Seconda
guerra mondiale. Mancano pochi giorni alla fine del conflitto, ma per chi
combatte è solo un giovedì mattina, all'alba.
La gita americana per il ripristino della democrazia
nei territori dell'asse sta venendo uno schifo.
Sarà la brutta stagione ma la terra dei bretzel pare
una sconfinata distesa di fango, manco fossimo nel Django di Corbucci. La
cornice è il classico paesino fuori mano da agriturismo. Tanto verde e tanto desolato. O almeno lo sarebbe se non ci fosse in ballo una guerra su scala
planetaria. Tempo schifoso, fango al posto di prato inglese. Che pare San Siro. Case crollate, verande abbattute, corpi umani sventrati, auto accartocciate e
mezzi blindati tritati contro alberi, case, ovunque. Sangue dappertutto. Perché
i ragazzi ci hanno dato dentro di brutto in questo oktoberfest estemporaneo,
non immagino i casini per ripulire il tutto. Non immagino i crucchi incazzati,
quelli rimasti vivi, che avevano già messo fuori casa la spazzatura per la
raccolta differenziata. Prima di vedere tutto travolto e galleggianti budella
in rivoli di sangue ad affluire sulle strade.
Fango, ri-fango e sangue. Con corpi di quelli che erano un tempo
uomini tritati, sminuzzati, bruciati, divelti e gettati ovunque , come se la
pelle avesse preso il posto della corteccia degli alberi.
Ma è l'alba, cazzo. La luce divina si fa strada tra i
rami e le nuvole. La nottata dell'orrore è finita.
Lungo una strada sterrata si avvicina al borgo, simile
a un dio, un cavallo bianco.
Ci sembra di sentire riecheggiare qualcosa di Wagner,
roba che dia un senso paludato di eroismo alla carneficina in bella mostra.
La visione bianca sostiene un cavaliere, solitario, in
esplorazione di quel muto orrore. L' attenzione dell'uomo ricade su una strana
opera di arte moderna. Carne in scatola. Un tank di fabbricazione americana
così scarso che veniva soprannominato "fiammifero" data la sua forte
abitudine all'auto combustione.
Lo Sherman a confronto col Tiger tedesco; quest'ultimo montava un 88, un cannone contraereo, sostanzialmente lungo quanto il carro americano... |
Un rottame coperto di budella e
bossoli, ma ancora fiero. Un combattente che reca sul suo cannone fallico la
scritta "fury".
Come un orco abbattuto, Fury appare innocuo come un
gattino. Sono lontani i tempi in cui le sue bocche di fuoco aprivano teste e
segava con i cingoli i crani del soldati in trincea.
Il cavaliere si avvicina e compie così il più stupido
degli errori. Il mostro non è ancora morto, anche se nella sua pancia di
metallo un uomo ha visto esplodersi la faccia, il suo corpo giace immobile come
un manichino e il suo piscio e sangue stanno inondando il posto dell'artigliere.
Il mostro ha ancora altri organi attivi, gli uomini che
compongono il suo equipaggio. Ed è così che da una botola War Daddy (Brad
pitt) armato di un lungo coltello e una pettinatura da zarro, sguscia dalla
tartaruga d'acciaio, si immerge nel sangue, sterco e fango e riesce a
cogliere di sorpresa il cavaliere. Il Fury ha graffiato di nuovo un nemico, non
ha smesso la voglia di spaccare e squartare cose.
Rimane il cavallo bianco. War daddy lo accarezza per un
istante e poi lo ributta con una manata nei boschi, lontano dal sangue ma
anche lontano dall'inquadratura. Perché eroi su cavalli bianchi sono oltremodo
fuori moda in un film che parla tanto di guerra e poco di onore. Che si orgasmi Michael Bay con bandiere e cavalli bianchi .
Il Fury deve recuperare un artigliere per essere di
nuovo integro, per poter proseguire dritto con le sue armi da orco presso il
nuovo scenario. È un pezzo vecchio, ma ha ancora i suoi numeri. E siccome non
c'è domani, non c'è futuro ed è solo giovedì mattina, il Fury troverà un nuovo
artigliere.
Certo sarà una operazione brutta, la carne tende a
rigettare a volte l'acciaio. Serve che i corpi non si sentano estranei, si
riconoscano amici fraterni. E così a War Daddy per volere del Fury giunge il
sacro compito di prendere un ragazzino, spogliarlo della sua umanità e
plasmarlo per farne una bocca da fuoco del suo orco.
