Il popolo navajo ha per nemico un antico
e potente stregone che sembra in grado di comandare i serpenti e pertanto viene
chiamato “Snakeman”. La sua storia e il modo in cui ha contratto questi
particolari poteri è raccontata come una favola nera, dove per una
volta i navajo sono i cattivi. Snakeman è un vendicatore dai tratti
metafisici il cui volto e mente assumono una spietata estensione rettile.
Forse è immortale, di sicuro è potente e ora guida un esercito dall’alto di una
montagna, dove ha luogo la sua personale cittadella dei serpenti (un omaggio
a Hordak dei Masters ma anche e soprattutto al fantasy di Frazetta). Non
esistono secondo la leggenda persone mortali in grado di ucciderlo. È un po’
come il Corvo di Brandon Lee. Ma chi ha detto che Tex Willer, che presto si
pone sulla strada di Snakeman, sia un comune mortale?
Quando si parla del padre di Enrique Breccia, Alberto, “è subito Eternauta”. E non parlo solo dello straordinario romanzo grafico scritto da Oesterheld per i disegni di Alberto Breccia, ma anche della storica testata italiana che prendeva nome proprio dall’Eternauta, lo pubblicava a puntate ma aveva al suo interno anche una delle più strabilianti raccolte del fumetto d’autore di sempre. Segrelles, Toppi, Eleuteri Serpieri, Corben, Moebius, Jodorowsky ed altri. Dalle bande dessinee al fumetto argentino, passando per underground in un’epoca visiva e tematica unica, pittorica, spesso iconoclasta nella sua pulsione a rappresentare corpi sensuali, muscolari, scolpiti su roccia quando fragili, inermi, costretti a vivere con “un gatto in bocca”. Fumetti potenti, spesso epici, spesso psichedelici. Ringrazio ancora Roberto, mio amico di sempre, per avermi fatto accedere ai misteri e tesori di quella testata antologica, ai tempi spesso da cercare più che in edicola presso le prime e fumose fumetterie. È incredibile come tutti gli autori passati per l’Eternauta siano diventati leggende, come di fatto è incredibile che tutte quelle opere siano ancora attualissime e facciano ancora oggi lustro di loro nelle fumetterie in edizione sempre nuova e sempre più lussuose.
In Snakeman di Enrique Breccia, figlio di Alberto, c’è tutta la psichedelia, i corpi scolpiti e i mille dettagli visivi di quei leggendari numeri della collana contenitore “Eternauta”. Avevamo visto e apprezzato tantissimo Enrique già all’opera su Tex, nel Texole Captain Jack. È stato straordinario e la dimostrazione che la mela non è caduta certo lontana dall’albero. Captain Jack è un numero potente, con immagini cariche di azione e drammaticità, magnifici paesaggi e dettagli, ma come “tradizione della testata” (parlo del Texone) prive di quel colore che era la “cifra in più” non tanto per il fumetto Eternauta in sé (che era in bianco e nero, sebbene con un disegno espressionista potente, “materico”), quanto per il fascinoso caleidoscopio cromatico dell’antologico di cui sopra, per come i ricordi me lo hanno a lungo cullato. Così il posto migliore per vedere “l’atmosfera dell’Eternauta” non poteva essere che la testata Tex Romanzi a Fumetti, che nasce a colori proprio con una incredibile opera di Eleuteri Serpieri, dove la sabbia del deserto western assumeva la consistenza fangosa del suo mondo sci-fi Druuna. Enrique si scatena con tutta la psichedelia che ha in corpo. La storia scritta dal solito e bravo Boselli ha l’afflato giusto per ricevere un così suggestivo assalto visivo, tanto è piena di epica, malinconia e suggestive immagini sciamaniche.
La storia parla di morte, di rimpianto, di
“spirito”. Il principale filo conduttore è la malinconia dei fantasmi, che
interagiscono ancora con noi in modo inaspettato nella vita di tutti i giorni,
con una “presenza accogliente” quanto discreta. Siamo molto dalle parti di James O’Barr, anche per il
modo in cui poi “i fantasmi cambiano pelle” ed entriamo nel mondo dei
“dead-man”, gli spiriti della vendetta metafisici che da sempre si muovono tra
i supereroi (come l’urbano Punisher su tutti, ma anche Spawn, il Ghost Rider e
altri) ma anche tanto nel western (Django su tutti, ma anche il Lone Ranger,
mille pistoleri di spaghetti western, Clint Eastwood ne Gli spietati e pure un
immortale Danny Trejo in un gustoso trash-western degli ultimi anni. Ma forse
anche il pistolero di Westworld di Ed Harris vorrebbe essere in questa banda…). Pistoleri “morti dentro” che non possono per questo più essere uccisi.
Ed ecco che “cala la bomba”, direttamente anticipata dalla magnifica copertina
sempre opera di Breccia. Tex re-indossa in questo numero per l’occasione il suo
storico (e rarissimo!!!) aspetto da Dead-man. Diventa un pistolero scheletrico
con lunghi capelli bianchi che agisce nell’ombra e terrorizza i suoi nemici. Un
po’ Fantaman, un po’ Kriminal, un po’ Ghost Rider. Affronta questo Snakeman che
ha denti e pelle da rettile, ama i sacrifici umani a base di fuochi e follia
come il sacerdote di Indiana Jones e il Tempio Maledetto. Di sicuro tutto
appare psichedelico e sognante, con colori stroboscopici intensi che donano
un’atmosfera da Apocalypse Now in cui non si risparmiano mai i pennarelli. Ogni
tavola ha mille gradazioni, come ad omaggiare al cento per cento un altro tipo
di spettro, quello della scala cromatica.
Compimenti a Boselli e Breccia per questo nuovo viaggio. Semplice ma solido nella trama, carica di azione ma anche di una magnifica e tenera nota malinconia. Pazzesco nei disegni, davvero pazzesco. E non credo di avere altro da aggiungere.
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