Il mondo di Dylan in
pochi mesi si è capovolto, vecchi amici se ne sono andati, le certezze sono
crollate e nuovi incubi lo aspettano all'orizzonte. Il primo e più tangibile è
una notifica di sfratto, dai contorni quanto mai diabolici, che gli intima di lasciare
l'appartamento di Craven Road 7, entro cinque giorni. Il risultato di sei mesi
di canone non pagato. Vedendo crollare anche la sua casa, una delle poche
certezze ancora rimaste, il nostro eroe esce di senno. Accusa violentemente
l'assistente Groucho di aver complottato alle sue spalle, al punto che l'amico
fidato è costretto ad abbandonare lo stabile facendo i bagagli. Si barrica in
casa, non risponde a nessuno. Rimane senza luce, acqua, telefono ma nulla lo
stana. Dylan guarda maligno il mondo a terra, seduto nervoso sul pavimenti del
suo studio, con la barba di tre giorni, lo sguardo da pazzo, la pistola
carica con il colpo in canna. È il suo Fort Apache, nulla conta più nulla, è
lui contro tutto il mondo che lo odia e complotta contro di lui, primo tra
tutti Groucho. Chi è Groucho? Perché lo assiste anche se lui non lo paga? Dove
vive, chi frequenta nei lunghi periodi in cui manca da Craven Road. Dylan è un
po' confuso, un po' arrabbiato e un po' si sente pure tradito dalla partenza
dell'amico. Una cosa che ricorda molto il rapporto Sherlock - Watson nelle
interpretazioni più recenti. Il Dylan del nuovo corso recchioniano trasuda di bromance. Ma torniamo al Dylan
sul pavimento, all'assedio.
La difesa a oltranza
non può durare ancora, perché arriva il fuoco. La casa si accartoccia sopra il
nostro eroe mentre sinistramente il telefono, da giorni staccato, torna a
suonare. Poi è tutto buio, un tunnel nero che culmina con la luce di un
ospedale. È salvo, qualcuno chiama un medico, Dylan è cosciente. Davanti a lui
ci sono persone che dicono di volergli bene, persone che si professano suoi
amici di sempre. Ma lui non li riconosce, hanno volti diversi da quelli che
bene ha stampato nella memoria. E allora tenta la fuga, ma tutto si fa sempre
più grottesco, Londra muta in un incubo a cielo aperto popolato da persone
gentilissime ma con l'aspetto di mostri. Forse la follia è esplosa nella testa
del nostro eroe, forse c'è qualcuno che sta volutamente cercando di farlo
impazzire. La verità è complessa e davvero inquietante.
Come fa dylan a pagare sempre la
bolletta del gas come l'affitto, se spesso non lavora per mesi? Chi è Groucho
al di là del momento comico del fumetto? Domande che nel vecchio corso, con
numeri auto conclusivi e atemporali non ci ponevano. Domande che con la nuova
impostazione "in continuity" come un telefilm di lungo corso,
stimolano l'immaginazione del team recchioniano. La sempre da noi amata (pur
con alti e bassi, come una relazione seria para-matrimoniale impone) Paola
Barbato, ci trascina così, rispondendo a queste domande "fiscali", in
un avvincente overtour da incubo. Un viaggio
allucinatorio in cui Dylan con riconosce se stesso e il suo mondo fino a che
non riuscirà a venire a patti con se stesso, a risolvere i propri incubi. Un
racconto quasi da psicanalisi, davvero spaventoso nella misura in cui riesce a
mettere in discussione ogni dialogo, ad alimentare complottismo dietro a ogni
minimo dettaglio. Un racconto che letteralmente "vola" e si legge con
piacere. Anche grazie al magnifico apporto grafico offerto dalle sontuose
matite di Cestaro.
La sua Londra, quantomai animata,
trasuda in ogni vignetta di insana follia. I volti e la fisionomia delle
persone si deformano, le auto di trasformano in carri con cocchio, le scale di
un ospedale diventano gradini in terracotta di un castello. Tutto è magico e
surreale, impreziosito da mille citazioni cinematografiche, molte squisitamente
fantascientifiche ma non solo (mi è parso di vedere pure i due protagoniste de
"Il vizietto") a rendere ancora più gustosi i luoghi. Tra
tutte , e ce ne sono davvero tante, si segnala la affettuosa presenza di
un personaggio che ricorda graficamente l'alieno Mork, del mai troppo amato e
compianto Robin Williams. E parte una lacrimuccia. Il lavoro di Cestaro è
davvero perfetto per rappresentare al meglio l'orrore a fumetti. Certe tavole,
come quelle sull'amatissimo Circo di Autunno, hanno davvero il potere di
catapultarci al loro interno, roba da sindrome di Stendhal. Magnifiche.
Ci sarebbe da parlare di tutta la
"questione Groucho". Da questo punti di vista l'albo diventa
importante e forse epocale. Il "forse" è d'obbligo in quanto tutte le
sottotrame recchioniane potrebbero confluire e chiudersi nella fantomatica
"fase 3", che partirà da qui a sei mesi o poco più, forse nove. Ma di
sicuro rimane il fatto che Recchioni stia davvero allestendo uno scenario
interessante per le storie che nei mesi a venire interesseranno il detective
dell'incubo. Questo albo ci è davvero piaciuto, sotto tutti i punti di vista. È
poi davvero bravissima la Barbato a buttare a terra il nostro eroe, con una
metodicità ma anche con un amore che fanno tornare alla mente il Daredevil di
Bendis. Applausi.
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