domenica 2 agosto 2015

Dylan Dog n. 347 - Gli Abbandonati


Esiste una misteriosa, misconosciuta stradina di provincia. Chi la percorre potrebbe sparire per sempre. Una coppia un giorno percorreva in auto questo tratto maledetto. Di colpo una forza misteriosa spalancò la portiera del sedile del passeggero. La donna lì seduta venne trascinata fuori, ingoiata da un vortice, lanciata nel nulla.
Giorni dopo in Craven Road arriva per l'indagatore dell'incubo una nuova cliente. Per una volta qualcuna che non vorrebbe farsi. La donna racconta al detective che suo fratello è in prigione accusato di aver ucciso una donna. Una donna che lui sostiene essere scomparsa in un vortice misterioso, su una strada provinciale. Dylan decide di indagare, di recarsi in loco. Ma il maggiolino non va e per una volta gli occorrerebbe proprio un amico che possa dargli uno strappo. Magari un vecchio ispettore di Scotland Yard, nonché proprietario di un brutto bolide, potrebbe così fargli da spalla in questa strana indagine...
È estate! Voglia di vacanze, tagliare i ponti, respirare aria nuova. Certo c'è chi rimane a casa perché il lavoro non dà tregua, i soldi non ci sono, i posti last minute ti portano in terre che non vuoi vedere e non vuoi perderti le repliche di Montalbano. C'è quindi chi parte e chi resta a casa a tenere il fortino, nella speranza che un ponticello intorno al 15 magari glielo fanno fare, anche solo per immergere le palle all'idroscalo e ubriacarsi. Ma poco cambia. Nel deserto cittadino chi rimane si sente accaldato e solo. Abbandonato. Esattamente come mi sono sentito io, da lettore di Dylan Dog, a leggere questo numero. Ma ne parliamo dopo.
Quello che abbiamo davanti è un po' la rivisitazione di un classico dell'action thriller estivo: Tremors. 

Ve lo ricordate? Se ve lo siete perso vi consiglio il recupero, perché era davvero divertente. In un paesino di provincia americana Kevin Bacon aveva a che fare con creature del sottosuolo che salivano a papparsi redneck se riuscivano a percepirne la presenza dai rumori che producevano. Era tutta una caccia buffissima tra questi vermoni, un po' la versione baby dei colossi di Dune, e tizi che si improvvisavano sterminatori della domenica. C'era pure il vecchietto tutto pazzo di Grosso Guaio a Chinatown a gestire il bar locale, un mito! Ma non divaghiamo. I vermi si muovono per via del rumore? I cacciatori creano trappole rumorose per depistarli o cercano di essere più silenziosi possibili o provano a muoversi saltellando su rocce o strutture solide per mettere un muro tra loro e le bocche dentute dei mostri.
Il questo numero di Dylan Dog succede più o meno la stessa cosa. È tutto una specie di percorso a ostacoli da affrontare seguendo delle regole, sulla carta abbastanza divertente. Ma che purtoppo ha il fiato corto, soprattutto sul finale, perché si dimentica di dare al lettore  quel "qualcosa in più" al di là delle divertenti scene d'azione.
Cercherò di spiegarmi, ma siccome la storia si regge in sostanza su un'unica idea, temo di rovinare la lettura a chi non ha ancora letto l'albo. Per questo dico per ora ai "futuri lettori" che ho trovato questo fumetto scritto dalla Barbato simpatico ma un po' insipido. Sicuramente nobilitato dai disegni, sempre favolosi, di Casertano. Un artista che sa come gettarci nell'incubo, con i suoi personaggi dalle occhiaie stralunate, con le sue atmosfere cupe e i neri profondi.
Per chi ha già letto la storia voglio ora parlare delle mie perplessità, con argomentazioni che spero siano da stimolo per un dibattito, magari nell'area commenti qui sotto. Giocoforza quanto segue va considerato sotto...

SPOILER!!

