso tra il verde, di
proprietà di una facoltosa famiglia locale. Quelli, che in genere nei
racconti dell'orrore finiscono male, si erano avvicinati a quella
cantina, l'avevano sentita parlare e sembra che lei li avesse
intrattenuti con delle storie incredibili, in grado di rivelare le loro vere
paure. Di li a poco queste persone erano misteriosamente sparite. Nessuno che
aveva ascoltato i racconti della ragazza della cantina era sopravvissuto. Per
via di questi strani eventi, forse frutto della magia nera, la ragazza,
scoperta, si era infine suicidata ma il suo spirito, pieno di rancore, era
certo che ancora aleggiasse nei pressi della magione. In pratica era una specie
di storia dell'orrore per ragazzini sul fatto che qualcuno che racconti delle
storie dell'orrore per ragazzini riuscisse a spaventarli a morte. Non forse la
trovata concettuale più figa del mondo ma, ehi, se la storia fosse stata
vera? Era vero o solo una storia di paura per bambini poco fantasiosa? I
nostri protagonisti presto lo avrebbero scoperto. Come presto avrebbero
scoperto che quella magione non era bulli-fuga.
- Da un
"libro-gioco" per bambini al film: per comprendere e apprezzare Scary
Stories è necessario almeno una volta prendere in mano i racconti di Alvin
Schwartz illustrati da Stephen Grammell (disegnatore di cui Del Toro è grande
estimatore, avendo diversi suoi lavori nella sua collezione sterminata di
menorabilia). Non si tratta di piccoli romanzi come i Piccoli Brividi di
R.L.Stine quanto di brevissimi racconti di un paio di pagine che l'autore
invita a raccontare a voce davanti a un gruppo di amici. I racconti danno
indicazioni precise sul modo di raccontare la storia, dal tono della voce da
usare, a quando prendere una pausa nella narrazione per creare suspance, ogni
tanto facendo scegliere se seguire un finale o l'altro. Ci sono storie per far
spaventare all'improvviso, storie di fantasmi, storie grottesche, perfino
storie che fanno ridere, tutte divise ordinatamente per genere dall'autore per
far scegliere al lettore e ai suoi ascoltatori quello che preferiscono. A dare
ancora più corpo ai "brividi" che la recitazione del narratore
dovrebbe fornire, intervengono i mostri "caricaturali ma terribili"
disegnati da Grammell, immortalati con un tratto sfumato in bianco e nero,
vicino al "nostro" Corrado Roi di Dylan Dog. De Agostini da questo settembre
ha ristampato in unico volume le tre raccolte di Schwartz, comprensive di tutti
i disegni originali di Grammell. Sono storie da noi magari poco conosciute ma
amatissime all'estero, motivo per cui è arrivato questo film, soprattutto dai
bambini. Un gioco che ha per base "storie spaventose da recitare al
buio" per spaventarsi a vicenda nelle sere del campeggio o ai pigiama
party. Le avessi avute da bambino le avrei amate quanto lo zio Tibia, ma anche
da adulto ne rimango felicemente colpito per il loro modo leggero quanto
"ludico" di presentarsi, non prive di chiavi di lettura a volte
sorprendenti. Ve ne consiglio caldamente la lettura.
- Dei
"Piccoli Brividi" in salsa Del Toro: i tre libri originali da cui è
tratto Scary Stories, scritti da Alvin Schwartz, sono magnifiche antologie di
racconti del brivido, piene di bellissime illustrazioni a cura del bravissimo
Stephen Grammell che dà forma ai mostri che mano a mano divengono protagonisti
delle singole storie. Gia dal trailer è evidente che i mostri convertiti su
schermo sono tutti magnifici, squisitamente grotteschi e pieni di carattere.
