giovedì 4 novembre 2021

Eternals - la nostra recensione del nuovo film di Chloe Zhao

 


“In principio c’erano i celestiali”. Inizia con questo incipit dal sapore biblico, che rimanda  direttamente al libro della Genesi, il nuovo film di Marvel Disney. In principio c’erano i celestiali e questi crearono l’universo, poi i pianeti, poi la vita. Ogni nuova creazione planetaria ad opera di queste divinità prende la forma di un autentico paradiso terrestre per le creature designate ad abitarla, ma a un certo punto di questo processo, che dura migliaia e migliaia di anni, appaiono purtroppo i “devianti”. Creature misteriose, “divisive”, inattese, contorte, crudeli, gigantesche, potenti quanto inesorabili, apparentemente spinte dall’unico scopo di distruggere la vita in ogni sua forma, su ogni pianeta. È allora che per reazione, per contrastare l’avanzata del devianti, che i “buoni e onnipotenti” celestiali inviano dallo spazio, su possenti astronavi (dalla forma levigata quanto il monolite di 2001 di Kubrick), a difesa dei pianeti invasi dai devianti, dei “protettori”: gli “eterni”. Gli eterni, che sembrano della stessa specie degli abitanti del pianeta che devono salvare (e questo mi ricorda i poliziotti galattici del film Critters…), combattono i devianti con gli straordinari (super)poteri di cui dispongono. Portano la pace e la tecnologia, proteggono e guidano, ispirano e uniscono i popoli contro questa minaccia comune. Sono arrivati un giorno anche sulla Terra, venendo chiamati a volte “divinità”, a volte “eroi”. Hanno affrontato sul nostro pianeta molti devianti, a cui noi “autoctoni” abbiano dato il nome qualche volta di “draghi”, qualche volta di “demoni”, “spiriti delle tenebre”. Poi quando queste terribili creature siano state sconfitte, degli Eterni è rimasta traccia solo nelle leggende e nell’arte. Essendo creature immortali, gli Eterni in qualche modo sono ancora tra noi. Hanno ricevuto l’ordine di “stare qui sulla Terra e non interferire” nelle vicende umane, rimanere e vegliare di nascosto, in incognito, fino al possibile ritorno dei devianti. Per sempre. Infiniti poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale (terrestre), per dirla come il genio di Aladdin. C’è un po’ da deprimersi, dopo le prime migliaia di anni di inattività. 

Ma dopo secoli e secoli ora, nel presente, dopo che Thanos è stato sconfitto dagli Avengers, i devianti sono misteriosamente tornati. È quindi giunto finalmente il tempo che gli Eterni si radunino e affilino le armi e armature spaziali per una nuova battaglia. Ma questi antichi eroi, un tempo guidati dalla saggia guaritrice Ajak (Salma Hayek), l’unico eterno con il potere di comunicare con i celestiali, sono davvero pronti a tornare a combattere?


L’eterna Sersi (Gemma Chan) con il potere di mutare la struttura della materia, oggi ha ancora un corpo da trentenne come 7000 anni fa e insegna storia antica a Londra, presso la National Gallery. Vive una vita tranquilla e ha trovato un nuovo amore, l’umano Dane (Kit Harington), dopo aver perso da secoli le tracce del suo grande amore, Ikaris (Richard Madden), un Eterno potentissimo, in grado di volare e lanciare raggi dagli occhi come Superman (ma senza mantello). Insieme a lei a Londra c’è l’infelice Sprite (Lia McHugh), un’Eterna dai grandi poteri magici ma rinchiusa per sempre “per uno scherzo dei celestiali” in corpo di una ragazzina che la costringe a rivivere all’infinito il liceo, senza poter trovare l’amore maturo a cui dopo millenni vorrebbe ambire. Vivono isolati in una sperduta casetta di campagna i due massimi Eterni “eroici”,  Thena (Angelina Jolie) e Gilgamesh (Don Lee). Lei, la “dea della giustizia”, a causa di una malattia sta lentamente ma inesorabilmente impazzendo, con sempre più frequenti esplosioni incontrollate di rabbia. Lui, il più forte tra i guerrieri, cerca di placarla e assisterla con tutto l’amore di cui è capace.

