martedì 10 aprile 2018

Il mistero di Donald C.: la nostra recensione dell'ultimo film con Colin Firth, Rachel Weisz e... davvero tanta acqua...



Si chiama Donald Crowhurst (Firth), abita in un posto ameno in riva al mare inglese di nome Teignmonth, ha fondato con un moto di originalità la Teignmonth Electronic e sogna di fare qualcosa di grande che riguarda l'acqua, dopo essere stato da sempre ispirato dalle imprese di Francis Chichester. Solo che Donald, che sogna di farsi lo yacht con le sue ardite invenzioni nautiche, non è mai andato oltre alla gita domenicale in gommone nella pozza davanti casa. Con la moglie (la Weisz) e i figli visibilmente perplessi, grazie agli investimenti di un direttore di giornale un po' troppo ottimista, Donald decide di partecipare alla prima edizione della Golden Globe Race, organizzata dal Sunday Time nel 1968. Con il suo trireme di nuova concezione, il Teignmonth Electron, dimostrerà al mondo che è una vera cazzata anche per il velista della domenica replicare le gesta dei più boriosi marinai di carriera. Segue tragedia. Il suo trireme di nuova concezione costa troppo e si ipoteca casa, gli sfidanti al premio sono dei marinai di fama, a farsi mesi e mesi soli in mare senza Netflix si esce di testa. Che sarà un disastro lo si capisce già dall'allegria contagiosa con cui Donald inizia la sua avventura sul trireme: viso verde vomito, passo malfermo, una mantellina gialla orribile adatta solo a una giornata dal tempo orribile nella più orribile provincia inglese. Come andrà mai a finire?
Colin Firth è un genio che ho iniziato ad apprezzare negli anni, quando si è smollato un po' da quel palo nel sedere che ne caratterizzava i movimenti e ha iniziato a giocare alla super spia in Kingsmen. Da lì sono andato indietro nel tempo, scoprendo prima l'umanità di un attore con la faccia da professore di liceo di latino costretto a indossare alle feste maglioni orribili cucitigli dalla madre (in Bridget Jones), poi l'amabile schizofrenia (sempre più indietro nel tempo nella filmografia) del bravo fanatico calcistico della porta accanto (in Febbre a 90). Colin Firth è l'everyman per definizione, per lo più imbalsamato e auto-deriso dal suo modo ingessato di porsi, ma ha quel guizzo negli occhi che sorprende e può spaventare quanto un Michele Apicella. E quindi, se non siete tra quei cinque che sanno già come è finita la famosa regata del '68, storia vera che ispira la pellicola, potete aspettarvi davvero di tutto da questo film diretto dal bravo James Marsh (La teoria del Tutto). Pochi convenevoli e Firth è in acqua, da solo nell'oceano come il Tom Hanks di Castaway, da solo a reggere con tutte le sue capacità di bravo attore l'intero minutaggio del film e a nobilitare quello che a prima vista potrebbe pure essere scambiato per un film TV. Si parte dalla costa con il classico film biografico, si veleggia convinti sul filone del film sportivo carico di cronache ed entusiasmo, si iniziano ad affrontare le onde del dramma interiore e ogni tanto si finisce sott'acqua, in zona David Lynch. Un overture frastornante da mal di mare autentico, che può permettersi evoluzioni narrative tanto avventurose proprio perché al timone c'è Firth, saldo e credibile baricentro emotivo dell'opera. Si esce di sala in cerca di un travelgum, se ancora li producono. Si esce arrabbiati e incazzati, irrisolti come irrisolta è tutta la faccenda che il film, con grande stile, racconta. E poi si fantastica. Marsh documenta con esattezza, dirige con equilibrio e rende chiaro e ben ritmato tutto l'intreccio. Ma poi va oltre. Qualche volta suggerisce con eleganza e ogni tanto ci lancia proprio delle piccole suggestioni verso le autentiche urban legend che hanno animato la comprensione di questa vicenda negli anni, trasformandola a volte in un vero e proprio racconto horror. 
Il mistero di Donald C. sembra solo all'apparenza quello che potrebbe essere sulla carta un film canonico e noiosino. Guardandolo in sala si affonda piano piano in un autentico incubo in grado di turbare ben oltre al momento in cui le luci si accendono. Un incubo raffinato e disturbante che rende la pellicola una piccola e gradevolissima sorpresa in questa stagione cinematografica. 
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