Esiste una misteriosa, misconosciuta stradina di
provincia. Chi la percorre potrebbe sparire per sempre. Una coppia un giorno
percorreva in auto questo tratto maledetto. Di colpo una forza misteriosa
spalancò la portiera del sedile del passeggero. La donna lì seduta
venne trascinata fuori, ingoiata da un vortice, lanciata nel nulla.
Giorni dopo in Craven Road arriva per l'indagatore
dell'incubo una nuova cliente. Per una volta qualcuna che non vorrebbe farsi.
La donna racconta al detective che suo fratello è in prigione accusato di aver
ucciso una donna. Una donna che lui sostiene essere scomparsa in un vortice
misterioso, su una strada provinciale. Dylan decide di indagare, di recarsi in
loco. Ma il maggiolino non va e per una volta gli occorrerebbe proprio un
amico che possa dargli uno strappo. Magari un vecchio ispettore di Scotland
Yard, nonché proprietario di un brutto bolide, potrebbe così fargli da spalla
in questa strana indagine...
È estate! Voglia di vacanze, tagliare i ponti,
respirare aria nuova. Certo c'è chi rimane a casa perché il lavoro non dà tregua, i soldi non ci sono, i posti last minute ti portano in terre che non
vuoi vedere e non vuoi perderti le repliche di Montalbano. C'è quindi chi parte
e chi resta a casa a tenere il fortino, nella speranza che un ponticello
intorno al 15 magari glielo fanno fare, anche solo per immergere le palle
all'idroscalo e ubriacarsi. Ma poco cambia. Nel deserto cittadino chi rimane
si sente accaldato e solo. Abbandonato. Esattamente come mi sono sentito io,
da lettore di Dylan Dog, a leggere questo numero. Ma ne parliamo dopo.
Quello che abbiamo davanti è un po' la rivisitazione di
un classico dell'action thriller estivo: Tremors.
Ve lo ricordate? Se ve lo siete perso vi consiglio il recupero, perché era davvero divertente. In un
paesino di provincia americana Kevin Bacon aveva a che fare con creature del
sottosuolo che salivano a papparsi redneck se riuscivano a percepirne la
presenza dai rumori che producevano. Era tutta una caccia buffissima tra questi
vermoni, un po' la versione baby dei colossi di Dune, e tizi che si
improvvisavano sterminatori della domenica. C'era pure il vecchietto tutto
pazzo di Grosso Guaio a Chinatown a gestire il bar locale, un mito! Ma non
divaghiamo. I vermi si muovono per via del rumore? I cacciatori creano trappole
rumorose per depistarli o cercano di essere più silenziosi possibili o provano
a muoversi saltellando su rocce o strutture solide per mettere un muro tra loro
e le bocche dentute dei mostri.
Il questo numero di Dylan Dog succede più o meno la
stessa cosa. È tutto una specie di percorso a ostacoli da affrontare seguendo
delle regole, sulla carta abbastanza divertente. Ma che purtoppo ha il fiato
corto, soprattutto sul finale, perché si dimentica di dare al lettore quel
"qualcosa in più" al di là delle divertenti scene d'azione.
Cercherò di spiegarmi, ma siccome la storia si regge in
sostanza su un'unica idea, temo di rovinare la lettura a chi non ha ancora
letto l'albo. Per questo dico per ora ai "futuri lettori" che ho
trovato questo fumetto scritto dalla Barbato simpatico ma un po' insipido.
Sicuramente nobilitato dai disegni, sempre favolosi, di Casertano. Un artista
che sa come gettarci nell'incubo, con i suoi personaggi dalle occhiaie stralunate,
con le sue atmosfere cupe e i neri profondi.
Per chi ha già letto la storia voglio ora parlare delle
mie perplessità, con argomentazioni che spero siano da stimolo per un
dibattito, magari nell'area commenti qui sotto. Giocoforza quanto segue va
considerato sotto...
SPOILER!!
Lo spunto mi ha ricordato un po' un fatto di cronaca di
parecchi anni fa. Un paese in rivolta per il rumore del nuovo aeroporto che
chiedeva l'intervento dello Stato. A dirla tutta le case e terreni della zona
erano stati venduti a prezzo bassissimo proprio perché la storia dell'aeroporto
era ben nota e conosciuta, ma doveva essere davvero qualcosa di insopportabile, si parlava di bambini che si svegliavano piangendo di notte mentre sulla loro
testa in un aereo per la Corea si proiettava un film di Adam Sandler. Che dà molto più fastidio di qualsiasi rumore emesso da turbìne gigantesche. In quel
caso i cittadini non abbandonarono l'abitazione, come accade in questo numero.
