venerdì 31 luglio 2015

Fury




Seconda guerra mondiale. Mancano pochi giorni alla fine del conflitto, ma per chi combatte è solo un giovedì mattina, all'alba.

La gita americana per il ripristino della democrazia nei territori dell'asse sta venendo uno schifo.
Sarà la brutta stagione ma la terra dei bretzel pare una sconfinata distesa di fango, manco fossimo nel Django di Corbucci. La cornice è il classico paesino fuori mano da agriturismo. Tanto verde e tanto desolato. O almeno lo sarebbe se non ci fosse in ballo una guerra su scala planetaria. Tempo schifoso, fango al posto di prato inglese. Che pare San Siro. Case crollate, verande abbattute, corpi umani sventrati, auto accartocciate e mezzi blindati tritati contro alberi, case, ovunque. Sangue dappertutto. Perché i ragazzi ci hanno dato dentro di brutto in questo oktoberfest estemporaneo, non immagino i casini per ripulire il tutto. Non immagino i crucchi incazzati, quelli rimasti vivi, che avevano già messo fuori casa la spazzatura per la raccolta differenziata. Prima di vedere tutto travolto e galleggianti budella in rivoli di sangue ad affluire sulle strade.
Fango, ri-fango e sangue. Con corpi di quelli che erano un tempo uomini tritati, sminuzzati, bruciati, divelti e gettati ovunque , come se la pelle avesse preso il posto della corteccia degli alberi.
Ma è l'alba, cazzo. La luce divina si fa strada tra i rami e le nuvole. La nottata dell'orrore è finita.
Lungo una strada sterrata si avvicina al borgo, simile a un dio, un cavallo bianco.
Ci sembra di sentire riecheggiare qualcosa di Wagner, roba che dia un senso paludato di eroismo alla carneficina in bella mostra.
La visione bianca sostiene un cavaliere, solitario, in esplorazione di quel muto orrore. L' attenzione dell'uomo ricade su una strana opera di arte moderna. Carne in scatola. Un tank di fabbricazione americana così scarso che veniva soprannominato "fiammifero" data la sua forte abitudine all'auto combustione.
Lo Sherman a confronto col Tiger tedesco; quest'ultimo montava un 88, un cannone contraereo, sostanzialmente lungo quanto il carro americano...

Un rottame coperto di budella e bossoli, ma ancora fiero. Un combattente che reca sul suo cannone fallico la scritta "fury".
Come un orco abbattuto, Fury appare innocuo come un gattino. Sono lontani i tempi in cui le sue bocche di fuoco aprivano teste e segava con i cingoli i crani del soldati in trincea.
Il cavaliere si avvicina e compie così il più stupido degli errori. Il mostro non è ancora morto, anche se nella sua pancia di metallo un uomo ha visto esplodersi la faccia, il suo corpo giace immobile come un manichino e il suo piscio e sangue stanno inondando il posto dell'artigliere.
Il mostro ha ancora altri organi attivi, gli uomini che compongono il suo equipaggio. Ed è così che da una botola War Daddy (Brad pitt) armato di un lungo coltello e una pettinatura da zarro, sguscia dalla tartaruga d'acciaio, si immerge nel sangue, sterco e fango e riesce a cogliere di sorpresa il cavaliere. Il Fury ha graffiato di nuovo un nemico, non ha smesso la voglia di spaccare e squartare cose.
Rimane il cavallo bianco. War daddy lo accarezza per un istante e poi lo ributta con una manata nei boschi, lontano dal sangue ma anche lontano dall'inquadratura. Perché eroi su cavalli bianchi sono oltremodo fuori moda in un film che parla tanto di guerra e poco di onore. Che si orgasmi Michael Bay con bandiere e cavalli bianchi .
Il Fury deve recuperare un artigliere per essere di nuovo integro, per poter proseguire dritto con le sue armi da orco presso il nuovo scenario. È un pezzo vecchio, ma ha ancora i suoi numeri. E siccome non c'è domani, non c'è futuro ed è solo giovedì mattina, il Fury troverà un nuovo artigliere.
Certo sarà una operazione brutta, la carne tende a rigettare a volte l'acciaio. Serve che i corpi non si sentano estranei, si riconoscano amici fraterni. E così a War Daddy per volere del Fury giunge il sacro compito di prendere un ragazzino, spogliarlo della sua umanità e plasmarlo per farne una bocca da fuoco del suo orco.

La guerra è un brutto posto. Ayer è un regista e sceneggiatore specializzato nel descrivere brutti posti. Ma brutti posti in cui in genere non sei mai solo. Tra Training Day, Sabotage e speriamo l'imminente Suicide Squad, Ayer  è diventato il nuovo cantore del cameratismo.
Gli uomini possono essere non del tutto buoni o cattivi, il mondo che li circonda non è mai il massimo, vuoi che sia il cartello della droga, il territorio delle gang o la seconda guerra mondiale, nei posti che racconta Ayer ricevere un colpo in testa è una variabile sempre da considerare, nessuno dei suoi personaggi è mai al sicuro. E allora come se ne esce? Con il cameratismo appunto. Tante battute spesso truci, scoregge, storielle sconce. Tanta birra e pacche sulle spalle e autentici momenti di oasi, i momenti in cui si sta a tavola. Momenti in cui il mondo si ferma e i personaggi gustano una coca o un maxi hamburger prima che il film diventi una mattanza. Delle autentiche, sentite, religiose, ultime cene. "Mangia, rilassati, sei a casa tua" ripeteva così Eva Mendes, come in un mantra, allo spaesato Ethan Hawk di Training Day, prima che la situazione esplodesse. Prima che tornasse sul campo di battaglia delle bande. E Fury rispetta in pieno queste regole, è il perfetto manifesto del lavoro da Ayer.
Ayer non punta a una ricostruzione storica, a una glorificazione di un'impresa. Crea uomini che fluttuano in mondi orribili per routine quotidiana. Uomini che vengono contaminati dalla violenza del loro lavoro e che spesso sono costretti a specchiarsi nello sguardo dei giovani, di chi presto prenderà il loro posto, quando più che la pensione arriverà una pallottola in testa, se va bene.
La novità in Fury dell'Ayer - pensiero risiede nella "organicità", nella commistione uomo-macchina. Nella consapevolezza che per diventare un'arma bisogna spegnere ogni umanità, diventare fantasmi di se stessi. E così l'equipaggio del Fury diventa davvero l'insieme degli organi dell'orco di metallo. Pelle e sangue si mischiano in continuazione quanto in Tetsuo di Tsukamoto. Fury è uno dei film bellici più truculenti di sempre, punta a raffigurare la smaterializzazione dei corpi, il loro deflagrate nell'acciaio e il loro ritornare, come insieme di sostanze organiche, a essere parte della natura, del paesaggio.
Roba da stomaci forti ma anche dannatamente esaltante. Ayer conosce il ritmo narrativo, sa come inquadrare una scena d'azione ed è straordinario nel suo modo di dirigere gli attori.
Così assistiamo a un Brad Pitt davvero cazzuto e convincente che ci fa dimenticare il fesso dal capelli lunghi e  biondi di World War Z. Il taglio zarro dona.

Un taglio alla War Daddy per cortesia...
Michael Pena è un ottimo attore e qui non delude le aspettative, il suo grosso cuore latino irradia la pancia del Fury (una sua battuta mi ha ricordato il primo Transformers... ok, non è vitale ...).
Jon Bernthal (lo Shane di The Walking Dead) ha un personaggio pazzesco, un bifolco fuori di testa, una specie di orango molesto e cattivo. Ma a scavare qualcosa di davvero genuino, unico. Una splendida prova d'attore . E già non vediamo l'ora di vederlo come il nuovo Punisher.
Shia LaBeouf. Non ci credo. Funziona perfettamente. La cura Von Trier e l'esperienza di quello strano e inquietante balletto in cui era nudo ad abbracciare una minorenne hanno fatto di lui un grande caratterista. Qui gioca a fare il cecchino cattolico praticante stile soldato Ryan, ma la sua performance rimane unica, umana, dimessa e davvero valida.
E poi c'è il ragazzino (Logan Lerman). Che non mi ha trasmesso moltissimo ma che ci stava bene.
È bello vedere che Fury sia arrivato nelle sale, nonostante i macelli distributivi. È un film brutto e cattivo ma che non dimentica di avere cuore. La favola di un orco di ferro cattivo che cercava in fondo di fare solo quelli che tutti si aspettavano da lui.
Non è un film perfetto. Dopo una partenza a razzo, nel secondo tempo la storia si arena, letteralmente, anche se lo fa in modo pazzesco. Rimane assolutamente da vedere, magari in abbinata a Training Day. Un bel viaggio nel cuore di tenebra della seconda guerra mondiale. E poi se amate i carri armati di plastica correte a comprare l'equipaggio del fury di plastica da montare sul vostro tank "fiammifero". Si lo so che direte di no... ma poi lo farete... 
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