C’è chi si è ritirato in Africa con i popoli indigeni come il telepate idealista Druig (Barry Keoghan), c’è chi si è costruito in America una famiglia con gli umani come lo “scienziato” Phastos (Brian Tyree Henry), c’è chi vive solo, coma la velocista Makkari (Lauren Ridloff). Poi c’è chi ha deciso di stare sotto i riflettori come Kingo (Kumail Nanjiani), l’Eterno in grado di lanciare sfere di energia dalle sue mani, che è diventato una star action di Bollywood da otre 80 anni, “cammuffando” più volte la sua reale età e identità. 

L’occasione per riunire la grande famiglia degli Eterni arriverà in modo tragico quanto infausto.


Se Fidia ha dato forma agli dei attraverso le sue magnifiche statue, in grado di tramettere potenza quanto regalità, Jack Kirby, intorno agli anni '70, ha cercato di fare lo stesso nel mondo dei fumetti di supereroi. Era per la storia dei Comics americani quel momento “mistico”,  diventato mainstream a fine anni ‘60, in cui un surfista argentato, proprio disegnato da Kirby per la Marvel, diventava la voce della coscienza di una creatura divina gigantesca, tragica quanto facile all’ira, costretta a divorare pianeti per sopravvivere a una fame inestinguibile. Questa fascinazione per il divino portò il grande disegnatore a creare i suoi “nuovi dei”, per la DC Comics, fondendo la mitologia di quei “corpi scolpiti da Fidia” con la nuova mitologia dei supereroi del ‘900. Se si potevano raccontare i “supereroi con i superproblemi” già raccontava  di dei moderni che si nascondevano tra i comuni esseri umani, “camuffandosi da umani” apparendo goffi e indossando un paio di occhiali (“giudicandole moralmente”, come diceva in Kill Bill David Corradine). Non era quindi difficile estendere il campo narrativo alle storie di divinità decadute, del passato i del futuro, passate loro malgrado “dalla fama all’archeologia”, perché forse presto nella Storia si parlerà di Superman mettendolo sullo stesso piano di Ercole. Questa intuizione degli “dei decaduti/nuovi supereroi” ha fatto subito fibrillare gli scrittori di Comics più eclettici e infusi di studi classici. Era un buon modo per trasformare in “cultura pop” personaggi un tempo conosciuti sui testi d’arte, storia e letteratura, nelle tragedie di Seneca quanto di Shakespeare. Con questo approccio intellettuale, nuovo e psichedelico, negli anni sarebbero stati traghettati al mondo dei supereroi lettori in cerca di “emozioni adulte”, per le quali sarebbero nate etichette come la Vertigo. Sandman di Neil Gaiman e Swamp Thing di Alan Moore sono due tra i più fulgidi esempi di questo processo di “acculturamento” dei Comics, iniziato proprio nello scorgere “il divino” tra i giornaletti degli eroi in calzamaglia . Dopo aver dato vita al suo Quarto Mondo per DC Comics, creando al suo interno anche l’enigmatico Darksied (mentre Jim Starlin avrebbe creato nel 73, tre anni dopo, per la Marvel il similare Thanos… ma gli eroi cosmici di Starlin sono un “capitolo a parte”, di cui magari parleremo in futuro sul blog), Kirby a metà degli anni ‘70 tornava in Marvel e dava vita, più o meno con la stessa “carica”, ai suoi Eterni. Personaggi riveriti, amati, ma che rimangono per il pubblico Marvel un po’ ai margini (proprio a differenza dei personaggi cosmici sviluppati in parallelo da Starlin). Supereroi “per intenditori”. Troppo “ingombranti” per il mondo degli eroi di Captain America e Ironman delle testate regolari.  Eroi che “confondevano” anche perché alcuni Eterni apparivano come “duplicazioni” di divinità “regolari” già presenti nell’universo Marvel, come per esempio gli dei greci (la dea Atena e l’eterna Thena sono per dire due personaggi distinti). È come se gli dei decaduti si potessero addestrare meglio al “pantheon moderno” degli eroi dei Comics DC, rispetto ai più “terreni” supereroi con super problemi della Marvel. 

