Anno
1892. Il selvaggio West per ordini dall'alto non deve essere percepito più come
così "selvaggio". Urge una "operazione simpatia" per
raffreddare gli animi e godere della nuova e più grande scoperta del secolo, la
ferrovia che presto (giusto una quarantina d'anni) porterà tutta l'America a
Disneyland. E poi chi se lo ricorda più il motivo per cui gli indiani si
picchiavano a morte con i coloni, è storia vecchia, parola d'ordine:
distensione. Con questo diabolico piano ordito dai pr del nuovo presidente
eletto, un omone pacioso e con la faccia un po' da scemo va a Fort Berringer,
nel New Mexico, dove i rapporti tra nuovi coloni e indiani sono ancora amabili come le relazioni umane descritte in film tipo Non aprite quella
porta. L'ormone parla con chi comanda e sulla porta dell'ufficio del capo
compare il Christian Bale più allucinato degli ultimi dieci anni, la versione
incazzata del personaggio che interpretava ne L'uomo senza sonno. Si chiama
Joseph Blocker ed è un eroe di guerra ora ritiratosi a vita più tranquilla. Fa
il carceriere a Fort Berringer per la gioia di sputare tutti i giorni in faccia
ai criminali indiani catturati, da lui stesso raccolti in raid che descrive
ancora come spaventosi bagni di sangue modello Starship Troopers. La circolare della
operazione simpatia un po' lo spiazza. Gli si chiede di accompagnare a casa il
detenuto Falco Giallo (Wes Studi) capo dei Cheyenne del Nord, perché
gravemente malato possa ricongiungersi con la sua famiglia nella Valle
dell'Orso, in Montana. A piedi. Senza i treni che saranno pronti per portare a
Disneyworld. Senza Google Maps o Tripadvisor ad aiutare, in quello che
ufficialmente è ora il "molto più civilizzato West". La circolare
dell'operazione simpatia intanto non deve essere arrivata nemmeno nelle zone
limitrofe a Fort Bennings, dove una allegra e gioiosa madre di famiglia
coloniale (Rosamund Pike) si vede sterminare, scalpare e stuprare il nucleo
familiare da una masnada di indiani pazzi - assassini. Quando l'ancora più
depresso Bale raggiunge quelli che sono i cocci della casetta felice della
Pike, con Coso Giallo, la sua famiglia e un piccolo drappello armato male per
farsi la traversata più assurda del mondo, la donna è già fuori di testa come
la Samara di The Ring (e da Gone Girl in poi sappiamo quanto alla Pike riesca
bene la parte della matta). Così la donna che, rimasta sola al mondo, continua
ossessivamente a cullare il cadavere del suo bimbo più piccolo e presto
svilupperà una passione morbosa per l'uso delle armi da fuoco pesanti, si unisce
al simpatico corteo diretto alla Valle dell'Orso. Tra indiani cattivi cattivi
pieni di scalpi e piume, tra proprietari terrieri già pronti a conservare
libere le terre appena conquistate a colpi di fucile, tra soldati
scoppiati come Rambo e reclute troppo zelanti ricoperti di sporco e piombo,
tra indiani/scarcerati con famiglia a carico taciturni e fieri come
vulcaniani muniti di pigiami e treccine, in compagnia di una donna attraente
seppure evidentemente pazza, Blocker dovrà cercare di portare a casa la
missione ingrata. Ma forse troverà un alleato proprio in Falco Giallo. Perché
Wes Studi passano gli anni ma rimane un figo assoluto e il suo vecchio generale
pelle rossa ammazza-cowboy forse non è così distante dall'onore e gli oneri che
il povero Blocker deve portarsi dietro controvoglia.
Seguiranno
tante sparatorie, scene piuttosto cruente e non adatte a un pubblico di
minori, arriverà a un certo punto Ben Foster in un ruolo niente male, a seguire
molto dramma (esistenziale quanto relazionale) e poco eroismo, nel
perfetto western crepuscolare del 2018.
Hostiles
è crudo, è cattivo quasi al punto da sembrare un Horror, è
"irrisolto" anche se non riesce ad essere in fondo del tutto cinico.
È una bella prova di attori, le location scelte sono molto suggestive e
magnificamente fotografate da Masanobu Takayanagi, le musiche di Max Richter
sono evocative, ma lasciano ampio spazio ai desolanti e inquietanti, quasi
mistici, rumori di una terra del passato crudele quanto e selvaggia.
Il
regista e sceneggiatore Scott Cooper, che ho amato tantissimo in Crazy Heart,
riprende qua gran parte della ciurma del suo Il fuoco della vendetta (Out of furnace) e adatta un romanzo di Donald E.Stewart (che ha
scritto sceneggiature per Caccia a Ottobre Rosso, Missing, Giochi di Potere)
davvero "scomodo" e cattivo come un pugno nello stomaco. Tra le
pianure e gli infiniti paesaggi del sogno americano, ma più sinistri del
solito "pacchetto fordiano", i personaggi si muovono con passo
insicuro e un codice morale sempre più appannato e nichilista verso un epilogo
autodistruttivo al quale arrivano nudi, spogliati dei sogni di un raggiante
futuro, destinati a una segregazione intergenerazionale, privi di
qualsiasi fiducia verso il prossimo. Per Scott, un piccolo omino cicciotto armato
di fucile che spara a chiunque (amico o nemico) urlando "fuori
dalla mia terra" (e ricorda tantissimo il Boss Hogg della serie Hazzard)
diventerà un po' il simbolo del modo in cui andrà a finire la grande
guerra senza quartiere tra indiani e cowboy. Il "mostro di fine
livello" più atipico di sempre nella storia di tutte le grandi epopee
western. Non vi dico altro. Cercatelo e godetevelo. Preparatevi però un po'
alla sua brutalità, perché non è decisamente un film per tutti.
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