Lo spunto mi ha ricordato un po' un fatto di cronaca di parecchi anni fa. Un paese in rivolta per il rumore del nuovo aeroporto che chiedeva l'intervento dello Stato. A dirla tutta le case e terreni della zona erano stati venduti a prezzo bassissimo proprio perché la storia dell'aeroporto era ben nota e conosciuta, ma doveva essere davvero qualcosa di insopportabile, si parlava di bambini che si svegliavano piangendo di notte mentre sulla loro testa in un aereo per la Corea si proiettava un film di Adam Sandler. Che dà molto più fastidio di qualsiasi rumore emesso da turbìne gigantesche. In quel caso i cittadini non abbandonarono l'abitazione, come accade in questo numero. Né andarono a cercare un sicario per far smettere a Sandler di fare film del tutto. Ma vennero spostate le tratte aeree per mitigare il rumore. Maledetti loro, ora ho molti più aerei che fanno casino sopra la mia testa, ma ci si è fatti il callo, tutti felici. Però al cinema c'è ancora un film con Sandler.
La storia della provincia deserta per via degli aerei mi ricorda  poi molto la road 66 come vista nella sua fase calante dal pixelloso "cars". La geografia cambia in virtù del progresso e dell'urbanistica. Case di campagna che erano, per via del pollaio, orto e ruscello, quasi autosufficienti oggi sono magari abbandonate in ragione di case in centro città, dove per ogni cosa bisogna andare al supermercato. Anche qui il fumetto fa qualcosa di strano e interessante, le case che "rapiscono le persone" riescono a offrire ai coinquilini "forzati" vitto e alloggio. Un po' come le case di una volta. Con però la conseguenza spiacevole di isolare i condomini dal resto del mondo, perché rimangono di fatto "rinchiusi nella provincia", dove "non c'è vita", destinati a scomparire. Ecco, ci metterei benissimo qui un classico senza tempo:


Abbiamo quindi le case abbandonate, gli aerei e il gioco "a nascondino" stile Tremors. Qui le case perdono il potere di intrappolare le persone quando sentono gli aerei. Probabilmente cadono in depressione. Figurativamente "cedono il passo al futuro". E conseguentemente comunque si mettono a piangere, rompere mobili, urlare e scrivere "ti odio futuro!!" sulla loro Smemoranda. Case depresse.
Io apprezzo lo spunto, sono contento all'idea di vedere Bloch un po' attivo, amo i disegni e pure trovo l'azione ben scritta. Pure il finale ha una chiosa carina.
Ma questo dovrebbe essere anche un horror.
Delle mostruose case che ti prendono e ti danno vitto e alloggio gratis a vita, consentendoti di uscire al primo cenno del passaggio di un aereo? E questo perché sono case sole e depresse?
Ma datemi piuttosto il Platano Picchiatore di Harry Potter, che almeno c'ha più coglioni e ti prende a cazzotti le macchine!!
Serviva una minaccia un pochino più forte. Un mostro creato dall'uomo stuprando la natura o un mostro generato dalla natura per punire l'uomo che si è dimenticato di lei.
Andava bene una qualche maledizione locale scaturita da riti druidici, ospedali per bambini andati a fuoco carichi di spettri rancorosi, barbecue di streghe poi risorte e vendicative. Oppure la presenza in loco di classicissimi pazzi cannibali semi-immortali deformi brutti e cattivi. Andava bene anche roba stra-classica come il villaggio che serve da scorta viveri per vampiri o licantropi. Non andavano bene gli zombie solo perché ormai si vedono ovunque e non se ne può più . Non serve essere originali per forza, qualcosa deve però "impattare", se non si riesce per lo meno a "giustificare" la presenza di eventi strani. Questo numero è come Tremors ma senza i vermoni. Che di per loro i vermoni saranno stata una trovata visiva idiotissima e scontata, ma che per lo meno riempiva la scena, "facevano presenza". Lo stesso racconto poteva essere più carino se invece del nulla nelle casette ci fossero stati dei fantasmi, magari zombificati (che va di moda) e decadenti, i cui figli erano andati via dal borgo per cercare lavoro senza mai tornare né telefonare. Fantasmi che si prendevano magari cura della gente "presa dal vortice" costringendoli a ingollare cibi marci ricavati da un orto un tempo sano e dove ora ci hanno ficcato roba tossica. Roba tossica per la quale magari pure loro sono morti. La sana verdura del loro orto. Ci poteva stare. Ci poteva stare qualsiasi cosa. Ma non le case abbandonate e depresse. Perché anche quanto di buono c'è nel racconto a livello di ritmo e azione, prima o poi contro queste case tristi si va a sbattere.

FINE SPOILER

C'è un detto popolare, lo hanno citato più o meno tutti prima o poi, non ho mai indagato sul copyright. Fa più o meno così : "Quello che importa è il viaggio, non la meta". Ed è anche la chiave di lettura migliore per apprezzare questo albo. Che nel suo "tragitto" non lesina in azione e riesce a essere a volte anche divertente. Il finale purtroppo, pur nelle interessanti e originali intenzioni che lo scritto fa intuire, manca della giusta dose di "horror". Forse perché spesso è difficile empatizzare e sentirsi in colpa, e quindi responsabili nei confronti di qualcosa che si ritiene abbandonato. Ma forse è solo colpa della razza umana, che è così mostruosa di suo da essere insensibile a certe tematiche. O forse no? 
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