C'è la "donna enorme", che sembra il malinconico Pinocchio "di
carne" disegnato da Ausonia. C'è Harold lo spaventapasseri, interpretato
da Mark Steger (il demone di Paranormal Activity, il mostro verde di Stranger
Things) che dietro un volto immobile alla Leatherface sembra essere animato di
una luce dagli occhi, che poi si rivela essere solo un grottesco movimento di
piccoli insetti sottopelle, come il Babau di Nightmare before Christmas. C'è il
raccapricciante ma dall'aria sperduta zombie senza alluce, interpretato dal
mimo Javier Botet (lo Slenderman, l'uomo delle chiavi di Insidoius, l'hobo di
IT). C'è il mio preferito, il Jangly man ("uomo tintinnante",
letteralmente) interpretato dal contorsionista Troy James (Baba Jaga
nell'ultimo Hellboy, la madre in Mama, una delle presenza di Crimson Peek e
indimenticabile demone con martello in Rec) una specie di zombie scomponibile e
ricomponibile, che a volte inverte mani, gambe e torso, con ossa e
articolazioni che dopo "l'assemblaggio" si contorcono e continuamente
schioccano in modo che fa gelare il sangue. Se amate come me le creature fatte
con cuore e artigiano talento di make-up, effetti visivi e attori-mimi
questo film è già imperdibile, come è imperdibile l'ultimo IT. La storia di
fondo è intrigante, meno scontata del previsto è ontologicamente corretta nel
rappresentare il "senso" delle antologia di Schwartz. Come in quei
"libri-gioco" il vero "mostro" è creato dalla voce del
narratore, anche in Scary Stories c'è un narratore terribile, impersonato dalla
ragazza della cantina. C'è da dire che alcune delle piccole storie legate bella
sceneggiatura sono più articolate di altre, ma per mia diretta lettura dei testi
ci posso assicurare che anche le storie che hanno uno sviluppo più breve sulla
pellicola riproducono esattamente tutto quello che accade nel libro. Non c'è
una contrazione o citazione come avviene nel film di Piccoli Brividi, quanto si
vede in quei casi è esattamente quanto si legge. Compresa la voce sussurrata
del lettore per dare la giusta atmosfera.
- I
nuovi mostri cinematografici di Del Toro. Scary Stories un film fatto
espressamente per una fascia di pubblico di giovanissimi, che punta a
spaventare quanto a divertire, facendo uso di creature amabilmente create
artigianalmente sulla scorta dei mostri classici della tradizione horror. Non
manca però anche la malinconia, una delle cifre stilistiche che da sempre segue
tutte le creature visive di Del Toro. Dopo l'era di Tim Burton, Guillermo Del
Toro è indiscutibilmente diventato uno dei più importanti creatori di
nostalgici e crudeli mostri moderni cinematografici. Nei suoi Mimic, Hellboy,
Il Labirinto del Fauno, Crimson Peek, La forma dell'acqua ha definito un
preciso stile visivo e narrativo, che si riscontra anche nel lavori da lui solo
produttori come Mama, Non avere paura del buio e anche questo ultimo Scary Stories to tell in the dark. Pur ricordando per molti aspetti
It, Stranger Things e Piccoli Brividi, il film di Del Toro che
sorprendentemente più si avvicina a Scary Stories credo sia Il labirinto nel
Fauno. C'è un'America che sta rubando i figli di una piccola cittadina per
portarli nel Vietnam, mentre una specie di fantasma in qualche modo sta facendo
la stessa cosa. Come ne Il labirinto del fauno, il mondo del
"fantastico" non è meno crudele del mondo reale e ad esso
strettamente interconnesso, anche se spesso i legami sono da cercarsi nei
dettagli. È interessante come la mitologia fantastica sia qui radicata
nella cultura americana, quando il film di fatto è prodotto dallo spagnolo Del
Toro e diretto dal bravissimo e da me ugualmente adorato regista norvegese di
Trollhunter, Andre Ovredal. Sono entrambi autori molto amanti dei mostri, folletti
et similia, come ben "trapiantati" in America. Ovredal ha peraltro di
recente diretto il bellissimo e americanissimo (da noi recensito) Autopsy e ha
già in canna La lunga marcia, adattamento del "mio" primo libro di
King, una delle mie letture più amate di sempre. Ci stanno bene, questo
spagnolo e questo norvegese, nel fantasy a Stelle e Strisce, lo centrano a
livello narrativo quanto visivo. Per questo in Scary Stories ci si affeziona
velocemente a tutti i personaggi, soffrendo per loro quando la sorte avversa,
che nelle storie di paura non può mai mancare, cala su di loro come una mannaia
quanto la "Storia". La stessa lezione del Fauno. Il bullo Tommy (Austin Abrams) si iscrive volontario per andare in Vietnam ed è chiaro che lo
faccia per fuggire dal campo di pannocchie infinito (simile a quello di Kevin
Costner de L'uomo dei sogni ma più tetro, più notturno) che lo
relegherebbe a stare per sempre lì nel paesino, impalato come uno
spaventapasseri, a raccogliere uova da consegnare ai vicini per non fare
arrabbiare mamma/padrona. La storia di Tommy ha una parabola ben congegnata e
speculare alla vicenda del ragazzo ispanico Ramon (Miguel Garzia), che vuole
invece scappare dalla leva alla quale è costretto ad aderire, perché non vuole
morire. Un altro scorcio dell'America provinciale ci è fornito dal
personaggio bello, tragico ma combattivo, di Stella (Zoe
Colletti), relegata nel piccolo paesino, come la ragazza della cantina, per via
dei problemi di salute del padre (Dean Norris), stanco e depresso, incapace di
reagire all'assenza della moglie. Una situazione e relazione che la vede
adultizzata, accudente, molto lontana dalla felicità della sua età. È una
America orfana di figure paterne, quasi un presagio dell'eccidio in termini di
vite umane dell'imminente Vietnam. Sono le donne a tenere insieme le
famiglie, sacrificando i loro sogni e ambizioni, con una realtà locale che pare
regredita al Far West. Sono irresistibili nel gruppo dei ragazzini
protagonisti Auggie (Gabriel Rush) e Chuck (Austin Zajur). Sono una
coppia di nerd, ai tempi in cui non era così figo, che ad Halloween finiscono
con dei costumi sfigatissimi da non-supereroi, un uomo-ragno che è
effettivamente un vestito da ragno con tanti piedini e antenne, e un
pagliaccio che non è il Joker ma uno Pierrot da opera teatrale tradizionale XIX
sec. Auggie è il precisino e pulitino del gruppo e gli capiterà per
contrappasso il mostro più schifoso e putrido possibile. A Chuck,
bassino, riccioluto e in piena esplosione ormonale, capiterà un incontro
ravvicinato con una terribile donnona orribile che gli si parerà come
"unica alternativa della vita" per avere un rapporto ravvicinato.
