Pablo
Escobar (Javier Bardem) era potente, era spietato, era il signore dei narcos.
C'era però qualcuno che lo vedeva come una specie di Robin Hood e che in fondo
era disposto a chiudere un occhio sul suo regno del terrore, se di fatto
Escobar si impegnava concretamente a costruire case per persone non abbienti e
in genere non era schivo a elargire parte dei suoi ricavi illeciti per opere di
bene. Escobar così era temuto, ma anche amato. A sostenerlo si era spinta anche
la giornalista Virginia Vallejo (Penelope Cruz), una barbaradurso (marchio registrato) colombiana. Questa barbaradurso (marchio registrato) era il suo
migliore sponsor e, carica di sorrisi e occhioni adoranti come era, presto
iniziò a far battere il cuore di Escobar fin troppo, fino a diventare la sua
amante. Quello che segue è poi la sintesi della stagione 1, 2 e parte della
futura 3 del telefilm "Narcos", solo che raccontato dal punto di
vista tutto femminile di Virginia Vallejo, in quanto tratto dal libro
autobiografico della stessa, condito con una buona dose di umorismo e
spettacolarità. Ci sono aerei che atterrano sulle autostrade, ci sono feste per
criminale vip stile Scorsese e un medesimo amore per i Bad guys, ci sono
scenette in cui il personaggio di Bardem invita il figlio a non drogarsi
e seguire il consiglio di Nancy Reagan (una pubblicità-progresso usata in una
campagna contro la droga che era rivolta a contrastare il business di Escobar
stesso). Ci sono due interpreti da urlo come Bardem (enorme, complicato e
shakespeariano, "mediterraneo" nelle passioni) e la Cruz (combattiva, disincantata ma al contempo fragile), che non per niente sono
stati candidati entrambi come migliori attori ai premi Goya, c'è una
ricostruzione storica meticolosa bei costumi e scenografie, c'è una colonna
sonora vintage avvolgente. Il film di Fernando Leon de Aranoa è fresco e
veloce, pieno di ritmo e con almeno un paio di scene epiche nella
rappresentazione "larger then life" di Escobar. C'è un momento in cui
Bardem è circondato dagli elicotteri mentre si trova nel suo covo a fare sesso
con una minorenne. Si sentono le pale dei rotori in avvicinamento e lui è
pronto, fieramente nudo nonostante una evidente pancetta, a contrastarli,
faccia incazzata e pipino al vento, imbracciando una enorme mitragliatrice. Ma
poi preferisce la ritirata, guadando il laghetto nelle vicinanze, sempre nudo e
armato, con una convinzione tragica simile al miglior Godzilla di Honda che
lentamente scompare tra le acque. E poi c'è lo spaccato di vita della Vallejo,
che ha vissuto i lussi della vita di amante ma ancor di più le pene, in un
paese in cui essere fedifraga è quasi peggio che essere innamorata di un
narcotrafficante. "Escobar - il fascino del male " ci è piaciuto, sa
essere divertente quanto tragico e spinge a saperne di più su quello
strano e controverso periodo della storia colombiana. Come solo le buone
pellicole riescono a fare.
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