La guerra è un brutto posto. Ayer è un regista e
sceneggiatore specializzato nel descrivere brutti posti. Ma brutti posti in cui
in genere non sei mai solo. Tra Training Day, Sabotage e speriamo l'imminente Suicide Squad, Ayer è diventato il nuovo cantore del cameratismo.
Gli uomini possono essere non del tutto buoni o
cattivi, il mondo che li circonda non è mai il massimo, vuoi che sia il
cartello della droga, il territorio delle gang o la seconda guerra mondiale,
nei posti che racconta Ayer ricevere un colpo in testa è una variabile sempre
da considerare, nessuno dei suoi personaggi è mai al sicuro. E allora come se
ne esce? Con il cameratismo appunto. Tante battute spesso truci, scoregge,
storielle sconce. Tanta birra e pacche sulle spalle e autentici momenti di
oasi, i momenti in cui si sta a tavola. Momenti in cui il mondo si ferma e i
personaggi gustano una coca o un maxi hamburger prima che il film diventi una
mattanza. Delle autentiche, sentite, religiose, ultime cene. "Mangia,
rilassati, sei a casa tua" ripeteva così Eva Mendes, come in un mantra, allo spaesato Ethan Hawk di Training Day, prima che la situazione
esplodesse. Prima che tornasse sul campo di battaglia delle bande. E Fury
rispetta in pieno queste regole, è il perfetto manifesto del lavoro da Ayer.
Ayer non punta a una ricostruzione storica, a una
glorificazione di un'impresa. Crea uomini che fluttuano in mondi orribili per
routine quotidiana. Uomini che vengono contaminati dalla violenza del loro
lavoro e che spesso sono costretti a specchiarsi nello sguardo dei giovani, di
chi presto prenderà il loro posto, quando più che la pensione arriverà una
pallottola in testa, se va bene.
La novità in Fury dell'Ayer - pensiero risiede nella
"organicità", nella commistione uomo-macchina. Nella consapevolezza
che per diventare un'arma bisogna spegnere ogni umanità, diventare fantasmi di
se stessi. E così l'equipaggio del Fury diventa davvero l'insieme degli organi
dell'orco di metallo. Pelle e sangue si mischiano in continuazione quanto in Tetsuo di Tsukamoto. Fury è uno dei film bellici più truculenti di sempre,
punta a raffigurare la smaterializzazione dei corpi, il loro deflagrate
nell'acciaio e il loro ritornare, come insieme di sostanze organiche, a essere
parte della natura, del paesaggio.
Roba da stomaci forti ma anche dannatamente esaltante.
Ayer conosce il ritmo narrativo, sa come inquadrare una scena d'azione ed è straordinario nel suo modo di dirigere gli attori.
Così assistiamo a un Brad Pitt davvero cazzuto e
convincente che ci fa dimenticare il fesso dal capelli lunghi e biondi di World War Z. Il taglio zarro dona.
Un taglio alla War Daddy per cortesia... |
Michael Pena è un ottimo attore e qui non delude le
aspettative, il suo grosso cuore latino irradia la pancia del Fury (una sua
battuta mi ha ricordato il primo Transformers... ok, non è vitale ...).
Jon Bernthal (lo Shane di The Walking Dead) ha un
personaggio pazzesco, un bifolco fuori di testa, una specie di orango molesto e
cattivo. Ma a scavare qualcosa di davvero genuino, unico. Una splendida prova
d'attore . E già non vediamo l'ora di vederlo come il nuovo Punisher.
Shia LaBeouf. Non ci credo. Funziona perfettamente. La
cura Von Trier e l'esperienza di quello strano e inquietante balletto in cui
era nudo ad abbracciare una minorenne hanno fatto di lui un grande
caratterista. Qui gioca a fare il cecchino cattolico praticante stile soldato
Ryan, ma la sua performance rimane unica, umana, dimessa e davvero valida.
E poi c'è il ragazzino (Logan Lerman). Che non mi ha trasmesso
moltissimo ma che ci stava bene.
È bello vedere che Fury sia arrivato nelle sale,
nonostante i macelli distributivi. È un film brutto e cattivo ma che non dimentica
di avere cuore. La favola di un orco di ferro cattivo che cercava in fondo di
fare solo quelli che tutti si aspettavano da lui.
Non è un film perfetto. Dopo una partenza a razzo, nel
secondo tempo la storia si arena, letteralmente, anche se lo fa in modo
pazzesco. Rimane assolutamente da vedere, magari in abbinata a Training Day. Un
bel viaggio nel cuore di tenebra della seconda guerra mondiale. E poi se amate
i carri armati di plastica correte a comprare l'equipaggio del fury di plastica
da montare sul vostro tank "fiammifero". Si lo so che direte di no... ma poi lo farete...
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