Rachel (Charlotte Vega) ed Edward (Bill Milner) sono gemelli, sono orfani e vivono in
Irlanda in una tetra villa separata dalla città da un tetro bosco che avvolge
anche un tetro laghetto attiguo. Edward è il più introverso, ha assistito da
giovane alla morte dei suoi genitori e da allora si è incupito, vive
perennemente al buio e ha paura di ogni cosa. Rachel è più forte del fratello
e desidera abbandonare quella casa, soprattutto da quando in paese è arrivato un
ragazzo, il reduce Saen (Eugene Simon). Rachel ed Edward sono ricchi di
famiglia e vivono nel villone soli, ma forse non "troppo" soli. C'è
una botola a piano terra che dà verso i sotterranei. Una botola dalla quale
ogni tanto rigurgita allagando il soggiorno una misteriosa acqua scura. Saranno
deaditi? Sarà un fratellino di Chtulhu? Di sicuro chi o cosa vive oltre quella
botola può uscire la notte e prendere il posto del padrone casa, può dettare
delle regole inquietanti elencate in filastrocche musicarelle in rima, può
spiarli mentre sono in bagno e può spingerli a fare cose che loro non
vorrebbero. Queste presenze stanno diventando più pericolose e invadenti negli
ultimi tempi, da quando i due fratelli hanno compiuto la maggiore età, e non
tollerano che niente e nessuno entri nella magione a parte loro. Solo che
vivendo soli a non far niente, nella magione decadente, tutto il giorno, a
rispettare terrorizzati le regole musicate in rima, i due fratellini hanno
finito per dilapidare il patrimonio e ora la casa rischia di venire pignorata.
Cosa faranno in proposito i tizi sotto la botola?
Tagliamo
corto. L'atmosfera è molto bella, gli interpreti hanno quella carica di
ingenuità gotico/decadente che li rende interessanti e in genere la regia
di Brian O'Malley non è male e rimanda in più di un aspetto al Crimson Peak di
Del Toro. Nel sotto-testo narrativo c'è magari anche l'intenzione di muovere
una allegorica critica sociale vicina al gattopardismo di Tomasi di Lampedusa,
ma è qualcosa di appena accennato. The lodgers però ha il fiato corto. Spara le
cartucce più interessanti nella prima parte e poi latita di contenuti e colpi
di scena, facendo sperare in una svolta di qualsiasi tipo che però non arriva
mai. Poteva andare bene una svolta sexy, una svolta splatter, una
svolta surreale ai limiti del trash, una svolta che strizzava l'occhio ai
classici della Hammer, poteva andare bene quasi tutto, ma questo alla fine non
avviene. Il film insinua una certa idea su come potrebbe evolversi il racconto
e da lì non si schioda, regalandoci per lo meno un finale in fondo non troppo
banale a compensare le poche idee messe in campo. Poche idee che peraltro sono
anche buone e rese molto bene a livello concettuale e visivo. Il film ha un
indubbio fascino strutturale nel suo modo di moltiplicare all'infinito la realtà
attraverso continuo giochi di specchi che operano a livello tanto visivo che
emotivo. Solo che a un certo punto si avverte purtroppo che manca qualcosa e tutta la fascinazione e lo stile, di cui questa pellicola
letteralmente trasuda, finiscono per essere modificate da una scrittura troppo
auto-referenziale. Peccato. Davvero molto carina e brava Charlotte Vega, che
quasi riesce a sobbarcarsi da sola la pellicola. Peccato che il suo impegno in
questo caso non sia bastato e The Lodgers alla fine abbia l'aspetto di un ben
lavorato, ma purtroppo in fondo vuoto, vaso antico.
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