Dall’esordio degli anni 70 della serie di Kirby, che conta di un glorioso ciclo di una ventina di numeri (raccolto qualche tempo fa con un bel volume unico extralusso, oggi riproposto in due uscite), gli eterni sono così molto sporadicamente tornati nelle edicole, rimanendo per lo più “citati” in alcuni numeri di Thor. Nel 1985 sono protagonisti in una run con 12 uscite di Peter B.Gillis, nel 200O in un “one-shot” legato al personaggio di Apocalisse degli X-Men. Un diverso approccio al gruppo nel 2003 avviene per la linea per adulti Marvel Max. Io personalmente li “incontro” in un volume che raccoglie il successivo rilancio degli Eterni del 2006, quello ad oggi “più bello”. In sette numeri, a opera non a caso dello scrittore visionario di Sandman, Neil Gaiman, e con non a caso gli straordinari disegni di John Romita Jr (il più Kirbiano dei disegnatori). È quella del 2006 l’opera più vicina all’originale idea di Kirby, quanto quella che meglio riesce a rinnovarne il tratto e le tematiche. Gli Eterni re-immaginati da Gaiman diventano creature inquiete e fuori dal tempo come i suoi American Gods (che oggi sono anche una serie tv), come il suo Sandman (poi ci sarebbe da aggiungere che si chiamano “Eterni” anche le creature che popolano il mondo del suo Sandman, sviluppato molti anni prima del suo approdo ai personaggi di Kirby, ma sarebbe un’altra storia).  Supereroi sospesi in cerca di uno scopo, in bilico tra ricordi di gloria e grandezza e una terrena quotidianità, “mortale”, che li annoia, invidiano e bramano, senza riuscire a esserne parte o riuscire a comprenderla. Purtroppo anche gli Eterni di Gaiman non durano oltre il 2006 e i personaggi da lì torneranno solo un paio di volte, non sempre bene “a fuoco”, fino ad oggi, nel 2021, quando esce una saga con co-protagonista il Thanos di Starlin, ad opera del bravo Jason Aaron (non a caso uno scrittore che ha nel sangue il gotico rurale, che esprime in pieno nel suo capolavoro Southern Bastards). Ma non c’è davvero molto altro e recuperare “tutto di tutto” degli Eterni, dall’origine editoriale ad oggi, significa ragionare nell’ottica di non più di cinquanta fumetti spillati di poche pagine, per un massimo di cinque o sei volumi cartonati. 


Un po’ come accaduto ai Guardiani della Galassia, fumetto poco conosciuto al mainstream prima di diventare un film di grande successo per la regia di James Gunn, Marvel Disney concede anche alla regista del pluripremiato  Nomadland, Chloe Zhao, la più assoluta “carta bianca” per forgiare il suo personale film supereroistico.

In questo caso la fotografia non è dello straordinario Joshua James Richards di Nomadland, ma dell’altrettanto bravo e “rodato nei cinecomics” Ben Davis (che però ha curato anche la fotografia di Tre Manifesti a Ebbing), ma lo sguardo verso personaggi piccoli e dispersi, immersi in un mondo troppo vasto e sconfinato, è il medesimo. Gli Eterni pur nella loro straordinaria potenza, che risalta e quasi stordisce nelle magnifiche scene d’azione, ci appaiono per la maggior parte del tempo poco più che uomini soli, fragili, che vivono scomodi in un mondo “che non è il loro”. Mentre gli American Gods di Gaiman giocano con gli umani come il gatto con i topi, gli Eterni hanno più l’aria di chi è rimasto senza un lavoro e uno scopo nella vita e “tira avanti”, in attesa che la ruota giri, sperando di trovare nel mentre un nuovo senso alla sua esistenza. “Persi in una natura matrigna”, come i nomadi di Nomadland o magari qualche volta sentendosi come il personaggio di George Clooney in Tra le nuvole, con il piccolo potere temporaneo (ma sempre delegato da qualche “celestiale”) di volare nel cielo e calare in picchiata sul mondo, per poter incidere “divinamente” sulla vita delle altre persone. 

Lo sguardo peculiare di Chloe Zhao porta ad un film molto più serio dello standard delle produzioni Disney Marvel, a rischio quasi di fagocitarne la visione di insieme. 

È un film Malinconico, con afflati tanto da tragedia greca che del dramma esistenziale, quando pone al centro della narrazione i personaggi della Jolie e di Madden. 

È un film profondamente cosmopolita e inclusivo, nel bisogno costante di offrire eroi rappresentativi di gran parte del caleidoscopio umano, ben oltre le caratterizzazioni originarie di Kirby. Eroi finalizzati a uno sforzo comune che a ben guardare riesce a richiamare, metaforicamente, il dibattito odierno dell’equilibrio tra uomo e natura.

È un film “biblico sui supereroi”, poderoso anche nella sua durata, in cui i supereroi combattono un po’ meno del solito (ma in modo super spettacolare) e indossano costumi meno sgargianti del solito (lontanissimi dal lavoro visivo di Kirby, ma gradevoli), proprio per il fatto “di non essere dei supereroi”. Cosa che può piacere o non piacere magari ai fans delle opere originali (ma la metto qui come una sensazione soggettiva).

È al contempo un film che riesce a giocare bene anche nel campo dell’ironia, anche se lo fa troppo poco, negli sporadici momenti in cui i riflettori si spostano sul bravo Kumail Nanjiani. 


Quando il film imbocca la strada dell’azione e degli effetti speciali Eternals riesce a essere imponente, spettacolare e solenne come pochi altri film sui supereroi, percorrendo peraltro un approccio corale intelligente alla costruzione delle battaglie, quasi sulla scia dei migliori film degli X-Men. Ikaris non è Superman ma è la migliore rappresentazione di un possibile Superman degli ultimi anni. Druig usa i poteri mentali in ottica militare come non farebbe mai un Charles Xavier, Thena ha un magnifico stile di combattimento “eroico” vicino a quello di Brad Pitt in Troy, Gilgamesh a un pugno potente quanto Hulk. Vedere in azione gli eterni è un vero spettacolo che può ripagare di per sè in un attimo il vasto e approfondito minutaggio riservato all’approfondimento psicologico dei protagonisti. 

Eternals è quindi un film riuscito sotto molti aspetti, con la capacità di portare in scena una rappresentazione degli eroi molto moderna, inclusiva, multi-etnica, spirituale, positiva, rispettosa della natura e della cultura…Ed eccoci al tallone di Achille, metaforico ma non troppo, del film di Chloe Zhao: Eternals è “troppo”.

Troppo in ogni sua diramazione. 

Troppo serio, troppo lungo, troppo “autonomo” rispetto al mondo dei supereroi Marvel, a volte pure troppo definito e quindi “ingabbiato” nella sua stessa cosmogonia. Troppi personaggi, troppi eventi, troppi rimandi ad eventi futuri. 

Tanti “troppo” che magari molti degli spettatori non coglieranno come aspetti particolarmente invasivi, vedendoli magari come un pregio. Tutto è facilmente assimilabile, specie a una seconda visione, dopo aver “decompresso” tutte le informazioni. Ci sarà giustamente chi guarderà Eternals per lo più favorevolmente, proprio nell’essere felicemente “troppo di tutto”, un film davvero quasi enciclopedico. 

Ma tutti questi “troppo” possono risultare quasi soffocanti per chi ricerca in un cinecomics Marvel Disney quella leggerezza narrativa che è propria di questi prodotti fin dal primo Iron Man. I costumi sgargianti si “spengono” nei colori, le immagini si impregnano di simbolismi, perfino le astronavi diventano dei totem monolitici da arte contemporanea. E tutto questo, ci tengo a ribadirlo, non è “un male”, quanto magari un alzare ulteriormente l’asticella dopo aver conosciuto personaggi come Thanos. Se Tony Stark contro Thanos era come Davide contro Golia, oggi i cinecomics si occupano di presentarci i tanti “Golia” che li abitano. Chloe Zhao apre a un approccio profondamente diverso dal solito, coraggioso quanto spericolato, intimo quanto tragico, incredibilmente magniloquente, “olistico”.  La regista riesce a “rompere gli schemi”, fino quasi a riscrivere i confini del multiverso Marvel, perseguendo una sua personalissima e originale visione del mondo, declinandolo ai supereroi. 


Per questo bisogna forse arrivare in sala più con in testa Nomadland che Infinity Wars, accogliendo insieme positivamente la grande voglia della autrice di raccontare “tutte insieme” le mille suggestioni che il mondo supereroistico le ha suggerito. Un J.J. Abrams avrebbe trattato una simile mole di temi e personaggi in almeno tre stagioni di una serie tv, Chloe Zhao vi manda invece a casa con “la testa che scoppia”. Parlandovi la regista tutto di filato... 

LEGGERI SPOILER  SU ALCUNI TEMI E NON SULLA TRAMA, MA NEL DUBBIO

di eroi e anti-eroi, problemi di coppia e problemi mentali, l’universalità del linguaggio dei gesti, lo scioglimento dei poli, gli amori che durano in eterno, le civiltà mesopotamiche, i dinosauri, i film action di Bollywood, la spada Excalibur, i bar londinesi dove si adescano finte minorenni, le creature delle tenebre, il monolito di Kubrick, i vulcani, i celestiali, un Superman che si chiama Icaro, un Efesto che è forse Leonardo Da Vinci, la sovrapposizione tra mitologia e fantascienza e religione, il gotico rurale, le lance laser, le coppie Lgbt, le coscienze-alveare, il mito della caverna di Platone e pure il complesso di Trilli di Peter Pan…

FINE SPOILER

Insomma, parafrasando in modo diverso la frase del genio di Aladdin, pure questa pellicola  sugli Eterni sfoggia infiniti argomenti cosmici in un ristretto spazio di minutaggio (e per tutto quello che c’è dentro in film dura pure poco). Se poi vi avrà incuriosito tutto questo “mare magnum” e volete magari andare all’essenza del cinema di Chloe Zhao, giusto per capire il cuore emotivo da cui parte tutto, il bellissimo Nomadland (purtroppo ancora non recensito sul blog, ma presto rimedieremo) si trova oggi anche sulla piattaforma on-demand Disney+, dove presto sarà possibile vedere anche gli Eterni. E se questo cinecomic può incuriosire qualcuno al punto da spingere alla ricercare delle alte opere precedenti della sua regista, portando un nuovo pubblico anche verso il cinema d’autore, non può essere un male. Per chi non è invece interessato ai mille risvolti della vicenda e vuole magari vedere scene spettacolari in cui gente che vola spara laser contro mostri mutanti che distruggono il centro di Londra, Eternals saprà comunque accontentarli per un più che discreto minutaggio. 

C’è veramente di tutto nel nuovo cinecomic Marvel Disney e il naufragar può essere davvero dolce in questo mare. Ma andate in sala pronti a tutta la sua magniloquenza. 

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