Estate. Il termometro segna un maledetto caldo animale che picchia sulla gradazione percepita dei 40 gradi. Ed è allora che uno apre l'albo mensile di Dragonero e trova refrigerio anche più che ingollando un Calippo alla cola. Paesaggi pieni di cascate che manco sul Colorado Boat di Gardaland, per lo più con gnocca - punk acclusa che pare il set di Laguna Blu. Rinfrescanti piogge torrenziali di ore ed ore, altro che le tempeste formato "miniciccioli" che qui arrivano, tre secondi e ripartono e giù 60 gradi percepiti. Pure i morti viventi qui paiono essere tornati da una bella vacanza a Sharm el Sheikh o come cavolo di chiama (io non lo so perché non ho un euro per andarci...). Insomma, questo mese Dragonero rinfresca e allieta i cuori dal caldo infernale. E succederà immaginino pure il mese prossimo! Già in copertina vedo la neve e mi sento più al fresco.
Ian e Gmor sono a spasso tra i boschetti, in missione, loro dicono, con le pilette del ventilatore esaurite. Quand'ecco che ti appare una visione paradisiaca, apparsa dal nulla, seguendo un ruscelletto. Una cascata da sogno completamente climatizzata. Tra i flutti scroscianti, nuda come la Fenech nei film col la Fenech anni '70, una donna con la pettinatura un po' zarra si fa il bagno. E ha anche un uccello gigante! Aspetto che impressiona parecchio Ian, non lo lascia indifferente!
Si tratta infatti di un enorme volatile da combattimento col becco giallo, che designa la ragazza, paramenti a parte, come cavaliere di Aergyll. La ragazza si copre, chiede patente e libretto e minaccia di farli sbranare dal mega pollo gigante. Qual è la missione che porta Ian in quelle lande? Il nostro Dragonero umilmente risponde una cosa vaghissima, tipo che stanno lì per tracciare i sentieri della zona. Roba da guardie forestali dell'Erondar. E nel mondo di Dragonero quando tiri in ballo la storia delle mappe tutti hanno un rispetto pazzesco per te, anche se cavalcano animali volanti che potrebbero vedere i sentieri per chilometri, i "mappaioli" commuovono. Al punto che la ragazza dice:"Fate bene, qui i sentieri non sono chiari, il verde è troppo fitto e a mandare i nani coi decespugliatori si sfora il bilancio comunale. Fate la vostra mappetta che ci ritroviamo nel fine settimana in zona. E vi porto pure viveri e denari". I due scout si pongono il problema di come faranno a trovarsi effettivamente. E la donna risponde: "Beh, vi vedrò dall'alto". E questo perché nell'Aergyll le donne sono tutte "bone", ti riempiono di grano e viveri e hanno una estrema simpatia per i mappaioli. A qualunque cosa pratica possano mai servire.
Sono il più medagliato mappaiolo della storia! |
La donna poi si barda, sale sul mega pollo e consiglia i nostri che se vogliono cercare zone nuove inesplorate c'è un albero a forma di driade, chiamato "il cocchio della driade", famosissimo che ci fanno pure le cartoline. Da quell'albero si va da un lato, a destra, verso una strada lastricata. Ma dall'altra parte nessuno sa dove si finisce, che i nani coi tosaerba tecnocrati hanno litigato con il messo comunale e l'han lasciato così di schifo che nessuno vuole passare di lì, da anni e anni. Al punto che nessuno sa più dove si finisce se si va a sinistra, non lo sanno neppure le persone che vanno in giro sui polli volanti.
Ian e Gmor decidono di svelare il mistero del sentiero a sinistra e la donna con l'uccello enorme scompare. Volando. E subito inizia a piovere. Una cosa esagerata, ettolitri ed ettolitri di acqua purissima dell'Erondar. Fino a che i due giungono in un villaggio abbandonato, che per me dall'alto si poteva pure riuscire a vedere, essendo un paesotto grosso e finito con case ed edifici in pietra e non una casa degli alberi stile Ewoks. Ma vabbeh. Può essere che il paesino è pure coperto da una fitta nebbia padana, di cui si parla poche pagine dopo, una nebbia perenne come quella che c'era nel milanese, tra Ossona e Magenta , nei primi anni 80.
Trovata una casetta in quello che pare un posto disabitato da una vita, Gmor si mette a cucinare e per ammazzare il tempo si fa, con Ian che sta zitto e subisce, tutta una pista su un mega complotto orchestrato da Alben per fare di lui Dragonero. Una cosa che farebbe arrossire Adam Kadmon. Per fortuna, con Ian che non ne può più, arriva una nebbia ancora più fitta e insieme a lei dei morti viventi da menare. Cosa che per gli scout imperiali è più divertente della giostra degli autoscontri all'idroscalo. Ma da dove arrivano tutti questi morti e tutta questa nebbia? Ma chissenefrega meniamoli felici! Peccato che dal nulla appaiano due figuri pronti a spiegarci per filo e per segno, in 11 pagine di dialoghi tutta la sottotrama. Fortuna che poi le botte riprendono.
Mamma che caldo assassino che si respira. Perdonatemi ma ho il cervello al minimo per non fondermi la ventola e la concentrazione mi dura solo pochi secondi. In pratica di un fumetto in queste condizioni riesco a fatica a seguire i disegni e quando compaiono due linee di dialogo mi sale la febbre.
E la storia di Vietti invero è carina, parla di una città fantasma con una maledizione e forse un tesoro. L'autore ci mette poi, trapiantando in modo originale nei sui non morti, quasi una invettiva contro il capitalismo. Aspetto interessante, che mi fa orgasmo. Una applicazione pratica di un imprescindibile e noto concetto: spesso non sono le persone a possedere le cose (o ricchezze), ma capita a volte proprio il contrario, con gli oggetti che divengono autentiche maledizioni. Come direbbe il Verga dando fiato a un celebre avido in punto di morte, uno che si è distrutto la via per gli oggetti materiali e ora ad attenderlo c'è solo la tomba: "Roba mia, vieni con me". Molto figo. Il resto è tutta atmosfera. Nonostante i due petulanti personaggi comprimari, il racconto funziona e lascia la parola ai paesaggi e mostri, agli eroi e donzelle, disegnati da Alfio Buscaglia.
Buscaglia ha un tratto personale che sintetizza i dettagli dei personaggi prediligendo figure morbide, dando un amabile tocco da comics vintage. Mi ricorda Eric Powell, l'autore di The Goon. Questo stile si riscontra anche nei paesaggi, dove i dettagli ambientali sono sempre essenziali, asserviti all'equilibrio della tavola e al gioco dei chiaroscuri, sempre netti, che richiamano un po' anche i lavori di Mignola. L'effetto mi piace molto, le tavole sono sempre chiare, pulite, quasi alla ricerca di un bianco e nero cinematografico. Belli gli effetti ambientali. La pioggia, protagonista delle prime tavole, la nebbia, l'illuminazione di una torcia in in un ambiente buio, ottenuta invertendo la colorazione dei dettagli sulle superfici. Scelte stilistiche eleganti, piacevoli. Un ottimo lavoro.
Ora abbiamo anche noi una voglia matta di buttarci sotto una cascata con una donna nuda. Certo, volevamo farlo anche prima, ma la nostra a pigrizia non ci permetteva di andare per il mondo a cercare cascate isolate. E oggi, sotto questo sole rovente, una bella cascata da condividere sarebbe il massimo
Chissà cosa ne penserà Gmor di tutti i bollori che Ian sperimenta in questa avventura. Forse darà la colpa al caldo. A meno che una vendetta sia presto alle porte...
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