Né andarono a cercare un sicario per far smettere a Sandler di fare film del
tutto. Ma vennero spostate le tratte aeree per mitigare il rumore. Maledetti
loro, ora ho molti più aerei che fanno casino sopra la mia testa, ma ci si è
fatti il callo, tutti felici. Però al cinema c'è ancora un film con Sandler.
La storia della provincia deserta per via degli aerei
mi ricorda poi molto la road 66 come vista nella sua fase calante dal
pixelloso "cars". La geografia cambia in virtù del progresso e dell'urbanistica. Case di campagna che erano, per via del pollaio, orto e ruscello, quasi autosufficienti oggi sono magari abbandonate in ragione di case in centro
città, dove per ogni cosa bisogna andare al supermercato. Anche qui il fumetto
fa qualcosa di strano e interessante, le case che "rapiscono le
persone" riescono a offrire ai coinquilini "forzati" vitto e
alloggio. Un po' come le case di una volta. Con però la conseguenza spiacevole
di isolare i condomini dal resto del mondo, perché rimangono di fatto
"rinchiusi nella provincia", dove "non c'è vita", destinati
a scomparire. Ecco, ci metterei benissimo qui un classico senza tempo:
Abbiamo quindi le case abbandonate, gli aerei e il
gioco "a nascondino" stile Tremors. Qui le case perdono il potere di
intrappolare le persone quando sentono gli aerei. Probabilmente cadono in
depressione. Figurativamente "cedono il passo al futuro". E
conseguentemente comunque si mettono a piangere, rompere mobili, urlare e
scrivere "ti odio futuro!!" sulla loro Smemoranda. Case depresse.
Io apprezzo lo spunto, sono contento all'idea di
vedere Bloch un po' attivo, amo i disegni e pure trovo l'azione ben scritta.
Pure il finale ha una chiosa carina.
Ma questo dovrebbe essere anche un horror.
Delle mostruose case che ti prendono e ti danno vitto e
alloggio gratis a vita, consentendoti di uscire al primo cenno del passaggio di
un aereo? E questo perché sono case sole e depresse?
Ma datemi piuttosto il Platano Picchiatore di Harry
Potter, che almeno c'ha più coglioni e ti prende a cazzotti le macchine!!
Serviva una minaccia un pochino più forte. Un mostro
creato dall'uomo stuprando la natura o un mostro generato dalla natura per
punire l'uomo che si è dimenticato di lei.
Andava bene una qualche maledizione locale scaturita da
riti druidici, ospedali per bambini andati a fuoco carichi di spettri rancorosi, barbecue di streghe poi risorte e vendicative. Oppure la presenza in loco di
classicissimi pazzi cannibali semi-immortali deformi brutti e cattivi. Andava
bene anche roba stra-classica come il villaggio che serve da scorta viveri per
vampiri o licantropi. Non andavano bene gli zombie solo perché ormai si vedono
ovunque e non se ne può più . Non serve essere originali per forza, qualcosa
deve però "impattare", se non si riesce per lo meno a
"giustificare" la presenza di eventi strani. Questo numero è come
Tremors ma senza i vermoni. Che di per loro i vermoni saranno stata una trovata
visiva idiotissima e scontata, ma che per lo meno riempiva la scena,
"facevano presenza". Lo stesso racconto poteva essere più carino se
invece del nulla nelle casette ci fossero stati dei fantasmi, magari
zombificati (che va di moda) e decadenti, i cui figli erano andati via dal
borgo per cercare lavoro senza mai tornare né telefonare. Fantasmi che si
prendevano magari cura della gente "presa dal vortice" costringendoli
a ingollare cibi marci ricavati da un orto un tempo sano e dove ora ci hanno
ficcato roba tossica. Roba tossica per la quale magari pure loro sono morti. La
sana verdura del loro orto. Ci poteva stare. Ci poteva stare qualsiasi cosa. Ma
non le case abbandonate e depresse. Perché anche quanto di buono c'è nel
racconto a livello di ritmo e azione, prima o poi contro queste case tristi si
va a sbattere.
FINE SPOILER
C'è un detto popolare, lo hanno citato più o meno tutti
prima o poi, non ho mai indagato sul copyright. Fa più o meno così : "Quello che importa è il viaggio, non la meta". Ed è anche la chiave di
lettura migliore per apprezzare questo albo. Che nel suo "tragitto"
non lesina in azione e riesce a essere a volte anche divertente. Il finale
purtroppo, pur nelle interessanti e originali intenzioni che lo scritto fa
intuire, manca della giusta dose di "horror". Forse perché spesso è
difficile empatizzare e sentirsi in colpa, e quindi responsabili nei confronti
di qualcosa che si ritiene abbandonato. Ma forse è solo colpa della razza umana,
che è così mostruosa di suo da essere insensibile a certe tematiche. O forse
no?
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