Avrei voluto stare più tempo con Auggie e Chuck, ma mi hanno divertito un
sacco, danno le giuste occasioni alla pellicola di alleggerirsi,
stemperare. Molto interessante la scelta degli sceneggiatori, già autori di
Lego Movie, di ibridare la struttura narrativa tra gli slasher anni '80
americani e i Japan Horror stile The Ring. I J-horror hanno storie che al loro centro
mettono l'importanza della Storia, del "ricordare la storia di una
persona dimenticata". Il mostro è spesso una vittima che agisce per non
essere dimenticata ed è "conoscere il mostro, più che sconfiggerlo",
il viaggio narrativo che intraprendono i personaggi. Non è il classico viaggio
iniziatico dell'eroe "puro" contro il male per uscirne
vincitore/adulto, il sottotesto-tipo degli horror occidentali. In Scary Stories
c'è quindi una "zona d'ombra" della Storia Americana che fa eco, in un
riuscito gioco di specchi, a un'ulteriore piccola storia umana, che riguarda
il mostro. Ma non voglio rivelarvi troppo. Devo però dire che ogni
tanto la narrazione diviene labirintica più del necessario e che forse
servirebbe un seguito per far luce su alcuni dettagli che non sono riusciti a
prendere il giusto posto nella vicenda.
-
Conclusioni: Un film con magnifici mostri in una cornice molto curata, anche se
a volte contorta, derivativa del J-horror. Poteva essere tranquillamente e
senza casini uno spettacolo non lontano dalle opere di Michael Dougherty come
Trick'n'Treat o Krampus o per lo meno nuotare placido in zona Piccoli Brividi,
ma Scary Stories si complica un po' la vita e ci chiede di stare attenti,
leggere tra i dettagli. Senza aver letto e capito i racconti da cui è
tratto, può essere fuorviante e generare con il trailer
aspettative errate, far immaginare sviluppi di trama che non ci possono
essere. Certo qualche volta i tizi sceneggiatori di Lego Movie potevano
incastrare meglio le cose, ma c'è in un certo momento illuminante una in
cui si riesce a dare al tutto un giusto senso...
SPOILER
la
"scena del letto" sul finale, che è girata esattamente come la scena
del letto dello zombie senza alluce, quando si può collegare tutti i mostri che
incontrano i ragazzini ai veri parenti/aguzzini della ragazzina della
cantina, in un parallelo stile Wizard of Oz (dove gli attori che
impersonano il leone, l'uomo di latta e gli altri personaggi fatati compaiono
sul finale senza trucco come i veri parenti e amici di Doroty) che mi ha
portato all'orgasmo intellettivo. Da questo e dal "finale dello spaventapasseri"
pure si potrebbe argomentare come chi "finisce dall'altra parte del
libro" possa uscirne solo come mostro, attraverso una successiva
narrazione aggiunta a penna sul libro. Ma questo potrebbe essere sviluppato
meglio in un seguito
FINE
SPOILER
Scary
Stories to tell in the dark è un film che ho apprezzato da subito sul piano
visivo, ma che sono riuscito ad apprezzare anche per i suoi altri aspetti
solo dopo aver compreso la vera natura dei libri di riferimento. Mi aspettavo
erroneamente che ogni mosto avesse una sua storia articolata come un piccolo
romanzo e questo ha influenzato in negativo il mio giudizio iniziale. Vi consiglio
di leggere il film come una storia unica e magari di tornarlo a vedere più
volte per apprezzare i dettagli. Potreste seriamente innamorarvi di questa
pellicola se considerate l'idea di fruirla insieme alla lettura. Rigorosamente
da recitare ad alta voce o sussurrata, seguendo le indicazioni dell'autore.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento