lunedì 23 aprile 2018

Ghost Stories - la nostra recensione




Philip Goodman (Andy Nyman) smaschera le truffe paranormali da tutta una vita. Non ci sta proprio a vedere delle persone per bene vittime di approfittatori che si arricchiscono giocando sulle loro debolezze e ricordi di cari estinti, ne ha fatto una missione e fino ad ora il suo lavoro lo ha portato a maturare una certezza assoluta: il paranormale non esiste. C'è però uno scienziato smaschera-imbroglioni come lui, un suo mito e modello che sembrava per la stampa essere morto da tempo, che di punto in bianco decide di contattarlo. Vuole che Philip torni a credere nel soprannaturale e di conseguenza gli sottopone tre casi che nemmeno lui è riuscito a smascherare. Tre storie "vere" che porteranno Philip a entrare in una zona oscura dalla quale il nostro eroe non riuscirà a scappare molto facilmente. 
Ghost Stories, basato su uno spettacolo teatrale di successo, è un film solido e disturbante. La struttura a episodi all'inizio appare frammentata e le tre storie in fondo, pur varie nelle tematiche e ricche di "spaventi", se prese singolarmente non sono da top ten dei migliori film horror a episodi come Creepshow, Body Bags, Ai confini della realtà, ABC of The death o V.H.S. La "promessa" del trailer, che stuzzicava con un approccio realistico - documentarista, con un passo procedurale e investigativo nell'affrontare e confutare il paranormale, ben presto cade, e sulle prime dispiace. Ma il film "monta" piano piano, saltano i nodi più convenzionali, cresce nel tempo un senso di disagio quanto di amalgama narrativo e alla fine tutto confluisce in qualcosa di diverso, di unico e a tratti geniale. Arrivando al finale interessante e spiazzante, forse non del tutto imprevedibile, ma carico di autentico terrore e che dimostra come nessun dettaglio sia stato messo in scena per caso dalla prima all'ultima scena. Per senso di straniamento mi ha ricordato un altro film horror a episodi a struttura simile, il recente  (e spesso sottovalutato) Southbound, ma Ghost Stories è ancora più solido. Da temi classici come la paura dell'ignoto, le premonizioni e l'incubo della vita familiare, il film arriva alla psicanalisi, al significato dell'esistenza, alla fede. Parte basso, ma viaggia alto. Parte da quelle che sembrano piccole urban legend, molto ludiche e se vogliamo schematiche, e arriva ad indagare sui motivi più profondi per cui c'è in molti l'esigenza di "credere nel paranormale". E la risposta a questa domanda è acida, caustica e umanamente tragica. Se l'Andy Nyman regista e sceneggiatore (fa tutto lui qui, insieme a Jeremy Dyson, che però non recita) ci è piaciuto per la (inaspettata) freschezza della formula narrativa e per il modo in cui ci stuzzica il nostro "bagaglio emozionale cinematografico" citando Lynch, Zemeckis, Cronenberg e Mangold (e c'è anche un bel rimando letterario a King), l' Andy Nyman attore, mattatore assoluto e cuore emotivo delle vicende, ha la facciona pacioccona giusta, la grande umanità, la sottile ironia e la corporalità bonaria simile ai migliori personaggi di Paul Giamatti. Ci ha subito conquistato il suo Philip, un inquieto, sensibile e imbranato indagatore del paranormale, ideale parente degli Specs e Tuker di Insidious. Tutto il cast funziona in genere bene, anche se Martin Freeman, su cui la struttura narrativa punta molto, forse non riesce a esprimersi al meglio. L'attore, in genere molto a suo agio nei ruoli di "uomo comune in situazioni non comuni", per i quali più volte è paragonabile a un gigante come William H. Macy, in questa pellicola appare per me troppo "ectoplasmatico" ed evanescente. Certo,  sono due aggettivi che possono pure essere utili in un film che parla fin dal titolo di fantasmi, ma purtroppo non è questo il caso.  Qui secondo copione (o secondo  come lo avrei letto io) Freeman doveva giocare dalle parti di Tim Curry, Anthony Hopkins, Gary Oldman o Jack Nicholson. Era la sua grande occasione di "fare il matto", reinventarsi e stupirci, ma Freeman tiene il freno tirato, nonostante provi comunque (ed è cosa apprezzabile) ad essere più "sopra le righe del solito". Peccato. Ma se togliamo questo "neo" (che magari ho visto solo io) Ghost Stories è una pellicola davvero piena di pregi e con pochi punti deboli, uno dei migliori thriller / Horror di questo periodo e la scelta ideale per una serata con qualche brivido. Lasciatevi trascinare dentro ai suoi incubi, non cercate di smontarlo e decostruirlo mentre lo state vedendo, fatevi sorprendere dall'ingranaggio finale e per me ve lo godrete al meglio. Ghost Stories non "spaventa facile" perché punta ad insinuarsi sotto la pelle e a terrorizzarvi piano piano. A me è piaciuto molto. Se ha colpito anche voi fatemelo sapere. Questa volta non ho voluto anticiparvi quasi nulla della trama, vi lascio tutte le sorprese. Ma state attenti al bambino con il cappuccio. 
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